Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: gennaio 2012

Hai buttato la pasta? Si, 3 anni fa.

Migliorano le tecniche di conservazione, e spesso mangiamo cibi preparati anni prima. Ma la qualità…

Il record è del sale.
Quello che mettiamo nell’acqua della pasta potrebbe essere stato “prodotto” anche 5 milioni di anni fa. Essendo un minerale non si degrada col tempo. Ma anche altri alimenti di origine vegetale e animale possono oggi, grazie alle nuove tecniche di conservazione (vedere riquadro nella prossima pagina), durare molto più a lungo di quanto succedeva fino a pochi anni fa. La carne surgelata che ci viene servita al ristorante può essere appartenuta a una mucca uccisa 6 anni prima. Le foglie di tè e i chicchi di caffè che abbiamo in casa sono forse stati staccati dagli alberi una decina di anni fa. La verdura in scatola rimane commestibile per 5 anni. L’acqua in bottiglia può essere sgorgata un anno e mezzo fa. E le acciughe sott’olio della pizza sono state probabilmente pescate molti mesi (fino a tre anni) fa.

Le difese
Il problema è però che, per quanto siano ben conservati e rimangano commestibili (quindi commerciabili), molti prodotti perdono col tempo le loro qualità nutritive e (in parte) il sapore. Più rimangono sugli scaffali, o in frigo, più il loro contenuto di vitamine diminuisce, mentre proteine, grassi e zuccheri vengono disgregati dagli enzimi dei batteri e dalle eventuali muffe. Inoltre, anche se la confezione tiene, il contenuto iniziale di batteri, in genere bassissimo, può aumentare. E non c’è frigorifero che tenga. Come fare allora, mancando in genere informazioni sulla data di confezione, a evitare di acquistare prodotti troppo vecchi? Di norma i prodotti alimentari hanno un continuo ricambio e vengono consumati molto prima della data di scadenza, fissata peraltro in base a criteri precauzionali che tengono conto di tutti i tipi di degrado possibili. Ma le associazioni dei consumatori consigliano di controllare sempre la data di scadenza. E di evitare gli acquisti quando è troppo vicina. Tenendo però conto che tra alimento e alimento ci sono molte differenze.

Pesce col bollino
I surgelati, per esempio, sono meglio protetti dai microrganismi, ma la loro qualità dipende oltre che dal tempo, anche dal modo in cui sono stati conservati. Il pesce, per esempio, viene in genere pescato e congelato sulle barche. Giorni o settimane dopo (dipende da quanto la barca rimane in mare) arriva in porto, viene scongelato, pulito, confezionato e surgelato, poi distribuito e venduto. Se durante uno di questi passaggi la conservazione al freddo si interrompe troppo a lungo, il prodotto ne risente. Per questo sono stati introdotti su alcuni surgelati speciali bollini che cambiano colore (diventano scuri) anche in funzione della temperatura alla quale sono conservati. E quindi indicano la freschezza del prodotto indipendentemente dalla data di scadenza.

Mele al buio
Le tavolette di cioccolato, invece, durano in teoria due anni, ma invecchiano più velocemente se sono esposte alla luce e a temperatura ambiente. In altri casi la qualità dipende dal tipo di conservazione. Le mele oggi vengono raccolte ancora acerbe, conservate al buio e fatte maturare solo prima della commercializzazione. Per questo talvolta ammuffiscono in pochi giorni. I legumi sterilizzati con trattamento termico e sigillati possono durare molti anni, ma perdendo gran parte delle loro qualità. Per prodotti come questi si stanno studiando nuove tecniche di conservazione, più rispettose della qualità del prodotto. Si può per esempio ricorrere a una sterilizzazione più blanda delle verdure se si usano anche atmosfere modificate (più azoto e CO2, meno ossigeno) per distruggere i microrganismi.

