Ecco la seconda parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA.
Il confine della distrazione
Ma esiste un confine, nell’essere distratti, tra normalità e anormalità? Immaginiamo di dover cuocere un arrosto in forno e di doverlo togliere dopo circa 30 minuti. Durante l’attesa, nella nostra mente si attiva una sorta di orologio psicologico, attraverso il quale controlleremo periodicamente i minuti che passano. Se attendiamo ospiti per cena i monitoraggi saranno più frequenti e difficilmente ci capiterà di bruciare l’arrosto. Viceversa, se l’arrosto lo dovessimo mangiare da soli, anche l’attenzione calerebbe e una telefonata potrebbe essere sufficiente per farcene dimenticare, poiché le ricadute sociali, e il giudizio che ne conseguirebbe, sarebbero trascurabili. Se poi, invece di infornarlo, mettessimo l’arrosto in frigo, apparirebbe chiaro un disinteresse nei confronti del cibo o un eccessivo coinvolgimento emotivo in altre questioni. E fin qui tutto sarebbe nella norma. Se però l’arrosto lo sistemassimo nell’armadio e a fine serata fossimo convinti di averlo mangiato, allora sì che dovremmo preoccuparci. Potremmo essere infatti in presenza di una patologia fisica come quelle, di sorprendente drammaticità, descritte dal neurologo americano Oliver Sacks in alcuni dei suoi libri. Alzheimer, arteriosclerosi o tumori al cervello sono infatti capaci di provocare sbadataggini anche molto gravi, dovute a veri e propri malfunzionamenti del nostro cervello.
Cos’è una sedia?
Sacks, per esempio, racconta di un paziente psichicamente sano ma affetto da un male gravissimo, che confondeva la scarpa con il piede, gli idranti con altrettanti bambini e la propria moglie con un attaccapanni. Altri casi, poi, riguardano persone che, ferite alla testa, risultavano in grado di riconoscere gli oggetti, come una sedia o un computer, ma per un tempo più o meno lungo erano incapaci di ricordare l’uso che se ne può fare.
Infine, tra le cause della sbadataggine, da non trascurare è la stanchezza che, alterando i processi neurochimici, può rallentare sensibilmente i tempi di reazione, facendoci così apparire assenti e dunque distratti. Quando mancano le energie, inoltre, si riduce considerevolmente il nostro interesse per tutto ciò che comporta un’ulteriore fatica: dover cambiare direzione per evitare di schiacciare un giocattolo abbandonato per terra può per esempio sembrarci, inconsciamente, poco importante. Risultato: una caduta e un giocattolo rotto. Che sbadataggine!
Fra pochi giorni la terza parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!
1 Pingback