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Troppo magro?

magra

Anche i magri sono a rischio?

Inziamo dal risultato di uno studio pubblicato su JAMA e condotto da alcuni fra i più rigorosi e qualificati ricercatori americani (appartenenti ai Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta (Cdc) e al National Cancer Institute). In questo studio, dopo aver esaminato i decessi avvenuti nel 2000 su un campione di circa 55 mila individui, dai 25 anni in su, si è osservato che l’ aumento del rischio di morte prematura riguardava, oltre agli obesi, anche le persone sottopeso. E questo aumentato rischio rimaneva anche dopo aver apportato le opportune correzioni per escludere fattori, come il fumo o la recente perdita di peso che avrebbero potuto influire sui risultati. Poiché sentiamo sempre parlare di obesità e quasi mai di magrezza, questo dato può sembrare inaspettato.

In realtà, basta pensare a che cosa significa “normopeso” per rendersi conto che non è così. Infatti, il criterio usato negli adulti per stabilire se una persona ha un peso nella norma è l’ Indice di Massa Corporea e l’ intervallo di normalità (IMC compreso fra 18,5 e 24,9) è stato stabilito proprio sulla base di quello che è considerato, in termini medici, un indice di massa corporea compatibile con la minore probabilità di rischi per la salute. Quindi, così come valori superiori devono richiamare l’ attenzione, lo stesso vale per valori al di sotto di quelli “desiderabili” (ovvero, quando l’ IMC è inferiore a 18,5 e quanto più ci si discosta da questo valore).

Ma perché si è troppo magri? Ed è facile o difficile prendere peso?

Le cause

Bisogna fare una distinzione fra chi, nonostante una alimentazione varia e caloricamente sufficiente, è sempre stato magro e chi, invece, lo è diventato. E i motivi, in quest’ ultimo caso, possono essere tanti: la presenza di malattie che logorano l’ organismo; uno squilibrio ormonale (come l’ ipertiroidismo); uno squilibrio fra entrate ed uscite energetiche (come potrebbe accadere incrementando l’ attività fisica senza aumentare di pari passo le calorie introdotte); un’ alimentazione troppo scarsa per cause psicologiche che portano a rifiutare il cibo (come la depressione), per motivi sociali come l’ isolamento o per scarse disponibilità economiche, per perdita di appetito (magari come conseguenza all’ assunzione di alcuni farmaci). Anche lo stress , che porta alcune persone a mangiare di più e quindi ad ingrassare, può spingerne altre a mangiare di meno e, di conseguenza, a perdere peso.

I rischi

L’ eccessiva magrezza può comportare una serie di rischi. Infatti, quando le riserve di grasso sono eccessivamente ridotte e non si introduce sufficiente energia con il cibo, il corpo, per far fronte alle richieste energetiche è obbligato ad intaccare muscoli e organi interni. Pertanto, molte funzioni metaboliche ed endocrine vengono compromesse: diminuisce la resistenza alle malattie infettive, si indeboliscono le ossa (la magrezza è uno dei fattori di rischio per l’ osteoporosi), si può alterare la regolarità del ciclo mestruale, diminuisce la forza muscolare, si hanno problemi nella regolazione della temperatura corporea e ritardo nella guarigione delle ferite. Anche le facoltà mentali, come la memoria, l’ umore e la capacità di relazioni interpersonali possono risultare compromesse.

Che cosa fare per guadagnare qualche chilo?

Una volta appurato che si gode di buona salute e che c’ è solo bisogno di mangiare di più, ecco alcuni consigli che possono essere d’ aiuto.

I tempi
Ingrassare può essere più difficile che dimagrire. Anche in questo caso il risultato va raggiunto con una dieta bilanciata abbinata ad un esercizio fisico regolare che, se opportunamente scelto, aiuta ad aumentare anche la massa muscolare (sono utili esercizi semplici di tonificazione con pesi leggeri, oppure a carico naturale, per esempio con piegamenti sulle braccia e addominali) .
Gli introiti
Naturalmente, per ingrassare bisogna introdurre più calorie di quelle che spese. Cinquecento calorie in più al giorno, rispetto a quelle necessarie per mantenere il peso attuale, possono rappresentare un obiettivo ragionevole che potrebbe portare ad un aumento – teorico, essendo molti i fattori individuali in gioco – di quasi mezzo chilo alla settimana. Le calorie vanno però aumentate gradualmente , per dare tempo all’ organismo di abituarsi, e tenendo conto di gusti, esigenze e caratteristiche individuali: così, per esempio, chi non ha un grande appetito, punterà su scelte più caloriche (in questo le etichette sono di grande aiuto), piuttosto che sull’ aumento del numero delle portate o del volume delle porzioni. Non bisogna invece esagerare con alimenti ricchi di grassi (soprattutto se saturi, come burro, panna, margarina) e zuccheri. Perché, se è vero che questi rappresentano un modo semplice per aumentare le calorie, è anche vero che, per non correre rischi, l’ aumento di peso va raggiunto attraverso una alimentazione sana e bilanciata.

