Alcune marche la vendono a 29 centesimi a panetto. È fatta d’acqua, grassi vegetali idrogenati e aromi, con un pizzico di coloranti per ricordare pallidamente il colore del fieno del burro. Il contenuto percentuale di grassi è simile rispetto al burro. Ma la qualità di questo grasso è discutibilissima.
Leggiamone l’etichetta.
“Grassi vegetali idrogenati”. Non c’è l’obbligo di dichiarare da quali vegetali vengano. Si usano grassi spremuti da piante non commestibili, poverissimi a livello nutritivo, dannosi per le coronarie, oli di scarto, perfino transgenici (la colza, pianticella dal fiore giallo da cui si ricavano migliaia di tonnellate di oli per vari usi, è una delle coltivazioni Ogm più diffuse al mondo). In più questi innominati oli vegetali vengono “idrogenati” per solidificarli, così da poterli utilizzare industrialmente per dare forma e consistenza al prodotto… trasformando però quei grassi acidi in transaturi (“trans”) ritenuti responsabili d’interferire con i sistemi di regolazione del colesterolo.
Quindi, sì, forse la margarina è lievemente meno grassa del burro, ma non per questo più leggera; basta capire quali sono gli ingredienti di un panetto per avere riscontro di quanto può pesare sulla nostra buona salute, sull’ambiente, sull’organismo. La provenienza dei grassi vegetali di cui è composta la margarina è incerta e non c’è obbligo di indicarla in etichetta. Il costo bassissimo è indice di materie prime povere. Le qualità nutrizionali di questi grassi sono pessime e l’idrogenazione dei grassi ne peggiora ulteriormente la qualità.
Il condimento grasso più salutare è sempre l’olio extravergine d’oliva. Sono in commercio margarine composte da grassi non idrogenati, si trovano anche e soprattutto nei negozi “bio”.
Se il burro proviene da pascoli d’alta montagna, da latte di mucche allevate in libertà, al sole, nutritesi d’erba e fieno o da agricoltura biologica, è certamente più salutare di ogni surrogato industriale. E se si desidera un gratificante condimento bianco panna, niente pallide imitazioni: ogni tanto, concedersi l’autentico sapore di un ricciolo di burro non è vietato.