Ecco la seconda parte del post sui Virus. La prima parte la trovate QUA.
Terapie contagiose
Ma il mezzo di trasporto può essere più raffinato, come il sangue delle trasfusioni o i fattori della coagulazione usati dagli emofilici. Così l’Aids è arrivato in Giappone e così si sono diffuse le epatiti. Anche la ricerca può causare epidemie. Nel ’92 Ebola è arrivato in un laboratorio di ricerca di Siena, con 8 scimmie-cavie, che sono state soppresse senza clamori. Molti veicoli di trasmissione si identificano dopo anni. Gli ematologi dell’ospedale di Legnano hanno scoperto che la pratica delle minitrasfusioni di sangue ai neonati sottopeso e prematuri, usata anche in Italia negli anni ’60, potrebbe essere all’origine di parte delle infezioni da epatite C di origine ignota. Ma i microrganismi si nascondono anche in ormoni, cornee e tessuti di cadavere, usati per farmaci, trapianti, mangimi. Lì dentro c’è la storia di ogni individuo, compresa quella dei virus del Paese da cui proviene e che saranno identificati in futuro. Come il prione del morbo di Creutzfeldt Jakob (la “mucca pazza” umana), trasmesso dagli estratti da cadavere, che riduce il cervello a una spugna. Maurizio Pocchiari, responsabile del registro della malattia all’ISS (Istituto Superiore di Sanità), ha calcolato che al mondo sono già 139 i morti causati dalla terapia con ormone della crescita di cadavere, e 114 quelli dovuti all’impianto di un tessuto umano.
A volte ritornano
Anche malattie apparentemente sconfitte potrebbero tornare. Come tenta di fare la malaria nella Central valley californiana, da dove era stata cacciata negli anni ’50. Nella seconda metà degli anni ’90 sono stati segnalati 16 focolai autoctoni e solo la disinfestazione ha impedito al plasmodio di ristabilirsi. E un marine di ritorno dall’Asia ha infettato, in un campeggio del Nevada, 35 scout e altri turisti. In Italia la salute delle zanzare è regolarmente controllata dalla rete nazionale di sorveglianza entomologica. Che si è attivata quattro anni fa nel Grossetano quando una donna anziana, che non era mai stata all’estero, è stata ricoverata con la malaria. L’aveva contagiata, via zanzara, una bimba infetta che abitava a 500 metri.
Virus di successo
«Se siamo ancora qui» dice Joshua Lederberg, premio Nobel e ricercatore della Rockefeller University «è perché i nostri avversari microbi hanno interesse alla nostra sopravvivenza: se moriamo noi, muoiono anche loro. Finora siamo sopravvissuti grazie a questo interesse condiviso. A lungo termine, infatti, le infezioni diventano meno virulente e l’uomo acquisisce fattori per la resistenza». I circa 200 virus del raffreddore sono un esempio di virus di grande successo. Non danno molto fastidio, quindi facciamo poco per liberarcene. E così loro hanno maggiori occasioni per diffondersi. «Ma proprio per l’enorme capacità di diffusione dei rhinovirus temo moltissimo l’ipotesi che un giorno possa emergere una forma più aggressiva» dice Lederberg. «Per la sua facilità di contagio, sarebbe letale».