Sono tremila i mali ereditari. Ecco come si trasmettono di padre in figlio.
Genetiche, ma non ereditarie.
Le malattie ereditarie non vanno confuse con quelle cromosomiche, che dipendono dalla perdita o dall’aggiunta di interi cromosomi: questi, come è noto, sono i “pezzi” nei quali è organizzato all’interno della cellula il Dna. Di solito il loro numero è di 23 coppie. Circa un neonato su 150 presenta anomalie cromosomiche. Le malattie che insorgono in questo modo sono anch’esse genetiche, poiché dipendono da un difetto del corredo biologico originale, ma non sono presenti nei genitori e per questa ragione non sono ereditarie. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, il padre e la madre di un bambino colpito da malattia cromosomica hanno un Dna integro: il difetto genetico si verifica cioè direttamente nell’ embrione durante le sue primissime ore di vita, quando le poche cellule da cui è composto si sdoppiano, trasformandolo in feto. La più diffusa della malattie cromosomiche è il mongolismo o “sindrome di Down”: essa deriva dal fatto che la ventitreesima coppia di cromosomi è costituita da tre elementi invece che da due. Un’altra patologia legata a difetti cromosomici è l’aborto spontaneo: oggi si ritiene che in una percentuale compresa tra il 40 e il 50 per cento del totale gli aborti spontanei (quelli che avvengono soprattutto nel primo trimestre della gravidanza e senza motivo apparente) siano causati da difetti cromosomici che si sono verificati nell’embrione o nel feto. Sul piano pratico, infine, è fondamentale sapere che la probabilità di malattie cromosomiche aumenta parallelamente all’età di gestazione della madre.
Le malattie che vengono dal passato
Sono diventati celebri in tutto il mondo grazie a Witness, il film interpretato nel 1985 da Harrison Ford: gli Amish, una setta religiosa, discendono da una ventina di coppie emigrate dalla Germania negli Stati Uniti alla fine del Settecento: ebbene, vent’anni fa gli studiosi di statistica sanitaria si sono accorti che in questo gruppo si verifica un enorme numero di casi di acondroplasia, una grave malattia ereditaria caratterizzata da un insufficiente sviluppo del sistema immunitario, e dal nanismo “dalle gambe corte”. Molte altre malattie ereditarie, del resto, sono concentrate in determinate popolazioni. La fibrosi cistica colpisce per esempio 40-50 nati ogni 100 mila tra i bianchi, ma soltanto un nato ogni 100 mila tra gli africani e gli asiatici, mentre la porfiria variegata, vedi sito associazione malati di porfiria, è rarissima in Europa (un ammalato ogni 100 mila nati), ma è invece molto più frequente tra i boeri (300 casi ogni 100 mila nati). Ancora: l’anemia mediterranea (o talassemia) colpisce1000- 2000 nati ogni 100 mila nel bacino del Mediterraneo e nel sud-est asiatico, ma è molto più rara nei paesi del nord-Europa. Il motivo di questa irregolare distribuzione di alcune malattie è comunque tutt’altro che misterioso. Infatti, per ragioni geografiche (come nel caso dei boeri) o culturali certe popolazioni si mescolano alle altre molto raramente: i loro membri si sposano quasi sempre all’interno della stessa comunità e ciò fa sì che i difetti presenti nelle prime generazioni si ripetano con insolita frequenza anche nelle generazioni che seguono. Si è sempre saputo, del resto, che i matrimoni tra consanguinei sono rischiosi per la prole.
Attualmente si conoscono almeno tremila malattie ereditarie diverse, generalmente gravi. Secondo le stime più recenti si può dire che nel loro complesso le malattie ereditarie sono la causa del 10 per cento dei decessi che si verificano nei primi 12 mesi di vita di una persona. Durante gli anni della scuola e in età adulta esse provocherebbero l’8-10 per cento circa di tutti i ricoveri ospedalieri: le sofferenze e i costi generati da queste patologie sono molto alti. Quelle ereditarie sono invece malattie croniche e progressive, e in molti casi non lasciano sopravvivere oltre i trent’anni di età. Per capirle meglio bisogna tener presente che queste patologie non vengono acquisite dall’esterno, come le infezioni, e non sono dovute a un processo degenerativo, come l’infarto o il cancro: al contrario, dipendono esclusivamente dal patrimonio biologico, cioè da un difetto presente su quel Dna che, come una carta di identità duplicata milioni di volte, caratterizza dal primo istante di vita tutte le cellule di ogni individuo Non tutte le malattie ereditarie, però, si manifestano alla nascita: alcune di esse, come l’ipercolesterolemia familiare, compaiono soltanto in età giovanile. Ciò che caratterizza soprattutto le malattie ereditarie è il fatto che il difetto del Dna che le provoca è già presente in entrambi i genitori o almeno in uno di essi: non solo, i meccanismi di trasmissione da una generazione all’altra obbediscono ad alcune leggi matematiche che sono note alla biologia già da molto tempo. Queste patologie possono così essere previste con sicurezza. In particolare è possibile riconoscere, con esami specifici, il difetto genetico negli adulti che le trasmetteranno. E’ anche possibile diagnosticare una malattia ereditaria direttamente nel feto, prima della nascita. Conoscere in tempo lo stato di salute del futuro figlio non serve soltanto a pianificare una eventuale interruzione della gravidanza. Può servire anche al contrario: le coppie che sanno di essere a rischio per una malattia ereditaria, o che hanno già avuto un figlio ammalato possono apprendere dagli esami fetali che il figlio che aspettano è sano.
Portatori sani: attenti ai figli
Ecco come si trasmette l’ereditarietà autosomica recessiva, scoperta da Mendel. I due genitori sono portatori sani: infatti, in ognuno di essi, solo uno dei due geni responsabile della malattia è anormale. Ma nella prole i quattro geni si mescolano in modo che un figlio sarà sano (il primo a sinistra della fila in basso), due saranno portatori sani, come i genitori i due al centro), e uno ammalato (l’ultimo a destra).
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