Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: dicembre 2010 (Page 1 of 2)

È vero il detto: “al mattino le arance sono oro, alla mezza son d’argento e alla sera sono piombo”?

Oggi un’altra domanda e risposta della rubrica: Psichesoma Answers!

In questa rubrica troverete risposta alle domande che mi avete posto via email e che ho reputato essere di interesse generale.

D. È vero il detto: “al mattino le arance sono oro, alla mezza son d’argento e alla sera sono piombo”?
R. Il detto conferma la buona abitudine, raccomandata da molti nutrizionisti, di mangiare frutta acida e, in particolare, agrumi, di mattino e a digiuno. Un bicchiere di succo di arancia a colazione è sufficiente alle necessità energetiche dell’organismo nella prima parte della giornata. Subito dopo il pasto, invece, la frutta acida va evitata poiché rende inattivi gli enzimi che permettono la digestione delle proteine. La frutta, in generale, tende a inibire la secrezione gastrica, prolungando così il processo digestivo e causando la spiacevole fermentazione degli amidi.Consumata lontana dai pasti, almeno un’ora o mezz’ora prima o due-tre ore dopo, risulta invece altamente digeribile. In ogni caso è meglio evitare di mangiare agrumi poco prima di coricarsi, perché non c’è poi il tempo sufficiente per terminare il processo digestivo.

LIBRO CONSIGLIATO

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Tutti i sistemi per smettere di russare. E vivere meglio.

Per non dovere più dormire con una “motosega” al fianco

Dal punto di vista medico può essere definito un “rumore inspiratorio legato all’aumento delle resistenze al passaggio dell’aria nelle prime vie aeree”. Detto in parole povere: russare. Un disturbo che può essere più o meno grave sia per chi ne soffre che per chi ne deve subire il fastidioso rumore. La russata più rumorosa è stata misurata in Svezia, il 24 maggio 1993: 93 decibel, pari al rumore prodotto da una motosega, e nettamente al di sopra della soglia che rende nocivo il rumore. Il 4 per cento dei russatori abituali soffre di una vera e propria malattia, denominata apnea ostruttiva.

Ma se in questi casi è necessario rivolgersi ai medici, cosa fare se si vuole invece soltanto evitare o diminuire i rumore molesti? Ecco i rimedi più efficaci.

Il più collaudato si chiama “cpap” (continuous positive air pressure): un compressore che immette aria nelle vie aeree attraverso una maschera a pressione, in maniera tale da evitare occlusioni e vibrazioni. In Italia i centri specializzati, come quello di Bologna o quello creato presso l’ospedale San Raffaele di Milano, consigliano questa macchina, che va però tarata sulle base delle esigenze del paziente. In soli 5 giorni riesce a far superare ai grandi russatori lo stato di sonnolenza che li affligge per l’intera giornata, dovuto al fatto che russare impedisce un sonno profondo

Esistono anche apparecchi meno voluminosi del cpap. Due di questi sono stati messi a punto in Germania. Il primo, chiamato “snore-ex”, si adatta alla dentatura superiore (deve essere preparato da un dentista) ed evita il rilassamento della lingua. Il secondo è una specie di sottogola che mantiene nella posizione giusta la mandibola inferiore. Si può tentare anche con i divaricatori delle narici, acquistabili in farmacia, ma non è la resistenza delle vie aereonasali a creare in genere problemi.

Consiglio di cominciare tentando di non dormire supini (è sufficiente attaccare alla schiena una pallina da tennis) oppure magari di perdere qualche chilo: infatti il passaggio che abbiamo tra lingua e la faringe si restringe ingrassando. E gli apparecchi elettronici, che si mettono a vibrare quando si comincia a russare? Li hanno provati americani e giapponesi, ma non sempre danno risultati soddisfacenti.

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Un attimo di relax #125. Buon Natale!

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

funny pictures - so you promise that   you taste like a lolipop??

“Quindi mi prometti che hai il sapore di un lecca-lecca?”

Se tutto sembra venirti incontro, probabilmente sei nella corsia sbagliata.” ~ Anonimo

Libro della settimana:

L'anima del Cioccolato Puro

La tempesta dei cervelli.

