Eliminare la presenza di tutte le malattie è un risultato degno di lode?
Nel college di Dartmouth c’è un gruppo formato da medici e da politici che credono che stiamo facendo troppi test e stiamo scoprendo troppe malattie. Gilbert Welch portavoce del gruppo, si e ci chiede cosa esattamente significhi la parola “salute” e se deve essere definita come assenza di malattia.
Negli ultimi anni la definizione di normalità si è fatta sempre più “ristretta”, per esempio molti pazienti si sono trovati ad essere malati di ipertensione o di iperlipedemia semplicemente perchè sono stati abbassati i valori normali. I risultato? Milioni di persone sottoposte a test vari e a terapia farmacologica con un aumento vertiginoso dei costi della Sanità pubblica.
Peggio ancora, la ricerca della complete assenza di malattia ha ripercussioni ancora peggiori:
- Dottori così impegnati a riconoscere tutte le malattie da lasciarsi sfuggire quelle più gravi
- Specializzandi sempre più confusi e non in grado di riconoscere esattamente che è malato e chi no.
- Avvocati pronti a denunciare medici per errata diagnosi.
- Pazienti che prendono troppi farmaci e quindi rischiano sempre più di incappare in qualche effetto collaterale.
La “cultura della malattia” dovrebbe lasciare il posto alla “cultura della saggezza” e per far questo dovremmo ridefinire i nostri scopi, smettere di cercare la perfezione e soprattutto decidere cosa vuol dire davvero la parola salute e non arrenderci alle decisioni di “esperti“ incentivati economicamente.