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Category: allergia

Controlli ambientali per il paziente asmatico

La polvere di casa ed un piccolo acaro, il dermatofagoides, che in essa si sviluppa, causano frequentemente asma nel bambino ed anche nell’adulto (con minor frequenza). Raccomandiamo pertanto di seguire scrupolosamente i consigli qui riportati per cercare di eliminare al massimo la polvere della vostra casa.

MISURE DA ESEGUIRE NELLA CAMERA DA LETTO:
1) Togliere i cuscini ed i materassi di lana, di piume e di crine. Sostituirli con altri imbottiti di sostanze sintetiche (es.: gommapiuma o schiuma di lattice).
2) Pulire accuratamente con l’aspirapolvere il cuscino, il materasso, la rete ed intorno alla base del letto. Ricoprite con tela molto fitta o con federe anti-acaro il materasso e il cuscino.
3) Ogni giorno pulire con panno umido la fodera del materasso.
4) Ogni settimana cambiare e lavare le federe, le lenzuola e la sovracoperta. Pulire con l’aspirapolvere la base del letto.
5) Se nella camera c’è un armadio guardaroba, esso va vuotato oppure, se serve solo come deposito, gli sportelli devono essere sigillati con un largo nastro adesivo.
6) Le coperte di lana dovrebbero essere sostituite con coperte di cotone o di fibresintetiche ed essere lavate frequentemente.
7) Applicare alle finestre tende lavabili e lavarle frequentemente.
8) Sostituire le carte da parati della camera da vernici lavabili.
9) Togliere i mobili imbottiti o tappezzati, libreria, giocattoli ed oggetti di stoffa o pelo.
10) Togliere tappeti e moquette e, possibilmente ricoprire i pavimenti con linoleum o piastrelle.
11) Usare un aspirapolvere con sacchetti estraibili.
12) Si deve rimuovere tutta la polvere dal pavimento, dalle pareti e dal soffitto, compresa la polvere sulle intelaiature delle porte e delle finestre, nelle fessure dei pavimenti, sugli impianti di illuminazione e riscaldamento.

N.B.
Se il vostro bambino divide la stanza da letto con altre persone, tutti gli altri letti nella stanza devono essere trattati allo stesso modo.

ALTRE CAMERE
Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta alla rimozione della polvere dai mobili almeno due volte la settimana, specialmente dallo schienale, dai braccioli e dai cuscini.
PROIBIRE DI FUMARE NEGLI AMBIENTI IN CUI VIVE IL PAZIENTE ASMATICO.

Articolo scritto dal Dr. Giuseppe Errico, responsabile dell’ambulatorio di Allergologia e Immunologia del Poliambulatorio Sociale Nuova Città di Capurso.

Cosa fare quando sospetti un’allergia a farmaci?

1 – Tener presente che allo stato attuale non esistono metodi specifici che diano la sicurezza assoluta di una diagnosi di allergia a farmaci e che siano scevri da rischio per il paziente.

2 – L’anamnesi è il mezzo diagnostico più importante.
3 – Nel caso in cui fondatamente si sospetti una reazione allergica ad un farmaco si consiglia di annotare accuratamente:
a – farmaco e suo dosaggio
b – data e tempo trascorso dall’assunzione
c – tipo e frequenza della reazione al farmaco

4 – Evitare in generale l’uso dei seguenti farmaci:
a – qualsiasi medicamento che si sospetti abbia procurato manifestazioni allergiche
b – antibiotici beta-lattamici (penicilline, ampicillina e cefalosporine).
c – anestetici locali
d – analgesici ed antinfiammatori a base di acido fenilbutazone, ecc.
e – Vit.B, Vit.B12 ed estratti epatici vari.

5 – Nel caso in cui si sia costretti a somministrare uno qualsiasi dei farmaci citati al punto 4 (escludendo quelli al paragrafo a) ricorrere sempre, nei limiti del possibile, alla somministrazione (a dosi frazionate e sotto controllo medico), per via orale evitando quella parenterale.