E’ finita l’era dello yes man, quello che dice sempre sì al capo e non prende mai iniziative personali. Le aziende tedesche oggi cercano dipendenti “ribelli”: hanno infatti scoperto che il loro apporto è fondamentale per la crescita dell’economia, perché creano un clima di competizione e di vivacità molto favorevole alla produzione. Alcuni dirigenti d’azienda tedeschi hanno fondato addirittura un’Accademia per pensare storto (Querkdenker Akademie), dove, in undici mesi di corso, e per ben 35.000 euro di retta, si insegna appunto a diventare dei veri bastian contrari. L’importante è non avere alcuna inibizione.

Teorie di questo tipo non sono tuttavia nuove. Negli Stati Uniti le aziende fanno ricorso a consulenti di creatività da almeno quaranta anni, proprio per stimolare la nascita di idee nuove. Il primo a formulare teoricamente l’applicazione del pensiero creativo in economia fu appunto un americano, Alex Osborn, che nel 1938 escogitò una delle tecniche ancora oggi più in voga per produrlo, il “brain storming” (cioè tempesta di cervelli). Il procedimento è semplice: si riunisce un gruppo di dodici-quindici dipendenti, per un’ora circa, coordinato da un animatore. Si pongono alcune regole formali come quella, fondamentale, di non stroncare le opinioni altrui ma di utilizzarle semmai come base per crearne altre, e quella di non rispondere mai con frasi del tipo “costa troppo”, “gli altri non lo accetteranno mai”. A quel punto parte la “tempesta” e cioè la produzione di idee a ruota libera. L’importante è poter dare libero sfogo al proprio pensiero non razionale, cioè divergente. Così hanno fatto per esempio i partecipanti a un “brain storming” della 3M, l’azienda che ha tra l’altro inventato i Post it (i bigliettini gialli adesivi). Il quesito era: trovare nuovi impieghi per il prodotto. L’animatore ha sollecitato la ricerca di libere associazioni, e quella vincente è stata tra Post it (che si attacca e si stacca) e il fare l’amore. Da qui sono stati evidenziati i due concetti di “massima adesione” e “durata”. Alla fine della seduta sono emersi ben 60 suggerimenti concreti, tra i quali l’utilizzo di Post it come segnalibro, vestitino per le bambole, spunto per un nuovo packaging alimentare. La creatività dunque è anche il motore dell’economia. A periodi particolarmente fervidi se ne alternano però altri più statici. Nelle fasi di recessione, come quella che viviamo, è ancora più sentito il bisogno di nuove idee, ed è anche più facile che un manager accetti di uscire da una visione personalistica e di lavorare in équipe.

Il metodo? Una vera seduta psicoanalitica.
Confrontarsi e lavorare insieme è fondamentale perché è dal gruppo che, secondo le tecniche messe a punto dai maestri del settore (Alex Osborn, Edward de Bono, Fritz Zwicky) nascono gli spunti creativi più efficaci. Il gruppo infatti funziona come un macro-cervello, al quale ogni individuo fornisce il proprio apporto creativo e dal quale trae a sua volta spunti per arricchire le sue proposte.

Ascoltando il pubblico, arriva l’idea giusta
Un ottimo esempio è stata la ricerca Levi’s: l’obiettivo era trovare un miglior dialogo con i consumatori attraverso i suggerimenti forniti dai rivenditori. E’ nata così l’orlatrice, una macchina da cucire che, installata in ogni punto vendita, consente al cliente, in appena cinque minuti, di acquistare un jeans pronto per l’uso e personalizzato, eliminando l’attesa per l’intervento del sarto.

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È vero che la plastica, a contatto con i cibi caldi, rilascia sostanze nocive?

Oggi un’altra domanda e risposta della rubrica: Psichesoma Answers!

In questa rubrica troverete risposta alle domande che mi avete posto via email e che ho reputato essere di interesse generale.

D. È vero che la plastica, a contatto con i cibi caldi, rilascia sostanze nocive?
R: Alcuni tipi di plastica, a contatto con il calore, possono rilasciare particelle che vanno a contaminare il cibo; in Italia esiste perciò una legge che fissa i “limiti di migrazione” (delle particelle). Il Pvc, per esempio, è un derivato dal petrolio e dal cloro costituito da molecole di cloruro di vinile che, con l’aggiunta di altre sostanze, può assumere forme diverse che vanno dalla vaschetta rigida e colorata che contiene la margarina alla pellicola per alimenti, flessibile e trasparente. Il cloruro di vinile è dannoso per reni e vescica (c’è anche un rischio cancro). Per questo motivo i produttori di pellicole per alimenti devono scrivere tra le avvertenze di evitare il contatto con alimenti costituiti da grassi e oli (che favoriscono la migrazione di particelle). Un altro derivato del petrolio è il polistirolo: piatti, posate e bicchieri, che vengono generalmente prodotti con questo materiale, devono rientrare nei limiti di migrazione imposti dalla legge e subiscono quindi dei test prima di essere messi in commercio. Il polistirolo resiste bene ai test fatti ad alte temperature (e quindi ai cibi caldi), ma il rischio può risiedere negli additivi che vengono aggiunti per renderlo più o meno rigido e nei coloranti.

