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Tag: ricerche assurde

Le ricerche “scientifiche” più pazze e curiose. Volume 2


Ecco la seconda parte sulle ricerche scientifiche più curiose. La prima parte la trovate QUA.

Barbecue a ossigeno liquido
Non sono comunque esperimenti da fare in casa. Tanto meno quelli di George Goble, ingegnere alla Purdue University, nell’Indiana (Usa), specializzato nel cuocere gli hamburger a tempo di record. Per farlo, accende la carbonella in tre secondi versando su un mozzicone di sigaretta alcuni litri di ossigeno liquido, altamente infiammabile. Peccato che la palla di fuoco che ne consegue incenerisca talvolta l’intero barbecue.

Anticristo e pop corn
Fin qui si è scherzato. Ma c’è anche chi, convinto di fare sul serio, conduce e divulga “ricerche che non si possono o non si dovrebbero ripetere”, come recita il regolamento del premio IgNobel, assegnato annualmente da una prestigiosa ma non del tutto accademica rivista pubblicata all’università di Harvard: gli “Annali della ricerca improbabile”. Fra i premiati figura l’Agenzia meteorologica giapponese, per uno studio settennale volto a stabilire se i terremoti sono causati dal movimento della coda dei pesci gatto. Ma c’è anche chi, in America, ha calcolato l’esatta probabilità che Michail Gorbaciov fosse l’Anticristo (1 su 8.606.091.751.882). E l’Agricultural research service americano si è dedicato, con successo, a realizzare un apparecchio che riesce ad annusare l’aroma dei pop corn. Di un’ingrata missione umanitaria si è invece fatto carico Robert Lopez, veterinario. Per verificare se gli acari delle orecchie del gatto sono dannosi per l’uomo, ha pensato bene di prelevare questi parassiti e di inserirseli nell’orecchio. È sopravvissuto abbastanza per ritirare l’IgNobel.

Cerniere e pene
Gli organizzatori del premio non trascurano la letteratura. L’edizione 1992 se l’è meritata il russo Yuri Struchkov, per i suoi 948 lavori scientifici pubblicati in 10 anni (in media uno ogni quattro giorni). L’anno successivo è stata la volta dei 976 co-autori di un articolo di medicina, che conta cento volte più firme che pagine. Ed è proprio il campo medico quello dove più abbondano gli studi bizzarri. Gli scienziati del Centro ricerche Shiseido di Yokohama hanno studiato i composti chimici responsabili dei piedi maleodoranti, concludendo che le persone che ritengono di avere i piedi che puzzano li hanno realmente, mentre quelli che ritengono di non averli, effettivamente non li hanno. Più utile, forse, il rapporto di James Nolan, Thomas Stillwell e John Sands sulla “Gestione d’emergenza del pene intrappolato nella cerniera lampo”.

Ma ride bene chi ride ultimo, anche fra gli scienziati
Ricerche che a prima vista fanno sorridere possono talvolta portare a utili scoperte. Uno studio del 1991, intitolato “Effetti della respirazione forzata da narice sull’apprendimento”, ha trovato inaspettata applicazione nella diagnosi di alcune malattie cardiache.
Mestruazioni e orsi.
Un’accurata analisi statistica sullo stato mestruale delle donne americane aggredite dagli orsi ha reso più spensierati i week-end nei boschi, sfatando la credenza che i plantigradi siano attratti dall’odore del mestruo. Ossigeno per caso.
Altre scoperte sono avvenute per gioco. Sul finire del ’700, Joseph Priestley si dilettava a portare varie sostanze ad alta temperatura. Scaldando dell’ossido di mercurio con i raggi solari concentrati da una lente, isolò un gas infiammabile che, se inalato, dava un effetto di benessere: l’ossigeno.
Tiramolla e il nylon.
Negli anni Trenta, i ricercatori della Du Pont si divertirono un giorno ad allungare il più possibile le fibre dei poliesteri. Partendo dal laboratorio arrivarono fino al piano sottostante, accorgendosi che a mano a mano le fibre diventavano simili alla seta e molto più resistenti. Purtroppo i poliesteri non erano utilizzabili dall’industria tessile. Ci provarono allora con le poliammidi, scoprendo le qualità del nylon.

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Le ricerche “scientifiche” più pazze e curiose. Volume 1

A chi verrebbe mai in mente di ottenere luce dai cetrioli sott’aceto? O di incenerire il barbecue pur di accendere la carbonella nel minor tempo possibile? O di mettere un compat disc nel microonde, giusto per vedere che succede. Eppure qualcuno c’è. E non si tratta di folli, ma di stimati professori, spesso appartenenti a prestigiose università. In alcuni casi l’hanno fatto per gioco, anche se rispettando scrupolosamente le procedure imposte dalla scienza sperimentale. In altri casi si tratta di ricerche serissime, svolte nell’ambito di progetti regolarmente finanziati e mirati a ottenere risultati concreti. Certo, le vie della scienza sono infinite. E spesso le scoperte più importanti avvengono assolutamente per caso. Ma è difficile immaginare come possano essere utili all’umanità studi come quello sull’incidenza della stitichezza fra i soldati in guerra, svolto dai medici dell’US Army o quello sul lato di caduta più frequente dei toast imburrati, concepito all’università di Birmingham. È per ricordare che la scienza è fatta anche di queste ricerche apparentemente assurde e spesso ridicole che un gruppo di allegri scienziati ha istituito il premio “IgNobel”, in memoria di un certo Ignatius Nobel, inventore del seltz e presunto parente del più famoso Alfred. Ecco alcuni esempi di scienza forse “futile” ma tutt’altro che noiosa.

