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Tag: musicoterapia

La canzone “Stayin’ Alive” può salvarti la vita!

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Secondo alcuni medici questo ritmo è in forte sintonia con quello cardiaco.

“Stayin’ Alive” che significa “Rimani vivo” è un nome assolutamente indicato visto la scoperta realizzata di cui i Bee Gees sicuramente ignoravano la portata. Il pezzo musicale è ha un ritmo di 103 battiti al minuto, che sono in perfetta armonia con il ciclo di movimento e pausa del cuore.

In un piccolo ma interessante studio realizzato dall’Università dell’Illinois, medici e allievi hanno constatato il numero perfetto di compressioni per la rianimazione cardiopolmonare mentre ascoltavano il canto in falsetto risalente al mitico film del 1977 “La febbre del sabato sera”.
L’associazione americana di cardiologia raccomanda 100 compressioni toraciche al minuto, che sono molto di più rispetto al ritmo fisiologico del cuore (circa 72 battiti al minuto).
E’ stato riscontrato che il motivetto di “Stayn alive” ha la caratteristica di rimanere nella testa e questo secondo i ricercatori può aiutare.

Interessanti sono i risultati di uno studio che ha coinvolto 15 tra medici e studenti, in un primo momento ai partecipanti è stato misurato il ritmo cardiaco mentre ascoltavano la canzone con un iPod. Cinque settimane più tardi le stesse persone sono state sottoposte alo stesso esame senza la musica, con la raccomandazione di canticchiare il motivetto. Durante il test è stato chiesto anche di effettuare una manovra di rianimazione cardiopolmonare su un manichino.
La media del numero delle compressioni effettuate su un manichino durante l’esercitazione la prima volta era di 109 al minuto; la seconda volta era di 113.
Inoltre la ricerca ha dimostrato che la canzone può fornire un aiuto all’equilibrio del ritmo cardiaco. I risultati sono incoraggianti per una prosecuzione di approfondimenti in merito all’influenza della musica sul corpo.
L’Associazione Americana Cardiologi usa spesso questa canzone come sottofondo quando insegna ai giovani cardiologi a realizzare il CPR. Infatti si è resi conto che facilita la realizzazione dell’esame.

Probabilmente gli autori della canzone non sapevano che oltre a comporre un ritmo che ha fatto scatenare milioni di persone in tutto il mondo hanno apportato un ottimo contributo nella ricerca.

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Lieve ansia? Ascolta un po’ qua…

Ecco, come da promessa, uno degli articoli in cui vediamo quali sono le musiche adatte a lenire dei sintomi di alcune patologie!
Oggi parliamo dell’ansia.

Musicoterapia per una lieve ansia: le musiche devono essere lente, con leggere inflessioni su un motivo semplice.
Perfetti i canti gregoriani, che hanno il ritmo del respiro naturale, e brani New Age. Alcuni brani di Mozart sono molto indicati per il rilassamento: per esempio le sinfonie e i quartetti per archi K575, K589, K590, Sinfonia N.40 in Sol minore K550; Wagner: Parsifal, il Preludi.

Affronteremo altri sintomi quindi, se vi interessa questo argomento, iscrivetevi ai feed o alla newsletter.

La musica come sostanza psicoattiva e abilità cognitiva.

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Il ritmo e la musica, grazie al loro carattere sentimentale, sono particolarmente atti a penetrare nell’anima e a commuoverla; allo stesso tempo, mitigano l’elemento irascibile presente nell’anima. Platone

Le più recenti sperimentazioni in campo medico hanno dimostrato che il nostro organismo reagisce alla musica come ad una sostanza psicoattiva. Musiche armoniose regolano favorevolmente l’uomo, musiche disarmoniche producono fenomeni di stress. L’ascolto di buona musica ha effetti comprovati, sugli animali e sull’uomo.

