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Tag: memoria automatica

Siete distratti? Parte 3.

Ecco la terza parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA, la seconda QUA.

Schedario del futuro
Impegni, telefonate, scadenze da rispettare sono tutte informazioni che vengono custodite in questo particolare archivio del nostro cervello, una specie di schedario dei programmi e delle intenzioni future. E dimenticarsene non è poi così difficile: se infatti nulla ci segnalasse di compiere quell’azione, come una nota sull’agenda o, appunto, un nodo al fazzoletto, la nostra memoria prospettica rimarrebbe disattivata e, di conseguenza, fallirebbe.

Meglio i farmaci o l’agenda?
Si possono combattere la stanchezza e l’arteriosclerosi, dicono gli esperti, ma per la distrazione di tutti i giorni i rimedi sono davvero pochi.
Allarme.
L’essere disattenti rientra infatti nella normalità e solo casi estremi devono allarmarci, come piccole e ripetute amnesie che, a una certa età, possono segnalare l’inizio di qualche patologia vascolare.
Placebo.
In commercio esistono tuttavia vari tipi di farmaci o integratori a base di zuccheri o fosfati: sostanze che già esistono nel nostro organismo e che, se assunte regolarmente per un paio di mesi, agirebbero come stimolatori dell’attività neurologica, arricchendo il “carburante” che il cervello utilizza per lavorare. In realtà, assicurano i medici, hanno un effetto praticamente impercettibile, tanto da poter essere definiti veri e propri placebo. Per capire meglio, due tazzine di caffè, nel breve periodo, sono molto più efficaci di qualunque farmaco di questo tipo nell’elevare i livelli di attenzione e la capacità di rimanere concentrati.
Automatismi.
Ci sono poi tecniche riabilitative della cosiddetta “memoria prospettica”, che oggi vengono per lo più sperimentate per patologie come l’Alzheimer: in pratica si cerca di rendere automatiche determinate azioni, che comunemente non lo sarebbero. Infine, una soluzione agli appuntamenti mancati potrebbe essere la classica agenda, ma non prima di aver imparato a consultarla con una certa frequenza.

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Siete distratti? Parte 2.

Ecco la seconda parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA.

Il confine della distrazione
Ma esiste un confine, nell’essere distratti, tra normalità e anormalità? Immaginiamo di dover cuocere un arrosto in forno e di doverlo togliere dopo circa 30 minuti. Durante l’attesa, nella nostra mente si attiva una sorta di orologio psicologico, attraverso il quale controlleremo periodicamente i minuti che passano. Se attendiamo ospiti per cena i monitoraggi saranno più frequenti e difficilmente ci capiterà di bruciare l’arrosto. Viceversa, se l’arrosto lo dovessimo mangiare da soli, anche l’attenzione calerebbe e una telefonata potrebbe essere sufficiente per farcene dimenticare, poiché le ricadute sociali, e il giudizio che ne conseguirebbe, sarebbero trascurabili. Se poi, invece di infornarlo, mettessimo l’arrosto in frigo, apparirebbe chiaro un disinteresse nei confronti del cibo o un eccessivo coinvolgimento emotivo in altre questioni. E fin qui tutto sarebbe nella norma. Se però l’arrosto lo sistemassimo nell’armadio e a fine serata fossimo convinti di averlo mangiato, allora sì che dovremmo preoccuparci. Potremmo essere infatti in presenza di una patologia fisica come quelle, di sorprendente drammaticità, descritte dal neurologo americano Oliver Sacks in alcuni dei suoi libri. Alzheimer, arteriosclerosi o tumori al cervello sono infatti capaci di provocare sbadataggini anche molto gravi, dovute a veri e propri malfunzionamenti del nostro cervello.

Cos’è una sedia?
Sacks, per esempio, racconta di un paziente psichicamente sano ma affetto da un male gravissimo, che confondeva la scarpa con il piede, gli idranti con altrettanti bambini e la propria moglie con un attaccapanni. Altri casi, poi, riguardano persone che, ferite alla testa, risultavano in grado di riconoscere gli oggetti, come una sedia o un computer, ma per un tempo più o meno lungo erano incapaci di ricordare l’uso che se ne può fare.
Infine, tra le cause della sbadataggine, da non trascurare è la stanchezza che, alterando i processi neurochimici, può rallentare sensibilmente i tempi di reazione, facendoci così apparire assenti e dunque distratti. Quando mancano le energie, inoltre, si riduce considerevolmente il nostro interesse per tutto ciò che comporta un’ulteriore fatica: dover cambiare direzione per evitare di schiacciare un giocattolo abbandonato per terra può per esempio sembrarci, inconsciamente, poco importante. Risultato: una caduta e un giocattolo rotto. Che sbadataggine!

