Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Tag: vino

Le sofisticazioni alimentari.

parmisan

Sofisticare significa adulterare, alterare una sostanza, contraffarla. Un procedimento punito a norma di legge. Ma può essere legale?
Alla definizione di “sofisticazione alimentare” concorrono due componenti. Una, la contraffazione. Due, il limite di legge.
Contraffare, adulterare, celare sotto mentite spoglie, evocano attività da contrabbandieri o da ladruncoli con mascherina nera, gesti compiuti di soppiatto, nell’ombra. Nella realtà sono purtroppo registrabili oggi, da parte di diversi produttori o delle loro lobby a livello europeo, ripetuti tentativi d’invasione progressiva in diverse zone grigie: o verso l’utilizzo di ingredienti simili a quelli originali, ma meno costosi approfittando di lacune legislative, o verso la statuizione della facoltà di commercializzare prodotti truffaldini, anche con scritte, immagini e packaging ingannevoli.
Vino senza uva, aranciate senza arance, formaggio senza latte. Sono già legali l’aroma burro al posto del burro, l’aroma fumo al posto dell’affumicatura, finta panna di grassi idrogenati in confezioncine che la ritraggono con un paio di fragole sullo sbruffo, olio di oliva in una bottiglia che ne contiene solo il 5%, bibite alla frutta senza quel frutto, risotto al tartufo senza tartufo…

In aggiunta a tutto questo, negli ultimi anni l’Europa è venuta all’arrembaggio delle produzioni agricole nostrane. Solo nell’ultimo lustro hanno avanzato richieste di legalizzare bibite all’arancia senza arance (nel gennaio 2009, a quattro anni di distanza dal primo tentativo, hanno riprovato a far passare un progetto di legge in Senato, stoppato alla Camera); sostituire il succo della frutta con aromi e coloranti; il vino “senza uva” realizzato dalla fermentazione di frutta; il rosé ottenuto miscelando vini bianco e rosso anziché dalla tradizionale vinificazione in bianco delle uve rosse (autorizzazione rientrata nel giugno 2009); cioccolato con grassi diversi dal burro di cacao; formaggio prodotto a partire da cascina e caseinati invece del latte (solo questo ha reso possibile portare in Italia nove miliardi di chili in equivalente latte nel 2008 da spacciare come made in Italy).

Gusto e aroma, indizi di colpevolezza.
E’ tuttora illegale smerciare una cosa dicendo che è un’altra, ma con packaging raffinati ci si può avvicinare molto. C’è però sempre qualche indizio che smaschera l’autentica natura del prodotto. Questo indizio è da cercare sulla confezione. Le parole “gusto”, “aroma”: “al gusto di”, “aroma di” vuol dire che non ce n’è, dentro.

100%, indizio di innocenza.
Ci sono al contrario indicatori di autenticità del prodotto. Una cifra, una percentuale, una frase in più. L’etichetta è ciarliera o reticente? La primae più grande azienda del biologico in Italia da vent’anni avvolge i suoi vasetti di yogurt con informazioni eco-culturali nelle etichette. Un produttore di formaggi grattugiati rivendica con orgoglio, sia sulle pubblicità sia sulle bustine di plastica, l’integrità delle forme di formaggio d’origine e l’assenza di conservanti. Un produttore di latte di soia descrive la filiera di controllo di un ente certificatone terzo per evitare contaminazioni. ti azioni. Nel latte di soia la dicitura “no Ogm” garantisce l’assenza di fagioli transgenici: altrimenti, la soia usata è probabilmente Ogm. Per il cioccolato, chi esibisce la dicitura “puro” garantisce l’impiego di burro di cacao e non di altri grassi di qualità deteriore. Per I succhi di frutta la cifra “100% succo” è chiara: il contenuto di quel brick proviene tutto dalla frutta (anche nel caso di prodotto da concentrato, il reintegro acquoso rispetta la percentuale d’acqua originaria). Se la scritta a tutto tondo “100%” non c’è, quella bevanda è acqua e zucchero, anche se l’immagine di fuori ritrae una cornucopia di frutti variopinti e succosi.
L’abbondanza di informazioni sulla confezione è spesso indice di cura produttiva e attenzioni da parte del produttore.

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Un fiasco di vino… alleniamo la mente!

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Ecco a voi l’indovinello della Domenica:

Un signore con un fiasco di vino in mano sta camminando,  si ferma davanti ad un hotel e grida “sono rovinatoooooooooooooooooooooooooooo”.  Come mai?

La soluzione verrà scritta nei commenti qualche giorno dopo la pubblicazione del post (a meno che non indoviniate prima…e non usate google!

Acqua e vino…alleniamo la mente!

domanda

Ecco a voi l’indovinello di questa domenica:
Due recipienti contengono la stessa quantità rispettivamente di acqua e di vino. Si preleva una certa quantità di vino e la si versa nell’acqua. Poi si preleva la stessa quantità della miscela di acqua e vino così ottenuta e la si versa nel recipiente contenente il vino.
Alla fine sarà presente più acqua nel vino o più vino nell’acqua?

La soluzione verrà scritta nei commenti qualche giorno dopo la pubblicazione del post (a meno che non indoviniate prima…e non usate google!).

Tante calorie e alimentazione sana vanno d’accordo?

avocado

Qualche volta si. Ecco 6 alimenti che lo testimoniano.
Quando ti accingi a preparare il tuo pasto, non cadere nella trappola di eliminare qualsiasi alimento che contenga molte calorie. Ci sono alcuni cibi molto calorici che sono però anche molto ricchi di sostanze nutritive importanti e che , in piccole quantità, dovrebbero far parte di ogni dieta “sana”.

Se stai cercando di controllare la tua spesa calorica, prova qualcuno dei suggerimenti qui sotto per sostituire questi alimenti al posto di altri non proprio salutari.

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Un drink fa bene alla salute, due fanno male.

Bere senza esagerare aiuta la salute del cuore. Ma non più di un drink al giorno per le donne e di due per gli uomini.
Questo il limite massimo suggerito da una ricerca sullo stato dell’arte del bere pubblicata dal cardiologo James H. O’Keefe e colleghi dell’Università del Missouri.
I ricercatori notano che tutti gli studi pubblicati in precedenza confermavano i benefici sulla salute del bere in maniera moderata e che questi benefici sembrano venire non dal tipo di alcool, ma dall’alcool in sè.
Questa potrebbe essere vista come una formidabile notizia per i bevitori. Se poco è buono, un po’ di più è ancora meglio?
No, dicono O’Keefe e colleghi. Il più in questo caso fa male! Infatti anche solo un po’ di più è molto più nocivo del niente affatto.
Un drink può essere più piccolo di quanto pensate. O’Keefe e colleghi dicono che per un drink intendono: una bottiglia da 33 cl di birra, un bicchiere da 15 cl di vino e 3-4 cl di liquore.

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