Delle circa 30 mila malattie oggi conosciute, solo un terzo è curabile con farmaci. Non solo: anche quando le medicine funzionano, prevalentemente queste agiscono più sul sintomo che sulle cause. Il che significa, in pratica, che non guariscono, solo alleviano la malattia. Malgrado questo in Italia si usano ogni anno 1 miliardo e 450 milioni di confezioni di farmaci. Spesso inutili. E, più frequentemente di quanto si possa immaginare, presi in modo sbagliato. Secondo uno studio dell’Istituto Mario Negri su alcuni dei farmaci più diffusi, almeno nel 50 per cento dei casi la prescrizione fatta dal medico non è seriamente giustificata. Molte sono poi le persone che prendono farmaci con troppa leggerezza, senza consultare i medici, senza leggere il foglietto delle «istruzioni» peraltro quasi sempre incomprensibili o interrompendone l’assunzione troppo presto, senza tenere conto che combinare più farmaci, o semplicemente accoppiarli a una dieta sbagliata, può portare a effetti controproducenti. Come limitare questi errori e orientarsi meglio tra pillole, fiale e compresse? Ecco qualche informazione, alcuni consigli e le risposte alle perplessità più comuni.
1) I farmaci son sicuri?
Sì. I farmaci in vendita sono abbastanza sicuri perché hanno superato una verifica che dura molti anni e consiste in quattro fasi. La prima sperimentazione viene fatta su volontari sani a dosi molto basse. Poi si passa alla fase 2, su piccoli gruppi di pazienti, e alla fase 3, su gruppi numerosi di mala-ti, per capire qual è il rapporto tra benefici e rischi. Stabilita l’efficacia di un farmaco, inizia la sua vendita e, con essa, la fase 4, cioè la sorveglianza «post-marketing». In Italia si calcola che 35 milioni di cittadini prendano ogni anno farmaci, e vengono segnalate 3.000 reazioni avverse l’anno.
2) Cosa è meglio dire o chiedere al medico che ci prepara la prescrizione?
Il medico di famiglia dovrebbe sapere di noi vita e miracoli. Ma se ci rivolgiamo a lui raramente, può sapere troppo poco. E’ quindi importante informare chi ci cura se abbiamo o abbiamo avuto: -malattie o disfunzioni croniche di fegato o renali (chi ne è stato vittima metabolizza più lentamente i farmaci); -l’ulcera peptica (meglio che non si prendano gli antinfiammatori non steroidei, o l’aspirina); -crisi epilettiche o problemi psichiatrici (ci sono farmaci che possono favorirli); -eczemi (è uno degli effetti collaterali più comuni); -e infine se è in corso una gravidanza: sostanze a prima vista innocue, come la vitamina A, possono causare malformazioni persino se sospese prima del concepimento.
3) I farmaci si prendono prima o dopo i pasti?
E’ meglio attenersi alle disposizioni del medico. Il cibo riduce la velocità di assorbimento di farmaci come penicilline, tetracicline, eritromicina. Ma ci sono anche farmaci il cui assorbimento è aumentato dal cibo: come la nitrofurantoina, il labetalolo, l’idralazina.
4) Cosa si deve fare se si dimentica una dose?
Dipende dal farmaco. Nel caso si tratti di un contraccettivo orale, la pillola successiva va presa il più presto possibile, tenendo conto che per 48 non ci sarà copertura e quindi va usato un altro anticoncezionale. In alcuni casi il «bugiardino », come viene chiamato il foglietto di istruzioni allegato al farmaco, dà indicazioni. Se si dimenticano altri farmaci, come l’insulina o gli anti-epilettici, è invece necessario consultare il medico.
5) Esistono farmaci incompatibili tra di loro?
Si. Per esempio, si è scoperto che la pillola anticoncezionale a volte fa cilecca se si prende contemporaneamente ad antibiotici. E l’eparina, un anticoagulante utilizzato per la trombosi venosa profonda, preso insieme all’aspirina fa aumentare il rischio di emorragia. Anche i farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale come gli ipnotici, gli stupefacenti, gli antistaminici e gli alcolici, se combinati tra loro moltiplicano l’effetto sedativo, che diventa così pericoloso e potenzialmente mortale. Bisogna quindi sempre dire al medico che fa la prescrizione quali farmaci si stanno assumendo. E controllare il bugiardino alla voce “Interazioni”.
6) Cosa deve esserci nella farmacia di casa?
Ecco alcuni prodotti base per le esigenze più comuni. Ferite: un disinfettante, meglio a base di iodio (betadine) o l’acqua ossigenata. E’ consigliabile non usare i cicatrizzanti: potrebbero favorire la formazione di cicatrici su ferite che devono ancora spurgare. Febbre: Paracetamolo, un antifebbrile per i bambini. Analgesici: un prodotto da banco a base di ibuprofene. Acidità di stomaco: un anti-acido se è episodica. Se invece persiste , bisogna andare dal medico.
7) Che cosa sono i farmaci da banco?
Quando entrano in commercio, i farmaci vengono divisi in due categorie: farmaci da banco, che non hanno bisogno di ricetta, e farmaci che richiedono la prescrizione. A loro volta, i farmaci con ricetta sono divisi in tre fasce. In fascia A, gratuiti, oggi ci sono 500 principi attivi (le molecole efficaci dal punto di vista farmacologico) divisi in 3.300 confezioni in base alla caratteristica (per adulto o pediatriche, tipo di somministrazione, quantità contenute) e in 1.374 specialità (i diversi nomi commerciali). In fascia B, cioè al 50 per cento a carico del paziente, ci sono 150 principi attivi, 490 confezioni e 342 specialità. Mentre in fascia C, cioè a totale carico del paziente, ci sono 980 principi attivi, 3.300 specialità, 7.200 confezioni. Questa suddivisione è oggi in fase di ridefinizione da parte del governo.
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