Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

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Che cos’è la morte in culla? Come prevenirla?

La “morte in culla” detta anche Sids (dall’inglese Sudden infant death syndrome, Sindrome della morte infantile improvvisa) è la morte di un neonato apparentemente sano che si manifesta senza sintomi e cause evidenti. Questo evento può accadere senza preavviso nel primo anno di vita del bambino. Ha un’incidenza molto bassa, un caso ogni 1.500 neonati.

Pur non essendo ancora chiari i motivi che portano alla morte in culla, numerosi studi scientifici hanno permesso di stilare una lista di comportamenti che possono servire come prevenzione.
Su tutti l’indicazione di fare dormire il neonato sempre a pancia in su. Inoltre si consiglia alle mamme di non fumare soprattutto in gravidanza né successivamente in presenza del piccolo, e di preferire l’allattamento al seno. Sembra utile anche fare dormire il bambino nella sua culla sopra un materasso rigido, senza cuscino, senza piumini ingombranti o vestiti che ne aumentino troppo il calore corporeo e in un ambiente che possibilmente non superi i 20 °C.

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Sport: l’età per cominciare? Zero anni!

Non c’è mai stata tanta offerta di sport per i bambini. Eppure mai come oggi ne fanno così poco.
Una recente ricerca ha dimostrato che solo il 20 per cento tra i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 15 anni svolge uno sport in modo regolare. Mentre l’obesità è sempre più diffusa: colpisce dal 5 al 6 per cento dei ragazzi e dal 6 al 7 per cento delle ragazze.

Cominciare presto
Sull’opportunità di cominciare presto a muovere i muscoli non ci sono dubbi. Tanto prima il bambino viene avvicinato, sia pure gradualmente, allo sforzo muscolare, tanto più aumenterà la sua abitudine alla fatica fisica e psicologica. Il piacere per un certo tipo di stanchezza muscolare, la sensazione di padroneggiare il proprio corpo si imparano proprio da piccoli.

Quale sport?
Innanzitutto non solo uno sport, ma più sport e un bimbo di cinque, sei, otto anni dovrebbe praticarrne il più possibile. Portare un bambino solo in piscina, oppure solo nel campo di atletica è un errore. E’ noioso perfezionare fino all’esasperazione lo stesso movimento.

Una vasta scelta
Si può scegliere a seconda dell’età del bambino. Ci sono sport che per essere praticati bene richiedono un’età più matura: la vela, la canoa, il windsurf, la mountain-bike sui sentieri di montagna, il tiro con l’arco o l’atletica leggera presuppongono una coscienza di sé e dei propri limiti, oppure una coordinazione muscolare tali da essere meglio affrontabili alle soglie dell’adolescenza.

Per piccolissimi
Già a partire dalla primissima infanzia si può invece iscrivere un bimbo a un corso di nuoto, fargli fare massaggi o esercizi di ginnastica guidata, o semplicemente regalargli un triciclo. Verso i 2-3 anni si può portarlo a fare passeggiate nei boschi o perfino su qualche facile sentiero di montagna. Può anche cominciare a giocare a palla con un adulto, dare le prime pedalate in bicicletta e, come sempre, nuotare. Lezioni di calcio e di minibasket possono essere affrontate a 5-6 anni, mentre per pallavolo, pattini a rotelle, tennis è meglio attendere i 7-8 anni.

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Bambini senza mal di schiena

Vi scrivo per farvi conoscere come i bambini devono stare in classe, seduti ad ascoltare le lezioni o intenti a scrivere. Saperlo vi aiuterà a prevenire il mal di schiena ai vostri bambini.

Molto spesso la postura è una questione di banco, che deve essere, prima di tutto, adeguato alla statura del bambino, dal momento che una posizione viziata può provocare, anche nei bambini, mal di schiena. Altro fattore cui prestare attenzione è che l’ alunno non abbia difficoltà di visione o problemi di udito, che potrebbero indurlo a protendersi in avanti, in una posizione non corretta, per sentire o vedere meglio. Molto spesso, poi, la scelta del posto in classe avviene sulla base delle amicizie e non della statura, cosicché capita che i più piccini debbano sedersi male per riuscire a vedere, se hanno davanti un compagno più alto. Impossibile pretendere che i bambini stiano seduti a lungo nella stessa posizione: i bambini devono assumere una postura non rigida, ma dovrebbero appoggiare bene la schiena al sedile e non accavallare le gambe. Mentre ascoltano, i bambini dovrebbero appoggiare i gomiti sul banco. E’ auspicabile, infine, che, tra un’ ora e l’ altra, i bambini possano sgranchirsi un po’ le gambe.

