Come sempre con la sua modalità schietta e da psicanalista “selvaggio” (come lui stesso si definisce) Groddeck ci racconta e ci spiega la sua teoria psicosomatica/psicanalitica sulle cause inconsce che possono portare alla stitichezza nel capitolo “la stitichezza come prototipo di resistenza” del libro Il linguaggio dell’ ES, e di cui non posso far altro che riportare fedelmente le sue parole:
“Una persona, venuta a farsi curare da me per stitichezza cronica, mi ha brevemente descritto le esperienze fatte da lui bambino col medico di famiglia. I genitori erano sempre in apprensione e, appena il bambino aveva anche soltanto una piccolezza, mandavano a chiamare il medico. Questi veniva, guardava la lingua, faceva aprire la bocca e chiedeva: « È…? ». « Sì, tutto a posto ». Gli, occhi del medico si facevano grani e indagatori: « Veramente? Con regolarità? Senza nessun disturbo? Proprio senza irregolarità? ». « Ieri, forse, non andava bene come al solito » « Bene, allora per sicurezza gli possiamo dare qualcosa ». Viene prescritta la ricetta: un cucchiaio colmo, ogni ora, fino evacuazione avvenuta. E la sera il bambino era già vispo e guarito.Così era allora, e così in fondo avviene ora. Le analisi mediche sono diventate certo più complesse e difficili di quelle che vengono presentate ancor oggi a un pubblico esilarato nella famosa versione di Molière, e la monotona risposta del candidato alla insistente e spesso minacciosa domanda dell’esaminatore « malattia » è tuttora: « Clysterium donare, postea seignare,ensuita purgare ». Solo che i purganti sono stati sostituiti dalla dieta (frutta, succhi di frutta, ecc.) e il salasso dall’intervento chirurgico. La cosa sorprendente di questa forma primitiva di cura medica è la sua efficacia, una efficacia che a stento si può immaginare. All’infuori forse del trattamento psichico, non esiste, in tutto il campo della medicina, un metodo di cura altrettanto praticato e dimostratosi così efficace attraverso i millenni.”