Può un opera d’arte far capire l’errore più grave della cultura occidentale del XXI secolo? Si.
L’opera in questione, quella che potete vedere nellìimmagine, è “Il tempo, lo sbaglio, lo spazio” è una delle tantissime e strabilianti opere di Gino De Dominicis esposte fino al 7 Novembre 2010 al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
L’opera riflette sull’incapacità del genere umano di indirizzare i propri sforzi per sconfiggere la morte del corpo. L’uomo ha velocizzato e moltiplicato i propri movimenti nello spazio e, così facendo, ha l’illusione di vivere più a lungo e di allontanare la morte.
In questo risiede “lo sbaglio” del titolo che, con ironia, accomuna l’uomo e il cani e che conduce inesoarbilmente alla morte, rappresentata dai due scheletri. Concepita nel 1970, solo in un secondo momento l’artista aggiunge all’opera l’asta dorata, in equilibrio sulla falange dell’indice della mano destra dello scheletro umano; l’asta, sospesa tra cielo e terra esprime la forza che connette l’uomo allo spazio interestellare.

Certo la fretta che caratterizza il mondo occidentale dalla fine del secolo scorso è legata al capitalismo, quindi alla produzione di beni reali ma soprattutto superflui al solo scopo di far girare l’economia; è’ un sistema che ha tolto di forza l’uomo dal suo centro e l’ha sostituito con l’oggetto. Ma tutto questo non avrebbe attecchito così tanto se non avesse trovato il suo substrato prefetto nelle profondità dell’essere umano: la paura della morte e la conseguente necessità di sconfiggerla. Nulla di più sbagliato.

“Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?”

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