Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: gennaio 2014

Poliambulatorio Sociale – Cardiologo a Bari

Oggi vi parlo di una realtà unica in Italia, ovvero il Poliambulatorio Sociale della Cooperativa Nuova Città, che ha sede a Capurso (Ba) in Via Ortolabruna 23. È il primo poliambulatorio italiano ed essere gestito da una ONLUS.
Fra le varie specialità presenti nel centro è ad esempio possibile prenotare prenotare una visita cardiologica.

Le visite cardiologiche possono essere integrate con i principali accertamenti diagnostici necessari, come l’elettrocardiogramma, l’ecocuore, l’ecocolordoppler degli arti superiori, l’eco carotide, l’holter pressorio dinamico e l’holter cardiaco.
L’intento del personale medico è quello di prevenire e curare le varie patologie che possono colpire il sistema cardiovascolare, fornendo al paziente tutti gli strumenti e le conoscenze a disposizione per il benessere psico-fisico e collaborando anche con i colleghi specialisti delle altre specializzazioni per l’inquadramento a 360° della situazione di salute del paziente.

Il responsabile dell’ambulatorio di Cardiologia è il Dr. Carmelo Cicolella

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Due modi per prenotare la visita specialistica al costo di € 48,00:
1. Chiamare allo 080 4550079
2. Mandare una mail a coop.nuovacitta@libero.it (verrete ricontattati)

Perché una tariffa così bassa? Perché la Cooperativa Sociale Nuova Città ha chiesto a 20 specialisti, già affermati nel loro settore, di dedicare alcune ore al sociale, abbassando in modo sostanziale il proprio onorario. E’ il primo esperimento di questo tipo in Italia!

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Le Specialità presenti nel poliambulatorio sono:
Cardiologia, Dermatologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, Andrologia, Ortopedia, Medicina Estetica, Allergologia, Dietologia, Endocrinologia, Nefrologia, Pediatria, Chirurgia Plastica ed Estetica, Medicina del Lavoro, Gastroenterologia, Reumatologia, Neurologia, Psichiatria, Medicina legalePneumologiaOsteopatia, Psicoterapia.
N.B. Presso il Poliambulatorio o presso il vostro domicilio (Bari, Capurso, Triggiano, Valenzano) è possibile eseguire anche i seguenti test diagnostici:
Urea Breath Test con C13 per l’Helicobacter pylori, Test intolleranza al Lattosio, Breath test al lattulosio, Holter dinamico e Holter pressorio, Elettrocardiogramma.
Mensilmente vengono organizzate le nostre Giornate della prevenzione, in cui i test sono offerti a prezzi ulteriormente scontati.

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Ci laviamo troppo?


Troppo sapone fa male alla pelle. Eppure ci si lava sempre di più. Perché?
E’ nato per caso in Mesopotamia, nel 3000 avanti Cristo. Cuocendo gli alimenti sul fuoco, il grasso, colando sulla brace, si mescolava con la potassa dando origine a una crema densa: ecco il sapone. Una scoperta che ha rivoluzionato la vita dell’uomo, tanto che oggi in Italia si spendono mille miliardi l’anno per l’igiene del corpo. Troppi, secondo i dermatologi.

Rifiutare l’animale
Ma perché ci si lava? Le ragioni di questa consuetudine dipendono dalla stessa termoregolazione umana. Probabilmente in tempi antichissimi l’uomo si è accorto che per rinfrescare la propria pelle c’era un’alternativa al sudare: quella di immergersi nell’acqua fresca di un fiume o di un lago. L’origine del lavaggio sta in questa prima scoperta. Dal semplice “bagno per rinfrescarsi”, nel giro di alcuni millenni si è però arrivati all’attuale amore per la pulizia e all’uso frequente di saponi e deodoranti. A volte, quasi una mania. Lo scopo principale del lavaggio oggi non è più raffreddare la pelle, ma è l’annullamento totale degli odori corporei. E la volontà di cancellare il proprio odore individuale dipende solo in parte dai condizionamenti indotti dai messaggi pubblicitari. Le vere cause sono più profonde: la nostra razionalità tende a rifiutare tutto ciò che non può controllare, odori compresi, perché sono legati agli aspetti più “animali” dell’essere umano.

