Qualche decennio fa, non c’erano le farmacie come noi le conosciamo, in cui i medicinali sono già preparati dale industrie farmaceutiche, ma i farmacisti preparavano i vari rimedi miscelando le varie sostanze secondo le prescrizioni dei medici, e le vendevano sia in forma liquida, sia sotto forma di polveri. A volte l’assistente del medico era solito miscelare lui stesso i vari componenti delle ricette.
Questo tipo di farmaci non avevano un’etichetta che rendesse evidente quale fosse la data di scadenza, perchè i pazienti utilizzavano le medicine da loro prescritte in poco tempo.
In seguito le industrie farmaceutiche hanno iniziato a preparare e a vendere gli stessi composti farmaceutici in forma di compresse o capsule. E si è smesso di preparare i farmaci direttamente nelle farmacie. Con questi presupposti nessuno poteva più avere la certezza che i medicinali fossero consumati in pochi giorni dalla loro produzione. Se i farmaci rimangono inutilizzati per un periodo di tempo troppo lungo, questo può alterare le proprietà degli ingredienti con cui sono composti, specialmente se sono conservati in ambienti non adatti, troppo caldi o troppo umidi.
Anche l’efficacia del medicinale può essere compromessa, per cui diventa essenziale indicare la data di scadenza sulla confezione del farmaco.
Il miglior metodo per determinare la data di scadenza di un medicinale è quello di conservare il farmaco per un lungo peridoo in una stanza ad una temperatura normale, e verificarne l’efficacia. Le industrie farmaceutiche però evitano questo metodo che richiede tropo tempo. Invece di solito utilizzano quattro campioni di farmaco a quattro temperature differenti per un periodo prederminato di tempo, e ne misurano l’efficacia del principio attivo dopo tale trattamento. Misurano la perdita di efficacia dei campioni e determinano la data di scadenza basata sulla perdita media di efficacia.
Come sempre, era meglio il metodo dei nostri nonni…