6 – Possono essere usati, preferibilmente per os e sempre con opportuna cautela (dosi frazionate), i seguenti preparati:
a – antibiotici: eritromicina, lincomicina, aminoglicosidi, macrolidi.
b – analgesici: paracetamolo, benzidamina, glifenina
c – antinfiammatori: tantum gocce e compresse; Tramadolo ( contramal, fortradol, fraxidol )

7 – Possono essere eseguite vaccinazioni (es.antitetanica) ma deve essere evitato l’uso di sieri immuni eterologhi ed omologhi.

8 – Il paziente deve sempre preavvisare il medico della propria condizione di ipersensibilità ai farmaci ogni qualvolta che gli venga perscritta una terapia di qualsiasi genere.

9 – Nel caso in cui il paziente debba sottoporsi ad esami contrastografici a base di iodio, deve far presente al Radiologo che è affetto da allergia a farmaci.

10-In conclusione, non assumere farmaci, mai di propria iniziativa, senza aver consultato prima il medico.

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Shock anafilattico: conoscerlo per evitarlo.

I casi di reazione anafilattica, manifestazione allergica che mette in pericolo di vita, non sono, in realtà, molto frequenti. Il problema è che a provocarli sono sostanze spesso insospettabili. Ecco come difendersi e come «armarsi» per reagire subito

Trovarsi alle prese con uno shock anafilattico è un bel guaio, visto che si rischia anche di rimetterci la pelle. Per fortuna non capita molto spesso: gli shock più seri riguardano il 2 per cento degli allergici. Non per questo è il caso di abbassare la guardia, se non altro perché il numero di chi soffre di allergie è in continuo aumento.
Contro il rischio di shock anafilattico, la prima regola è la prevenzione. Chi è allergico, in altre parole, deve evitare in tutti i modi di venire in contatto con le sostanze che provocano la reazione allergica, a maggior ragione se l’ allergia è grave. Sembra facile, ma a volte non è così, soprattutto nel caso delle allergie alimentari. Gli alimenti “incriminati” , infatti, possono essere contenuti in cibi insospettabili: significa che leggere bene le etichette dei cibi prima di consumarli è più che indispensabile. Senza contare gli “incroci pericolosi”: essere allergico a una sostanza, infatti, implica spesso esserlo anche ad altre che si ritengono innocue. Venire in contatto con queste ultime significa andare incontro a una reazione anafilattica, anche se di solito non è altrettanto forte come la reazione provocata dal “vero” allergene. Ciò, però, non vuol dire che i pazienti non debbano essere perfettamente al corrente di tutto ciò che può provocare reazione allergica, più o meno intensa».

I «provocatori».
Farmaci
Sono responsabili del 50% dei casi di shock anafilattico; spesso si tratta di antibiotici, ma accade anche con antinfiammatori, anestetici e preanestetici, miorilassanti e così via; lo shock, inoltre, è più probabile se il medicinale viene somministrato per via endovenosa o intramuscolare. La proporzione di casi imputabili a farmaci è impressionante ma, è almeno in parte in relazione all’ enorme numero di persone che fanno uso costante di medicinali.
Alimenti
Sono all’ origine del 30-40% degli shock anafilattici: nei bimbi sono responsabili soprattutto noccioline e proteine di latte o uova, negli adulti si tratta spesso di alimenti di origine vegetale. L’ alta frequenza è in parte dovuta al fatto che gli allergeni alimentari si nascondono anche in cibi insospettabili: ad esempio, le noccioline si trovano sbriciolate o in polvere in biscotti, dolci, creme.
Punture d’ insetti e il lattice
Provocano circa il 10% dei casi gravi. Fra gli insetti, più “pericolose” sono le api, poi calabroni e vespe. Il lattice è causa soprattutto di reazioni anafilattiche intraoperatorie.

