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Ricette per una vita migliore!

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In caso di infarto

Ecco come fare per reagire in modo più efficace.

In Italia se ne verificano ogni anno 350 mila. Quasi la metà viene curata male o con ritardi che possono essere fatali. I farmaci antiinfarto,o fibrinolitici, sono infatti efficaci soprattutto se dati entro due ore. Ecco i risultati di un grande studio condotto dall’Istituto Mario Negri di Milano sugli errori più comuni. E i suggerimenti per evitarli.

1. Niente medico
In caso di infarto minimizzare il tempo di ricovero è fondamentale. Per questo chiamare il medico è sbagliato: meglio andare subito in ospedale (eventualmente prendendo un’aspirina). In Italia solo una volta su tre l’ambulanza è chiamata entro 20 minuti. Quattro volte su dieci ci vogliono da cinque a 12 ore per il ricovero.

2 Può far male in sei modi diversi
La ragione del ritardo iniziale è che pochi sanno riconoscere l’infarto. Ecco come fare. Nel 70- 80% dei casi il dolore si manifesta nella parte centrale anteriore del torace da dove si irradia alla spalla, al braccio sinistro, raramente al destro, e alla mandibola. Nel 50% dei casi il dolore interessa anche il dorso. Nel 20% dei casi l’infarto provoca dolori che non colpiscono il cuore ma lo stomaco  o la mandibola. In questi casi lo si può riconoscere dai sintomi di accompagnamento: debolezza, sudorazione copiosa, angoscia.

3 L’ideale: in 30 minuti al Pronto soccorso
L’organizzazione del centralino che riceve la richiesta di soccorso è molto importante per la rapidità del trasporto. Da quando si chiama il 118 a quando l’ambulanza arriva al Pronto soccorso dell’ospedale, 30 minuti vengono giudicati internazionalmente un tempo accettabile. Ma quattro volte su dieci da noi ci vogliono da 90 minuti a due ore e mezza: troppo. Meglio in strada. In Italia solo in alcune città – come Bologna, Udine, Ravenna e Verona – il trasporto in ospedale è soddisfacente. Secondo i ricercatori del Mario Negri, «i soccorsi sono particolarmente lenti quando l’infarto si verifica di notte o colpisce una persona che vive sola, più rapidi quando avviene in strada». Il problema non sta nella velocità delle ambulanze o nella distanza dall’ospedale ma nell’organizzazione del soccorso e nelle informazioni di cui dispongono il 118 e le ambulanze.

4 Chi arriva all’Unità coronarica in un’ora…
Al Pronto soccorso i medici visitano l’ammalato e gli fanno un elettrocardiogramma: poi lo inviano al reparto specializzato, l’Unità coronarica. Per fare una diagnosi di infarto i medici del Pronto soccorso non debbono impiegare più di dieci minuti dall’arrivo dell’ambulanza: così ha stabilito l’Associazione dei cardiologi americani durante un recente convegno. Errori di diagnosi: in Italia passano in media 20 minuti tra l’arrivo dell’ammalato al Pronto soccorso e l’entrata nell’Unità coronarica dell’ospedale. Ma in qualche caso, per una inefficiente organizzazione o per errori nella diagnosi, ci vogliono fino a tre ore.

5 …guarisce in 9 casi su 10
Su 100 italiani colpiti da infarto, 25 arrivano all’Unità coronarica entro due ore dai primi dolori, 30 entro sei ore e gli altri più tardi. La causa principale del ritardo sta nel tempo che si perde a casa – o dove si verifica l’infarto – prima di chiamare l’ambulanza. Riabilitazione. Nelle Unità coronariche (in Italia sono 400) l’ammalato è sottoposto a un prelievo e a esami del sangue per stabilire la gravità dell’infarto. Quando sono curati tempestivamente, gli infartuati guariscono 9 volte su 10. La rapidità del ricovero è l’elemento più importante anche per determinare la possibilità, dopo il periodo di riabilitazione, di riprendere una vita regolare

6. La cura: farmaci e by-pass
L’infarto è causato dal fatto che una delle arterie che riforniscono il cuore, le coronarie, viene ostruita da un grumo, o trombo. Questi grumi si sciolgono con farmaci detti fibrinolitici. Che sono però efficaci soprattutto nelle prime due ore dopo l’infarto. Chirurgia. Da un po’ di anni gli infarti più delicati possono essere curati, oltre che con farmaci, anche con l’angioplastica o con un by-pass delle coronarie. Ambedue gli interventi hanno l’obiettivo di “riaprire” le arterie che portano il sangue al cuore.

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Pronto soccorso: come aiutare davvero.

Addestrato o no, chiunque può salvare la vita di un infartuato in arresto cardiaco. Basta non perdere la testa, chiamare il 118 e tirare su le maniche, senza respirazione bocca a bocca.