Il business dei profumi
Così, è stato lo sviluppo della ragione che ha lentamente trasformato il caratteristico odore della specie umana (in sé né buono, né cattivo) in una puzza. Nessun animale, infatti, cancellerebbe mai il proprio odore: è un segno di riconoscimento fondamentale per indicare l’appartenenza a un gruppo e, allo stesso tempo, per affermare la propria individualità. E doveva essere certamente così anche per gli antenati dell’uomo moderno. Non solo: l’odore individuale è tuttora necessario. Infatti ci si profuma, perché l’esigenza di distinguersi dagli altri per il proprio odore è avvertita praticamente da tutti. I dati del mercato lo confermano: ogni anno in Italia si spendono quasi diecimila miliardi in prodotti di bellezza per il corpo. «Troppi, in confronto alle reali necessità di pulizia », commenta Carlo Signorelli, docente di Igiene presso l’università La Sapienza di Roma. «Secondo un’indagine condotta pochi mesi fa dal nostro istituto, i ventenni italiani fanno cinque docce la settimana in inverno, nove in estate. Per pulirsi ne basterebbero molte meno. Abbiamo chiesto ai giovani perché si lavano molto. Hanno risposto di farlo soprattutto per gli altri, per non dar loro fastidio a causa dell’odore corporeo».

Pericolo sapone
Passare il sapone sul corpo, magari più volte al giorno, però, danneggia la pelle. Il detergente, infatti, non sa distinguere tra grassi “cattivi” (lo sporco) e i lipidi naturali che si trovano sulla pelle (grassi “buoni” che hanno la funzione di difendere l’epidermide dagli attacchi esterni e di impedire che perda troppa acqua). Una bella lavata li rimuove entrambi. «La superficie della nostra pelle è formata da strati cornei uniti tra loro da lipidi, che la rendono elastica e impermeabile. Dopo ogni lavaggio con un detergente, l’epidermide impiega dalle 12 alle 24 ore a rigenerare lo strato lipidico che la protegge. Spesso, perciò, il risultato di lavaggi ripetuti è una pelle sempre più secca, perché non riesce a rimpiazzare i lipidi eliminati», spiega Marcello Monti, dermatologo e ricercatore presso il Policlinico di Milano.

Puzza di progresso
Un metodo alternativo è usare le mucillagini. Si tratta di farine di riso e avena che, a contatto con l’acqua, si gonfiano e assorbono lo sporco superficiale. Certo, non saranno efficaci come il sapone, ma per chi si lava spesso sono ideali. Ma eliminando il sapone, non si rischia di puzzare? Niente affatto, gli aborigeni australiani e i membri di alcune tribù africane non si lavano mai. Si bagnano solo quando piove. Eppure non sono sudici, né puzzano. La nostra pelle, quando riesce a mantenersi in equilibrio con l’ambiente esterno, si difende benissimo da sola. Le cellule superficiali, sfaldandosi, eliminano lo sporco da sé. Inoltre i batteri presenti sull’epidermide impediscono attacchi da parte di funghi o di altri microrganismi patogeni. Il discorso cambia nella nostra società industriale: in città l’inquinamento è tale che sulla pelle si deposita un velo di fuliggine e polveri che va rimosso. Inoltre i vestiti fanno ristagnare il sudore. Un barbone che non si lava mai ha la pelle quasi nera e, naturalmente, puzza. La necessità di lavarsi, quindi, è data solo dal progresso. Il motivo è semplice: lo sporco cutaneo in realtà non esiste. Il sudore e il sebo che spesso rivestono l’epidermide contribuiscono al suo equilibrio e non possono essere considerati sporcizia. La pelle è davvero sporca solo quando si ricopre di un grasso estraneo (per esempio quello di un motore di auto che rimane sulle mani di un meccanico). Su un grasso come questo, che viene dall’esterno, si depositano polveri e batteri che possono provocare infezioni. In questo caso lavarsi è indispensabile. La polvere, terreno ideale per la crescita dei batteri, non viene invece catturata dai grassi naturali dell’epidermide, perché questi si trovano tra uno strato corneo e l’altro, e non, come il vero sporco, tra l’aria e la pelle.

