Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Tag: psicosomatica

Dal sintomo al simbolo.

Oggi vorrei iniziare a parlarvi della medicina psicosomatica anche perchè il blog si chiama Psiche e Soma proprio in riferimento a questa branca del sapere.

Lo scrittore Peter Altenberg dice: “la malattia è il grido dell’anima offesa“.
Se partiamo da questo presupposto quando ci troveremo di fronte ad una malattia, nostra o di un nostro carom si tratterà quindi di scoprire che cosa abbia offeso l’anima e, a tal fine, il corpo fornisce le indicazioni necessarie. Può diventare il palcoscenico sul quale troviamo rappresentati i nostri compiti di crescita e di apprendimento. Il modo di esprimersi del corpo è il linguaggio simbolico che incontriamo in tutte le tradizioni religiose, nei miti, ma anche nelle immagini delle fiabe e leggende e, ovviamente, nella lingua corrente con le sue formulazioni a volte così dirette. Da questo linguaggio d’ombra del quadro clinico è possibile dedurre il significato dell’evento, per trovare poi, attraverso un’elaborazione più oculata del tema, la soluzione.

Da qua in poi lascio parlare Rudiger Dahlke uno dei più fini conoscitori di questa scienza.

“Il linguaggio del corpo, di cui quello simbolico ne è solo un aspetto, anche se molto importante, è la lingua più parlata del mondo. Tutti gli uomini la parlano, anche se non ne sono sempre consapevoli e anche se tanti non la capiscono più. Tuttavia la maggior parte degli uomini, e questo vale anche per l’uomo moderno, conserva dentro di sé, in maniera latente, la conoscenza del linguaggio del corpo ed è capace di farlo rivivere in tempi sorprendentemente rapidi. Sembra che esso faccia parte di quello sterminato tesoro del sapere che è assopito, fin da epoche antichissime, dentro di noi e attende solo di essere ridestato.
Attraverso la comprensione del linguaggio del corpo ritroviamo l’accesso alle nostre radici, sia della cultura che della grande famiglia umana. Ci rendiamo conto di quanto esemplare è il modo di esprimersi del corpo ed è come tornare in quello stato originario che precede la confusione babilonica delle lingue, quando tutti gli uomini comunicavano attraverso una stessa lingua. Quando un uomo piange, il colore della pelle, sulla quale scorrono le lacrime, è di secondaria importanza; la nostra interpretazione che parte dal contesto è spontaneamente quella esatta quando distinguiamo tra lacrime di gioia, di tristezza o di dolore, indipendentemente ente dal fatto che scendano sulla pelle nera, bianca, rossa o gialla. Quanto più l’uomo è arcaico tanto più il suo modo di esprimersi è naturale; possiamo perciò imparare dalle epoche antiche e scoprire che dentro di noi conserviamo tuttora le esperienze di quei tempi.”

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L’ipertensione: etiologia psicosomatica.

ipertensione

Vediamo un po’ cosa dice la psicosomatica (in particolare Johannes Cremerius) sull’ipertensione. Cosa c’è alla base?

Secondo Cremerius già dal punto di vista fisiologico la pressione subisce modificazioni strettamente connesse con gli eventi vissuti. Quando c’è tensione, rabbia, lotta o eccitazione sessuale questa sale; quando c’è pace, distensione e senso di tranquillità e protezione si abbassa. Nell’iperteso la reazione agli stimoli esterni è notevolmente maggiore e laa ricerca psicoanalitica ha potuto mostrare che gli ipertesi sono continuamente in uno stato di forte pressione interna e di tensione psichica. Ciò che ogni uomo ha come reazione fisiologica, ovvero la capacità di rispondere a stimoli interni ed esterni di determinata natura con un innalzamento della pressione ematica, negli ipertesi non costituisce più una possibilità di reazione ma uno stato costante. Sarebbe sicuramente sbagliato pensare, come oggi succede spesso, che le tensioni menzionate si riferiscono a stimoli esterni.
Leggiamo continuamente nei giornali che oggi esiste una nuova malattia di cui cadono vittime i dirigenti responsabili della vita politica ed economica. Lo stress del lavoro, i ritmi, affannosi, il telefono, l’abuso di tabacco, caffè e alcool sono, si dice, le cause del male. Certo, le circostanze sopra menzionate non sono proprio salubri, ma ognuno di noi sa che il lavoro e anche il molto lavoro non provoca necessariamente malattie o disturbi della salute, al contrario.
Sappiamo invece che ciò dipende da come si lavora, da come si considera il lavoro e da ciò che significa per ognuno di noi: un mezzo per arricchirsi,una soddisfazione dell’ambizione, una autoconferma oppure – e in questo caso ben difficilmente il lavoro p0trà essere considerato patogeno — una attività creativa su oggetti liberamente scelti.

