Esempio n°1. Una signora composta ed elegante esce dalla chiesa dove ha assistito al matrimonio di sua figlia. All’improvviso si mette a urlare come una forsennata e abbraccia il signore che stava salutando. Solo dopo “si accorge” di cosa le ha fatto compiere quel gesto inopportuno: la paura di un serpente, intravisto con la coda dell’occhio. Serpente peraltro di gomma, portato da un nipotino birichino.
Esempio n° 2. Partita di calcio, mischia in area. Da una selva di gambe, il centravanti vede schizzare, velocissimo, davanti ai suoi piedi, un pallone. Non ha neppure il tempo di pensare a che cosa deve fare. Ma lo tocca. E fa gol!
Esempio n° 3. Il signor Rossi va a votare. Come sempre, fa con convinzione la croce sul simbolo del suo partito preferito. È convinto di avere fatto la scelta giusta, razionale. Non è vero. Se potesse leggere il suo inconscio scoprirebbe che ha votato quel partito solo per distinguersi dal padre, fedele votante del partito rivale. O che lo ha fatto spinto da un pregiudizio tipico del suo ambiente, acquisito quando aveva 5 anni.

In tutte queste situazioni ad averci spinto ad agire non è stata la parte razionale, cosciente della nostra mente, ma un lato nascosto, che sfugge al nostro controllo e che non sempre ci fa fare ciò che poi vorremmo aver fatto. Talvolta è un pregiudizio diffuso o un ricordo antico che agisce, senza che ce ne accorgiamo, sulle nostre scelte, talvolta un’emozione, capace di scavalcare qualsiasi ragionamento logico. In altri casi, dicono gli scienziati, l’inganno è ancora più clamoroso: siamo convinti di essere coscienti di azioni di cui, nel 90% dei casi, siamo solo attori (vd post E’ la volontà che ci fa agire?).

La scorciatoia delle emozioni
Il cervello elabora le risposte emotive in 12 millesimi di secondo; quelle razionali in un tempo doppio. Per questo a volte le emozioni ci mettono nei guai.
Stava uscendo dalla chiesa addobbata di fiori; al braccio la donna appena sposata dopo un lungo corteggiamento. Le campane suonavano a festa, intorno c’erano parenti e amici; Gunny, americano cinquantenne, rideva spensierato. Poi lo scoppio, per il ritorno di fiamma di un’auto. Nonostante non indossasse la tuta mimetica ma l’abito scuro, e benché non fosse nell’umida foresta asiatica, Gunny si sentì afferrare dal terrore: e, come aveva fatto 35 anni prima in caso di imboscate dei Vietcong, sentendo nelle orecchie il rumore delle armi si buttò in una siepe. Giusto in tempo per capire che quella paura non era più attuale. Eppure l’emozione era stata tanto forte da farlo agire d’istinto, inconsciamente, senza pensare.

Automatismi
Le emozioni d’altronde scavalcano quasi sempre il cervello razionale. Lo invadono di sentimenti forti, danno determinazione e impulsività ai nostri pensieri, li agitano e li forzano. A chi non è capitato di fare un balzo di spavento per uno scherzo stupido, o di fare una scenata eccessiva a un parente perché era “di cattivo umore”? È in momenti come questi che le emozioni diventano incontrollabili. Come mai? Studiando il percorso delle informazioni dall’orecchio all’amigdala, Joseph LeDoux, neuroscienziato di New York, ha scoperto una scorciatoia delle emozioni, ereditata direttamente dai primi animali privi di corteccia (il luogo del pensiero razionale) e particolarmente utile alla sopravvivenza. Il rumore dello scoppio entrato nell’orecchio di Gunny era andato al talamo, ma da qui una parte dell’informazione era passata direttamente all’amigdala, una parte del cervello più antica, dove quel rumore era indissolubilmente legato alle emozioni vissute, agli scoppi, alle carneficine del Vietnam, tanto da far scattare immediatamente una reazione di difesa. Secondo i calcoli di LeDoux, per questa via il messaggio estremamente semplificato (grosso modo “scoppio=sparo= morte”) ci mette 12 millesimi di secondo a innescare la risposta di fuga. La metà del tempo necessario per il percorso completo, che passa per la corteccia e aggiunge le informazioni della ragione, del tipo “Non si vedono Vietcong, e neppure fucili”, che richiedono 24 millisecondi per essere elaborate. E Gunny nel frattempo è già nel cespuglio.

Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!

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