Una rinuncia impossibile
L’uomo, dunque, non è nato per lavarsi col sapone. Eppure quando i dermatologi sconsigliano l’uso del detergente ai pazienti affetti da dermatite (comunissima quella alle mani nelle donne che lavano spesso stoviglie e indumenti) vanno incontro a forti resistenze. Il concetto che lavarsi ogni giorno, in profondità, con il sapone sia necessario quanto mangiare o respirare è infatti molto radicato, perché? Il bisogno di lavarsi oggi non è più fisico, ma psicologico. Il relax nel bagno di casa è un momento di intimità con noi stessi e con il nostro corpo al quale non vorremmo mai rinunciare. Il lavaggio mattutino poi è un rito profondo, perché il contatto dell’acqua tiepida sulla pelle è estremamente piacevole . Tutti, infatti, siamo stati immersi per nove mesi nel liquido amniotico, che ci ha fornito le prime sensazioni esterne di calore. Il neonato conserva per un po’ di tempo la memoria di queste emozioni, tant’è vero che, se viene immerso nell’acqua tiepida, si rilassa. Il rito del lavaggio, quindi, si sovrapporrebbe a ricordi inconsci profondi e piacevoli. E allo stesso concetto di ingresso nel mondo attraverso un liquido, si richiamano alcune cerimonie religiose, come il battesimo. Il concetto di pulizia è strettamente legato a quello di purificazione. L’immersione o l’aspersione con acqua segnano l’ingresso in una nuova comunità, quella cristiana. L’individuo abbandona la vita precedente per un’esistenza nuova.

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Leggete attentamente le avvertenze


Delle circa 30 mila malattie oggi conosciute, solo un terzo è curabile con farmaci. Non solo: anche quando le medicine funzionano, prevalentemente queste agiscono più sul sintomo che sulle cause. Il che significa, in pratica, che non guariscono, solo alleviano la malattia. Malgrado questo in Italia si usano ogni anno 1 miliardo e 450 milioni di confezioni di farmaci. Spesso inutili. E, più frequentemente di quanto si possa immaginare, presi in modo sbagliato. Secondo uno studio dell’Istituto Mario Negri su alcuni dei farmaci più diffusi, almeno nel 50 per cento dei casi la prescrizione fatta dal medico non è seriamente giustificata. Molte sono poi le persone che prendono farmaci con troppa leggerezza, senza consultare i medici, senza leggere il foglietto delle «istruzioni» peraltro quasi sempre incomprensibili o interrompendone l’assunzione troppo presto, senza tenere conto che combinare più farmaci, o semplicemente accoppiarli a una dieta sbagliata, può portare a effetti controproducenti. Come limitare questi errori e orientarsi meglio tra pillole, fiale e compresse? Ecco qualche informazione, alcuni consigli e le risposte alle perplessità più comuni.

1) I farmaci son sicuri?
Sì. I farmaci in vendita sono abbastanza sicuri perché hanno superato una verifica che dura molti anni e consiste in quattro fasi. La prima sperimentazione viene fatta su volontari sani a dosi molto basse. Poi si passa alla fase 2, su piccoli gruppi di pazienti, e alla fase 3, su gruppi numerosi di mala-ti, per capire qual è il rapporto tra benefici e rischi. Stabilita l’efficacia di un farmaco, inizia la sua vendita e, con essa, la fase 4, cioè la sorveglianza «post-marketing». In Italia si calcola che 35 milioni di cittadini prendano ogni anno farmaci, e vengono segnalate 3.000 reazioni avverse l’anno.

