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Tag: fattore rh

Tutto sui gruppi sanguigni. Parte 2

Ecco la seconda parte del post sui gruppi sanguigni. La prima parte la trovate QUA.

Gravidanze a rischio
È dunque evidente che il sangue Rh+ non può essere somministrato a soggetti Rh-, che lo distruggerebbero con i loro anticorpi anti-D… Ma in questo caso il problema riguarda, più che le trasfusioni, le gravidanze “miste”. Mettiamo il caso di una madre Rh- in cui si sta sviluppando un feto Rh+: durante le prime settimane di gravidanza, la donna entra in contatto con il sangue fetale (che si mescola parzialmente con il suo) e ne viene sensibilizzata. In seguito a questo contatto, la madre comincia a produrre anticorpi anti-D. Durante quella stessa gravidanza difficilmente la quantità di anticorpi anti- D (ancora esigua) prodotti dalla madre potrà arrecare danni severi al nascituro. La stessa cosa non avverrà però durante la seconda gravidanza con feto ancora Rh+. La quantità di anticorpi anti-D della madre sarà questa volta sufficiente a determinare la distruzione dei globuli rossi del feto, con conseguenze drammatiche.

Donare a se stessi…
Tutti questi problemi di compatibilità sarebbero risolti dal sangue artificiale, più volte promesso dal mondo della ricerca, ma tuttora ben lontano dall’essere disponibile. Nel frattempo si sono affermati alcuni metodi alternativi alla trasfusione da donatore, in particolare quello dell’autoemotrasfusione: come dice il nome, è lo stesso paziente che si fa donatore per le proprie esigenze di terapia trasfusionale programmata. I vantaggi? Nessun rischio di infezioni, la totale assenza di reazioni febbrili o allergiche e, in generale, migliori condizioni di decorso post-operatorio. L’autotrasfusione consente inoltre di rispettare le credenze religiose contrarie alla trasfusione di sangue da donatore.

… ma senza esagerare
L’ideale, dunque! Peccato che abbia un limite insuperabile: il sangue va usato in tempi brevi, e non si può estrarne troppo da se stessi. Un trapianto di fegato, per esempio, richiede anche 35 litri di sangue (spesso in forma di derivati)… impossibile produrne abbastanza nell’imminenza dell’intervento. Si utilizza perciò questa tecnica per interventi che richiedono al massimo un paio di litri di sangue, dall’asportazione di vene varicose alle protesi d’anca e di ginocchio, dagli interventi per correggere la scoliosi all’asportazione della prostata.

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Tutto sui gruppi sanguigni. Parte 1

Il sangue non è uguale per tutti. Anzi: lo stesso liquido che può salvare una persona, per un’altra può essere addirittura mortale. Se, per esempio, venisse trasfuso sangue di gruppo A a una persona con sangue di gruppo B, il sistema immunitario del ricevente attaccherebbe i globuli rossi estranei, scatenando una reazione chiamata “emolisi”: in pratica, uccidendoli. Questa guerra fratricida, inoltre, produrrebbe un tale shock nell’organismo da portare, nei casi estremi, alla morte del ricevente.

Un carattere ereditario
La conoscenza di questo fenomeno è piuttosto recente: risale agli esperimenti condotti all’inizio del ’900 da Karl Landsteiner, premio Nobel per la medicina nel 1930. Lo studioso di origine austriaca dimostrò che il siero (cioè la parte del sangue che non coagula) di alcuni individui è capace di “incollare” fra loro i globuli rossi prelevati da altri individui. Sulla base di questo semplice test, Landsteiner giunse a classificare il sangue umano in 4 gruppi distinti:AB, A, B, 0, i cosiddetti gruppi sanguigni. Le differenze sono ereditarie, e consistono in precise caratteristiche dei globuli rossi, identificabili come antigeni a causa della loro reazione con anticorpi specifici. In parole povere: non sono altro che proteine incastonate nella membrana dei globuli rossi. Un soggetto AB ha sulla membrana dei propri globuli rossi due proteine, chiamate per convenzione A e B, e non ha ovviamente nel proprio plasma alcun anticorpo né contro A né contro B. Gli anticorpi sono infatti molecole prodotte dal sistema immunitario per contrastare uno specifico invasore: ogni anticorpo combatte e distrugge uno specifico “antigene” (che può essere un batterio, una proteina eccetera). E se un soggetto avesse anticorpi contro le proteine presenti sui suoi globuli rossi, non potrebbe sopravvivere: infatti l’organismo distruggerebbe i suoi stessi globuli rossi. I soggetti A, invece, hanno sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina A… e nel proprio plasma anticorpi contro la proteina B (non anti-A altrimenti distruggerebbe i propri globuli rossi). Allo stesso modo, un soggetto B presenterà sulla membrana dei propri globuli rossi la proteina B e nel plasma anticorpi anti-A. Diversamente da tutti gli altri, un soggetto O non avrà né la proteina A né la proteina B sui propri globuli rossi, mentre nel plasma avrà sia anticorpi anti-A sia anticorpi anti-B.

Donatori e Riceventi
Queste differenti situazioni fanno del soggetto AB un ricevente universale: può essere cioè trasfuso con qualunque tipo di sangue. Non avendo infatti nel proprio plasma alcun tipo di anticorpo, non reagirà contro i globuli rossi trasfusi, di qualunque tipo essi siano. Al contrario, il soggetto 0 viene considerato donatore universale. Non avendo sui propri globuli rossi alcuna proteina, una volta trasfusi questi non verranno distrutti dagli anticorpi del ricevente, di qualunque tipo essi siano. Attenzione, però: quando si trasfonde sangue di tipo 0 in un soggetto di tipo diverso, si trasfondono anche gli anticorpi anti-A ed anti-B del donatore… che attaccheranno e distruggeranno i globuli rossi del ricevente. Questi anticorpi sono però pochissimi rispetto al numero dei globuli rossi del soggetto ricevente e la reazione che il donatore provocherà in quest’ultimo sarà trascurabile. Quello che quindi deve essere tenuto in considerazione è solo la reazione del sistema immunitario del ricevente, che in caso di incompatibilità può avere un danno, più che un vantaggio, dal sangue ricevuto.

Il misterioso fattore RH
Dunque il sangue degli esseri umani può essere soltanto di 4 tipi? No, in realtà esistono altri sistemi di proteine che permettono ulteriori classificazioni: per esempio i sistemi Rh, MNSs e P. Tra questi, il più significativo è il sistema Rh, identificato per la prima volta in una scimmia, il macaco Rhesus (da cui deriva la sigla Rh). Si tratta di un sistema costituito da 13 proteine, incastonate (come avviene per A e B) nella membrana dei globuli rossi. Tutti gli esseri umani sono forniti di questo gruppo di proteine, dunque non dovrebbe esserci alcun problema… tuttavia una di queste proteine (quella denominata D) non è sempre presente. È questo il motivo per cui alcuni gruppi sanguigni sono denominati Rh+ e altri Rh-… i primi hanno il complesso Rh completo, gli altri hanno soltanto 12 proteine e sono privi della D .Fortunatamente, questa mancanza riguarda soltanto il 15 per cento della popolazione umana.

Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!

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