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Un attimo di relax #124

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

funny pictures-meh.

“Meh”

La libertà al singolare esiste soltanto nelle libertà al plurale.” ~ Benedetto Croce

Libro della settimana:
Questa settimana vi consiglio uno dei libri più belli da scaricare e leggere in questo periodo natalizio: “Il Post Sotto L’albero 2011“.
Ogni anno alcuni fra i migliori blogger italiani scrivono un post natalizio e il gentile Sir Squonk li raccoglie, li edita e ne fa un bellissimo pdf da leggere online o da scaricare e leggere sui vostri ebook reader o da stampare e regalare. Lo trovate qui.

Il Pensiero Laterale e gli Storpionimi. Come divertirsi diventando più intelligenti


Il Loden Alfano

Creativi si nasce o si diventa? In che modo funziona la nostra mente quando pensiamo in modo originale?
Durante una lezione di fisica l’insegnante chiede ai suoi allievi: “Come si fa a misurare l’altezza di un grattacielo servendosi di un barometro?”. “Lo si regala al portinaio dell’edificio, per farsi dire in cambio la risposta giusta”, replica uno studente, poco preparato sulle leggi fisiche ma evidentemente piuttosto brillante. L’aneddoto è riportato dagli psicologi americani come esempio classico di pensiero creativo. Creatività infatti è la capacità di esprimere un pensiero originale, cioè diverso dalla media. Creativo dunque non è soltanto l’artista, lo scrittore, il musicista, l’inventore: creare è di fatto un’attività che riguarda tutti, perché è l’essenza stessa del vivere, cioè produrre cose nuove e diverse ogni giorno.

Un lampo di energia
Ma che cos’è la creatività? Secondo gli studi di neurofisiologia dipingere un quadro o trovare una soluzione innovativa a un problema aziendale sono frutto dello stesso tipo di attività mentale, che il medico inglese Edward de Bono ha chiamato “lateral thinking”, ossia pensiero laterale o divergente. E’ cioè quel pensiero che non segue le strette regole della logica, ma è istintivo, capace di stabilire libere associazioni tra le cose (proprio come quella tra il barometro e il portinaio). La creatività non ha necessariamente un rapporto diretto con la quantità di intelligenza dell’individuo. Si può semmai immaginare come un guizzo di energia in più, che in ciascuno di noi può essere più o meno presente.

Allenare il cervello
Quello che tuttavia sembra ormai certo è che, tranne rari casi, creativi si nasce ma si può anche diventare. Per precise ragioni fisiologiche: il sistema encefalico (in particolare la neo-corteccia) è in rapporto diretto con l’ambiente esterno. Per rispondere agli stimoli dell’ambiente, e adattarsi a essi, la neo-corteccia è in grado di attivare nuovi circuiti cerebrali. In parole povere, l’esperienza è in grado di modificare il cervello. Anche il pensiero laterale o si può dunque alimentare e sarà maggiormente creativo chi viaggia, chi conosce persone nuove, chi cambia spesso attività.
Gli esercizi poi sono fondamentali perché servono a tenere in allenamento il cervello nel suo complesso.

L’esercizio migliore
Creare storpionimi! Cosa sono? Lo chiediamo direttamente ad uno dei massimi esperti italiani nonché creatore della parola “storpionimo”, ovvero Sba.