Paracadute alla crema
Chris Gouge e Todd Stadler, della Rice University di Houston, hanno sottoposto a numerosi test le tortine Twinkie: merendine di pandispagna ripiene, diffuse negli Stati Uniti. Gli esperimenti spaziavano dal “test di solubilità”, nel quale una tortina immersa in acqua si è espansa fino a raddoppiare le sue dimensioni, al “test di resistività elettrica”, col quale si è dimostrato che le torte possono essere usate per isolare i cavi elettrici. Nel corso del “test di risposta gravitazionale”, poi, una torta è stata fatta precipitare dal sesto piano riportando solo lievi danni. Questo ha permesso ai due scienziati di presumere che, se un uomo fosse costretto a saltare dall’alto di un edificio, potrebbe efficacemente rivestirsi di tortine per attutire la caduta. Ma aggiungono: «Non abbiamo verificato sperimentalmente questa ipotesi e non consigliamo di farlo. Tuttavia, se proprio qualcuno decidesse di non darci retta, ci racconti almeno com’è andata».

In barba alle credenze
I colleghi di Pete Hickey, un tecnico delle comunicazioni all’università di Ottawa (Canada), hanno ormai smesso di meravigliarsi vedendolo con una metà del volto rasata e l’altra metà ricoperta da una folta barba. L’inverno canadese è rigido, e Hickey sta controllando se è vero il detto popolare secondo cui la barba tiene caldo. «Nell’interesse della scienza, avevo pensato di tagliarmela interamente per scoprire se avrei sentito più freddo», dice. «Ma poi mi sono reso conto che quest’anno l’inverno sarebbe potuto essere diverso dal precedente: più caldo o più freddo». Il confronto andava fatto istantaneamente, con un “campione di controllo”. Così la scelta è stata obbligata: radersi solo metà barba. Sulla scorta delle osservazioni raccolte in ogni condizione (sciando, correndo e pedalando), Hickey è portato a credere che, sì, dalla parte senza barba si sente più freddo. Ma gli è rimasto un dubbio: e se fosse condizionato a percepire il lato barbuto come più caldo? «Bisognerebbe radere a qualcuno metà viso, ma senza dirgli quale», suggerisce. La barba può avere anche effetti meno scontati. Catherine Maloney e altri quattro ricercatori di varie università statunitensi hanno condotto uno studio sulle reazioni dei gatti alla vista di uomini barbuti. Agli animali sono state fatte vedere cinque fotografie di uomini con barba e sono state misurate le reazioni (battito cardiaco, frequenza respiratoria, dilatazione delle pupille, comportamento). Il risultato? Ai gatti non piacciono gli uomini con la barba lunga, specie se scura.

Sanguisughe alcolizzate
Dai gatti ai vermi. La ricerca di Anders Baerheim e Hogne Sandvik, dell’università di Bergen, in Norvegia, ha per titolo: “Effetto di birra, aglio e panna acida sull’appetito delle sanguisughe”. Le ripugnanti bestiole sono ancora utilizzate in microchirurgia per rimuovere il sangue dalle suture. «Solo che a volte le sanguisughe si rifiutano di fare il loro lavoro», scherzano i due. Quale rimedio adottare per stimolarne l’appetito? L’immersione nella birra ha avuto come unica conseguenza di vedere le sanguisughe perdere la presa e cadere poi sul dorso. Anche la panna acida, spalmata sulla pelle, ha dato risultati deludenti. L’aglio, invece, ha richiamato irresistibilmente le sanguisughe. Ma l’attrazione è stata fatale: sono morte per avvelenamento poche ore dopo. «Se l’aglio attira le sanguisughe, probabilmente ha lo stesso effetto anche sui vampiri, contrariamente a quanto si pensa », commentano i due studiosi.

Toast gravitazionali
Parlando di appetito, non si può trascurare l’opera di Robert Matthews, volta a stabilire se è vero che i toast che sfuggono dal piatto hanno la naturale tendenza a cadere per terra sul lato imburrato. Matthews, fisico alla Aston University di Birmingham (Inghilterra), ha dimostrato con una pubblicazione sull’European Journal of Physics che la rotazione indotta dal bordo del piatto è insufficiente a far compiere al toast una capriola completa prima di toccare terra. Ma non c’è da disperare: l’astuto scienziato ha già escogitato alcune soluzioni. Per esempio mangiare su tavoli alti 3 metri, o ridurre le dimensioni dei toast, o imburrare il lato inferiore.

Cd nel forno a microonde
Anche un colosso dell’elettronica come la Digital si è occupato di alimenti. Un gruppo di ingegneri guidati da Bill Hamburgen ha redatto un rapporto sul modo migliore di ottenere luce da un cetriolo sottaceto. Inserendovi elettrodi di ferro e facendo passare una corrente alternata, l’ortaggio s’illumina. In prospettiva, si potrebbe pensare di sostituire i filamenti delle lampadine con i cetriolini, se non fosse che i sottaceti elettrificati puzzano. Effetti luminosi altrettanto spettacolari li ha ottenuti Patrick Michaud con gli acini d’uva. Opportunamente tagliati e posti in un forno a microonde, sprizzano fiamme e scintille per vari secondi. Sebbene Michaud studi alla Texas A&M University, non se la sente di assumersi responsabilità: «Se il vostro microonde salta in aria e la casa prende fuoco, chiamate i pompieri, non me». Il fascino delle microonde ha attratto anche Peter Jaspers-Fayer, dell’università di Guelph (Canada), che ha voluto indagarne gli effetti su un compact disc. La superficie si screpola mentre il forno è inondato da lampi di luce. «Sembra l’astronave Enterprise di Star Trek colpita da un fascio di energia romulana», dice Jaspers-Fayer.

Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli direttamente nella tua email!

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