La dialisi, il trattamento sostitutivo per i pazienti affetti da insufficienza renale terminale, cole vari metodiche ( le due principali sono l’emodialisi e la dialisi peritoneale), è diventato ormai un problema di salute pubblica mondiale, non solo Italiana.
In Italia circa 39 mila persone soffrono di malattie croniche del rene, con costi economici e sociali molto elevati, in particolare per le famiglie dei malati. In dieci anni, dal 1988 al 1998, i pazienti in trattamento sono passati da 24351 a 38966, con un incremento percentuale di oltre il 60%, grazie anche alla maggiore diffusione ed efficacia della dialisi che ne assicura la sopravvivenza. Ogni anno si registrano oltre 8mila nuovi casi di malati costretti a ricorrere a trattamenti dialitici per sopravvivere; inoltre, il numero di nuovi casi per anno è passato dagli 86 milioni di abitanti dal 1988 ai 150 per milione di abitanti del duemila.
Nonostante il trapianto rimanga il trattamento di elezione per la cura delle nefropatie croniche, la sopravvivenza della maggioranza di questi malati è oggi legata alla diffusione dei trattamenti sostitutivi della funzione renale. L’indagine del Censis sui costi e l’efficacia dei principali trattamenti dialitici rivela che il costo totale, come somma di costo economico e sociale, facente capo ai circa 39 mila pazienti presenti in Italia risulta pari a quasi duemila e settecento miliardi di vecchie lire, ( 1.394.433.627 euro) di cui circa settecento miliardi rappresentano il costo sociale (pari a oltre un quarto del costo totale) in gran parte a esclusivo carico delle famiglie. Il 90% circa dei pazienti utilizza i trattamenti extracorporei, mentre il rimanente 10% ricorre alle diverse metodiche di dialisi peritoneale.
Tuttavia si riscontra una distribuzione non omogenea delle tipologie di trattamento a livello territoriale, con il prevalere dei trattamenti extracorporei soprattutto al sud e la diffusione della peritoneale soprattutto al nord del paese, dove i pazienti che utilizzano questa metodica sono il 15,3%. Questa distribuzione dei pazienti per metodica si spiega anche sulla base della diversa localizzazione dei centri pubblici e privati di dialisi; infatti i pazienti dializzati in centri privati sono solo il 2% al nord, il 26% al centro e il 49% al sud.
Post scritto da Prokofiev (che di sicuro già conoscete…)
Francesca
Sono ormai 14 anni che sono in dialisi, più i 5 che feci prima del trapianto del 1991 che ne durò solo 4 e mezzo. La malattia ha iniziato a manifestarsi quando avevo da poco compiuto 2 anni, da allora è un continuo correre da un ospedale all’altro. la mia domanda è: perché è così difficile fare un trapianto? Perché molti di noi devono stare tutti questi anni in attesa? Io non sono riuscita a vivere un’infanzia normale ne un’addolescenza normale. A 33 anni sento di non aver vissuto. Possibile che non ci sia davvero speranza?
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