Assalto al formaggio
Non tutti i possibili invasori del cibo sono però pericolosi. Le muffe del genere Penicillium (le stesse da cui viene ricavata la penicillina), che vivono normalmente sui formaggi e possono svilupparsi anche a basse temperature, di solito sono innocue. Fortunatamente la maggior parte di questi microrganismi non è pericolosa. Certo, nessuno addenterebbe un alimento ammuffito. Ma basta tagliare via la parte che ha sviluppato la muffa e mangiare il resto, perché le ife, cioè le cellule che formano la muffa, non penetrano in profondità. Anche i salumi sono un terreno fertile per le muffe biancastre e azzurrine che prosperano sul budello che contiene l’insaccato. Ma per chi mangia il contenuto non c’è pericolo. Lo stesso vale per le muffe Mucor, che formano cuscinetti biancastri sulle marmellate: basta asportarle e si può consumare l’alimento.

Sterilizzazione radioattiva
Se le muffe sono innocue, i batteri però a volte non lo sono. Le salmonelle possono trovarsi nelle carni fresche tritate, nelle uova e nel latte, contaminati se sono lavorati in precarie condizioni igieniche. Non modificano il sapore degli alimenti, ma ne bastano due o tre per grammo per provocare dolori addominali, vomito, febbre. E altri batteri diffusi come gli staffilococchi e l’Escherichia coli sono piuttosto comuni. Che fare allora? L’eliminazione totale dei microrganismi dai cibi è impossibile, ma ci sono metodi di conservazione più o meno sicuri. La surgelazione e il riscaldamento eliminano la maggior parte di questi organismi. Il sistema più efficace è però l’uso delle radiazioni.

Precauzioni
In casa si possono seguire alcune regole per ridurre al massimo muffe e batteri nel cibo: il frigorifero dovrebbe essere tenuto a 3 gradi: a temperature superiori i batteri sono più attivi. Frigo e armadietti andrebbero lavati una volta alla settimana con alcol denaturato, in questo modo si distruggono spore e uova e si crea un ambiente poco favorevole ai microrganismi.

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Un attimo di relax #177

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Potrei avere una carriera come modello?”

Ricorda questo, serve molto poco per rendere una vita felice.” ~ Marco Aurelio

Libro della settimana:

Calendario delle Semine 2012

Non vi piace la pasta con le mosche? Eppure la mangiate…

Anche quando a tavola c’è un solo coperto i commensali sono numerosi: batteri e lieviti mangiano infatti con noi. E nel piatto spesso si trovano parti di muffe e frammenti di insetti. In tutti gli alimenti ci sono decine di batteri e spore di muffe: è normale. Le nostre tecniche di conservazione possono soltanto rallentare il loro sviluppo, non impedirlo. Così gli armadietti della cucina sono il regno degli insetti.

Scatole bucate.
Le scatole di pasta o di riso non sono ermetiche. Ci sono organismi che si sono specializzati nell’arte di penetrarle per nutrirsi degli amidi che costituiscono questi prodotti. Insetti come la tignola fasciata possono forare le scatole di carta o quelle di plastica e deporre le uova; mentre coleotteri come l’anobio del pane e il punteruolo del riso penetrano nelle confezioni di farina sugli scaffali dei supermercati. Così a volte questi insetti possono addirittura finire nel nostro piatto.

Pane e zanzare.
Tuttavia c’è un modo molto più comune di ingerire insetti: mangiarne i resti contenuti nella pasta, nel pane, nel cioccolato, nelle marmellate, nella passata di pomodoro e in tutti i cibi che derivano da materie prime macinate o spappolate.

Allergie.
Anche se può fare impressione, mangiare insetti non fa male. Solo in alcuni casi i frammenti di insetti possono provocare allergie o irritazioni alla mucosa intestinale a causa delle spine sulle zampe. Negli Usa ci sono leggi che obbligano i produttori a limitare il contenuto di frammenti di insetti. In Italia ancora non esistono limiti, ma alcune aziende effettuano controlli e, se trovano una partita di cereali particolarmente “contaminata”, la mescolano con un’altra, in modo da diminuire il contenuto totale di insetti.

