
Ecco il secondo articolo su quest’organo a dir poco fondamentale. Sarà possibile leggerli tutti cercandoli nella categoria Salute del Cervello.
Le malattie del cervello vanno divise in due grandi gruppi: quelle dovute a carenza di sangue, o malattie cerebrovascolari, e quelle di altra origine. E’ soprattutto per le prime che si può tentare qualche misura preventiva.
Ecco i principali fattori di rischio per il cervello: una buona manutenzione di quest’ultimo si effettua proprio tenendo sotto controllo una serie di disturbi.
● Alcol: aumenta la pressione. Un bicchiere di vino a pranzo e cena (un quarto di litro o poco più al giorno) non sembra particolarmente pericoloso. L’assunzione abbondante di alcolici può invece aumentare il rischio di ictus, soprattutto quelli di tipo emorragico, perché favorisce notevolmente l’ aumento della pressione.
● Ipertensione: incontro all’ictus. E’ il fattore di rischio più significativo. Oltre a favorire la formazione di una placca ateromatosa (cioè una placca che si forma all’interno delle arterie colpite da arteriosclerosi) nelle grandi arterie che irrorano il cervello, con conseguente diminuzione della quantità di sangue che giunge a esso, la pressione alta tende col tempo a indurire la parete dei vasi più piccoli, e a renderli meno adattabili alle situazioni di emergenza (per esempio un deficit di ossigeno). Si è calcolato che chi ha una pressione massima più alta di 180 millimetri di mercurio corre un rischio di ictus sei volte superiore rispetto a chi ha la pressione normale.
● Diabete: meno sangue al cervello. Il danno si esplica in due modi. La “macroangiopatia” diabetica, che interessa i grandi vasi, amplifica i danni dell’aterosclerosi favorendo la progressione della placca ateromatosa. La “microangiopatia”, che colpisce soprattutto le piccole arterie e i capillari, può invece provocarne la chiusura e quindi indurre piccole zone ischemiche (cioè non irrorate dal sangue) molto localizzate in alcune parti dell’encefalo.
● Obesità: assolto il colesterolo? Il sovrappeso e la scarsa attività fisica possono incrementare il rischio di malattia cerebrovascolare. Non è del tutto chiaro, anche se si consiglia comunque una dieta povera di grassi di origine animale, invece il ruolo dei lipidi alimentari. A differenza di quanto avviene per le coronarie, in cui il rischio è ampiamente dimostrato, sembra che un aumento del colesterolo totale e della sua frazione LDL sia meno significativo come fattore di rischio per ictus. In realtà l’ictus può essere di due tipi: ischemico, dovuto a un blocco della circolazione del sangue, o emorragico, legato invece a un’emorragia cerebrale. Normalmente nel nostro Paese il rapporto è di quattro a uno a favore dell’ictus ischemico. Ma in altre zone del mondo, come il Giappone, ove la dieta prevede un’elevata assunzione di grassi insaturi ad azione protettiva (per esempio quelli contenuti nei pesci) e i valori di colesterolemia sono sotto la norma, l’ictus emorragico è più frequente.
● Sigarette: sangue impoverito. Il fumo rende più rigidi i vasi sanguigni e favorisce l’ispessimento della placca aterosclerotica delle carotidi. Aumenta quindi il rischio di ictus ischemico. Inoltre nei grandi fumatori il sangue è più povero di emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno, e più ricco di carbossiemoglobina. Anche questo elemento può favorire l’anossia cerebrale, cioè la carenza di ossigeno.
● Traumi: nasce così l’epilessia? I traumi cranici sono la lesione neurologica che più di frequente causa invalidità o morte nelle persone con meno di 50 anni. Dopo la fase acuta, tuttavia, possono rimanere disturbi. In pochi casi di trauma cranico chiuso (cioè senza esposizione dell’encefalo) dopo alcuni mesi (al massimo due anni) può comparire una epilessia post traumatica, localizzata nella sede della cicatrice.
● Farmaci: memoria a rischio. Alcuni tipi di farmaci, come le benzodiazepine, gli antidepressivi e i barbiturici, ad alti dosaggi possono ridurre le capacità di apprendimento e memoria negli anziani. Nel primo caso sembra che l’azione di riduzione della memoria a breve termine sia legata a una depressione dei sistemi di veglia, che assicurano una maggior facilità di attenzione e recepimento degli stimoli. Lo stesso sembra avvenire anche dopo abuso di barbiturici. Gli antidepressivi possono invece avere azione anticolinergica, cioè bloccare l’attività dell’acetilcolina.
● Psicostimolanti: mai più di sei caffè. Esistono sostanze di uso comune, come la caffeina, che agiscono sulla “sostanza reticolare”, una struttura cerebrale che attiva la corteccia, migliorando l’attenzione. In dosi elevate (oltre le sei tazzine quotidiane) possono comparire però segni di eccitazione e ipertensione. Qualcosa di simile può avvenire anche con la cocaina o altri derivati dell’oppio. Nel lungo periodo questo meccanismo esaurisce il cervello.
● Minerali: a colpi di alluminio. Secondo alcuni studiosi, un eccessivo introito di alluminio potrebbe essere correlato con un maggior rischio di ammalarsi di morbo di Alzheimer. L’ipotesi è nata dopo l’osservazione di disturbi cerebrali in persone sottoposte a dialisi, che introducevano con il liquido di lavaggio anche alluminio. Pare che il minerale possa alterare la membrana della cellule cerebrali. Altri metalli: sembra che l’intossicazione da mercurio e piombo, e l’accumulo di queste sostanze all’interno delle cellule cerebrali, sia in grado di interferire con la salute dei neuroni, distruggendoli e rallentando la trasmissione dei messaggi nervosi.