Ogni anno 50 mila italiani muoiono per arresto cardiaco: metà a casa, un terzo al lavoro o per strada, il 65% in presenza di testimoni. Se i soccorsi non sono tempestivi l’arresto diventa irreversibile: le cellule del cervello hanno 6-10 minuti di autonomia, poi le lesioni da mancanza di ossigeno non si possono più riparare.

Rapidità.
La prevenzione del danno cerebrale dipende quindi dalla rapidità e dall’efficacia dell’intervento dei presenti. L’American heart association ha appena aggiornato sulla rivista scientifica Circulation le sue linee guida in base al risultato degli ultimi studi. Questi hanno dimostrato che la rianimazione cardiaca, effettuata senza respirazione bocca a bocca e da chi non ha alcuna preparazione, ha la stessa efficacia di quella con respirazione bocca a bocca effettuata da persone addestrate: raddoppia i casi di sopravvivenza all’infarto. Se questo non bastasse, l’articolo 593 del Codice penale obbliga i presenti ad avvisare l’autorità, cioè a chiamare al più presto il 118, e a prestare assistenza, cioè a praticare la rianimazione cardiaca descritta in queste pagine.

Stato di necessità.
Michael Sayre, docente di pronto soccorso all’Ohio State University negli Stati Uniti e autore delle raccomandazioni, invita a non temere di danneggiare il malato, perché senza rianimazione la sua morte è certa. Anche la legge tutela chi interviene: l’articolo 54 del Codice penale, infatti, invocando lo stato di necessità, afferma che chi, intervenendo, causasse un danno, come la rottura di qualche costa, non è penalmente perseguibile.

Quando intervenire e quando non farlo
Il comitato dell’American heart association precisa che NON si deve intervenirecosì nei bambini e negli arresti cardiaci non dovuti a infarto (come nei casi di annegamento, trauma, ostruzione delle vie aeree,patologie respiratorie acute e overdose da droga). Nei casi di trauma, infatti, muovere il paziente può causare lesioni al midollo spinale. Nell’annegamento il sangue non contiene più ossigeno, quindi è necessaria la ventilazione; quanto all’ostruzione delle vie areere, esse vanno prima liberate.

Il solo massaggio cardiaco è invece utile nell’arresto cardiaco da infarto: il malato perde coscienza segnalando acuto dolore al petto o alla schiena. Per prima cosa conservare il sangue freddo echiamare il 118, precisando cosa è successo e dove (via,numero, piano, nome sul campanello, vostro numero di cellulare). In attesa dei soccorsi, tocca a voi. Verificate prima se il cuore si è fermato ponendo indice, medio e anulare sul collo, esattamente sotto la mandibola, premendo un po’ nel muscolo di fianco alla carotide. Se non percepite l’arteria carotidea dovete effettuare il massaggio cardiaco: il cuore risulta compresso tra due strutture rigide, la colonna vertebrale e lo sterno, e il sangue in esso contenuto viene spinto nelle arterie come accade nella contrazione sistolica. Nell’istante in cui cessa la compressione dello sterno si ha la riespansione elastica del torace e del cuore, che ha l’effetto di risucchiare il sangue dalle vene al cuore, come nel normale rilasciamento diastolico. Iniziata la rianimazione non dovete fermarvi più di 7-10 secondi.

Respirazione bocca a bocca
Uno studio su 4.000 interventi di rianimazione pubblicato nel 2007 sulla rivista The Lancet ha dimostrato che eliminando il bocca a bocca, le speranze di far sopravvivere una persona in arresto cardiaco fuori da un ospedale raddoppiano passando dal 10,2% al 22%.

6-10 minuti preziosi da sfruttare
Se i soccorsi non sono  tempestivi l’arresto cardiaco diventa irreversibile: le cellule cerebrali hanno 6-10 minuti di autonomia; poi le lesioni da assenza di ossigeno diventano irreversibili. Ai globuli rossi, fermi nelle arterie, è però legato dell’ossigeno e il pompaggio manuale del torace ha il compito di farle giungere al cervello per prolungare la sopravvivenza delle cellule e consentire ai soccorsi di arrivare per tempo.

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Shock anafilattico: conoscerlo per evitarlo.

