L’altro giorno parlavamo del mercurio nel tonno e ho ritrovato un articolo di Newton del 2005 che vorrei portare alla vostra attenzione.
“Il mercurio è presente nei pesci dei nostri mari in quantità maggiori di quelle riscontrate nella fauna ittica dell’Atlantico. Ma il rischio è globale: circa 4.500 le tonnellate annualmente rilasciate in atmosfera, di cui 2.250 da attività industriali. I Paesi asiatici contribuiscono per il 40%. Il Mediterraneo è interessato da fenomeni di inquinamento da mercurio comparabili (e spesso ben maggiori) a quelli riscontrati nelle acque atlantiche. Ad aggravare la situazione sono anche i cambiamenti climatici che influenzano in modo determinante i tempi di residenza in atmosfera del mercurio.
La forte irradiazione solare, le elevate concentrazioni di ozono e di particolato atmosferico creano, infatti, una ‘miscela’ che provoca la formazione di mercurio reattivo, ossia più facilmente trasferibile dall’atmosfera alle acque superficiali del Mediterraneo. Per molto tempo è stata un’emergenza ignorata, benché nel corso degli ultimi 15 anni la comunità scientifica internazionale e gli Enti preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute pubblica abbiano mostrato una crescente attenzione agli effetti dannosi derivanti da tale inquinamento.
Attualmente su scala globale vengono rilasciate in atmosfera circa 4.500 tonnellate annue di mercurio, di cui 2.250 derivanti da attività industriali e il resto da sorgenti naturali. Il trend è in crescita, soprattutto nei Paesi asiatici che complessivamente contribuiscono per il 40% delle emissioni globali: circa 1.000 tonnellate l’anno. Una volta in atmosfera, questo metallo si deposita sui corpi recettori terrestri e acquatici, determinando un notevole impatto sulla catena alimentare. Il “Position paper sul mercurio” preparato per la Commissione Europea, , da cui sono derivate la “Strategia europea sul mercurio” e la relativa “Direttiva europea sulla qualità dell’aria”, ha evidenziato la gravità del problema. Basti ricordare i disastri di Minamata in Giappone (1953-1960), in Iraq (1956-1960) e, in anni recenti, nel triangolo industriale di Priolo-Agusta-Melilli, che hanno rivelato quanto terribili possano essere gli effetti della dispersione del mercurio.”
Rimanete in contatto perché nel prossimo post parlerò dei sintomi dell’intossicazione da mercurio e del modo migliore per diagnosticarla.