E’ finita l’era dello yes man, quello che dice sempre sì al capo e non prende mai iniziative personali. Le aziende tedesche oggi cercano dipendenti “ribelli”: hanno infatti scoperto che il loro apporto è fondamentale per la crescita dell’economia, perché creano un clima di competizione e di vivacità molto favorevole alla produzione. Alcuni dirigenti d’azienda tedeschi hanno fondato addirittura un’Accademia per pensare storto (Querkdenker Akademie), dove, in undici mesi di corso, e per ben 35.000 euro di retta, si insegna appunto a diventare dei veri bastian contrari. L’importante è non avere alcuna inibizione.

Teorie di questo tipo non sono tuttavia nuove. Negli Stati Uniti le aziende fanno ricorso a consulenti di creatività da almeno quaranta anni, proprio per stimolare la nascita di idee nuove. Il primo a formulare teoricamente l’applicazione del pensiero creativo in economia fu appunto un americano, Alex Osborn, che nel 1938 escogitò una delle tecniche ancora oggi più in voga per produrlo, il “brain storming” (cioè tempesta di cervelli). Il procedimento è semplice: si riunisce un gruppo di dodici-quindici dipendenti, per un’ora circa, coordinato da un animatore. Si pongono alcune regole formali come quella, fondamentale, di non stroncare le opinioni altrui ma di utilizzarle semmai come base per crearne altre, e quella di non rispondere mai con frasi del tipo “costa troppo”, “gli altri non lo accetteranno mai”. A quel punto parte la “tempesta” e cioè la produzione di idee a ruota libera. L’importante è poter dare libero sfogo al proprio pensiero non razionale, cioè divergente. Così hanno fatto per esempio i partecipanti a un “brain storming” della 3M, l’azienda che ha tra l’altro inventato i Post it (i bigliettini gialli adesivi). Il quesito era: trovare nuovi impieghi per il prodotto. L’animatore ha sollecitato la ricerca di libere associazioni, e quella vincente è stata tra Post it (che si attacca e si stacca) e il fare l’amore. Da qui sono stati evidenziati i due concetti di “massima adesione” e “durata”. Alla fine della seduta sono emersi ben 60 suggerimenti concreti, tra i quali l’utilizzo di Post it come segnalibro, vestitino per le bambole, spunto per un nuovo packaging alimentare. La creatività dunque è anche il motore dell’economia. A periodi particolarmente fervidi se ne alternano però altri più statici. Nelle fasi di recessione, come quella che viviamo, è ancora più sentito il bisogno di nuove idee, ed è anche più facile che un manager accetti di uscire da una visione personalistica e di lavorare in équipe.

Il metodo? Una vera seduta psicoanalitica.
Confrontarsi e lavorare insieme è fondamentale perché è dal gruppo che, secondo le tecniche messe a punto dai maestri del settore (Alex Osborn, Edward de Bono, Fritz Zwicky) nascono gli spunti creativi più efficaci. Il gruppo infatti funziona come un macro-cervello, al quale ogni individuo fornisce il proprio apporto creativo e dal quale trae a sua volta spunti per arricchire le sue proposte.

Ascoltando il pubblico, arriva l’idea giusta
Un ottimo esempio è stata la ricerca Levi’s: l’obiettivo era trovare un miglior dialogo con i consumatori attraverso i suggerimenti forniti dai rivenditori. E’ nata così l’orlatrice, una macchina da cucire che, installata in ogni punto vendita, consente al cliente, in appena cinque minuti, di acquistare un jeans pronto per l’uso e personalizzato, eliminando l’attesa per l’intervento del sarto.

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