Il giorno dopo che il coroner della contea di L.A. ha completato l’autopsia di Michael Jackson, dichiarando che la causa della morte era ancora da accertare in seguito ad altri test, la famiglia del cantante ha richiesto una seconda, e privata, autopsia sul corpo dell’ex cantante.
La domanda è se una seconda indagine autoptica potrebbe in qualche modo contribuire a risolvere il mistero che aleggia ancora sulle cause della morte, e gli esperti dicono che è possibile ma non probabile. “Nella maggior parte dei casi, la seconda analisi conferma solitamente la prima” dice il Dr. Stephen Cina, coroner della contea di Broward in Florida ed uno dei patologi addetti all’analisi autoptica di Anna Nicole Smith (pinup di playboy nel 2007). Ci possono essere differenze, ma il Dr. Cina avverte che tutte le discrepanze potrebbero riflettere semplicemente il fatto che i ricercatori che realizzano la seconda analisi non lavorano con gli stessi tessuti e liquidi del corpo che erano presenti nella prima analisi: “Gli organi già sono stati dissecati (tagliuzzati) una volta e non avranno certo a disposizione gli stessi campioni di sangue incontaminati che avevano nella prima autopsia e per questo potrebbero non essere in grado di capire esattamente quali erano le sostanze disciolte nel sangue.”
Per lo meno, tuttavia, un’analisi separata condotta da un medico legale impiegato dalla famiglia potrebbe dare delle risposte ai bisogni della famiglia più velocemente del coroner della contea di L.A., che invece richiederà quattro – sei settimane per pubblicare un rapporto completo.
Perché così tanto tempo? Un ufficio come quello del coroner della contea di L.A. può avere un lavoro arretrato di casi da studiare ed il caso di Jackson si aggiungerebbe alla fine della lista. parte posteriore della lista. Il Dr. Cina ha infatti dichiarato che “le tecnologie di cui dispongono possono dare risultati in pochi giorni ma il sovraccarico di lavoro rallenta il tutto. Ogni vita è importante e quindi anche ogni autopsia. Un anatomopatologo privato, con accesso ad un laboratorio di tossicologia, tuttavia, potrebbe completare un’analisi in pochi giorni.”
Il rapporto autoptico una volta completo rivelerà, all’occorrenza, quali droghe erano nel corpo di Jackson quando è morto. I patologi cominciano generalmente con le analisi delle urine che possono rilevare cinque categorie differenti di farmaci compreso gli oppiacei (tipo gli antidolorifici Demerol, OxyContin e morfina), le benzodiazepine, le anfetamine e la cocaina. Se i ricercatori trovano tracce di questi farmaci nell’urina, analizzano il sangue per determinare la quantità di sostanza che era presente e quindi se uno di questi farmaci era presente ad un livello sufficiente da causare la morte.
Malgrado la speculazione mediatica circa l’uso di Demerol ed altri antidolorifici, il medico personale del cantante, il Dott. Conrad Murray, ha detto lunedì, tramite il suo avvocato, che mai ha prescritto o somministrato Demerol o OxyContin a Jackson e non ha mai visto Micheal Jackson prendere uno di questi farmaci.
Certo è che se il Demerol fosse stato presente nel corpo Jackson, “non dovrebbe essere troppo difficile evidenziarlo”, dice il Dr. Cina, poiché l’antidolorifico fa parte dello screening tossicologico di routine. Se i livelli trovati nell’analisi fossero abbastanza alti sarebbe facile per il patologo dichiarare che Jackson è morto per la tossicità del Demerol. Se invece il farmaco fosse stato presente ad un livello non mortale sarebbe più difficile determinare il ruolo di questo farmaco come concausa della morte. Il Dr. Cina ha dichiarato infatti che “potrebbe avere avuto un livello elevato ma non letale di Demerol, ma anche livelli terapeutici di altri quattro o cinque farmaci i cui effetti si sarebbero potuti sommare in modo da bloccare il respiro e causare così un arresto cardiaco.”
Restano quindi troppe cose da chiarire ancora anche perchè è stato lo stesso dr. Murray, il medico personale di Micheal, a suggerire ai familiari una seconda autopsia e ha anche dichiarato che l’arresto cardiaco l’ha colto di sorpresa in quanto non c’era nessun dato anamnestico e nessuna terapia che poteva far supporre una morte così improvvisa.