Eccoci all’ultimo post “estivo”.
Oggi tratteremo l’argomento “Supermercati“: vi consiglio di leggere due articoli già pubblicati su questo blog (“8 cose che il supermercato non vuole che tu sappia!” e “I segreti del supermercato“) e di vedere questo filmato tratto da Zelig in cui Giacobazzi ci racconta della sua esperienza all’Ipercoop.
Estrapolo dal video una frase da imparare a memoria:
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Sono in aumento le patologie allergiche: l’asma nei bambini causato dall’aria inquinata; le allergie ai pollini non sono più stagionali ma quasi annuali poichè la primavera non si sa più quando inizia e quando finisce; infine sono aumentate anche le dermatiti allergiche da contatto causate anche da un nemico quasi inimmaginabile.. i vestiti!
Infatti tra le comuni cause di [W: dermatite allergica ] da contatto (DAC) troviamo i tessuti e i capi di abbigliamento, soprattutto per il contenuto in prodotti per il finissaggio e in coloranti sensibilizzanti.
I coloranti tessili che causano sensibilizazzione appartengono al gruppo dei dispersi (ad esempio, disperso arancio 3, disperso blu 124, disperso blu 106, disperso giallo 3, disperso rosso 1). Sono costituiti da strutture che gli permettono di disperdersi in acqua ma non di scioglersi e formano legami poco stabili con le fibre sintetiche, sono liposolubili e facilmente assorbiti attraverso la cute. Il colorante viene trasferito dal tessuto alla cute, in genere per contatto diretto, soprattutto nelle aree di frizione, ma può talvolta passare attraverso un indumento sottostante. La sudorazione, la frizione e il sovrappeso rappresentano fattori favorenti la sensibilizzazione.
Data l’eziologia della malattia, la prima “cura” della DAC è rappresentata dall’esclusione del contatto con l’agente sensibilizzante e a nulla valgono terapie generali e locali, se l’esposizione a tale agente persiste.
Come vengono prodotti i tessuti di origine naturale, come cotone, lino, lana e seta?
Le fasi della lavorazione delle fibre naturali possono essere così sintetizzate:
–Pesticidi, Fertilizzanti Chimici, Defolianti: usati durante la coltivazione delle fibre vegetali.
–Carbonizzo (lavaggio in acido solforico), Antitarlo, Antiparassitari, Superwash: alcuni dei trattamenti che subisce la lana.
Ho letto un post che in cui ho trovato una spiegazione scientifica dettagliata dei motivi per cui l’ogm oggi è da considerare pericoloso. Feci tempo fa un post per invitare a firmare una petizione contro l’ogm e oggi vi riassumo brevemente i sette punti di
questo articolo pubblicato dal blog essenze di natura (il blog è stato appena chiuso…).
Sette punti contro gli OGM
Primo: Depauperazione dei complessi pro-vitaminici e vitaminici delle piante.
Depauperazione di complessi vitaminici e pro-vitaminici non più presenti negli alimenti, con conseguente incremento delle malattie degenerative e carenziali come ad esempio il Cancro.
Secondo: le mutazioni genetiche delle piante e conseguentemente l’ alterazione della Biochimica umana a causa dell’introduzione di geni estranei (es. di animali, batteri, virus, retrovirus) nel DNA della pianta.
Possono così comparire nuove sostanze simili alle vitamine naturali, ma in realtà con caratteristiche di reattività enzimatica e biochimica diverse da quelle naturali, con induzione di modifica della loro componente di attività biochimica sul genoma umano, una volta introdotte con l’alimentazione. Di qui la comparsa potenziale di nuove malattie insorte “artificialmente”.
Terzo: la minaccia alla dieta-anticancro.
Come già dimostrato da diversi Autori , solo un’alimentazione basata su frutta e verdura fresca biologica è in grado di indurre risposta immunitaria contro il tumore, la detossificazione degli organi e dei tessuti. Oggi però, tramite l’introduzione in commercio di cereali, legumi e altri vegetali modificati geneticamente (O.G.M.) in molti di questi alimenti sono contenuti tutti gli aminoacidi essenziali, rendendo in tal modo effettivamente non più curabile il Cancro secondo quanto descritto nella terapia ideata da [W:Max Gerson], e da molti altri autori.
Quarto: malattie indotte da virus transgenici.
I virus transgenici con cui oggi si fanno gli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) entrano nel DNA della pianta, modificandola in maniera a noi sconosciuta. Questi virus dovrebbero restare latenti, ma nulla può escludere che possano anche riattivarsi e divenire così portatori di malattie nuove o di malattie abbastanza simili a ben note sindromi purtroppo ancora poco comprese nella loro dinamica(AIDS, Mucca Pazza, etc…), e di cui è ancora molto vaga l’origine (forse virus trangenici ).