I consigli per ingrassare.

  • Fare tre pasti regolari, senza esagerare con la quantità, più qualche spuntino sostanzioso collocato lontano dai pasti.
  • Fare in modo che tutti i gruppi di alimenti siano presentati nella giornata.
  • Privilegiare carni magre e formaggi a ridotto contenuto di grassi. Con moderazione si possono invece aggiungere grassi “buoni” come quelli dell’ olio extravergine d’ oliva o dei pesci grassi (come salmone, sgombro).
  • Incrementare il valore nutritivo dei piatti per esempio utilizzando, dove è possibile, il latte al posto dell’ acqua (come nel caso di minestre tipo riso e latte o di alcune creme), scegliendo ricette più caloriche (es. la pasta al pesto anziché al pomodoro), aggiungendo, nell’ insalata, qualche noce, scagliette di grana, olive, qualche pezzetto di avocado.
  • Provare ricette nuove e appetitose, senza comunque perdere di vista la loro digeribilità, perché se si ricorre a cibi “pesanti” si potrebbe poi non avere appetito al momento degli spuntini o del pasto successivo.
  • Non bere troppo durante i pasti e invece bere spesso acqua durante la giornata ed anche uno-due bicchieri di spremuta o succo di frutta. Se non ci sono controindicazioni, si può prevedere un moderato consumo di bevande alcoliche (comunque senza superare i 2-3 bicchieri di vino al giorno per l’ uomo e 1-2 per la donna).

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Un pericolo o un miracolo? Le gomme senza zucchero fanno dimagrire!

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Due medici tedeschi hanno presentato due studi (pdf originale) che suggeriscono che masticare troppa gomme senza zucchero potrebbe condurre ad una pericolosa perdita di peso (fino a 20% del peso corporeo)
Il lavoro, pubblicato sul BMJ, consiste in due case studies (pdf). Nel primo, una ragazza di 21 anni ha segnalato severe scariche di diarrea dalle quattro alle dodici volte al giorno. Aveva perso 11 chili e aveva raggiunto un indice di massa corporea di 16.6, molto sotto il normale. All’anamnesi la paziente ha dichiarato di masticare circa 15 gomme senza zucchero al giorno. Una volta smesso di masticare gomme ha riguadagnato “miracolosamente” il peso perso. Lo stesso è successo nell’atro caso riportato il cui protagonista era un signore di mezza età.

La maggior parte dei farmaci per perdere peso riescono si e no a far perdere mezzo chilo alla settimana e quindi potreste pensare che i risultati di queste ricerche potrebbero essere usati per pubblicizzare queste gomme come prodotto miracoloso! In realtà purtroppo la perdita di peso era il risultato della diarrea e di altri problemi intestinali causati dall’ingestione di una quantità esagerata di sorbitolo, un dolcificante comune che ha però proprietà lassative agli alti dosaggi.

Come John Clemens, un professore del UCLA ha infatti dichiarato:“L’effetto lassativo del sorbitolo è documentato molto bene. Certo non ci saremmo mai aspettati che alcune persone masticassero 15-20 gomme in media al giorno.”

Nota conclusiva e avvertenze: questo articolo è stato scritto per stigmatizzare certe abitudini e non per suggerire un modo per dimagrire velocemente anche perchè in questo modo potreste rischiare la vita!
Via

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Non credere a tutto quello che dice la scienza.

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La scienza ci ha regalato attraverso i secoli incredibili invenzioni. Personalmente sono un grande fan della lampadina (grazie Thomas) e i fratelli Wright passarono sicuramente una splendida giornata quando la loro macchina volante finalmente a Kitty Hawk riuscì a librarsi nell’aria. Ma suppongo che la scoperta scientifica che dovrei mettere in cima alla lista fu opera di un inventore, un designer, un ingegnere, uno scienziato semi sconosciuto… Ogg.

Chi ha mai avrebbe potuto azzeccare che che tutti quelle migliaia di anni fa quando Ogg usci fuori dalla sua caverna per inventare la ruota non solo sarebbe riuscito a migliorare sensibilemte la sua vita e quella della signora Ogg ma che ancora incide sulla vita di tutti noi!
Perciò grazie Ogg dal profondo del nostro cuore.

I risvolti delle scoperte scientifiche si ripercuotono in ogni parte delle nostre vite. E’ qualcosa che dobbiamo considerare, e da cui traiamo benefici ogni giorno. E’ anche qualcosa che ci confonde e che ci ci trae in inganno ogni volta. Prova a fare a cinque esperti di nutrizione la stessa domanda e la tua testa esploderà per cercare di capire come posa essere possibile ricevere cinque risposte diverse. Oppure interpella dieci medici diversi mostrandogli un sintomo, e probabilmente otterrai dieci diagnosi diverse, con dieci diverse prescrizioni.

