ipertensione

Vediamo un po’ cosa dice la psicosomatica (in particolare Johannes Cremerius) sull’ipertensione. Cosa c’è alla base?

Secondo Cremerius già dal punto di vista fisiologico la pressione subisce modificazioni strettamente connesse con gli eventi vissuti. Quando c’è tensione, rabbia, lotta o eccitazione sessuale questa sale; quando c’è pace, distensione e senso di tranquillità e protezione si abbassa. Nell’iperteso la reazione agli stimoli esterni è notevolmente maggiore e laa ricerca psicoanalitica ha potuto mostrare che gli ipertesi sono continuamente in uno stato di forte pressione interna e di tensione psichica. Ciò che ogni uomo ha come reazione fisiologica, ovvero la capacità di rispondere a stimoli interni ed esterni di determinata natura con un innalzamento della pressione ematica, negli ipertesi non costituisce più una possibilità di reazione ma uno stato costante. Sarebbe sicuramente sbagliato pensare, come oggi succede spesso, che le tensioni menzionate si riferiscono a stimoli esterni.
Leggiamo continuamente nei giornali che oggi esiste una nuova malattia di cui cadono vittime i dirigenti responsabili della vita politica ed economica. Lo stress del lavoro, i ritmi, affannosi, il telefono, l’abuso di tabacco, caffè e alcool sono, si dice, le cause del male. Certo, le circostanze sopra menzionate non sono proprio salubri, ma ognuno di noi sa che il lavoro e anche il molto lavoro non provoca necessariamente malattie o disturbi della salute, al contrario.
Sappiamo invece che ciò dipende da come si lavora, da come si considera il lavoro e da ciò che significa per ognuno di noi: un mezzo per arricchirsi,una soddisfazione dell’ambizione, una autoconferma oppure – e in questo caso ben difficilmente il lavoro p0trà essere considerato patogeno — una attività creativa su oggetti liberamente scelti.

L’esposizione allo stress è quindi parte dell’uomo. Ovviamente sia in campo psichico che in campo somatico ci sono determinati tipi e gradi di stress che conducono sempre a un danno. In tal caso è solo la capacità individuale di sopportazione a decidere dell’entità del danno, ma non è questo il punto. Semplificando possiamo così descrivere questi processi interni grosso modo così: il malato soffre della incapacità di esprimere liberamente determinati impulsi ad imporsi e ad affermarsi, quelle tendenze cioè che generalmente chiamiamo aggressività. Non si tratta però di un determinato tipo di personalità quanto piuttosto di tipi diversi in cui questo disturbo si presenta come sintomo cardinale.
Non si tratta affatto di tipi costituzionalmente deboli. I malati, al contrario, sono per lo più dotati di personalità vitale e intensa con un atteggiamento attivò ed energico verso il mondo.

Tutte le altre informazioni le potete trovate nell’articolo del sito psycosomatica.it dal titolo “ipertensione essenziale e secondaria“.

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