Con in spalla lo zainetto
Le ricerche fino ad ora eseguite hanno escluso una correlazione diretta tra peso dello zaino scolastico e insorgenza di patologie della colonna, quali la scoliosi. E’ comunque preferibile che lo zainetto dei bambini non sia eccessivamente pesante e che venga indossato dal bambino in modo che il peso risulti ben bilanciato. Ecco, allora, alcuni consigli. Lo zaino deve essere leggero e non troppo grande, adeguato alla statura del bambino. E’ meglio usare sempre tutte e due le spalle per portare lo zainetto e la cintura di fissaggio addominale. Saltuariamente è opportuno utilizzare lo zainetto come se fosse una cartella, con l’ apposita maniglia (se il peso non è eccessivo), alternando la mano. Non sovraccaricare lo zainetto con materiale inutile. Non sollevare lo zainetto rapidamente o bruscamente. Non correre con il peso dello zainetto pieno in spalla. Non “tirare” i compagni per lo zainetto.

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Bambini: istruzioni per l’uso.

In giro nel web ci sono tanti blog molto interessanti e poco conosciuti. Uno di questi è il blog del Dr. Patano, un pediatra con anni di carriera alle spalle che sa quel che dice e non si lascia certo “intimidire” dalle case farmaceutiche.

Nel suo blog troverete molti consigli utili su come crescere un bambino. Eccone qualcuno:

  • La temperatura della casa non deve superare i 20° c.
  • Non comprare peluche (raccolgono polvere anche se lavati ogni giorno).
  • Non farlo dormire nel lettone tra mamma e papa’, uno dei due finira’ per dormire nella camera del piccolo.
  • Durante l’inverno fare il bagnetto una volta a settimana (di sporcizia non si muore); d’estate anche due volte al di’.
  • Quando fai le pulizie in casa non tenere il bambino nella camera che stai mettendo in ordine.
  • Quando il piccolo comincia a camminare usa calze anti scivolo; (la pianta del piede deve imparare a conoscere ,”sentire” il pavimento).
  • Non usare il girello; se sei costretta a farlo, le punte dei piedi devono appena sfiorare il pavimento.
  • Se il piccolo e’ allattato al seno abitualo fin dalla nascita a poppare ad un orario prestabilito. dai un intervallo di tre ore e mezza fra una poppata e l’altra, con una tolleranza di mezz’ora (non prima di tre ore, per digerire il latte ci vogliono tre ore e non dopo le quattro ore perche’ arriverebbe all’orario della poppata affamato, ciucciando con voracita’ e succhiando aria.
  • Se beve al biberon invece devi abituarlo a bere sempre alla stessa ora (la mamma ha il diritto di dedicare qualche ora a se stessa: shopping, parrucchiere, ecc).
  • Il bambino di notte non deve poppare, l’ultima poppata va data verso mezzanotte e la prima verso le cinque del mattino. i genitori hanno diritto a riposare. non si fa nessuna violenza al piccolo, si abitua.
  • Non parcheggiare il carrozzino col bambino accanto a: televisore, computer, telefonini, forno a micro onde, ecc. anche se spenti emettono radiazioni.
  • non abituare il piccolo a dormire con peluche.
  • Quando metti a letto il bambino, anche se piccolissimo, leggi una favola, canticchia una nenia, tieni le luci basse, televisore spento, pochi rumori in casa, accarezzalo e sorridi. non farlo addormentare in braccio.
  • La mamma che allatta al seno durante i pochi mesi di allattamento non deve sottoporsi a:
    -tinture dei capelli, mesche (anche con colori vegetali, l’unica tintura che si puo’ utilizzare sono i fiori di camomilla).
    -massaggi, massaggi drenanti (le tossine accumulate nei tessuti cutanei vengono spremute e ritornano nel circolo sanguigno e quindi secreti nel latte.
    -utilizzare saponi profumati per la doccia, da’ odore al latte, (puo’ usare il sapone di marsiglia o aleppo).