I sintomi
Manca il respiro, la cute è pallida, il cuore corre, mani e piedi sono freddi Lo shock anafilattico è una sorta di iper-reazione dell’ organismo di fronte a una sostanza estranea, di intensità molto superiore a quella di una “normale” reazione allergica. Anche i sintomi, che si manifestano da pochi minuti a un’ ora dopo il contatto con l’ allergene, sono quindi esasperati. Difficoltà di respirazione a causa del gonfiore improvviso e massiccio della gola; il respiro è molto frequente ma poco profondo. Drastico calo della pressione sanguigna, dovuto alla riduzione del volume del sangue circolante (i liquidi si riversano fuori dai vasi sanguigni, che diventano più permeabili). Tachicardia. Le estremità sono molto fredde e la cute pallida; frequenti anche prurito e orticaria diffusi. Vomito, diarrea e dolori addominali. Perdita di coscienza o sensazione di stordimento; si possono anche manifestare vertigini, convulsioni e disturbi psico-sensoriali (come ansia, irrequietezza o torpore eccessivo). Nella maggior parte dei casi le reazioni anafilattiche gravi sono precedute da manifestazioni cliniche di minore entità, come l’ orticaria o una lieve crisi asmatica: queste dovrebbero sempre essere riferite al medico, in modo che si possano eseguire gli accertamenti necessari a individuare l’ allergene coinvolto e prendere, quindi, i necessari provvedimenti per evitarlo in futuro.

Adrenalina. Chi la deve tenere a portata di mano.
Come cavarsela in caso di shock anafilattico? Andando con la massima urgenza nel pronto soccorso più vicino. E iniettandosi il prima possibile dell’ adrenalina: questa sostanza, infatti, può risolvere egregiamente una reazione anafilattica grave, rintuzzandone i sintomi uno a uno. Ma allora tutti gli allergici dovrebbero portarla con sé? Se lo sono chiesti gli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaic) al congresso nazionale di Firenze, durante un simposio dedicato proprio all’ utilizzo dell’ adrenalina in emergenza. La conclusione è stata che il farmaco per autoiniezione dovrebbe essere prescritto ai pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche di rilievo, ad esempio a chi, punto da un’ ape, abbia provato sintomi generali come capogiro o un iniziale senso di soffocamento, anziché un “semplice” eritema localizzato. Una puntura successiva, in questo caso, è a maggior rischio di shock.
In numeri, ciò implica che il 2-5% degli allergici dovrebbe portare con sé l’ adrenalina: la stragrande maggioranza dei pazienti, infatti, soffre di allergie di grado lieve o moderato, ben controllabili, che difficilmente danno luogo a shock anafilattici.
C’ è da dire, però, che non sempre l’ adrenalina funziona: i motivi possono essere vari , il più importante è la gravità dello shock. Se la reazione anafilattica è molto seria, oltre all’ adrenalina servono farmaci per alzare la pressione, plasma expanders, steroidi in larghe dosi. Detto questo, l’ adrenalina è comunque il farmaco decisivo per limitare i danni e allungare la “finestra” per l’ intervento: in altre parole, può consentire di arrivare al pronto soccorso. Dove, comunque, bisogna andare, anche se si ha a disposizione l’ adrenalina per autoiniezione. Non non si può mai sapere, infatti, quale sarà l’ evoluzione della reazione anafilattica, che potrebbe improvvisamente peggiorare di nuovo. Per questo è meglio restare sotto osservazione per 12-24 ore.

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Allergia: allenarsi al chiuso o all’aperto?

allergie

La gente pensa generalmente che quando si è allergici è pericolo allenarsi all’aperto ma questo è un mito da sfatare. Se si segue una giusta terapia per l’allergia allora non ci sono differenze fra un allenamento al chiuso o all’aperto.
Tuttavia il buon senso ci dice che se la quantità di polline è eccessiva (se uno è allergico all’ulivo e si mette a correre vicino ad un uliveto…) allora conviene preferire un allenamento indoor.
Se supponete quindi che una volta che siete all’interno della palestra i vostri sintomi spariranno… sbagliate! Infatti il polline o altri allergeni possono rimanere attaccati ai vestiti o alla pelle o nei capelli. La cosa da fare allora appena arrivati in palestra è spogliarvi mettendo i vestiti subito nell’armadietto e farvi subito una doccia che eliminerà gli allergeni dalla pelle dai capelli e dai peli.

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