Molte sono superflue, altre semplici doppioni, altre ancora, come i ricostituenti, addirittura inesistenti. Ma perché vengono prodotte e soprattutto prescritte? Significa che in commercio ci sono medicine inutili?
Vi riposto la risposta,trovata su un’intervista di un paio di anni fa (ma sempre molto attuale), di Silvio Garattini direttore dell’importantissimo Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”.
R. Prendiamo, per esempio, i “ricostituenti”. E’ un po’ che se ne parla: sono solo un’invenzione pubblicitaria senza la minima base scientifica, tanto è vero che non compaiono in nessun testo di farmacologia. Eppure molti medici continuano a prescriverli. Ma è pazzesco pensare che esistano prodotti capaci di “ricostituire” qualcosa nell’organismo. Fa ridere chiunque abbia una minima conoscenza della chimica. Che cosa contengono? In genere aminoacidi e vitamine, cioè sostanze che si assumono nelle giuste quantità con il cibo. Mentre le dosi in più vengono eliminate automaticamente.
D. Quindi non servono a niente neanche i preparati multivitaminici…
R. E’ naturale. E lo stesso discorso vale per gli integratori di sali minerali. A meno che una persona malata non possa nutrirsi a sufficienza: ma allora sarà il medico a prescrivere i dosaggi adatti di sali e vitamine al singolo paziente, in base alla sua costituzione fisica. Negli ultimi anni, comunque, c’è stato un vero boom di farmaci fantasiosi. Basti pensare a quelli che promettono di migliorare la memoria. Ce ne sono di diversi tipi, ma si basano tutti su tesi discutibili. Alcuni, per esempio, dovrebbero addirittura modificare la composizione dei mediatori chimici a livello cerebrale. Ma, anche ammesso che questo sia vero, nessun paziente fino a ora è riuscito a potenziare davvero la sua memoria grazie alle pillole.
D. Ma come è possibile che questi prodotti arrivino sul mercato? Non c’è proprio nessun controllo?
R. In teoria sì. Il ministero della Sanità dovrebbe analizzare tutti gli studi condotti sul nuovo farmaco, e verificarne così l’efficacia, prima di autorizzarne la vendita. Ma evidentemente c’è qualcosa che non funziona, e non solo per quanto riguarda i preparati inutili. Oggi, in Italia, ci sono circa dodicimila farmaci. Sono troppi, ne basterebbe la metà. Molti infatti sono copie di prodotti già esistenti: noi li chiamiamo me-too, cioè “vengo anch’io”. In pratica, quando le industrie si accorgono che un prodotto “tira”, ne propongono uno identico sotto altro nome. Come i principi attivi del Valium, che si trovano nella stessa composizione in dieci confezioni diverse. In altri casi, invece, le industrie aggiungono al principio attivo di base sostanze che dovrebbero potenziare l’effetto del farmaco. In realtà, nessuno è ancora riuscito a dimostrare che l’aspirina associata alla vitamina C sia più efficace, o che gli antibiotici funzionino meglio con l’aggiunta di vitamine o di mucolitici. Siamo soltanto nel campo della concorrenza industriale. E’ sorprendente, però, che farmaci identici abbiano prezzi che possono variare, in più o in meno, anche del trenta per cento… E, soprattutto, è grave che queste oscillazioni di prezzo compaiano anche nel prontuario nazionale, cioè nel catalogo delle medicine pagabili dalla mutua. Il fatto è che lo Stato, invece di comprare solo il farmaco meno caro, li prende tutti. Non solo. Non si fa nemmeno fare degli sconti, come avviene in qualsiasi campo quando si acquistano grandi quantità di prodotti. Evidentemente si cerca di favorire l’industria per garantire, oltre ai guadagni, il lavoro ai dipendenti. Una preoccupazione per altro lecita. Ma è bizzarro il fatto che sia proprio il ministero della Sanità a prendersi carico del problema, visto che semmai competerebbe a quello dell’Industria.