Un fenomeno con molti lati diversi. E non sempre negativi. A volte è un rito di passaggio verso la coscienza di sé.
Essere soli e sentirsi soli
Gli studi degli ultimi 10 anni hanno dimostrato che la solitudine ha molte dimensioni, che colorano la sensazione in positivo o negativo. Una prima grande suddivisione è tra la solitudine sociale e quella emozionale. La solitudine sociale, cioè l’essere obiettivamente soli, non equivale necessariamente a sentirsi soli. Per contro la solitudine emozionale, il sentirsi soli, può essere vissuta anche in compagnia. Nella nostra società la vera solitudine sociale, l’essere completamente soli, è rara. Ma avere rapporti sociali non basta; è importante anche la loro qualità. Perché si possono avere rapporti frequenti e sentirsi comunque emotivamente isolati, non capiti. E se di solitudine soffriamo tutti, per periodi più o meno lunghi e in forma più o meno acuta, il problema è più grave soprattutto durante l’adolescenza e la vecchiaia, e si presenta di solito nei momenti in cui “gli altri” fanno festa, come il Natale, o l’estate, che non a caso fanno registrare un incremento di suicidi. L’uomo, d’altronde, è fatto per vivere con gli altri. Non a caso la peggiore punizione che si può infliggere a un bimbo è il castigo in camera e a un adulto la detenzione in carcere: entrambe colpiscono il bisogno di compagnia.
Dimmi che mamma hai…
Ovviamente non è necessario finire in prigione per sentirsi soli. Spesso la solitudine è anzi solo una conseguenza del proprio atteggiamento verso gli altri. Secondo lo psichiatra britannico John Bowlby, molto dipende dal tipo di legame infantile che si instaura con la mamma. Un legame “sano” (che si verifica quando la madre è presente ma non ostacola, anzi stimola il distacco del figlio al momento opportuno) crea una base sicura da cui partire per esplorare il mondo. Al contrario, un rapporto “malato” causa insicurezza, ansia, timore di abbandono.
4 modi di sentirsi soli
Il sentirsi soli è inoltre misurabile in base a intensità e frequenza. Queste variabili segnalano quali problemi ha la persona che si sente sola. Ci si può sentire “spesso leggermente soli”, e non è un grosso problema. I sondaggi rivelano che si sentono “spesso soli” circa l’8% delle donne e il 3% degli uomini. Si sentono invece “qualche volta” soli una donna su 4 e un uomo su 6. Un altro modo per valutare la solitudine è l’atteggiamento con cui la si vive. I ricercatori lo hanno diviso in 4 categorie: 1. La solitudine genera rabbia, ostilità, nervosismo. 2. Gli individui si sentono rifiutati e diventano depressi, confusi, scoraggiati, tristi 3. Si sentono esauriti e provano senso di vuoto, diventano passivi e distaccati. 4. Si sentono isolati, poco amati, privi di valore.
Gli atteggiamenti dei gruppi 2 e 3 sono caratteristici della depressione. Per queste persone il senso di solitudine potrebbe essere perfino un campanello d’allarme del rischio di suicidio. E in questi casi è quindi sempre consigliabile consultare uno psichiatra o uno psicologo psicoterapeuta.
Cani e Internet
I ricercatori si sono occupati anche delle cause della solitudine. Possono essere temporanee, per esempio un lutto, una separazione, un trasferimento. In questi casi non si può più contare su alcuni rapporti significativi, ma la solitudine è quasi certamente destinata a svanire. Anche una malattia grave, propria o di un familiare, isola dal mondo, e così pure l’allevare un figlio. In questi casi può essere importante ricorrere all’aiuto di gruppi di sostegno e, in genere, a condividere il problema con altre persone. Ma la solitudine può essere anche una condizione stabile, che dura nel tempo. Ci sono per esempio fasi della crescita, come l’adolescenza, in cui il passaggio attraverso la solitudine è quasi necessario. L’individuo deve trovare una propria identità e questo porta spesso alla separazione affettiva dai genitori, e alla ricerca del confronto con i coetanei. È un periodo molto rischioso, soprattutto per le ragazze: ma secondo gli esperti, i pericoli si allontanano se i genitori danno sostegno e fanno attività con i figli. Anche l’età avanzata può essere una causa di solitudine stabile, soprattutto se si perdono tutte le amicizie. In alcune situazioni la casa di riposo sembra l’unica alternativa all’isolamento. In condizioni di solitudine infatti gli anziani sono a rischio di depressione. Un altro rimedio è la compagnia di un animale: prendersene cura conferisce un ruolo e supplisce al bisogno di dare e ricevere affetto. Oggi anche Internet dà una mano: un clic e si è in comunicazione con tutto il mondo.
Ci sono diversi modi per vincere la solitudine. Negarla, per esempio, non è una soluzione, anzi. Posteggiarsi davanti alla televisione è un altro modo di sfuggire al problema. Per brevi periodi la tv va benissimo, ma impedisce di stabilire nuovi rapporti, o di migliorare quelli esistenti.
Antidoti efficaci
Per questo gli esperti consigliano di riflettere sulla propria situazione, di prenderne atto, di verificare le proprie aspettative, di mettere in atto strategie per individuare le soluzioni e poi di agire. Risolvere il problema solitudine richiede una strategia; riflettere, essere consapevoli dei propri bisogni, aumentare le attività sociali, valutare quali siano realizzabili, senza perdere le occasioni. Molti individui che si sentono soli rifiutano anche i pochi rapporti sociali che hanno mantenuto, perché non rispecchiano le loro aspettative. Ma in alcuni casi è meglio prendere coscienza che anche le aspettative possono non essere adeguate alla realtà.
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