Con questo articolo inizia una serie di ben 4 articoli su quest’organo a dir poco fondamentale. Sarà possibile leggerli tutti cercandoli nella categoria Salute del Cervello.
Pesa poco meno di un chilo e mezzo, e ha la forma di un grosso pompelmo. Al tatto ha la consistenza di un budino. Eppure, insieme con cuore e reni, è uno degli organi “nobili” del corpo umano, quelli che debbono essere costantemente riforniti di sangue e ossigeno. Altrimenti, dopo pochi minuti, i neuroni (cioè i miliardi di cellule che lo formano) cominciano a soffrire e dopo alcune ore muoiono. E, si pensa, non possono più essere sostituiti. Il cervello, il nostro elaboratore centrale, è strutturato in maniera assai complessa.
L’encefalo, la porzione principale, ha la forma di una cupola. E’ composto dalla corteccia cerebrale formata di cellule (sostanza grigia), e dalle strutture sottostanti prevalentemente formate di fibre nervose (sostanza bianca). Nella corteccia vengono decodificate e, se necessario, immagazzinate le informazioni in arrivo. L’encefalo è diviso in due emisferi, scomposti in quattro parti ciascuno (i lobi cerebrali) separate tra loro da una serie di solchi.
L’emisfero destro e quello sinistro sono tra loro collegati attraverso fibre nervose, che trasportano informazioni da un emisfero all’altro: ognuno infatti è specializzato in particolari funzioni. A sinistra sono localizzati i centri del linguaggio, e a destra le capacità di organizzazione dello spazio in cui si vive. Il lobo frontale contiene i centri motori. Lateralmente, nel lobo temporale, c’è il centro uditivo. Il lobo parietale, è il punto di arrivo degli stimoli sensitivi. Infine nel lobo occipitale vengono gestite e interpretate le immagini provenienti dalla retina. Questa grossolana divisione (nell’ambito di ogni zona della corteccia vengono svolte anche funzioni più specifiche, come la gestione del linguaggio), spiega perché quando si verifica un danno localizzato ci sono deficit circoscritti. Per esempio se un ictus, cioè una lesione circolatoria che porta a morte i neuroni, interessa l’emisfero sinistro, vengono bloccate le funzioni motorie del lato opposto e il malato non riesce a muovere braccio e gamba destra. Questa apparente discrepanza si spiega col fatto che le fibre nervose si incrociano nel tronco encefalico, interessando quindi il lato opposto a quello della lesione.
L’encefalo è collegato attraverso il tronco encefalico al midollo spinale, che invia e registra tutti i segnali nervosi in arrivo e in partenza per le parti più lontane del corpo. Dietro al tronco encefalico, infine, c’è il cervelletto, di otto volte più piccolo rispetto all’encefalo. A esso tocca il mantenimento dell’equilibrio nello spazio e il coordinamento dei movimenti.
Ogni giorno si perdono circa centomila neuroni ( e durante i 5 minuti impiegati per leggere questo post ne avete persi ben 350… ), sugli oltre venti miliardi disponibili. E in ottanta anni di vita quasi un quinto del totale va perduto. Il cervello, insomma, sembra perdere le proprie capacità, con l’andare del tempo, visto che la maggior parte dei neuroni, le sue cellule, viene distrutta. Ma è proprio così? In realtà esistono meccanismi di compenso, perché i neuroni disponibili sono più numerosi rispetto al fabbisogno, e altre cellule vanno a supplire la funzione di quelle mancanti. E si creano nuovi circuiti. Per questo è utile mantenere attivo il cervello fornendo costantemente ai neuroni stimoli (per esempio con la lettura e la discussione). L’invecchiamento, contro cui si può fare poco, non è però l’unico elemento di pericolo. Le cellule cerebrali, infatti, per poter funzionare hanno costante bisogno di “rifornimento”. E non solo di ossigeno, ma anche di altre sostanze. Prima fra tutte il glucosio, anch’esso trasportato dal sangue. Questo zucchero è infatti il carburante preferenziale dei neuroni: non a caso, quando si verifica una crisi ipoglicemica, spesso si perde conoscenza. Anche il calcio, cioè il minerale che consente gli scambi “elettrici” tra i neuroni e l’ambiente extracellulare circostante, è necessario per le normali attività cerebrali. Infine, perché il segnale nervoso passi correttamente, e in tempo, da una cellula all’altra, è indispensabile la presenza di sostanze particolari, in grado di facilitare questo passaggio. Sono i cosiddetti neurotrasmettitori, particolari molecole che hanno proprio questa funzione di “lasciapassare”. Un deficit di acetilcolina, per esempio, o dei suoi recettori all’interno delle cellule, è certamente causa di gravi disturbi cerebrali, che portano alla demenza.
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