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Cosa vedono i bambini?

occhi bambino

Oggi vi parlo di uno studio molto semplice ma molto interessante fatto da Robert Fantz, specialista in psicologia dello sviluppo. Quasi sicuramente fissando negli occhi un bambino vi sarete domandati quanto il piccolo riesca a capire di ciò che lo circonda, ecco anche il Dr. Fantz si è posto questa domanda e ha provato a trovare una risposta nonostante le evidenti difficoltà di comunicazione con i bambini.
Nel 1961, quando Fantz ha effettuato il suo esperimento, non c’erano molti strumenti utili a scoprire che cosa passasse nella testa del bambino. L’unico strumento che utilizzò fu l’osservazione e quindi, armandosi di tanta e santa pazienza, si mise ad osservare i bambini.
Una caratteristica principale della natura umana è la curiosità, quindi se c’è qualcosa di interessante vicino a noi, noi generalmente la esaminiamo. Così Fantz ha installato un tabellone sopra il bambino a cui sono state attaccate due immagini (Fantz, 1961). Un’immagine rappresentava un bersaglio l’altra un abbozzo di un viso umano. Si è poi nascosto dietro il tabellone e tramite un buco ha osservato lo sguardo del bambino.

Risultati

La prima cosa che scoprì fu che un bambino di due mesi osserva l’immagine del viso umano per il doppio del tempo rispetto all’immagine del bersaglio. Questo gli suggerì che i bambini avessero capacità di discernere le forme e i modelli. Prima di quella scoperta si credeva che i bambini che osservassero un mondo caotico di cui potevano cogliere quasi nulla.
Nella psicologia moderna i risultati di questo esperimento sono ancora usati per scoprire che cosa i bambini capiscono del mondo che li circonda. Si è quindi pian piano compreso che i bambini ad un mese possono seguire un oggetto che si muove lentamente, a due mesi possono “incrociare” gli occhi e e cominciare a distinguere gli oggetti lontani, a tre mesi possono comprendere la differenza fra i membri della famiglia (Hunt, 1993).
Come conseguenza di questa e di simili studi, gli psicologi hanno ipotizzato che l’essere umano nasce con una decisa preferenza per l’osservazione dei visi umani. Questo ha certamente un significato evolutivo poiché i volti umani contengono tutta una serie di informazioni utili (ad es. veicolano le emozioni) che sono vitali per la nostra sopravvivenza.
Mica male come conclusioni scaturite dalla sola osservazione degli occhi di un bambino!

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Ci sono ben 232 sostanze tossiche nei corpicini dei neonati!

bimbo

Non c’è certo da sorprendersi alla notizia che la maggior parte degli italiani adulti ha il biosfenolo A (BPA) e altre sostanze chimiche pericolose sparse nel proprio organismo. Questo è ciò che succede se vivi in un mondo “chimico” come il nostro.
Ma un nuovo studio dimostra che l’intossicazione inizia nell’utero. Prima ancora di essere nati!
Uno studio di due anni commissionato dal gruppo noprofit Environmental Working Group (EWG) ha analizzato il sangue del cordone ombelicale di 10 bambini americani anti fra il 2007 e il 2008 e ha trovato ben 232 sostanze chimiche tossiche.
Alex Formuzis, componente del gruppo EWG ha dichiarato: “ Fra le nuove sostanze che abbiamo trovato, oltre al BPA, c’erano: una sostanza chimica che serve a ritardare il fuoco (tertrabromobiosfenolo A) che si usa nei pc, prodotti chimici (galaxolide and tonalide) che si usano nelle fragranze dei comuni cosmetici e detergenti, e un membro della famiglia chimica del Teflon (acido perfluorobutanoico) usato in moltissimi prodotti di consumo.”
Come vedete non si sono meravigliati del BPA- una sostanza estrogeno-simile che si trova in moltissimi prodotti ed è correlata alla pubertà precoce, all’obesità infantile, al cancro al seno e a problemi neurologici – perchèsi trova ormai in tutte le persone e che infatti è stata trovata i 9 bambini su 10. Lo studio conclude così: “I prodotti chimici trovati in questi bambini sono alcuni dei prodotti più problematici mai messi in commercio. La loro presenza nel sangue del cordone ombelicale rappresentano un fallimento delle politiche che dovrebbero mirare tutelare la salute umana.”
Fonte

