Si nasconde nella foresta africana da dove fa sortite improvvise. L’ultima, in Congo, risale alla fine di Agosto 2007 Ottobre quando in meno di un mese ha infettato 320 persone uccidendone 120. Prima, tra il 1976 e il ’99, di sortite ne aveva fatte ben otto, provocando focolai in Zaire, Sudan, Gabon e Uganda. Ebola non è un virus nuovo e non lo sono neppure gran parte degli altri,“apparsi dal nulla” negli ultimi anni.
«Esistono da sempre» dice Stephen Morse, della Rockefeller University di New York. «Ce n’è una vasta riserva in natura. Ma un tempo si spostavano a fatica, oggi girano il mondo in pochi giorni». In passato le epidemie viaggiavano per lo più al seguito degli eserciti. Nel 162 d.C. i soldati di Marco Aurelio, di ritorno dall’Oriente, portarono a Roma il morbillo. Un secolo dopo la caput mundi fu messa in ginocchio dal vaiolo. La peste nera, trasmessa dal ratto nero dell’India, arrivò in Europa nel 1346, a bordo di una nave proveniente dalla Crimea. Nel 1495 Colombo importò in Europa dalle Americhe la sifilide. Ma gli europei avevano reso più di quanto avevano ricevuto: alla Cina, che ci aveva regalato l’influenza, venne restituita una violenta epidemia non si sa se di morbillo o di vaiolo. Alle Americhe gli spagnoli “regalarono” vaiolo, morbillo, tifo e influenza, decimando la popolazione del Messico (da 25 a 3 milioni) e del Perù degli Inca (da 8 a 1 milione). Oggi gli eserciti non sono più necessari: 1,4 milioni di persone ogni giorno fanno viaggi intercontinentali, trasferendo i virus da una par-te all’altra del globo. E anche i focolai epidemici che si accendono ai margini di una sperduta foresta equatoriale possono diventare, drammaticamente, fatti nostri.
Dalla superstrada
«Trent’anni fa non ci saremmo mai immaginati di essere aggrediti così» dice James Hughes, dei Centers for the diseases control di Atlanta, che negli Usa controllano le infezioni. «Sembrava che le malattie infettive fossero in declino ovunque». Oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) calcola che facciano 13 milioni di morti. Come escono i nemici dalle loro nicchie nelle foreste? Il virus Oropouche fu individuato la prima volta nel 1960 in un bradipo morto sul ciglio della superstrada Brasilia- Belém, appena inaugurata. L’anno dopo era a Belém, e aveva colpito 11 mila persone. Come c’era arrivato? Trasportato dai moscerini. I baccelli vuoti del cacao, coltivato dove prima c’era la foresta, consentivano al moscerino di riprodursi a dismisura e con esso aumentava il virus suo ospite. In Argentina, al posto della pampa, è stato piantato il mais: una cuccagna per il Calomys musculinus, un topolino. Ma insieme ai topi è cresciuta la popolazione di Junin, virus della febbre emorragica argentina. In pochi anni il suo raggio d’azione è aumentato di 7 volte. Oggi infetta 450 mila persone l’anno. «Nuove coltivazioni, strade, bacini irrigui, dighe, sono responsabili di gran parte delle malattie emergenti » hanno concluso gli esperti dell’Institute of Medicine di New York. «Nella loro progettazione, non si studia infatti l’impatto sulle zanzare e sulle malattie che trasportano ».
Zanzare sulle navi
Una volta usciti dalla loro nicchie questi virus si spostano. La zanzara tigre, Aedes albopictus, è un ospite poco rassicurante: può trasportare i virus Dengue,Potosi, Xingu e Fort Sherman. Viveva in Asia, ma nel ’72 è giunta clandestina negli Usa, nell’acqua contenuta in copertoni provenienti da Tokyo. Oggi è ovunque! E poiché nel 1998 è già stato segnalato il primo caso di Dengue in Italia,non mancano le occasioni perché l’Aedes si riinfetti, pungendo un ammalato, e propaghi il virus. Sempre clandestino, a bordo dei mercantili, è arrivato in Occidente anche il virus Seul, nascosto fra il pelo dei ratti. È il cugino asiatico del virus di Hantaan, e causa un’altra febbre emorragica. Nel 1982 l’hanno scovato nei topi a Baltimora, Filadelfia e New Orleans.
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