L’esposizione allo stress è quindi parte dell’uomo. Ovviamente sia in campo psichico che in campo somatico ci sono determinati tipi e gradi di stress che conducono sempre a un danno. In tal caso è solo la capacità individuale di sopportazione a decidere dell’entità del danno, ma non è questo il punto. Semplificando possiamo così descrivere questi processi interni grosso modo così: il malato soffre della incapacità di esprimere liberamente determinati impulsi ad imporsi e ad affermarsi, quelle tendenze cioè che generalmente chiamiamo aggressività. Non si tratta però di un determinato tipo di personalità quanto piuttosto di tipi diversi in cui questo disturbo si presenta come sintomo cardinale.
Non si tratta affatto di tipi costituzionalmente deboli. I malati, al contrario, sono per lo più dotati di personalità vitale e intensa con un atteggiamento attivò ed energico verso il mondo.

Tutte le altre informazioni le potete trovate nell’articolo del sito psycosomatica.it dal titolo “ipertensione essenziale e secondaria“.

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Stitichezza: teoria psicosomatica di Groddeck.

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Come sempre con la sua modalità schietta e da psicanalista “selvaggio” (come lui stesso si definisce) Groddeck ci racconta e ci spiega la sua teoria psicosomatica/psicanalitica sulle cause inconsce che possono portare alla stitichezza nel capitolo “la stitichezza come prototipo di resistenza” del libro Il linguaggio dell’ ES, e di cui non posso far altro che riportare fedelmente le sue parole:
“Una persona, venuta a farsi curare da me per stitichezza cronica, mi ha brevemente descritto le esperienze fatte da lui bambino col medico di famiglia. I genitori erano sempre in apprensione e, appena il bambino aveva anche soltanto una piccolezza, mandavano a chiamare il medico. Questi veniva, guardava la lingua, faceva aprire la bocca e chiedeva: « È…? ». « Sì, tutto a posto ». Gli, occhi del medico si facevano grani e indagatori: « Veramente? Con regolarità? Senza nessun disturbo? Proprio senza irregolarità? ». « Ieri, forse, non andava bene come al solito » « Bene, allora per sicurezza gli possiamo dare qualcosa ». Viene prescritta la ricetta: un cucchiaio colmo, ogni ora, fino evacuazione avvenuta. E la sera il bambino era già vispo e guarito.Così era allora, e così in fondo avviene ora. Le analisi mediche sono diventate certo più complesse e difficili di quelle che vengono presentate ancor oggi a un pubblico esilarato nella famosa versione di Molière, e la monotona risposta del candidato alla insistente e spesso minacciosa domanda dell’esaminatore « malattia » è tuttora: « Clysterium donare, postea seignare,ensuita purgare ». Solo che i purganti sono stati sostituiti dalla dieta (frutta, succhi di frutta, ecc.) e il salasso dall’intervento chirurgico. La cosa sorprendente di questa forma primitiva di cura medica è la sua efficacia, una efficacia che a stento si può immaginare. All’infuori forse del trattamento psichico, non esiste, in tutto il campo della medicina, un metodo di cura altrettanto praticato e dimostratosi così efficace attraverso i millenni.”

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Neurobica e metodo Bates.

E’ stato il neurofisiologo Lawrence Katz ad aver parlato per primo di Neurobica, una ginnastica per Neuroni incentrata sul fatto di usare il cervello per spingerlo a fare nuove esperienze moltiplicando così le connessioni fra i neuroni.

Il susseguirsi di esperimenti ha infatti dimostrato che il cervello, anche in fase di invecchiamento, continua a possedere una notevole capacità di produrre, adattare e modificare modelli di connessioni permettendo così di aumentare l’attività cerebrale.
Mantenere la mente in perfetta forma non vuol dire solo sottoporsi a test di intelligenza, ma anche apprendere nuovi schemi motori.
Tra gli esercizi proposti da Katz c’è, per esempio, il lavarsi i denti con la mano sinistra (la destra per i mancini) o cambiare percorso o mezzo per andare a lavoro proprio per rinsaldare degli schemi motori che in genere non vengono utilizzati.
Non si tratta di diventare più intelligenti, ma il proposito è quello di insegnare a rompere le situazioni di routine che aprono la strada a rigidità nella mente e sono potenziali fonti di stress.
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.neurobica.it

Metodo Bates: Miglioriamo la Vista

Il “Sistema Bates” è l’applicazione pratica dei princìpi fondamentali di funzionamento della visione normale, scoperti dal Dott. W.H. Bates in cinquant’anni di pratica clinica e ricerca scientifica ed esposti per la prima volta in maniera organica nel 1920 attraverso la
pubblicazione del libro originale Vista Perfetta Senza Occhiali.
È un “sistema” di cura basato sull’auto-trattamento e non una “ginnastica per gli occhi”: non si tratta, infatti, di stimolare o rafforzare muscoli oculari diventati o nati pigri, né si tratta di praticare un unico, universale, “metodo” di guarigione perché non esiste una pratica specifica che funzioni bene e ugualmente per tutti, specialmente all’inizio.

Praticando i vari metodi del Sistema Bates la persona si esercita a rimanere consapevole del modo di vedere che ha l’occhio normale, che non si sforza mai di vedere perché si basa sul rilassamento mentale, fino a quando la visione buona o perfetta non diventi il modo normale di usare gli occhi per tutto il tempo.

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