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ADHD ed effetto placebo, una ricerca che fa riflettere.

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Un nuovo studio, condotto da neuropsichiatri infantili dell’Università di Buffalo, suggerisce che il principale effetto dei farmaci per l’ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività) sia l’effetto placebo. La cosa incredibile però è che l’effetto placebo non lo ha sui bambini ma sui genitori sugli insegnanti o sugli psicologi che hanno in cura i bambini!

L’ effetto placebo è un miglioramento dei sitomi o del comportamento dopo che un paziente riceve un farmaco “falso” (spesso acqua e zucchero). In questo caso, la ricerca ha suggerito che quando i genitori o gli psicologi hanno creduto i loro pazienti “malati di ADHD” (fra virgolette perchè questa malattia è a dir poco sopravvalutata) stessero prendendo i farmaci per la loro “patologia” (sempre fra virgolette…) tendevano a guardare più favorevolmente e a prendersi meglio cura dei bambini, che in realtà stavano assumendo delle innocue zollette di zucchero!

“L’atto di somministrare il farmaco, o il pensare che il bambino abbia ricevuto il farmaco, può indurre aspettative positive nei genitori e negli insegnanti sugli gli effetti di quel farmaco, che possono, a loro volta, influenzare il modo in cui i genitori e gli insegnanti valutano e si comportano verso questi stessi bambini.” ha detto il ricercatore Daniel il A. Waschbusch, autore della ricerca. “Riteniamo quindi che il credere che il bambino stia ricevendo il farmaco può determinare una variazione nell’atteggiamento degli insegnanti o di chi si prende cura dei bambini.”
Possono avere un’opinione migliore del bambino ed è questo a generare un migliore rapporto!

Un effetto placebo di questo tipo potrebbe avere risvolti sia positivi che negativi. Waschbusch ha infatti aggiunto: “Se gli insegnanti prendono più a cura i bambini perchè credono che siano sotto effetto farmacologico, questa è una buona cosa. Se vengono prescritti più farmaci perchè si crede che stiano facendo effetto, questa non è certo una buona cosa.”
Questa seconda possibilità non è certo remota perchè i genitori e gli insegnati sono stati indotti a credere che con i farmaci si risolvano tutti i i problemi.

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Il mal di pancia dei bambini e l’influenza.

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Oltre a quello che dicevamo nel precedente articolo sui sintomi dell’influenza e dei virus parainfluenzali a confondere ulteriormente ci si mette anche il fatto che in questo periodo dell’ anno si verifica di solito un’ epidemia di diarrea nei bimbi fra i 6 mesi e i 3 anni. In media dura 4-5 giorni (raramente più di 14) ed è di solito provocata da virus (soprattutto i rotavirus). I primo sintomo, che spesso precede di 2 o 3 giorni la diarrea, è il vomito, che è anche il primo a regredire e, come la diarrea, guarisce spontaneamente, senza medicine.
Gli errori maggiori si fanno però quando si modifica l’ alimentazione del bambino. C’ è la credenza che quando c’ è la diarrea si debba sospendere l’ alimentazione per molte ore, per poi andare avanti a base di riso in bianco, pollo lesso, carote lesse e sospendere il latte. Il rischio però, in questo modo, è di dare poche calorie e proteine, arrestando la crescita del bambino, se pur per poco tempo.
Uno studio del dipartimento di pediatria dell’ università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista “Bambini e nutrizione”, fornisce indicazioni importanti per l’ alimentazione e la cura della diarrea.

Diete e digiuno “vietati”.

