Una della cose più stimolanti della blogosfera è la possibilità di conoscere le persone attraverso i loro post, le loro scelte e i loro pensieri, senza badare all’aspetto fisico e senza alcun pregiudizio. Si riescono ad instaurare amicizie che hanno un alone di magia e di mistero a cui è difficile resistere.
Il risultato di una mia nuova amicizia “virtuale” è proprio questo post scritto a 4 mani con Lisa. E’ stata lei a suggerirmi l’argomento e a scrivere al sua esperienza, io ho solo aggiunto una piccolissima consulenza scientifica.Antonio D’Acunto, appartenente al Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia, Università di Pisa, Italia e Joaquin Cortes Prieto Cattedratico di Ginecologia dell’Università di Alcalà, Spagna, hanno sviluppato una chirurgia minitraumatica che può essere applicata a tutta la chirurgia a cielo aperto che hanno denominato Chirurgia Maggiore Minitraumatica (CM). Questo concetto permette di migliorare i livelli di perfezionamento e di sicurezza che indiscutibilmente posseggono le tecniche convenzionali.
Per descrivere la tecnica preferisco usare le parole di Lisa: “Nell’ottobre del 2002, dopo quasi 24 ore di contrazioni e un po’ di incomprensioni con l’ostetrica dell’ultimo turno, alle 21 finalmente torna in sala travaglio il mio ginecologo, il Dott. Antonio D’Acunto, che decide di procedere al parto con taglio cesareo per “mancato impegno della testa”, ossia il mio primogenito non si è neanche lontanamente avvicinato al canale vaginale per cercare di venire alla luce. La tecnica chirurgica che lui usa negli interventi di ostetricia e ginecologia che effettua nell’omonimo reparto dell’Azienda Ospedaliera Universitaria presso l’Ospedale Santa Chiara di Pisa è stata definita Chirurgia Maggiore Minitraumatica e, nello specifico di un taglio cesareo ciò sta ad indicare che il chirurgo incide solo un paio di centimetri di cute con il bisturi e poi giunge all’utero allargando con le dita i muscoli e apre, sempre con le dite, l’utero stesso seguendone le fibre, estrae il bambino, taglia il cordone ombelicale, asporta la placenta e riavvicina le fibre fino a chiusura dell’utero e dei muscoli, dopodiché, invece dei punti, applica un nastro colloso sulla cicatrice e mette delle graffette di sicurezza. esattamente quello che è stato praticato nel caso del mio cesareo: alle 22.30 è nato il mio primogenito e 10 minuti dopo io ero in sala post-parto senza punti di sutura! Il vantaggio però l’ho potuto apprezzare solo il mattino dopo quando alle 8 ho potuto fare colazione da seduta senza più flebo e catetere e alle 9 mi sono permessa di andare camminando in bagno e alle 10 (appena tolte le graffette) ero in neonatologia ad abbracciare il mio piccolino: rispetto ad altre mamme che avevano avuto un parto con cesareo ero notevolmente avanti sia come autonomia sia perché non avevo punti che tiravano! Dopo tre giorni sono rientrata a casa e una settimana dopo non avevo neanche più il nastro colloso e nessun tipo di dolore! Diciannove mesi più tardi è nato il mio secondogenito con la stessa tecnica seguito dopo 21 mesi dalla piccolina di casa. Le degenze di entrambi i parti sono durate 3 giorni con l’unica differenza rispetto al primo parto che ho dovuto attendere 24 ore per alzarmi poiché anestesisti diversi avevano preferito optare per l’anestesia spinale anziché quella epidurale con conseguente immobilizzazione della parte inferiore del corpo e di un più lungo trattamento con antibiotici.