Ecco la seconda parte del post in cui si parla di anestesie e risvegli. La prima parte la trovate QUA

I casi di anestesie troppo leggere e di risvegli intraoperatori sono probabilmente aumentati, negli ultimi anni, anche per scelte tecniche. Secondo gli esperti, l’aumento potrebbe essere dovuto al fatto che ora si usano di più farmaci anestetici liquidi iniettati in vena con la fleboclisi durante tutto il corso dell’operazione, al posto di quelli gassosi comunemente usati fino a pochi anni fa. Gli anestetici endovenosi sono meno fastidiosi di quelli gassosi, che possono avere effetti tossici sul fegato, ma producono un grado di anestesia non facilmente prevedibile. La quantità di anestetico da iniettare viene studiata per ogni paziente in base al suo peso, ma il modo con cui la sostanza agisce varia comunque da persona a persona. Basta che un paziente abbia nel sangue una maggiore o una minore quantità di quelle proteine che hanno il compito di trasportare il farmaco nel sangue per alterare l’effetto dell’anestesia. Conta anche il modo con cui funziona il fegato: se vi è un difetto nella circolazione sanguigna o le cellule deputate a elaborare il farmaco non sono perfettamente efficienti, il farmaco perde parte della sua capacità di addormentare.

Gli interventi chirurgici più a rischio? Sono i parti cesarei
In quali tipi di operazioni chirurgiche è più facile che si verifichi un risveglio? In teoria in tutti, ma quelli più a rischio sono i parti cesarei, poiché i farmaci anestetici “deprimono” il sistema respiratorio e quello cardiovascolare e questi fenomeni sono pericolosi per il neonato, alla madre viene somministrata una dose di anestetico minore di quella normale. Una donna, sottoposta a questa operazione, ha raccontato di avere sentito le voci dei medici, compresa quella del marito chirurgo che la assisteva e, pur non avvertendo dolore ma solo un fastidio profondo, di aver colto nettamente il momento in cui iniziava l’intervento. Le tracce di un risveglio intraoperatorio possono rimanere più o meno profonde nell’inconscio del paziente. C’è chi soffre per mesi o anni di insonnia e di ansia. Molti di coloro che hanno vissuto questa esperienza, rifiutano poi per anni di sottoporsi a visite mediche e terapie. Altri soffrono di fobie meno immediatamente associabili con l’operazione. Probabilmente gli effetti sono più gravi in chi affronta l’anestesia con ansia, anche in rapporto al tipo di intervento previsto. Per esempio, è più facile essere rilassati se ci si prepara a un intervento di chirurgia estetica o a un parto cesareo che a operazioni più difficili.

Si può evitare il risveglio introperatorio?
Il modo migliore è quello di usare costantemente durante l’intervento l’anestetico per via inalatoria. La soluzione ideale è perciò l’anestesia bilanciata, cioè un dosaggio preciso di anestetici liquidi e gassosi. In questo modo si limitano al massimo i rischi di tossicità del gas e contemporaneamente si assicura un isolamento della coscienza del paziente sufficientemente profondo.

Fra pochi giorni la terza parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!

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