Quinto: intossicazione da veleni sintetizzati da piante transgeniche.
Intossicazione cronica di cibi a causa di sostanze tossiche insetticide contenute nelle piante per renderle resistenti ai parassiti come il Bacillus touringiensis, con conseguente possibile incremento di cancri, aborti spontanei,mutazioni genetiche sulla discendenza, Sindromi da Immunodeficienze acquisite, malattie degenerative e da sostanze tossiche, etc….
Sesto: modificazione transgenica di piante naturali.
Passaggio a specie “indigene” naturali delle sostanze tossiche artificiali, come ad esempio il “Bacillus thuringiensis” o di altro tipo, tramite impollinazione incrociata, con potenziale minaccia anche per le piante e le erbe mediche oggi impiegate in FitoTerapia poiché queste ultime saranno inquinate dai geni transgenici provenienti dalle zone agricole a coltura transgenica (OGM).
Settimo: scomparsa irreversibile del patrimonio genetico delle piante naturali!
Graduale ed irreversibile scomparsa delle diversità biologiche, cioè della normale flora naturale. Le coltivazioni transgeniche arrecheranno infatti una gravissima minaccia alle zone ricche di bio-diversità (genomi naturali): il flusso transgenico che andrà dalle piante modificate alle piante naturali sarà inevitabile quando il rapporto numerico fra aree coltivate con piante artificiali supererà le superfici delle piante naturali, determinando così la perdita irreversibile di gran parte del patrimonio genetico naturale di tutte le piante esistenti al mondo.
Fonte
Questo è un’altro post di “preparazione” all’Ecocamp (gli altri li trovate qua) che si terrà a Conversano (Ba) il 29 Marzo 2008. Potete trovare tutte le informazioni qua e qua. Che aspettate? Iscrivetevi!
Secondo il “Geophisical Research Letters “ la rivista dell’American Geophisical Union il numero delle vittime per anidride carbonica sono ventimila ogni anno.
L’ aumento dell’anidride carbonica corrisponde ad un aumento della temperatura e ne risulta un quadro alterato degli elementi presenti nell’atmosfera. Da sempre si era presentato agli studiosi il problema di isolare l’effetto dell’anidride carbonica dagli altri gas nocivi, Mark Jacobson è riuscito in questa impresa adottando un modello matematico che ha calcolato che quando la temperatura s’innalza di un grado Celsius provoca 21.600 morti, il 40% causato dalla maggiore presenza di ozono, a sua volta provocato dalla concentrazione di anidride carbonica.
E’ la prima volta che abbiamo dei risultati che non sono il frutto di una correlazione statistica tra due eventi potenzialmente indipendenti, ma di un rapporto causa effetto.
L’Ozono è un gas pericolosissimo, pensiamo che è in grado di corrodere addirittura le statue! A questo punto cerchiamo di farci un‘ idea della potenziale pericolosità che può avere sul nostro corpo, in particolare sui nostri polmoni se respirato in gran quantità…
La ricerca ha evidenziato che l’aumento della temperatura è accompagnato da una maggiore produzione di vapore acqueo nell’atmosfera che favorisce l’effetto nocivo dei gas presenti, i quali dilatati dall’acqua costituiscono per noi dei veri ordigni.
Questi risultati sono in stretta relazione con l’aumento del cancro e delle malattie respiratorie.
Il paesaggio che si presenta ci porta davanti ad un’ unica strada ridurre la produzione di anidride carbonica adesso!
Le foglie d’insalata dall’apparente perfetto splendore per le quali abbiamo acquistato l’appetito non potrebbero raggiungere la loro perfezione “cosmetica” senza un aiuto di alta tecnologia, specialmente se cresciute fuori stagione. Una monocoltura intensiva d’insalate con ampie stagioni di raccolto favorisce l’aumento di infestazioni da insetti e malattie nel terreno. La conseguenza è stata un rapido aumento nel consumo di pesticidi. Le foglie di insalata, in particolare, è facile che contengano residui di pesticidi.