Il suggerimento è di non sospendere l’ alimentazione e di continuare a far mangiare al bambino i soliti cibi: una riduzione dell’ alimentazione ritarda la guarigione. Naturalmente il bambino non dovrà essere nemmeno forzato a mangiare, infatti la sensazione di fame dipende dalle condizioni generali del bambino ed è un segnale che va rispettato. L’ unico consiglio è, quando possibile, di agevolare la tendenza che i bambini con vomito e diarrea hanno sempre: fare pasti meno abbondanti e più frequenti.

Il latte

A differenza che in passato, quando si smetteva di somministrare al bambino con diarrea il latte artificiale, o della mucca, per sostituirlo con tipi privi di lattosio, oggi, in base a ricerche scientifiche più moderne, si continua a usare il solito latte (sia che si tratti di quello adattato, in polvere o liquido, sia di quello vaccino). Si deve continuare a dare il latte materno e la madre non deve seguire nessuna restrizione alimentare.

Farmaci

Vomito e diarrea scompaiono senza dover assumere farmaci, nella maggioranza dei casi, entro cinque giorni. Le medicine perciò sono inutili e, come è stato ribadito anche recentemente, in alcuni casi possono creare nei bambini disturbi anche gravi, come: disturbi del linguaggio o confusione mentale provocati dai farmaci contenenti metoclopramide usati contro il vomito. Per evitare reazioni negative sono sconsigliati anche molti farmaci antidiarroici.

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Bambini e verdure. Storia di un rapporto difficile.

verdure

Ecco qualche semplice consiglio per migliorare il rapporto fra i bambini e le verdure.

Informazione prima di tutto.

Per prima cosa insegnate ai vostri bambini le diverse qualità di verdure esistenti. Provate il seguente esperimento. Mettete nel piatto alcuni cibi graditi dai bambini come pizza, pepite di pollo, patatine fritte, etc. e aggiungete nello stesso piatto alcune verdure come spinaci, crescione, sedano, barbatiola etc. Fate una prova, chiedete a vostro figlio i nomi di tutti gli alimenti presenti nel piatto. Sono pronto a scommettere che ignora i nomi di circa il 30% delle verdure sulla tavola. Un’informazione da parte dei genitori sul consumo delle verdure e su di un’alimentazione sana spesso rappresenta una falla nel percorso educativo. Per questo per prima cosa raccomando di creare dei momenti in cui il bambino familiarizzi con le differenti verdure, in cui si parla “dei doni della natura” di cui disponiamo nelle diverse stagioni, facciamo inoltre provare loro i sapori, i colori, narriamo delle tradizioni e dei benefici che ne possiamo ricavare dal loro consumo. Creiamo delle esperienze in cui i bambini possano godere della verdura fresca e saporita, in modo tale da contrastare l’idea che tutto ciò che è verde è disgustoso.

Smettete di ricompensare i vostri figli.

La maggior parte dei genitori provano a convincere i propri bambini con la promessa di una ricompensa a fine pasto. Questo modo di comportarsi instillerà l’idea che per mangiare le verdure bisogna essere forzati e soprattutto che ci si deve meritare un regalo e così senza alcun dono i bambini si rifiuteranno di mangiare. Credetemi i bambini saranno convinti di questo. (Io la pensavo esattamente così quando ero piccolino). Se di solito fate così, smettetela subito, questa è una strategia di basso profilo, serve a tamponare una situazione di emergenza, ma alla lunga distanza non porterà a nulla. Se desiderate che i vostri bambini abbiano un’alimentazione sana ed equilibrata e volete che questa sia un’abitudine per il resto della loro vita allora è necessario che spiegare loro che un’alimentazione prevalentemente vegetariana è un’ottima cosa. Se non vorranno capire all’inizio non mollate, ogni volta che si presenterà l’occasione spiegate che mangiare le verdure non è soltanto salutare, ma è anche da furbi.

Non punite i vostri figli

Analogamente ci sono altri genitori che ricorrono a misure estreme per far terminare le verdure nel piatto. Queste esperienze determineranno nei bambini un’avversione per le pietanze a base di verdura. Non giungete a questi comportamenti, mettete via l’imbuto. Piuttosto siate pazienti e tentate di spiegare che il consumo di frutta e verdura fa bene alla salute.