D. Cosa sono gli storpionimi?
R. “Storpionimo” è un termine che non esiste nella lingua italiana, l’ho coniato per sintetizzare l’essenza dell’azione: storpiare i nomi. E’ infatti con questo scopo che è nata la “corrente”, storpiare i nomi propri delle persone, o, ad esempio su friendfeed, i nicknames degli iscritti. Lo storpionimo è un misto fra calembour e boutade, dove con l’aggiunta o il cambio d’accento, di sillaba, di vocale o consonante si stravolge il senso originario di un nome o di una frase nota, con lo scopo principale di suscitare risate.
Questo “difetto” mentale ce l’ho fin da bambino, e FriendFeed (questa è la pagina di sba) mi ha consentito di darvi sfogo nel migliore dei modi. Ho così creato una “room” dove poter tenere raccolti i miei storpionimi, poi col tempo si sono iscritte decine di persone, e ad oggi siamo quasi in mille a partecipare a questo gioco. Alcuni “produttori di storpionimi” sono delle vere e proprie macchine da guerra, nel senso che se io, nel mio piccolo, pensavo di avere un difetto mentale, queste persone ce l’hanno ben più preoccupante del mio, direi quasi che si tratta di una patologia bella e buona (ma tu che sei medico ne sai ben più di me).

D. Ci sono regole da seguire per crearne uno?
R. La regola è semplice: mantenere il senso compiuto del risultato della storpiatura. Se ad esempio volessi (banalmente) provarci col tuo cognome, non basterebbe che scrivessi “Daniele Aprale”. Come vedi non fa ridere, e non ha senso, o almeno non risulta essere uno storpionimo. Se dicessi “Daniele, àprile” con un solo accento cambierei le carte in tavola mantenendo comunque un senso compiuto. Ci sono situazioni in cui si vanno anche a toccare le lingue straniere, come l’inglese: prendi ad esempio la canzone “All you need is love” dei Beatles, con un piccolo cambio quasi impercettibile riesce a far scattare il sorriso: “All you need is Vov”. Nel corso del tempo abbiamo toccato quasi tutti i campi dello scibile umano, facendo danni irreparabili. (Scusate ma qua intervengo io citando il tuo mitico storpionimo “Je Train”. “Moi non, bus”)

D. Mi fai qualche esempio? (uno l’ho fatto io mettendo come immagine di questo post un bellissimo fotostorpionimo)
R. Sul sito www.storpionimi.it c’è già una discreta raccolta delle migliori perle, ti posso citare ad esempio:
– Il Barista preparò i drinks in un Bitter d’occhio
– Prudenza dello scassinatore: andare con i piedi di porco.
– Canna bianca (storia di un cane guida non vedente)
– non posso fare la comunione perchè mi hanno dato il nullaostia

Stando più in temi cari a chi svolge la tua professione, e potenzialmente a chi segue il tuo blog, potrei citare:
– Chiodosan: per l’igiene orale del fachiro
– Cowboy affetto da varicella: Pustolero
– Guttalax cavat lapidem
– Il gioco dell’Oki (nei migliori negozi, in bustine)
– Hai un Momendol, Dio? (Ligabue col mal di schiena)

D. Avete mai pensato di pubblicarli in una raccolta?
R. Sarebbe bello, chissà che nascosto fra i tuoi lettori non vi sia un editore disposto a fare una simile follia.

Non vi resta quindi che sbazarrirvi (…) nei commenti creando più storpionimi possibili! Poi visitate e iscrivetevi ai feed del blog www.storpionimi.it così potete divertivi  diventando un po’ più creativi!

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Cancro. Curarsi a tavola.

Niente fumo. Attenzione all’inquinamento urbano. Attività fisica. Ma soprattutto rigoroso controllo della dieta.

