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Check-up, sì o no?

Si scrive check-up e si pronuncia cecàp: è un vocabolo inglese ormai assorbito nel vocabolario italiano. Significa “serie completa di indagini cliniche effettuate per individuare eventuali malattie”: una pratica americana che si prefigge di diagnosticare le patologie prima che diano sintomi, nella speranza che la tempestività delle cure consenta di guarirle. Ma vive effettivamente di più chi fa tanti check-up? La diagnosi precoce è sempre desiderabile? Quali esami servono davvero? E quando?

Verifichiamo quali sono gli esami utili e quelli controindicati con l’aiuto della “medicina delle prove”. Ne gettò le basi a metà del Seicento Jean Baptiste van Helmont che, per verificare l’efficacia delle terapie, propose ai suoi contemporanei: «Prendiamo da 200 a 500 poveracci, li dividiamo in due gruppi e li curiamo con i due metodi che vogliamo valutare. Alla fine contiamo i funerali». Un metodo brutale, che consente però di valutare l’efficacia degli esami. Con questa tecnica sono stati valutati gli esami diagnostici dei 4 tumori responsabili quasi della metà dei decessi per tumore.

Pap test
Il pap test è il tipico esempio di esame utile contro il tumore all’utero, come ha dimostrato uno studio condotto nella Columbia Britannica (Canada) fra il 1955 e il 1988: riduce la mortalità dell’80%. Per prevenire una morte da tumore del collo dell’utero basta che 1.140 donne facciano regolarmente il pap test per 10 anni.

Tracce di sangue
L’esame diagnostico più usato contro il tumore del colon consiste nella ricerca del sangue occulto eventualmente presente nelle feci. Su 10 mila soggetti ai quali viene proposto questo screening biennale, 3.300 fanno almeno un esame, il che basterebbe a prevenire 8,5 casi di morte per tumore del colon retto nell’arco di 10 anni. Alla condizione, però, che di fronte a un risultato positivo il paziente accetti di approfondire gli accertamenti. Purtroppo però i falsi positivi, cioè gli esami che segnalano problemi inesistenti, sono molti. E su 10 mila test, devono seguire in media 2.800 scopie (osservazioni dirette) del colon. Su 2.800 scopie del colon però il rischio è che si verifichino circa 3,4 complicazioni,come perforazioni ed emorragie. Su 10 mila test si devono eseguire, per 600 individui, pure una scopia del sigma (altra parte dell’intestino) e un clisma opaco, e anche questo causerebbe 1,8 complicazioni. Insomma, i ricercatori del Cochrane http://www.marionegri.it/mn/it/sezioni/dipartimenti/labInfo167/attRicerca.html (un’associazione di epidemiologi), che hanno calcolato rischi e benefici dello screening, hanno concluso che i benefici superano gli effetti negativi solo nel caso di popolazione a rischio.

Mammografia
La mammografia è uno degli esami preventivi più efficaci. Ma è ancora controversa l’età alla quale iniziare l’esame. Nella fascia fra 50 e 74 anni l’esame serve anche a chi non è a rischio specifico. Mentre nella fascia tra 40 e 49 anni serve meno: per salvare una sola donna bisognerebbe analizzarne 3.125 per 10 anni, con un rischio di falsi positivi ancora più alto. Quindi secondo i National Institutes of Health americani, la decisione va presa caso per caso, in base ai fattori di rischio della paziente. Ma non aspettatevi miracoli. «Su 1.000 donne sottoposte a mammografia, 200 avranno un falso positivo e si spaventeranno per niente, 20 di queste subiranno una biopsia inutile, i casi di tumore scoperti saranno 30 circa, e fra questi solo 4 saranno debellati con sopravvivenza della paziente» riassumono Filippo Bianchetti e Romeo Riundi, medici di famiglia di Varese, sul settimanale Tempo medico. Per non contare i tumori che ci sono ma non saranno diagnosticati. Insomma, fate la mammografia, ma se il risultato è positivo non è detto che siate malate: prima di angosciarvi, aspettate i successivi accertamenti.

