L’accostamento fra grano e petrolio può sembrare strano ma mi spiego subito. Da qualche tempo la forbice dei prezzi tra la pasta acquistata da noi e il grano duro coltivato si è allargata su livelli insostenibili, un po’ come la forbice fra il barile di petrolio e il costo della benzina ai distibutori.
Lo afferma anche la Coldiretti che, nel commentare l’analisi del Garante per la sorveglianza dei prezzi, Luigi Mastrobuono, sottolinea come le quotazioni del grano sono crollate al di sotto dei costi di produzione.
Secondo i dati del servizio Sms consumatori del Ministero delle Politiche Agricole il costo medio della pasta si aggira attorno a 1,4 euro al chilo, praticamente stabile, mentre quello del grano duro è quasi dimezzato in un anno a 22 centesimi al chilo, valori pari a quelli di venti anni fa.
La moltiplicazione dei prezzi tra il campo e la tavola dimostrano che c’è ancora – conclude la Coldiretti – un ampio margine da recuperare per garantire acquisti convenienti ai consumatori e redditi adeguati alle imprese agricole.
Che poi alla fine dei conti mica si è mai capito bene chi ci guadagna: i negozianti? Gli intemediari? Boh. Una cosa è certa i contadini sono sempre quelli a cui va peggio!