I casi di reazione anafilattica, manifestazione allergica che mette in pericolo di vita, non sono, in realtà, molto frequenti. Il problema è che a provocarli sono sostanze spesso insospettabili. Ecco come difendersi e come «armarsi» per reagire subito

Trovarsi alle prese con uno shock anafilattico è un bel guaio, visto che si rischia anche di rimetterci la pelle. Per fortuna non capita molto spesso: gli shock più seri riguardano il 2 per cento degli allergici. Non per questo è il caso di abbassare la guardia, se non altro perché il numero di chi soffre di allergie è in continuo aumento.
Contro il rischio di shock anafilattico, la prima regola è la prevenzione. Chi è allergico, in altre parole, deve evitare in tutti i modi di venire in contatto con le sostanze che provocano la reazione allergica, a maggior ragione se l’ allergia è grave. Sembra facile, ma a volte non è così, soprattutto nel caso delle allergie alimentari. Gli alimenti “incriminati” , infatti, possono essere contenuti in cibi insospettabili: significa che leggere bene le etichette dei cibi prima di consumarli è più che indispensabile. Senza contare gli “incroci pericolosi”: essere allergico a una sostanza, infatti, implica spesso esserlo anche ad altre che si ritengono innocue. Venire in contatto con queste ultime significa andare incontro a una reazione anafilattica, anche se di solito non è altrettanto forte come la reazione provocata dal “vero” allergene. Ciò, però, non vuol dire che i pazienti non debbano essere perfettamente al corrente di tutto ciò che può provocare reazione allergica, più o meno intensa».

I «provocatori».
Farmaci
Sono responsabili del 50% dei casi di shock anafilattico; spesso si tratta di antibiotici, ma accade anche con antinfiammatori, anestetici e preanestetici, miorilassanti e così via; lo shock, inoltre, è più probabile se il medicinale viene somministrato per via endovenosa o intramuscolare. La proporzione di casi imputabili a farmaci è impressionante ma, è almeno in parte in relazione all’ enorme numero di persone che fanno uso costante di medicinali.
Alimenti
Sono all’ origine del 30-40% degli shock anafilattici: nei bimbi sono responsabili soprattutto noccioline e proteine di latte o uova, negli adulti si tratta spesso di alimenti di origine vegetale. L’ alta frequenza è in parte dovuta al fatto che gli allergeni alimentari si nascondono anche in cibi insospettabili: ad esempio, le noccioline si trovano sbriciolate o in polvere in biscotti, dolci, creme.
Punture d’ insetti e il lattice
Provocano circa il 10% dei casi gravi. Fra gli insetti, più “pericolose” sono le api, poi calabroni e vespe. Il lattice è causa soprattutto di reazioni anafilattiche intraoperatorie.

I sintomi
Manca il respiro, la cute è pallida, il cuore corre, mani e piedi sono freddi Lo shock anafilattico è una sorta di iper-reazione dell’ organismo di fronte a una sostanza estranea, di intensità molto superiore a quella di una “normale” reazione allergica. Anche i sintomi, che si manifestano da pochi minuti a un’ ora dopo il contatto con l’ allergene, sono quindi esasperati. Difficoltà di respirazione a causa del gonfiore improvviso e massiccio della gola; il respiro è molto frequente ma poco profondo. Drastico calo della pressione sanguigna, dovuto alla riduzione del volume del sangue circolante (i liquidi si riversano fuori dai vasi sanguigni, che diventano più permeabili). Tachicardia. Le estremità sono molto fredde e la cute pallida; frequenti anche prurito e orticaria diffusi. Vomito, diarrea e dolori addominali. Perdita di coscienza o sensazione di stordimento; si possono anche manifestare vertigini, convulsioni e disturbi psico-sensoriali (come ansia, irrequietezza o torpore eccessivo). Nella maggior parte dei casi le reazioni anafilattiche gravi sono precedute da manifestazioni cliniche di minore entità, come l’ orticaria o una lieve crisi asmatica: queste dovrebbero sempre essere riferite al medico, in modo che si possano eseguire gli accertamenti necessari a individuare l’ allergene coinvolto e prendere, quindi, i necessari provvedimenti per evitarlo in futuro.