Guardate la prostata
L’esame per individuare un eventuale tumore alla prostata consiste nel cercare nel sangue una proteina, la “Psa”. È forse il test di screening più controverso. Il 70% dei tumori diagnosticati, anche se maligni, non avrebbe mai dato segno di sé. Invece, poiché non si è in grado di riconoscere l’aggressività dei tumori, in genere li si toglie comunque. Ma le possibili conseguenze sono difficili da sopportare: impotenza, eiaculazione retrograda, difficile controllo della vescica. Se non ci sono rischi o sintomi, lo screening non vale la pena».

La vera prevenzione
Forse in futuro sarà diverso. Un test genetico consentirà di prevenire un rischio ambientale, e terapie efficaci e diagnosi precoce ci consentiranno di guarire. Ma per ora, fatta eccezione per il pap test e la mammografia, la fiducia nei check-up ha dimostrato di non avere basi scientifiche, mentre il rischio è che dia una sicurezza fallace. Infatti negli Usa, dove la spesa sanitaria per abitante è sei volte quella della Grecia, la mortalità è più alta del 17%: proprio per lo stile di vita. Per prevenire le malattie serve di più individuare insieme al medico a quali malattie siamo più esposti per ereditarietà, per l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo e per stile di vita. E prevenirle correggendo le abitudini pericolose.

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Cancro: scoperta shock!

prostata

Due pazienti con un tumore prostatico inoperabile sono migliorati dopo solo una dose di un nuovo farmaco sperimentale.
E’ difficile assistere a miglioramenti così importanti e per questo i ricercatori della Mayo Clinic (ovvero una delle cliniche più importanti del mondo) hanno deciso di rivelare la notizia prima ancora che fossero finiti i test farmacologici.
Il Dott. Eugene Kwon, l’urologo che era incaricato del trattamento dei due pazienti in questione, dopo aver esaminato i risultati ha dichiarato:”Questo è uno di Sacri Graal della ricerca sul cancro prostatico. Lo abbiamo atteso per anni.”
Il cancro di prostata è il cancro più comune negli uomini con 34.000 nuovi casi e più di 10.000 morti sono segnalati ogni anno solo in Gran-Bretagna.
A Rodger Nelson e Fructuoso Solano-Revuelta era stato diagnosticato il cancro alla prostata in stadio avanzato ed avevano deciso di ricoverarsi presso la Mayo Clinic. I medici gli avevano informati che il cancro ormai si era infiltrato nei tessuti vicino alla prostata e che quindi non gli restava che qualche mese di vita normale e gli avevano prescritto solo cure palliative. Ma dopo solo un’infusione del farmaco ipilimumab, un anticorpo monoclonale che stimola il sistema immunitario, i loro tumori si sono rimpiccioliti abbastanza da poter essere rimossi chirurgicamente. Entrambi gli uomini da allora hanno avuto un recupero completo e sono tornati ad una vita normale.
I due ex pazienti facevano parte di un trial sperimentale che comprendeva 108 pazienti di cui 54 avevano ricevuto il farmaco sperimentale. I test continuano ma i due pazienti sono stati adesso esclusi dalla ricerca per sottoporli all’intervento chirurgico.
Il Dott. Kwon ha detto ieri: “A metà strada dei test abbiamo cominciato a vedere risposte notevoli. Alcuni pazienti hanno avuto un restringimento così importante dei loro tumori che erano praticamente spariti. Non avevamo mai pensato che un farmaco potesse essere in grado di far diventare operabile un tumore inoperabile perchè per noi questa evenienza non era certo possibile.”
“Questi erano pazienti per quale non c’era speranza. Il corso della loro malattia è stato alterato in modo drammatico. Abbiamo ora un importante risultato che non ci eravamo di certo aspettati, non ci resta che completare la ricerca”
Ha infatti detto che i risultati dovranno essere confermati con ulteriori studi e nei risultati pubblicati in un giornale scientifico peer-reviewed. Una ricerca più importante inizierà nel prossimo autunno.
Non ci resta quindi che sperare che i risultati vengano confermati ma vi garantisco che tanta enfasi su dei risultati ancora da confermare non l’avevo mai vista e spero che non ci sia malafede ma solo tanta speranza e tanta voglia di curare.
Via

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