Sono queste le regole generali della prevenzione dei tumori: e se dei danni provocati dal fumo si sa ormai quasi tutto, è proprio l’alimentazione ad avere assunto un ruolo importante, negli ultimi anni. Nel processo di cancerogenesi il fattore alimentare ha un ruolo valutabile fra il 30 e il 60 per cento. La percentuale è variabile soprattutto perché è difficile una precisa valutazione dei modelli alimentari del singolo, che spesso non hanno regole fisse.
In termini generali, però, due elementi vengono considerati un vero fattore di rischio: l’eccesso di grassi (in particolare di origine animale), e il sovrappeso, collegato all’ eccessivo introito calorico. Una alimentazione molto ricca in grassi è correlata con l’incremento di rischio del tumori al colon e alla mammella, mentre chi è in sovrappeso si ammala più facilmente (almeno secondo le statistiche) di tumore all’endometrio (la mucosa uterina), all’intestino, alla prostata e ancora alla mammella. Per quest’ultimo, addirittura, sembra che un peso eccessivo nelle giovani dopo le prime mestruazioni rappresenti un fattore di rischio significativo. Da non sottovalutare inoltre il problema rappresentato dall’alcol. L’assunzione di quantità elevate di alcolici è statisticamente correlata con l’aumento del tumore al cavo orale e all’esofago. E il rischio è moltiplicato per chi beve e fuma, insieme. Infine, una alimentazione che prevede un abbondante impiego di cibi conservati in salamoia può creare seri problemi oncologici allo stomaco.
Esiste una dieta antitumore?
Esiste una dieta che riduce i rischi. E’ quella a base di pasta, pane, riso, pesce, olio d’oliva (che può avere azione antiossidante), frutta e verdura fresca e cruda. In questi ultimi alimenti, oltre alle fibre, sono presenti diverse vitamine (soprattutto C e A, sotto forma di provitamina betacarotene), e avere le vitamine direttamente dagli alimenti è più utile, perché nei vegetali sono presenti altre sostanze (fenoli e indoli) ad azione potenzialmente protettiva. Infine non vanno dimenticati i prodotti caseari leggeri, per l’apporto in calcio. Proprio il calcio sembra svolgere una azione protettiva nei confronti delle cellule intestinali. In particolare ne riduce la proliferazione (e dunque blocca anche un eccessivo sviluppo di eventuali cellule cancerogene) e contrasta l’effetto dei grassi in eccesso, riducendo la trasformazione dei pericolosi sali biliari. Per valutare l’entità di questa azione protettiva è partita una indagine che coinvolge diversi centri di ricerca europei. In pratica, nelle persone ad alto rischio, perché già operate per la presenza di un polipo intestinale, si sta valutando l’effetto della dieta nei confronti della formazione di nuove forme tumorali. Qualcosa di simile avviene anche a livello dello stomaco. Si è visto, infatti, che la somministrazione quotidiana di un supplemento di vitamina C alla dieta può risultare utile ai pazienti ad alto rischio. Come avviene l’indagine? Dopo aver bonificato lo stomaco dalla presenza dell’Helicobacter pylori (un batterio potenzialmente tossico per la mucosa) con antibiotici, si somministra vitamina C a una serie di pazienti, mentre altri seguono la normale dieta. Presto si saprà se questo tipo di prevenzione è applicabile su larga scala. E’ invece già noto l’effetto benefico delle fibre: esse acidificano l’ambiente intestinale, migliorando così la flora batterica, e soprattutto riducono l’eventuale tempo di contatto, con le pareti intestinali, delle sostanze cancerogene eventualmente presenti. Sia inglobando queste ultime nella propria massa, sia accelerando comunque il transito delle feci nell’intestino.

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Che tosse!

Corpi estranei, irritazioni, batteri, acidità di stomaco: tutte cause del problema della tosse. Che a volte però va lasciata sfogare.

È un suono familiare in questo periodo dell’anno, soprattutto nei luoghi affollati. E non si tratta della suoneria dei cellulari. Molti lo liquidano come un fastidio stagionale; eppure la tosse – di questo stiamo parlando – è prima di tutto un importante meccanismo di difesa. Che ci protegge da oltre un centinaio di malattie diverse.
È proprio grazie a questa improvvisa e rumorosa espulsione dell’aria che riusciamo a liberarci delle sostanze irritanti, delle impurità, dei microrganismi o del muco che potrebbero ostacolare la respirazione. La tosse non è una malattia,ma un sintomo. È il segnale che c’è qualcosa che non va in un punto di passaggio dell’aria. Ed è uno strumento spesso efficace per rimettere le cose a posto.

Un sistema di pulizia
Lungo le vie respiratorie esistono vari sistemi in grado di ostacolare l’ingresso di particelle potenzialmente nocive. In primo luogo un meccanismo di pulizia messo in atto dai sottili filuzzi di cui sono munite le cellule della parete bronchiale, le “ciglia”. Queste, muovendosi, frenano l’avanzata delle particelle inspirate e le spingono verso l’esterno.Altre strutture specializzate producono il muco, in cui sono intrappolati gli elementi esterni. Ma il meccanismo non è sempre sufficiente. Quando le ciglia non sono in grado di espellere il muco, scatta il colpo di tosse. Quando l’aria è spinta fuori dai polmoni a una velocità di 600-800 chilometri l’ora, espelle anche ciò che aveva scatenato il colpo di tosse.Le vie respiratorie sono ripulite, e si può tornare a respirare normalmente. Secondo gli ultimi dati statistici, la tosse è sempre più diffusa a causa dell’inquinamento atmosferico e dell’abitudine di fumare, fattori che provocano entrambi irritazione delle vie aeree.

