Volevate fare i furbi, ma vi hanno scoperto? Avete fatto una colossale gaffe davanti a tutti? Ecco perché, in queste occasioni, si vorrebbe davvero “sprofondare”…

Un’elegante signora, senza biglietto sul bus, multata davanti a tutti. Un manager che, a un pranzo di lavoro, s’imbratta la camicia. Uno studente che deve dire ai genitori di essere stato bocciato… Probabilmente hanno avuto tutti la stessa reazione: si sono sentiti sprofondare dalla vergogna. Ma perché fare una figuraccia, o essere “beccati” a fare qualcosa di sbagliato, fa così male?

Questione d’immagine
La vergogna è la reazione dolorosa al fatto che la nostra immagine è andata in frantumi davanti agli altri: abbiamo “perso la faccia. Questa emozione scatta quando l’immagine che vorremmo dare è “rovinata” da una figuraccia o da un fallimento. Nella vergogna, infatti, è centrale il giudizio degli altri: le persone presenti al momento della brutta figura, o di cui si teme la disapprovazione. Essere ben valutati e apprezzati è vitale. Come la paura ci avvisa di un pericolo, la vergogna è il guardiano della nostra immagine: ci avvisa che stiamo perdendo la reputazione, che gli altri possono pensare male di noi. Ma in quali casi ci si vergogna? Per esempio, quando si commette un’infrazione e si viene scoperti: la propria immagine è “macchiata” da un comportamento che è considerato negativo da sé e dagli altri. Questa è la “vergogna morale”, per essere stati scoperti nel trasgredire una norma, c’è poi la “vergogna da smascheramento”: io ho la pretesa di avere un certo ruolo, ma faccio qualcosa che non è all’altezza. Pensiamo a un attore famoso che dimentica la parte, o a un luminare che dice in pubblico una sciocchezza clamorosa. E c’è anche una “vergogna da svelamento”: si ha quando la propria privacy viene violata. Per la rivelazione di qualcosa che si voleva tenere per sé, per esempio, o di un segreto di famiglia. Ma ci si può anche vergognare di come si è, per esempio del proprio aspetto fisico, se non corrisponde al modello ideale

Prime vergogne
Ognuno si può vergognare per situazioni diverse, e con differenti intensità. Dipende da quanto conta per noi quel campo e da quanto ci importa del giudizio di chi abbiamo di fronte. I bambini iniziano a provare vergogna attorno ai 3 anni, quando cominciano a capire regole e obiettivi del loro ambiente. Tendono a essere più sensibili alla vergogna se i genitori si aspettano molto da loro. O se questi reagiscono ai fallimenti dei figli ripetendo che “non sono bravi” come persone: così i bambini pensano di valere poco. La prima reazione di chi si vergogna è cercare di… sprofondare. Si arrossisce, si evita lo sguardo degli altri, se possibile si va via. Si prova, insomma, a nascondersi dagli altri e dal loro giudizio.

La vergogna ha anche un suo linguaggio corporeo.
Quando “vorremmo scomparire”, infatti, il nostro corpo sembra davvero farsi più piccolo. La testa è chinata, ci si incurva, si abbassano gli occhi. Questa reazione può essere un tentativo di passare inosservati. Ma viene anche collegata ai segnali di sottomissione degli animali. Con testa e occhi bassi, si rinuncia alla sfida. Quando si perde la faccia, anche il corpo reagisce. Aumenta il cortisolo, un ormone coinvolto nella reazione allo stress: la vergogna è infatti un’emozione molto stressante. C’è un aumento anche delle citochine coinvolte nei processi infiammatori. Negli animali, questo aumento è associato a comportamenti di sottomissione e “da malato”, che porterebbero a ritirarsi dalla lotta, ma anche a indurre minore aggressività nel rivale.

Prezzo da pagare
La vergogna ha anche un lato utile al gruppo. Vergognandoci mostriamo di condividere i valori degli altri. Ci sottomettiamo e paghiamo un prezzo per la violazione: la nostra sofferenza. Il rossore non può essere simulato: è il segno che siamo sinceri, che la nostra reazione è vera. Arrossire non è una confessione: basta l’accusa, anche se falsa, di aver fatto qualcosa di sbagliato. Ma segnala che si è sensibili alle regole e al giudizio altrui. Questa emozione, però, può anche essere distruttiva. Chi si sente schiacciato dalla vergogna evita gli altri: chiudendosi in casa, o arrivando a scappare. Chi pensa che la propria immagine sia rovinata in modo irreparabile può giungere a suicidarsi. Inoltre, la vergogna può scatenare rabbia, diretta contro se stessi o chi si pensa sia stato la causa della propria umiliazione.

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