La musica aiuta a strutturare il pensiero ed il lavoro delle persone nell’apprendimento delle abilità linguistiche, matematiche e spaziali; soprattutto l’intelligenza musicale influisce sullo sviluppo emotivo, spirituale e culturale più di altre intelligenze. Meno risaputo è che la musica possa influenzare l’organismo modificando lo stato emotivo, fisico e mentale: tale fenomeno viene denominato “effetto Mozart“.Uno dei maggiori studiosi del suono dal punto di vista medico, Alfred Tomatis, dichiara che “Mozart è un’ottima madre, provoca il maggior effetto curativo sul corpo umano”. L’ “effetto Mozart” riesce ad agire essenzialmente come tecnica psicologica nella modificazione di problemi emotivi e può modificare le varie patologie di cui è affetto l’essere umano: è un’eccellente tecnica di comunicazione ma anche un aiuto ad altre tecniche terapeutiche.

Ad illustrare gli effetti terapeutici della musica del grande compositore è John Jenkins del Royal College of Physicians. In un articolo apparso sul Journal of the Royal Society of Medicine, il ricercatore afferma che i primi risultati della musicoterapia nella cura dell’epilessia sono talmente incoraggianti da giustificare ulteriori studi. I pazienti epilettici che hanno ascoltato Mozart per 10 minuti al giorno hanno infatti migliorato considerevolmente le loro capacità di compiere azioni legate allo spazio come tagliare un foglio di carta o ripiegarlo. Inoltre i bimbi a cui sono state impartite lezioni di piano o strumento a tastiera per 6 mesi e che hanno imparato a suonare semplici melodie tra cui Mozart ottenevano punteggi più elevati ai «test di movimento nello spazio» rispetto ai coetanei epilettici a cui è stato insegnato a utilizzare il computer. Mozart potrebbe non essere l’unico musicista le cui opere riducono le crisi epilettiche. «Le sonate di Bach – afferma Jenkins – presentano la stessa struttura metrica e dunque potrebbero sortire lo stesso “Effetto Mozart”».

Inoltre ci sono diverse ricerche che suggeriscono brani specifici per alleviare i sintomi di alcuni disturbi.
Nei prossimi articoli vedremo insieme quali sono le musiche adatte a lenire i sintomi di alcune patologie!

La musica come sedativo naturale.

pianoforteLa musica? Un piacere che può trasformarsi in “anestetico” per bam­bini durante i test dia­gnostici più lunghi e fastidiosi.
Almeno secondo quanto evidenzia uno studio statunitense pubblicato dal Journal of Peri Anesthesia Nursing e realizzato dal team di Joanne Lewy del Center for Music Therapy and Medici­ne presso il Beth Israel Medicai Center di New York. Le note, quindi potrebbero sostituire, come informa l’agen­zia Adnkronos Salute, le sostanze anestetiche utilizzate in caso di esami come l’elet­troencefalogramma. La ricerca, che ha coin­volto sessanta bimbi, spiega la Fondazione Mariani Onlus, punto di riferimento intema­zionale in materia, ha confrontato l’effetto delle note eseguite da un musicista in sala con quello del cloralio idrato, un anestetico usato in pediatria.

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Q.I.: cosa è e come migliorarlo

cervelloLa misurazione del Quoziente intellettivo è sempre stata un’indagine controversa, poiché prevede un sistema di misurazione dell’intelligenza di un individuo attraverso la sua comparazione con il resto della popolazione. La prima ricerca sul QI si ebbe in Francia ad opera di Alfred Binet, il quale provò ad individuare un sistema di interpretazione dei differenti rendimenti scolastici dei bambini. Successivamente negli Stati Uniti su questi studi furono apportate delle modifiche da parte di Lewis Terman e così nacque lo Stanford-Binet IQ test.
Molte critiche si sono levate contro questo test che pone come base dell’interpretazione il numero 100 che fa da media; ottenere un punteggio superiore a cento significa che siete sopra la media paragonati al resto della popolazione,un punteggio inferiore indica che siete al di sotto della media. Si stima che metà della popolazione raggiungerà un punteggio fra 90 e 110,in una prova standard sul QI.
Qui vi mostriamo una guida approsimativa con i vari risultati delle prove.
Oltre 130 – estremamente brillanti,soltanto il 2% della popolazione realizza questo risultato
Tra 120 e 130- molto brillanti, si calcola il 7% della popolazione
Tra 110 e 120-brillanti,16% della popolazione
Tra 90 e 110-metà della popolazione ha questo risultato di media
Tra 80 e 90-media bassa ,16% della popolazione
Tra 70 e 80- limite, 7% della popolazione
Inferiore a 70- estremamente basso, circa il 2% della popolazione

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