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Siete distratti? Parte 1.

Dimenticate appuntamenti importanti o di acquistare il regalo di compleanno per il partner? Un nodo al fazzoletto è il rimedio più efficace, oltre che il più classico. Lo sostengono tre ricercatori statunitensi che, rielaborando una vecchia teoria, hanno qualche anno fa scoperto che cosa succede nella nostra mente quando, per non scordare qualcosa, ricorriamo a sistemi del genere. In pratica, secondo Mark Mc- Daniel, Bridget Robinson- Riegler e Gilles O. Einstein, delle università del Nuovo Messico e della Carolina del Sud, è come se la nostra memoria archiviasse nello stesso cassetto l’evento da ricordare e l’indizio o il suggerimento esterno che ci siamo creati. Quando poi rivediamo l’indizio,o il nodo al fazzoletto, l’informazione viene recuperata dall’ippocampo, una particolare area del cervello, e automaticamente inviata alla coscienza. Naturalmente, quanto più bizzarro è l’indizio tanto meglio funziona il trucco.

Genio senza pantaloni
Non sempre, tuttavia, la sbadataggine è dovuta alla smemoratezza. E lo dimostrano molti esempi tratti dalla vita di ogni giorno: dal pedone che, immerso nella lettura del giornale, attraversa l’incrocio con il rosso, allo studente che chiama la fidanzata con il nome della ex. Per ciascuna di queste sbadataggini, dalle quali ben pochi di noi sono immuni, esiste anche una spiegazione psicanalitica: il rifiuto inconscio di un certo compito, per esempio,oppure il desiderio di trasgressione o, al contrario, quello di punizione. Quale che ne sia la causa, la distrazione colpisce tutti, anche le personalità più straordinarie. Anzi, la storia è piena di artisti e scienziati disattenti, primo fra tutti il fisico Albert Einstein, che un giorno, mentre stava elaborando la teoria della relatività, uscì di casa per fare due passi dimenticando di indossare i pantaloni.

Ma che cos’è davvero la distrazione?
Bisogna innanzi tutto distinguere lo sbadato smemorato da quello disattento, e considerarne le implicazioni sociali. Per esempio, un brillante manager che al mattino si presentasse in ufficio con i calzini spaiati sarebbe considerato un gran distratto, ma non certo debole di memoria. Al momento di vestirsi, i suoi pensieri erano con ogni probabilità diretti altrove, presumibilmente a un problema di lavoro. E nella particolare scala di valori di questa persona, l’importanza dei calzini intonati è agli ultimi posti. Altri, con una scala di valori diversa, probabilmente arriveranno in ufficio vestiti alla perfezione,ma magari dopo aver perso l’autobus.

Turbamenti d’amore
Esiste anche un’altra spiegazione di alcune distrazioni. La nostra mente sarebbe infatti dotata di una sorta di serbatoio di attenzione: quando svolgiamo contemporaneamente due compiti, o quando siamo innamorati o fortemente coinvolti in un lavoro, il serbatoio va in riserva e noi non siamo più in grado di tenere sotto controllo le nostre azioni. Pensiamo, per capire meglio, a quanto difficile sia, per un automobilista alle prime armi, persino guidare e abbassare il finestrino allo stesso tempo. Quando si parla della distrazione dei geni il meccanismo che entra in gioco è esattamente questo: grandissima attenzione per il proprio lavoro e totale disinteresse per il resto del mondo. L’unica differenza è, ovviamente, che la sbadataggine di Einstein fa più notizia di quella di un signor Rossi qualsiasi. Bisogna tener conto anche di un altro meccanismo, quello dell’analisi sociale. Infatti i calzini spaiati, salvo casi eccezionali, fanno tutt’al più sorridere, ma le cose cambiano se ci si dimentica una data o un appuntamento importante: il colpevole subisce una vera e propria condanna sociale. È in occasioni come queste, che la distrazione coincide con la smemoratezza, in questi casi “fallisce la memoria prospettica”.

Automatismi scambiati
Esiste ancora un’altra categoria di distrazioni, che niente hanno a che vedere con la memoria e solo in parte con l’attenzione. Immaginiamo, per esempio, di confondere al mattino la schiuma da barba con il dentifricio. In questo caso la spiegazione sta nel fatto che per molte delle nostre azioni quotidiane inseriamo una sorta di pilota automatico e se si è soprappensiero non è raro che un automatismo si sostituisca a un altro. Qualcosa di simile accade quando una persona, diretta in palestra alla guida della propria automobile, si distrae parlando col passeggero e, senza rendersene conto, va verso l’ufficio, seguendo la strada che compie quotidianamente da molti anni. Insomma, l’automatismo prende il sopravvento sull’intenzione.

Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!

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