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Hai fame? Ecco come il tuo corpo ti avvisa.

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L’appetito è regolato da un sofisticato sistema multifattoriale integrato a più livelli, ai fini di produrre segnali di fame e sazietà in relazione ai fabbisogni energetici dell’organismo e al mantenimento del peso corporeo.

Nell’area ventromediale dell’ipotalamo è stato identificato un centro della sazietà e nell’area laterale un centro della fame. Il primo integra prevalentemente gli impulsi neurovegetativi, biochimici e ormonali (glicemia, NEFA, ormoni gastrointestinali ecc.) provenienti dalla periferia e determina senso di sazietà inibendo il centro della fame. Quest’ultimo a sua volta manda impulsi alla corteccia che coordina il comportamento nutrizionale dell’individuo integrando gli impulsi ormonali e neurovegetativi con fattori ambientali e socio-culturali. L’amigdala e l’ippocampo sembrano regolare principalmente il senso di sazietà selettivo per singoli alimenti somministrati reiteratamente, nonché influenzare la scelta dei cibi sulla base del gusto e delle componenti proteoglicolipidiche che li compongono. Tra i segnali periferici che regolano l’assunzione di cibo, stimolando il centro della sazietà, i più importanti sono la distensione gastrica, il sistema vagale e una serie di peptidi (colecistochina, bombesina, peptide inibitore gastrico, glucagone, somatostatina) che possono agire anche tramite mediazione vagale.
Recentemente, tuttavia, è stata data sempre maggiore importanza, quale ormone della sazietà, a una molecola di 167 aminoacidi, la leptina, secreta esclusivamente dagli adipociti in risposta a un aumento della massa grassa. Insulina e glicocorticoidi sembrano inibirne la secrezione.

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Ma sei grasso o magro?

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Questo post nasce da una segnalazione del caro amico Merlinox che ha provato a fare il test del BMI e c’è rimasto un po’ maluccio perchè gli hanno detto che è sovrappeso e che deve subito mettersi a dieta per evitare una brutta morte nelle prossime 24 ore ma che, in fondo, con soli 40 Euro (necessari per iscriversi al loro piano dieta) avrà salva la vita… semplice no? (Evito il link al servizio sia per non fare loro pubblicità sia per evitare una querela…)
Beh non è poi così semplice dire se una persona è grassa o magra e certo il BMI è un ottimo strumento ma non è sempre accurato, soprattutto se riferito a persone molto muscolose che anche avendo un BMI alto non posso essere certo definite obese; ad esempio il nostro caro Merlinox è chiamato anche “Hulk Hogan del Triveneto”.

Ma il BMI che cosa è? E’ affidabile?

L’indice di massa corporea (abbreviato IMC o BMI, dall’inglese body mass index) è un dato biometrico, espresso come rapporto tra massa e altezza di un individuo ed è utilizzato come indicatore dello stato di peso forma.
L’indice di massa corporea è definito come: massa/altezza², dove la massa è espressa in chilogrammi e l’altezza in metri.
Esempio: Donna; 57 anni; altezza 1.65 m; peso corporeo 63 kg. Quindi dividiamo 63 per 2,7225 (ovvero il quadrato dell’altezza) e otteniamo il BMI che in questo caso è 23,14.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, la medicina nutrizionale convenzionale, l’opinione pubblica e in parte anche la medicina generica usa delle tabelle come la seguente per definire termini da “magrezza” fino a “obesità” in diverse sfumature. Ritengono che questa indicazione sia un importante indicatore per la mortalità.

tabella bmi

Per quanto riguarda l’affidabilità del test possiamo dire che correlazione tra il valore del BMI e la massa grassa risulta essere piuttosto forte; tuttavia la correlazione varia in funzione del sesso, età e etnia di appartenenza. Queste variazioni includono i seguenti esempi:

1. A parità di BMI il sesso femminile tende ad avere una quantità di tessuto adiposo maggiore che in individui di sesso maschile.
2. Allo stesso BMI persone anziane, mediamente, tendono ad avere una percentuale di tessuto adiposo maggiore rispetto ad individui giovani.
3. Atleti che svolgono un intenso allenamento possono avere un BMI alto, e questo è dovuto ad un aumento della massa m muscolare piuttosto che della massa adiposa.

Se non hai ancora fatto il test puoi farlo qua.

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Quanto è grassa la nostra nazione?

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In questa tabella potete leggere i dati relativi alla percentuale di persone, di età superiore a 15 anni, con un BMI superiore a 30 (categoria obesi) in molte Nazioni del Mondo.

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