Cucinate il cibo per i vostri bambini.

La maggioranza dei gentori acquista il cibo per i loro bambini o lo prepara nel microonde. Spesso vengono impiegate passati di verdure precotte. In questo genere di alimenti non è possibile controllare la provenienza dei cibi, la qualità degli ingredienti e anche la quantità di sale, zucchero, olio, etc. Non è necessario sottoporre i ragazzi ad una dieta ferrea ma semplicemente tenere sotto controllo i nemici della salute soprattutto in un momento storico come il nostro in cui si registra un costante aumento dell’obesità infantile. E’ importante aggiungere che quasi tutti i cibi che si preparano rapidamente costituiscono “il cibo spazzatura”. Fate assaggiare ai vostri figli un vero passato di carote fatto con carote vere piuttosto che quello preparato in pochi minuti. Se non avete i tempo proprio come me, mettete la sveglia un’ora prima così da poter cucinare e se siete sposati chiedete un legittimo aiuto al proprio compagno.

Nascondete le verdure nel piatto.

Se nonostante i molteplici tentativi i vostri bambini non hanno ceduto alle lusinghe vegetariane, bisogna passare a strategie più raffinate. Provate a nascondere le verdure nei piatti che preparate per lui. Ad esempio nel condimento della pasta, altrimenti non resta che metterne un po’ sulla pizza. Non dimenticate di far provare ai vostri bambini alcune verdure da sgranocchiare come ad esempio finocchi e carote, inventatevi altri modi freschi per far mangiare le verdure ai più piccoli, certo siete passibile di aver detto qualche bugia, ma lo avete fatto solo per il bene dei vostri cari.

Siate un modello per i vostri figli.

Infine la cosa più importante, diventate un modello per i vostri bambini. Evitate di avere abitudini alimentari errate poiché i bambini si sentiranno autorizzati immediatamente ad emularvi. Inoltre è necessario tener presente che se noi assumiamo abitudini alimentari sane diventa più semplice chiederlo ai nostri bimbi.
Non dimenticate che i bambini sono molto furbi. Pertanto dovete armarvi di grande pazienza, siate pronti a perdere qualche battaglia poiché l’obiettivo è la vittoria della guerra. Usate tutta la vostra immaginazione e porrete le basi per la crescita di uomini consapevoli.

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Tuo figlio è un ladro?

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Rubare durante l’infanzia può essere considerato normale? Quando i genitori dovrebbero iniziare a preoccuparsi?

I genitori di solito si preoccupano quando scoprono i loro figli mentre rubano o, peggio ancora, taccheggiano.
Quando a farlo sono i bambini molto piccoli di solito si dice che sono “bambini che non vogliono condividere”, ma se questo comportamento continua quando i genitori dovrebbero iniziare a preoccuparsi?

Questo è il soggetto di un recente articolo della pediatra Perri Klass. Lei ha parlato con molti esperti nel campo della pediatria e della psicologia infantile e la maggior parte di loro ha detto che la maggior parte dei bambini con meno di 6 anni proverà almeno una volta a prendere cose che non sono sue. La cosa importante è però che i genitori capiscano che questo può essere un ottimo momento per insegnare qualcosa ai loro bambini.
Da genitore, infatti, è il giunto il momento di parlare con tuo figlio dei comportamenti etici e di quelli non etici e di rendere questi concetti reali chiedendo al figlio di scusarsi e di restituire l’oggetto rubato. Questa è davvero una grade opportunità quindi per dare ai propri figli il messaggio che il loro comportamento non è appropriato e che non sorvoliamo su queste cose.

Il rubare diventa “preoccupante” quando accade per motivi diversi dal semplice impossessarsi di un oggetto (ad esempio se il bambino ruba e poi vuole distrugge l’oggetto) o se continua anche in età adolescenziale. Per capire se ci sono problemi più seri, da affrontare con uno psicoterapeuta infantile, si può vedere se il ragazzo non ha alcun rimorso e non riesce a bloccare il suo comportamento illegale.

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