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Un attimo di relax #176

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Sii felice”

La felicità è come gli orologi: i meno complicati sono quelli che si guastano meno.” ~ Nicolas De Chamfort

Libro della settimana:

Anatomia dello Spirito

I muscoli delle emozioni

Ecco i principali muscoli della faccia, detti “pellicciai” (se si dovessero elencare tutti sarebbero 154), e alcune delle espressioni che consentono di manifestare.

1) Piramidale (arriccia l’attaccatura del naso): perplessità.
2) Frontale (corruga la fronte): impressionabilità, emozione.
3) Frontale laterale (eleva sopracciglia): sorpresa, curiosità.
4) Sopracciliare (corruga la fronte tra le sopracciglia): concentrazione.
5) Sopracciliare verticale (arriccia l’attaccatura del naso): perseveranza.
6) Elevatore della palpebra: rilassato indica distensione.
7) Orbitale (abbassa il sopracciglio): forte attenzione.
8) Presettale (gonfia la palpebra): stanchezza.
9) Orbicolare (curva il sopracciglio): brio, contentezza.
10) Orbicolare palpebrale (avvicina le palpebre): sguardo penetrante.
11) Traverso del naso (lo arriccia): nervosismo
12) Elevatore superficiale del naso: come il numero 11.
13) Dilatatore narici: desiderio sensuale.
14) Mirtiforme (restringe le narici): opposizione.
15) Elevatore profondo (scopre i denti canini): desiderio di imporsi.
16) Piccolo zigomatico (solleva gli angoli della bocca): sofferenza.
17) Grande zigomatico (fa sorridere): piacere.
18) Buccinatorio (sorriso arcuando il labbro inferiore): piacere sensuale.
19) Risorio (arretra l’angolo della bocca): soddisfazione.
20) Orbicolare esterno (curva la bocca): avidità.
21) Orbicolare interno (stringe le labbra): chiusura.
22) Canino (rigonfia il labbro inferiore): autocompiacimento.
23) Triangolare (abbassa le labbra): inclinazione a temere il peggio.
24) Quadrato del labbro (abbassa il labbro inferiore): indecisione.
25) Quadrato del mento (abbassa il mento): forza di volontà.
26) Pellicciaio (pieghe nel collo): intenzione di agire.
27) Auricolare (muove il padiglione): cambiamenti emotivi.

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Dai, prova a mentirmi.

Quando incontriamo una persona, ancora prima di stringerle la mano, elaboriamo inconsciamente un giudizio su di lei semplicemente guardandola in viso.
È un giudizio sommario, intuitivo, che viene poi corretto dalla conoscenza. Ma che spesso influisce notevolmente sull’impressione generale che ci facciamo di lei. E altrettanto spesso azzecca gli elementi essenziali della personalità. Come facciamo? Certo, conta l’esperienza. E, probabilmente, se la faccia di chi incontriamo assomiglia a quella di una zia antipatica tendiamo ad attribuirle gli stessi difetti.

Labbra sottili? Criminale.
Da una decina di anni invece, secondo nuove ipotesi di ricerca, come quelle dei morfopsicologi, sembra confermato che sulla faccia si possano leggere i segni inconfondibili della personalità di ciascuno, ed è questo che inconsciamente abbiamo imparato a fare. Che fra i tratti del viso e il carattere di una persona esistano corrispondenze è stato sostenuto a più riprese in passato. Pioniere, in tal senso fu lo svizzero Gaspard Lavater, che nel 1778 tracciò le basi della fisiognomica. Dopo di lui molti altri hanno cercato di trarre leggi psicologiche dall’osservazione del viso. L’antropologo italiano Cesare Lombroso, per esempio, sosteneva nella seconda metà dell’800 che il “criminale tipo” aveva labbra sottili e fronte bassa. Ma la scarsa scientificità delle sue ricerche ha fatto cadere il discredito su questo tipo di studi.

