Terza è ultima parte, nelle due parti precedenti ho parlato dell psicoanalisi come terapia e della psicoanalisi come trattamento rieducativo.
Oggi quindi vediamo insieme gli ultimi due scopi.
3. Psicoanalisi come processo di conoscenza.
È indubbio che il trattamento psicoanalitico dischiude nuovi orizzonti alla conoscenza di sé stessi perché apre una finestra attraverso la quale si può prendere visione del proprio mondo inconscio, cioè di parti di sé non note né immediatamente accessibili.
È l’ideologia che guida Freud man mano che si addentra nello studio delle strutture e delle dinamiche psichiche, ed è l’ideologia che ogni psicoanalista che sia veramente tale non può non condividere. Infatti è la conoscenza delle dinamiche sottese alla patologia che permette una ristrutturazione più equilibrata e armonica di tutta la personalità del paziente.
Questa ideologia induce perciò una strategia che valorizza al massimo la regressione, l’esplorazione dei rapporti preoggettuali e con essa la relazione duale primaria, ove si può raggiungere il massimo di empatia, che permette massicci movimenti transferali e un altrettanto profondo coinvolgimento controtransferale. Ne consegue che la vita fantasmatica e la dinamica degli oggetti interni assumono quel ruolo primario che la Klein per prima ha individuato e che i suoi seguaci hanno sviluppato.
4. Psicoanalisi come processo maturativo
Il trattamento psicoanalitico costituisce l’esperienza più approfondita che a tutt’oggi un essere umano possa fare della propria vita interiore, e questo induce necessariamente una maturazione, analoga a quella che inducono in noi le esperienze della vita che siano state intensamente vissute ed elaborate (es. lutti, viaggi e anche l’elaborazione di un amore).
La nevrosi, con le fissazioni che comporta, mantiene l’individuo in parte legato e bloccato a fasi di sviluppo infantili. Compito dell’analisi è rimuovere fissazioni e blocchi, in modo che l’individuo possa raggiungere la piena maturità (o genitalità in termini psicoanalitici)
Gli strateghi di questa ideologia tendono a favorire progressi verso l’individuazione e l’emancipazione.
Credo che si possa tranquillamente affermare che nessun analista aderisce rigidamente a una delle ideologie illustrate senza tener conto anche delle altre. Le differenze tra un analista e un altro sono caso mai maggiori a livello di strategie adottate, perché la strategia è collegata, più di quanto non si pensi, alla personalità dell’analista, alla sua identità, al suo stile o modo di operare in analisi.