
Dimenticate appuntamenti importanti o di acquistare il regalo di compleanno per il partner? Un nodo al fazzoletto è il rimedio più efficace, oltre che il più classico. Lo sostengono tre ricercatori statunitensi che, rielaborando una vecchia teoria, hanno qualche anno fa scoperto che cosa succede nella nostra mente quando, per non scordare qualcosa, ricorriamo a sistemi del genere. In pratica, secondo Mark Mc- Daniel, Bridget Robinson- Riegler e Gilles O. Einstein, delle università del Nuovo Messico e della Carolina del Sud, è come se la nostra memoria archiviasse nello stesso cassetto l’evento da ricordare e l’indizio o il suggerimento esterno che ci siamo creati. Quando poi rivediamo l’indizio,o il nodo al fazzoletto, l’informazione viene recuperata dall’ippocampo, una particolare area del cervello, e automaticamente inviata alla coscienza. Naturalmente, quanto più bizzarro è l’indizio tanto meglio funziona il trucco.
Genio senza pantaloni
Non sempre, tuttavia, la sbadataggine è dovuta alla smemoratezza. E lo dimostrano molti esempi tratti dalla vita di ogni giorno: dal pedone che, immerso nella lettura del giornale, attraversa l’incrocio con il rosso, allo studente che chiama la fidanzata con il nome della ex. Per ciascuna di queste sbadataggini, dalle quali ben pochi di noi sono immuni, esiste anche una spiegazione psicanalitica: il rifiuto inconscio di un certo compito, per esempio,oppure il desiderio di trasgressione o, al contrario, quello di punizione. Quale che ne sia la causa, la distrazione colpisce tutti, anche le personalità più straordinarie. Anzi, la storia è piena di artisti e scienziati disattenti, primo fra tutti il fisico Albert Einstein, che un giorno, mentre stava elaborando la teoria della relatività, uscì di casa per fare due passi dimenticando di indossare i pantaloni.
Ma che cos’è davvero la distrazione?
Bisogna innanzi tutto distinguere lo sbadato smemorato da quello disattento, e considerarne le implicazioni sociali. Per esempio, un brillante manager che al mattino si presentasse in ufficio con i calzini spaiati sarebbe considerato un gran distratto, ma non certo debole di memoria. Al momento di vestirsi, i suoi pensieri erano con ogni probabilità diretti altrove, presumibilmente a un problema di lavoro. E nella particolare scala di valori di questa persona, l’importanza dei calzini intonati è agli ultimi posti. Altri, con una scala di valori diversa, probabilmente arriveranno in ufficio vestiti alla perfezione,ma magari dopo aver perso l’autobus.
Turbamenti d’amore
Esiste anche un’altra spiegazione di alcune distrazioni. La nostra mente sarebbe infatti dotata di una sorta di serbatoio di attenzione: quando svolgiamo contemporaneamente due compiti, o quando siamo innamorati o fortemente coinvolti in un lavoro, il serbatoio va in riserva e noi non siamo più in grado di tenere sotto controllo le nostre azioni. Pensiamo, per capire meglio, a quanto difficile sia, per un automobilista alle prime armi, persino guidare e abbassare il finestrino allo stesso tempo. Quando si parla della distrazione dei geni il meccanismo che entra in gioco è esattamente questo: grandissima attenzione per il proprio lavoro e totale disinteresse per il resto del mondo. L’unica differenza è, ovviamente, che la sbadataggine di Einstein fa più notizia di quella di un signor Rossi qualsiasi. Bisogna tener conto anche di un altro meccanismo, quello dell’analisi sociale. Infatti i calzini spaiati, salvo casi eccezionali, fanno tutt’al più sorridere, ma le cose cambiano se ci si dimentica una data o un appuntamento importante: il colpevole subisce una vera e propria condanna sociale. È in occasioni come queste, che la distrazione coincide con la smemoratezza, in questi casi “fallisce la memoria prospettica”.
Automatismi scambiati
Esiste ancora un’altra categoria di distrazioni, che niente hanno a che vedere con la memoria e solo in parte con l’attenzione. Immaginiamo, per esempio, di confondere al mattino la schiuma da barba con il dentifricio. In questo caso la spiegazione sta nel fatto che per molte delle nostre azioni quotidiane inseriamo una sorta di pilota automatico e se si è soprappensiero non è raro che un automatismo si sostituisca a un altro. Qualcosa di simile accade quando una persona, diretta in palestra alla guida della propria automobile, si distrae parlando col passeggero e, senza rendersene conto, va verso l’ufficio, seguendo la strada che compie quotidianamente da molti anni. Insomma, l’automatismo prende il sopravvento sull’intenzione.
Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!