Bugie rivelate.
Oggi c’è chi cerca di riprendere l’indagine su nuove basi. Talvolta per ragioni futili , in altri casi con intenti più scientifici. Grazie all’enorme quantità di muscoli e alla raffinatezza dei loro movimenti, la faccia è certamente la parte del corpo che meglio esprime il sé, tanto che viene identificata con l’io dell’individuo. Il volto è ciò che mostriamo agli altri o, meglio, ciò che vogliamo far credere di noi. Ma spesso chi ci guarda è in grado di leggere sulla nostra faccia anche le bugie. Per fingere simpatia verso una persona noiosa, ci esibiamo in un ampio sorriso e in un’espressione di attenzione contratta. Ma i muscoli del viso e del collo sono tesi. E la scarsa flessibilità dell’espressione rivela che si tratta di una maschera.

Occhi da depresso.
Se tensioni di questo tipo diventano croniche, se cioè una persona esibisce molto spesso la stessa maschera facciale, i muscoli del volto finiranno per portarne una traccia. Per questo possiamo leggere su un volto le tensioni e le emozioni che hanno strutturato una persona. Si tratta naturalmente di attitudini psicologiche, non certo elementi per previsioni sicure. Tuttavia è vero che il nostro aspetto si modifica anche a causa dei traumi, o delle esperienze positive, che abbiamo vissuto. Il depresso, per esempio, può acquisire col tempo un’espressione accigliata. Un gruppo di ricercatori (o “morfopsicologi”, come si definiscono), che si ispira agli studi compiuti negli anni ’30 dallo psichiatra francese Louis Corman, ha messo a punto una tecnica per interpretare le facce e ne ha individuati otto tipi principali . «Bisogna tenere conto che tutto il nostro corpo si modifica in continuazione, seguendo principalmente due regole: la dilatazione, cioè l’apertura verso l’ambiente esterno, che allarga il viso, e la retrazione, che lo affila», dice Lieta Vitali della Società italiana di morfopsicologia.

Occhi, naso, bocca.
«Questo meccanismo di apertura e chiusura agisce su muscoli e cartilagini lasciando sul volto dei segni», spiega Lieta Vitali. Ma come si legge un volto, secondo la morfopsicologia? «Innanzitutto si fa una valutazione d’insieme, istintiva», risponde Vitali. «Poi si osserva la struttura ossea, se è robusta o gracile, il tono e il volume dei tessuti, la forma delle cartilagini, si analizzano i recettori, cioè occhi, naso e bocca, che sono le nostre finestre sul mondo. Infine si passa all’analisi dei piani del volto». Provare per credere.

Un viso su tre piani

Sempre secondo la morfopsicologia si può dividere il viso in tre aree che sono in relazione con le tre funzioni essenziali dell’uomo: l’azione, il sentimento e il pensiero.
Il piano cerebrale: questa zona può essere divisa, secondo i morfopsicologi, in tre parti. La fascia sopra le sopracciglia, in cui si vedono due prominenze: più sono marcate e maggiore è la capacità di osservazione e di decisione. Un avvallamento a metà della fronte indica la capacità di riflessione. Sopra c’è la zona dell’immaginazione, della formulazione dei concetti e della sintesi.
Il piano affettivo: riguarda la vita affettiva e sociale ed è spesso sede dei principali conflitti che avvengono nell’individuo. Chi si trincera dietro barriere psicologiche, per esempio, avrebbe gli zigomi appiattiti. Naso pronunciato e narici piccole indicano estroversione ma anche capacità di selezione nei rapporti umani.
Il piano istintivo-attivo: è la zona compresa tra la base del collo e la bocca. Semplificando, si potrebbe chiamare questa fascia l’area dell’istinto di sopravvivenza. Qui si manifestano anche la concretezza, la forza di volontà, la capacità di realizzazione. Più la struttura di questo piano è evidente, più è grande il potenziale di energia dell’individuo.

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Un attimo di relax #175

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Proposito per il nuovo anno… più tempo sul tapis roulant”

Qualsiasi cosa sia la creatività, è una parte nella soluzione di un problema.” ~ Brian Aldiss

Libro della settimana:

Corso di Risveglio - Libro

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Un attimo di relax #174

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Felice 2012!”

Fino all’anno scorso avevo un solo difetto: ero presuntuoso.” ~ Woody Allen

Libro della settimana:

Sveglia!

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