Perché si innesca
Si calcola che sia presente nel 5- 20 per cento della popolazione, tanto da essere la terza causa della consultazione del medico. E la diagnosi non è per nulla scontata: secondo gli esperti a provocare la tosse possono essere almeno 120 cause differenti. Quella principale, soprattutto nella stagione invernale, è un’infezione delle vie respiratorie; per lo più una laringite, una tracheite o una bronchite. Se non è questo il caso, le cause sono meno comuni.Una tosse che arriva all’improvviso può essere, specie nei bambini, una forma nervosa legata a particolari stati ansiosi. Se poi colpisce un anziano dopo uno sforzo fisico, la ragione potrebbe essere uno scompenso cardiaco che accumula liquido all’interno dei polmoni, fino a invadere le vie respiratorie causando un edema polmonare.

Quando persiste
In alcuni casi può accadere che la tosse duri settimane e mesi. La causa più comune è la bronchite cronica, una malattia che colpisce quasi esclusivamente fumatori ed ex-fumatori. Ma a volte la tosse persistente non ha nulla a che fare con il fumo. Chi ne è vittima proprio non riesce a capirne la ragione. Le cause principali sono tre. Nel 40-45 per cento dei casi è dovuta a un gocciolamento retronasale.Nella parte posteriore del naso può esserci un gocciolamento continuo che irrita i recettori della tosse.  Nel 30-35 per cento dei casi, invece, la causa è un’asma bronchiale, una malattia allergica accompagnata da altri due sintomi: i sibili e le difficoltà respiratorie. Infine una comune causa di tosse persistente è il reflusso gastroesofageo. Quando il contenuto dello stomaco rifluisce nell’esofago, a volte le goccioline acide stimolano i recettori della tosse. Non si deve pensare che la tosse si presenti sempre allo stesso modo. Se non è accompagnata da secrezioni, la tosse è secca; se invece è prodotto catarro, viene definita grassa o “produttiva”. Tosse secca e grassa sono curate in modo radicalmente diverso. Nel primo caso, in genere, l’accesso di tosse risponde alla necessità dell’organismo di liberare le vie respiratorie. La tosse di questo tipo è quella dei fumatori o, negli asmatici, come reazione ai bronchi ristretti dalla malattia. La tosse grassa, invece, segue bronchiti, broncopolmoniti e altre infiammazioni delle basse vie respiratorie. È quasi sempre accompagnata dall’espulsione di muco, che assume caratteristiche diverse in base allo stato dell’infezione.

Sedare o potenziare?
La tosse, a prescindere dalla causa, è una manna per i farmacisti. Le medicine per curare la tosse, infatti, sono tra le più vendute al mondo. Ma non sempre eliminare la tosse è la strada giusta. Si rischia anche di peggiorare la malattia. È più importante capire se la tosse va sedata o resa più efficiente. La tosse secca di solito va combattuta per attenuarne l’intensità e la frequenza. Gli antitosse si dividono in centrali e periferici. I primi riducono l’intensità dello stimolo che proviene dal “centro della tosse”. Il più diffuso è la codeina, sostanza simile all’eroina, e per questo va assunta per brevi periodi. I secondi, invece, bloccano i recettori periferici. Per la tosse grassa si usano invece i mucolitici (come la carbocisteina o l’acetilcisteina), che diminuiscono la viscosità del muco. Che non deve rimanere nei bronchi, perché potrebbe favorire l’insediamento di infezioni.

Rimedi “casalinghi”
Per calmare la tosse e nello stesso tempo idratare le secrezioni respiratorie (facilitandone quindi l’espulsione) esistono anche numerosi sistemi casalinghi. Anzitutto bisogna bere molto.La nonna consiglia generalmente di sorseggiare tè o latte caldo. Sempre per fluidificare le secrezioni, può essere utile umidificare l’ambiente o ricorrere a un aerosol.

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Un attimo di relax #123

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

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“Non sono ancora morto.”

Nel mondo due persone su una soffrono di schizofrenia” ~ Anonimo

Libro della settimana:

Sopravvivenza Estrema

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