In Inghilterra, la maggioranza dei grandi produttori sono reticenti a rivelare quali pesticidi usano. Un agronomo, che lavora in Spagna nell’industria agro-chimica ci spiega come funziona il sistema: “Il periodo di crescita delle lattughe in Spagna va da due e mezzo a tre mesi. Ogni settimana, eccetto le ultime due, le piante vengono irrorate con una mistura di anticrittogamici e insetticidi. È molto cresciuta la resistenza ai pesticidi, perciò i prodotti che abbiamo usato l’anno scorso sono stati completamente diversi da quelli che utilizzavamo cinque o sei anni fa. Alcuni di questi sono molto tossici. Per esempio, trattiamo le lattughe preventivamente con ditiocarbammati. Pare che gli inglesi li usino in grandi quantità. È molto rischioso. Questa monocoltura fa moltiplicare tanti germi e funghi. È devastante: si può perdere anche metà del raccolto. Nelle serre di plastica le cose non vanno meglio: le piante sono così fitte che le malattie si propagano nelle colture come il fuoco. Agli agricoltori devo consigliare persine più pesticidi di quello che vorrei, perché se c’è solo un minuscolo afide, l’intero raccolto può essere rifiutato dai supermercati. Se si vuole una produzione così perfetta da non poterci trovare neppure un minuscolo afide, come se non provenisse dal suolo, ma da un’industria, naturalmente occorre usare molti pesticidi“.
Il Laboratorio Scientifico Centrale dello Stato documenta l’uso dei pesticidi in questo paese. I dati più recenti (del 1999) riportano che l’insalata coltivata all’aperto ha ricevuto in media quattro trattamenti di insetticidi, due di anticrittogamici e due dosi di diserbanti; la lattuga di serra è stata addirittura trattata con più anticrittogamici. Mentre vi è stata una riduzione dei pesticidi utilizzati tra il 1995 e il 1999, la quantità globale dei pesticidi dati a queste colture è aumentata in modo drammatico a partire dal 1986 ed è ancora molte volte superiore rispetto a 20 anni fa.
E’ assolutamente arrivato il momento di cambiare in modo radicale la politica energetica!
L’esaurirsi del petrolio e delle fonti energetiche non rinnovabili, insieme ai cambiamenti climatici ci impongono serie riflessioni sulla nostra dipendenza dal petrolio.
Il petrolio, il carbone e i gas rimasti non bastano a soddisfare la crescente domanda di energia. Il 20% dell’umanità consuma l’80% delle risorse , gli europei consumano quattro tonnellate di petrolio per abitante, mentre gli americani 8 tonnellate e avanzano pretese di consumo sempre maggiori in nome della crescita economica. A questo scenario dobbiamo aggiungere le nuove potenze economiche che hanno giustificate ed ingenti richieste energetiche e sono gli oltre due miliardi di brasiliani, cinesi e indiani.
La crescita del prezzo del petrolio, che si è ormai fermato a ha superato i 100 dollari al barile, mette in luce la differenza tra domanda e offerta di greggio, le conseguenze di questa situazione sono gravissime e hanno già spinto il mondo al riarmo generalizzato e all’ aumento dei progetti per riconquistare il controllo del petrolio.
E’ necessario uscire dalla dipendenza dai fossili anche per i cambiamenti climatici in atto, il rapporto sul clima dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici) afferma che nei prossimi cinquant’anni assisteremo alla desertificazione di pezzi di terra e all’aumento di alluvioni e uragani, con un conseguente innalzamento dei mari dovuto allo scioglimento dei ghiacciai, inoltre si prevedono oltre duecento milioni di profughi ambientali.
A questa annosa questione non si può rispondere soltanto adottando l’energia solare, è ancora troppo poco! E’necessario interrrompere l’attuale politica economica, industriale ed energetica, bisogna proporre nuovi stili di vita, deve cambiare l’assurda convinzione dell’infinita crescita economica.
Come iniziare a spostarci verso il cibo locale?
Molti politici spingono verso una globalizzazione alimentare, cercando solo la crescita del commercio. Come risultato, tanti prodotti uguali si incorciano attraverso il globo, senza alcuna logica se non quella di una economia impazzita.
Un primo passo immediato sarebbe assicurare che prodotti identici non vengano allo stesso momento importati ed esportati.
Ma per cambiare mentalità servirebbe riscrivere tutti trattati commerciali, puntendo sui diritti dei cittadini. Dovrebbero cambiare tutto il sistema degli incentivi spostandolo verso le realtà locali oltre alla scrittura di linee guida nuove e più “intelligenti”.
La prima cosa da fare per passare al cibo locale è quella di inizare a “boicottare” le grandi catene di supermercati e cercando di fare aquisti presso i produttori locali magari organizzandosi in dei gruppi d’acquisto eco e solidale che ci permettono di risparmiare tempo e soldi e soprattutto di comprare prodotti locali o quanto meno provenienti ma mercati solidali.
Il biologico non esiste solo nei negozi bio ma lo potete trovare anche presso un contadino che ama ancora la terra; basta approfondire la conoscenza del contadino magari visitando i suoi terreni per essere tranquilli di ciò che si compra.