Ne soffre circa un quarto della popolazione adulta dei Paesi occidentali. Per fortuna nella maggior parte dei casi la steatosi epatica concede tutto il tempo per correggere i fattori che ne hanno favorito la comparsa senza compromettere il funzionamento del fegato, ma non va sottovalutata. In un discreto numero di casi, infatti, può andare incontro a evoluzione, con la comparsa di un danno progressivamente maggiore del fegato, fino ad arrivare, nei più sfortunati, alla cirrosi. Il primo segno è in genere rappresentato dal fatto di avere un fegato “brillante” all’ ecografia: a farlo brillare è l’ eccessivo accumulo di grasso nelle sue cellule, quello che viene appunto definito come “steatosi”. Limiti In condizioni normali il fegato contiene grasso per non più del 5% del totale: si parla di steatosi quando si supera questo limite, anche se in realtà per essere visibile all’ ecografia la quota deve superare il 30%. Una condizione che viene in genere scoperta per caso, magari perché facendo gli esami del sangue si trovano valori di “transaminasi” o di “gamma GT”, gli esami tipici del fegato, alterati, per cui il medico consiglia un’ ecografia. Più spesso però gli esami sono normali e l’ accumulo di grasso viene svelato perché, facendo un’ ecografia per tutt’ altro motivo, si scopre di avere un fegato “brillante”. Una condizione che un tempo veniva ricondotta all’ eccessivo consumo di alcol, che in realtà si è visto essere in causa solo in una parte dei casi. Più spesso l’ accumulo di grasso non è assolutamente legato all’ alcol: si parla in questi casi di “steatosi non-alcolica”. «È la malattia delle persone sane, di chi mangia bene e fa una bella vita» puntualizza il professor Gaetano Ideo, direttore del Dipartimento di Epatologia dell’ Ospedale San Giuseppe di Milano. Ma non solo: è anche una condizione molto frequente in chi è colpito da una delle malattie tipiche del mondo occidentale. «Nell’ 80-90% dei casi le cause sono dismetaboliche: – prosegue l’ esperto – sono pazienti in soprappeso, che fanno poco movimento, che sono affetti da diabete o da dislipidemia (colesterolo e/o trigliceridi alti)». C’ è poi una parte di soggetti in cui esiste una predisposizione genetica. «Ci sono giovani di 20 anni con steatosi che non sono in sovrappeso e che hanno il colesterolo normale, – aggiunge Ideo – ma quando si va a indagare si scopre che hanno una familiarità per malattie cardiovascolari o per diabete».

La Nash
Oltre alla sempre maggiore diffusione del problema, ciò che preoccupa gli esperti è la possibilità che una parte di queste steatosi possa assumere un andamento progressivo ed evolvere in una forma di epatite, la Nash (Non-alcoholic steatohepatitis), una malattia di cui si è cominciato a parlarne solo negli anni ‘ 80. La steatosi non-alcolica è un termine generico che si riferisce a qualsiasi accumulo di grasso nel fegato che sia indipendente dall’ alcol. La Nash invece indica che l’ accumulo di grasso ha indotto un’ epatite, una reazione infiammatoria . Si stima che circa un quarto dei soggetti con steatosi vadano incontro alla Nash. In questo caso, oltre all’ accumulo di grasso si ha la comparsa nel fegato di fibrosi conseguente ai processi infiammatori. A loro volta una minoranza di coloro che sviluppano una Nash, si calcola intorno al 15%, possono presentare un’ ulteriore evoluzione in cirrosi.

Come rimediare
Che cosa fare, dunque, se si scopre un fegato grasso? In primo luogo, è necessario capire qual è la causa della steatosi . Quando la si trova, non bisogna adagiarsi sul consiglio un po’ generico di non mangiare troppi grassi. Bisogna procedere a uno studio adeguato del fegato per vedere quali sono le cause. Sarà opportuno effettuare, oltre agli esami di funzionalità del fegato, la ricerca dei virus dell’ epatite, in particolare quello della C, e delle diverse malattie la cui presenza favorisce la steatosi, oltre a considerare eventuali farmaci in grado di provocarla. Sarebbe utile, inoltre, escludere l’ eventuale presenza di steatosi in tutti coloro che hanno condizioni di rischio, quali diabete, obesità, alterazione dei livelli di colesterolo e trigliceridi. Anche perché queste sono tutte condizioni che non danno disturbi e si rischia di accorgersi dalla steatosi che vi si accompagna solo quando il danno strutturale del fegato è già comparso.

La cura
Una volta inquadrato il problema, la terapia principale consiste nell’ eliminare o tenere sotto stretto controllo i fattori che hanno favorito la steatosi: si tratta di correggere le alterazioni di colesterolo e trigliceridi, di controllare il diabete con una terapia più aggressiva, di dimagrire in caso di obesità. La perdita di peso grazie alla dieta e all’ aumento dell’ attività fisica è sicuramente in grado di far «dimagrire» anche il fegato.
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