Ne soffrono più di cinque milioni di italiani di tutte le età. Sono le malattie reumatiche: non fanno morire, ma non lasciano vivere. E, contrariamente a quanto si pensa comunemente, non sono riservate alle persone anziane, anche perché sotto il nome di reumatismi c’è un’intera classe di malattie che ne comprende più di cento.
Affezioni come l’artrite reumatoide e il Les compaiono verso i 25-30 anni, in particolare nelle donne. E malattie reumatiche possono colpire anche i bambini, per alcune di queste malattie si sospetta perfino una predisposizione genetica. E’ per esempio il caso del lupus e dell’artrite reumatoide. A causarle sarebbe un sistema immunitario che reagisce in maniera abnorme ad alcune infezioni, producendo autoanticorpi che finiscono per attaccare altre cellule dell’organismo. Altre malattie reumatiche, come l’artrosi, possono essere causate dalla sedentarietà: lo scarso movimento provocherebbe una proliferazione anormale delle cellule delle cartilagini e questo a sua volta provocherebbe lesioni e quindi dolore. Sulle malattie reumatiche globalmente si sa poco. Forse è per questo che non sono guaribili. Tuttavia, sono curabili. Oggi infatti non si dice più a un malato reumatico “non c’è più niente da fare”, purché la diagnosi sia corretta e precoce. Se la malattia è curata fin dall’inizio, può essere tenuta a bada, controllandone adeguatamente i sintomi come accade, per esempio, con il diabete o l’ipertensione. E diminuiscono anche le possibilità che negli anni provochi disabilità.
Farmaci e bisturi. Ma verrà il vaccino
Le cure contro i reumi riducono l’infiammazione e il dolore, ma non eliminano le cause, perché queste sono ancora sconosciute. Anche se c’è chi sostiene che l’artrite reumatoide sia dovuta a un virus che innescherebbe a distanza di anni le trasformazioni immunologiche che provocano la malattia.
Ecco i farmaci e le terapie più usati.
Fans (Antiinfiammatori non steroidei). Bloccano l’enzima cicloossigenasi: quello che trasforma l’acido arachidonico in prostaglandine e scatena l’infiammazione. I Fans possono danneggiare reni e stomaco. Nelle malattie autoimmuni si usano derivati del cortisone, che hanno azione antinfiammatoria, e il metotrexate o la ciclofosfamide, che controllano la replicazione cellulare. Hanno però ripercusioni sul midollo osseo, sul fegato e sull’apparato digerente.
Cure termali. Il calore di fango e bagni fa affluire sangue alle parti colpite da artrosi, accelerando la ricostruzione della cartilagine. Nell’iperuricemia, bere acqua aumenta l’attività renale.
Chirurgia. Corregge le forme più gravi di reumatismi, ripristinando la funzione dell’articolazione ed elimina il dolore. Le parti più trattate: tendini di mani e piedi, gomiti, colonna vertebrale. Fisoterapia. Riduce il dolore, migliora l’articolazione e le possibilità di muoverla.
Vaccino. Due le strade che si stanno tentando. Nell’artrite reumatoide aumenta la secrezione di citochine che favoriscono la replicazione delle cellule e stimolano l’infiammazione. Sono stati prodotti in laboratorio anticorpi contro le citochine. Ma devono arrivare solo all’articolazione malata, e non altrove, dove potrebbero avere effetti dannosi. Per il vaccino, le ricerche più progredite riguardano l’artrite reumatoide. L’obiettivo è il DR4, un antigene tipico del corredo genetico di chi contrae la malattia. Si parte dall’ipotesi che solo chi ha il DR4 svilupperà la malattia. Il DR4, sollecitato da alcuni linfociti T, scatena la risposta immunitaria quando nell’organismo è in corso un’infezione. Quando l’infezione scompare la sua azione prosegue e provoca l’artrite reumatoide. Obiettivo della ricerca è quello di creare un vaccino che isoli il DR4, in modo che non possa essere attivato venendo a contatto con i linfociti T.
La diagnosi non ha misteri
Per rivelare un difetto alle cartilagini (artrosi), può bastare una radiografia, ma per una diagnosi esatta delle malattie reumatiche sono essenziali gli esami del sangue. Ecco i principali.
Acido urico. Se la presenza nel sangue aumenta, è probabile che la causa sia la gotta.
Fosfatasi alcalina. La crescita della parte di origine ossea di questo enzima (prodotto anche dal fegato), può indicare la presenza di fratture o del morbo di Paget, malattia che porta alla perdita di elasticità delle ossa e aumenta il rischio di fratture.
Elettroforesi proteica. Rivela il frazionamento delle proteine di origine epatica. Un aumento della frazione alfa1 e alfa2 indica un’infiammazione attiva, mentre la crescita della frazione gamma segnala un’infiammazione cronica.
Ves (velocità di eritrosedimentazione). E’ un indice di infiammazione: se c’è, cresce il fibrinogeno, una sostanza che tiene uniti tra loro i globuli rossi, e favorisce la loro sedimentazione.
Proteina C reattiva. Compare entro poche ore dall’inizio dell’ infiammazione. I risultati di questo esame e del precedente, però, possono indicare tanto una malattia reumatica quanto un forte raffreddore o una carie dentale. Per distinguere, in questi casi si cercano i fattori reumatoidi, autoanticorpi prodotti dalla reazione del sistema immunitario contro la malattia.
Tac e Rnm (tomografia assiale computerizzata e risonanza magnetica nucleare). Permettono di rilevare lesioni anche limitate.
Moc (Mineralometria ossea computerizzata). E’ specifica per le malattie ossee. Appoggiando una sonda registrante sulla pelle in corrispondenza delle vertebre oppure del polso si valuta il tasso di calcio presente nell’osso, e quindi si può stabilire eventuali rischi futuri di fratture
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