Nell’ambito dei disturbi del sonno caratterizzati da eccessiva sonnolenza, si possono distinguere le ipersonnie primarie (narcolessia, ipersonnia idiopatica, ipersonnia ricorrente di Kleine-Levin), l’ipersonnia psicofisiologica, l’ipersonnia associata a disturbi psichiatrici e la sindrome delle apnee morfeiche.
La narcolessia
La narcolessia, descritta per la prima volta nel 1880 da Gélineau, è caratterizzata da attacchi incoercibili di sonno, cataplessia, allucinazioni ipnagogiche e paralisi del sonno. È di origine sconosciuta, ma con una relativa frequenza esiste una stretta associazione con un antigene leucocitario HLA-DR2, considerato come marker biologico della narcolessia; considerata in passato malattia rara, la narcolessia presenta un’incidenza simile sia in Europa che negli USA, (2-5 casi ogni 10.000 abitanti) mentre è più frequente in Giappone e la diagnosi viene posta sulla presenza di almeno due sintomi.
È stata anche riscontrata nei tumori cerebrali, soprattutto a livello del talamo o del tronco, oppure in corso di sclerosi multipla, dopo encefaliti, ecc. (narcolessia secondaria).
L’eccessiva sonnolenza diurna si presenta con attacchi di sonno, talora più volte nel corso del giorno; la loro durata varia da pochi minuti fino ad alcune ore, e vengono facilitati da situazioni di basso stimolo. Con il termine di cataplessia si indica la perdita improvvisa del tono muscolare, la cui entità può essere modesta, fino ad arrivare a dei quadri di completa atonia muscolare con caduta a terra.
Oltre alla paralisi del sonno, possono essere presenti allucinazioni ipnagogiche, caratterizzate da esperienze visive e uditive il più delle volte a contenuto spiacevole.
La terapia
La terapia della narcolessia è articolata su approcci non farmacologici, come il ricorso a sonnellini nel corso della giornata della durata variabile dai 10 ai 15 minuti, oppure utilizzando farmaci stimolanti il SNC tra i quali dobbiamo ricordare le anfetamine, tolte però dal commercio per la presenza di numerosi effetti collaterali, il metilfenidato, la fendimetrazina, la pemolina, il propranololo e la metisergide, anche se i risultati spesso sono inferiori rispetto alle aspettative. È stata recentemente registrata la molecola Modafinil (Provigil) che, alla dose di 200 mg/die, sembra fornire ottimi risultati nel trattamento della narcolessia. Per gli attacchi cataplettici, le allucinazioni ipnagogiche e la paralisi del sonno sono indicati gli antidepressivi triciclici (clorimipramina) al dosaggio medio di 25-75 mg/die.
L’ipersonnia ricorrente primaria, conosciuta come sindrome di Kleine-Levin, insorge nell’adolescenza, ed è caratterizzata da ipersonnia, iperfagia, e da ipersessualità. L’ipersonnia rappresenta il sintomo cardine, e si può instaurare rapidamente o gradatamente nel giro di alcuni giorni; il paziente può dormire per periodi variabili dalle 10-12 ore.
Oltre all’ipersonnia, è presente iperfagia ed ipersessualità, quest’ultima caratterizzata da assenza di pudore, da masturbazione incontrollata e dalla scelta del partner che non tiene più conto dell’età e talora nemmeno del sesso. Un elemento tipico di questa sindrome è la durata limitata di questi episodi da alcuni giorni ad una o due settimane, seguiti da un intervallo libero di vari mesi durante i quali il paziente appare perfettamente normale; tali episodi tendono infatti a presentarsi 1 o 2 volte l’anno. La terapia è basata sia su interventi psicoterapeutici, che su farmaci psicostimolanti, questi ultimi soprattutto per l’eccessiva sonnolenza diurna.
Ipersonnia idiopatica
L’ipersonnia idiopatica, che compare in età giovanile o talora in età adulta, è caratterizzata da attacchi di sonno prolungati e non riposanti, talora della durata di alcune ore, seguiti da un risveglio lento e difficoltoso, con successivo torpore (ebbrezza da sonno). La quantità totale di sonno di questi soggetti nell’arco delle 24 h è superiore alla media, anche se il sonno notturno non viene riferito come ristoratore. I farmaci utili per il trattamento della narcolessia, risultano meno efficaci nell’ipersonnia idiopatica, che può permanere senza remissione per tutta la vita.
Episodi di eccessiva sonnolenza diurna possono essere secondari a modificazioni dello stile di vita (ipersonnia psico-fisiologica) e possono far parte del quadro sindromico della schizofrenia e della depressione.
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