2) Cosa è meglio dire o chiedere al medico che ci prepara la prescrizione?
Il medico di famiglia dovrebbe sapere di noi vita e miracoli. Ma se ci rivolgiamo a lui raramente, può sapere troppo poco. E’ quindi importante informare chi ci cura se abbiamo o abbiamo avuto: -malattie o disfunzioni croniche di fegato o renali (chi ne è stato vittima metabolizza più lentamente i farmaci); -l’ulcera peptica (meglio che non si prendano gli antinfiammatori non steroidei, o l’aspirina); -crisi epilettiche o problemi psichiatrici (ci sono farmaci che possono favorirli); -eczemi (è uno degli effetti collaterali più comuni); -e infine se è in corso una gravidanza: sostanze a prima vista innocue, come la vitamina A, possono causare malformazioni persino se sospese prima del concepimento.
3) I farmaci si prendono prima o dopo i pasti?
E’ meglio attenersi alle disposizioni del medico. Il cibo riduce la velocità di assorbimento di farmaci come penicilline, tetracicline, eritromicina. Ma ci sono anche farmaci il cui assorbimento è aumentato dal cibo: come la nitrofurantoina, il labetalolo, l’idralazina.
4) Cosa si deve fare se si dimentica una dose?
Dipende dal farmaco. Nel caso si tratti di un contraccettivo orale, la pillola successiva va presa il più presto possibile, tenendo conto che per 48 non ci sarà copertura e quindi va usato un altro anticoncezionale. In alcuni casi il «bugiardino », come viene chiamato il foglietto di istruzioni allegato al farmaco, dà indicazioni. Se si dimenticano altri farmaci, come l’insulina o gli anti-epilettici, è invece necessario consultare il medico.
5) Esistono farmaci incompatibili tra di loro?
Si. Per esempio, si è scoperto che la pillola anticoncezionale a volte fa cilecca se si prende contemporaneamente ad antibiotici. E l’eparina, un anticoagulante utilizzato per la trombosi venosa profonda, preso insieme all’aspirina fa aumentare il rischio di emorragia. Anche i farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale come gli ipnotici, gli stupefacenti, gli antistaminici e gli alcolici, se combinati tra loro moltiplicano l’effetto sedativo, che diventa così pericoloso e potenzialmente mortale. Bisogna quindi sempre dire al medico che fa la prescrizione quali farmaci si stanno assumendo. E controllare il bugiardino alla voce “Interazioni”.
6) Cosa deve esserci nella farmacia di casa?
Ecco alcuni prodotti base per le esigenze più comuni. Ferite: un disinfettante, meglio a base di iodio (betadine) o l’acqua ossigenata. E’ consigliabile non usare i cicatrizzanti: potrebbero favorire la formazione di cicatrici su ferite che devono ancora spurgare. Febbre: Paracetamolo, un antifebbrile per i bambini. Analgesici: un prodotto da banco a base di ibuprofene. Acidità di stomaco: un anti-acido se è episodica. Se invece persiste , bisogna andare dal medico.
7) Che cosa sono i farmaci da banco?
Quando entrano in commercio, i farmaci vengono divisi in due categorie: farmaci da banco, che non hanno bisogno di ricetta, e farmaci che richiedono la prescrizione. A loro volta, i farmaci con ricetta sono divisi in tre fasce. In fascia A, gratuiti, oggi ci sono 500 principi attivi (le molecole efficaci dal punto di vista farmacologico) divisi in 3.300 confezioni in base alla caratteristica (per adulto o pediatriche, tipo di somministrazione, quantità contenute) e in 1.374 specialità (i diversi nomi commerciali). In fascia B, cioè al 50 per cento a carico del paziente, ci sono 150 principi attivi, 490 confezioni e 342 specialità. Mentre in fascia C, cioè a totale carico del paziente, ci sono 980 principi attivi, 3.300 specialità, 7.200 confezioni. Questa suddivisione è oggi in fase di ridefinizione da parte del governo.

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