Ecco la terza parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA, la seconda QUA.
Schedario del futuro
Impegni, telefonate, scadenze da rispettare sono tutte informazioni che vengono custodite in questo particolare archivio del nostro cervello, una specie di schedario dei programmi e delle intenzioni future. E dimenticarsene non è poi così difficile: se infatti nulla ci segnalasse di compiere quell’azione, come una nota sull’agenda o, appunto, un nodo al fazzoletto, la nostra memoria prospettica rimarrebbe disattivata e, di conseguenza, fallirebbe.
Meglio i farmaci o l’agenda?
Si possono combattere la stanchezza e l’arteriosclerosi, dicono gli esperti, ma per la distrazione di tutti i giorni i rimedi sono davvero pochi.
Allarme.
L’essere disattenti rientra infatti nella normalità e solo casi estremi devono allarmarci, come piccole e ripetute amnesie che, a una certa età, possono segnalare l’inizio di qualche patologia vascolare.
Placebo.
In commercio esistono tuttavia vari tipi di farmaci o integratori a base di zuccheri o fosfati: sostanze che già esistono nel nostro organismo e che, se assunte regolarmente per un paio di mesi, agirebbero come stimolatori dell’attività neurologica, arricchendo il “carburante” che il cervello utilizza per lavorare. In realtà, assicurano i medici, hanno un effetto praticamente impercettibile, tanto da poter essere definiti veri e propri placebo. Per capire meglio, due tazzine di caffè, nel breve periodo, sono molto più efficaci di qualunque farmaco di questo tipo nell’elevare i livelli di attenzione e la capacità di rimanere concentrati.
Automatismi.
Ci sono poi tecniche riabilitative della cosiddetta “memoria prospettica”, che oggi vengono per lo più sperimentate per patologie come l’Alzheimer: in pratica si cerca di rendere automatiche determinate azioni, che comunemente non lo sarebbero. Infine, una soluzione agli appuntamenti mancati potrebbe essere la classica agenda, ma non prima di aver imparato a consultarla con una certa frequenza.
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