Adrenalina. Chi la deve tenere a portata di mano.
Come cavarsela in caso di shock anafilattico? Andando con la massima urgenza nel pronto soccorso più vicino. E iniettandosi il prima possibile dell’ adrenalina: questa sostanza, infatti, può risolvere egregiamente una reazione anafilattica grave, rintuzzandone i sintomi uno a uno. Ma allora tutti gli allergici dovrebbero portarla con sé? Se lo sono chiesti gli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaic) al congresso nazionale di Firenze, durante un simposio dedicato proprio all’ utilizzo dell’ adrenalina in emergenza. La conclusione è stata che il farmaco per autoiniezione dovrebbe essere prescritto ai pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche di rilievo, ad esempio a chi, punto da un’ ape, abbia provato sintomi generali come capogiro o un iniziale senso di soffocamento, anziché un “semplice” eritema localizzato. Una puntura successiva, in questo caso, è a maggior rischio di shock.
In numeri, ciò implica che il 2-5% degli allergici dovrebbe portare con sé l’ adrenalina: la stragrande maggioranza dei pazienti, infatti, soffre di allergie di grado lieve o moderato, ben controllabili, che difficilmente danno luogo a shock anafilattici.
C’ è da dire, però, che non sempre l’ adrenalina funziona: i motivi possono essere vari , il più importante è la gravità dello shock. Se la reazione anafilattica è molto seria, oltre all’ adrenalina servono farmaci per alzare la pressione, plasma expanders, steroidi in larghe dosi. Detto questo, l’ adrenalina è comunque il farmaco decisivo per limitare i danni e allungare la “finestra” per l’ intervento: in altre parole, può consentire di arrivare al pronto soccorso. Dove, comunque, bisogna andare, anche se si ha a disposizione l’ adrenalina per autoiniezione. Non non si può mai sapere, infatti, quale sarà l’ evoluzione della reazione anafilattica, che potrebbe improvvisamente peggiorare di nuovo. Per questo è meglio restare sotto osservazione per 12-24 ore.

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Corso per interpretare i manuali di pronto soccorso…

Proviamo ad inziare in allegria la settimana con questo video (scoperto grazie ad una segnalazione di Catepol) creato da Lupo Ululì che ci insegna come interpretare correttamente i manuali di pronto soccorso.
Dura solo 3 minuti ma potrebbe salvarvi la vita!

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Pillole magiche: 5 buoni motivi per smettere di credere che esistano!

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Un grosso problema che crea ostacoli alle persone che stanno tentando di cambiare e di crescere è quello che possano esistere “pillole magiche”.

Cosa è una pillola magica?
Bene, è praticamente cercare qualcosa, che potrebbe essere un libro, o anche un semplice consiglio, che ti permetta una rapida e completa soluzione al tuo problema. Pensare ciè che potrebbe esserci qualcosa che “ti sistemerà” come potrebbe fare la pillola che ti prescrive il dottore.
Ora, le pillole magiche potrebbero essere veremanete dannose per te. Ci sono alcune ragioni per cui dovresti evitare di cercare questo tipo di soluzioni, vediamole insieme:

1. Non esistono
Per quanto abbia cercato, non ho trovato mai una pillola magica. Infatti le pillole magiche non sono altro che un modo infantile e poco realistico di guardare e di affrontare i problemi della tua vita. Sono un modo per cercare una via d’uscita rapida e indolore.
Certo, un libro, un video, un dvd, una persona, al momento giusto possono creare una grande effetto ed una grande suggestione. Forse avrai sentito che quando lo studente è pronto per imparare , allora arriva il professore. Allo stesso modo può succedere che alcuni messaggi o alcune persone vengano recepiti come “magici” da individui pronti per accogliere quei determinati insegnamenti, ma la verità è che per ottenere dei risultati dovranno impegnarsi.

2.Ti fanno perdere un sacco di tempo e di energie
Cercare disperatamente il colpo grosso, e rimanere delusi quando non arriva per poi ricominciare daccapo, potrebbe farti perdere tante energie e tanto tempo.Forse anni.
Non sarebbe meglio impiegare tutto quel tempo nel fare qualcosa di concreto, o qualcosa che sai fare, piuttosto di sprecare il tuo tempo ad aspettare una pillola magica?

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10 luoghi comuni ed errori di pronto soccorso

first aid

Abbiamo già parlato dei comuni errori di primo soccorso da evitare quando siete a casa e oggi ne vedremo altri, frutto di luoghi comuni che in questo caso è un bene sfatare. Un sacco di rimedi casalinghi e consigli arrivano tramite il tam-tam da persona a persona. Questi consigli spesso sono il frutto di alcuni luoghi comuni che si sono diffusi attraverso i media, o sono qualcosa che le persone erroneamente pensavano funzionasse. Non ho la presunzione di voler educare la popolazione mondiale, ma sono fiducioso che qualcuno di voi ricorderà questa lista e non ripeterà gli stessi errori che hanno commesso tante persone prima di voi.

1. Il CPR salva sempre la vita.
quanti di voi hanno sentito qualcuno che la respirazione bocca a bocca ed il massaggio cardiaco salvano la vita? Sebbene questo è l’intento di questa pratica di pronto soccorso, quest’affermazione è lontana dalla verità. Si, effettivamente il CPR mantiene attiva la circolazione, ma questo non può riuscire a mantenere in vita nessuno se non per pochi minuti,e in ogni caso non fa ripartire il cuore.
Infatti, nella migliore delle ipotesi, il CPR , riporta in vita tra il 3 e il 5% delle vittime di infarto. Questo non significa che sia inutile, ma è importante comprendere che la maggioranza delle persone non ne avrà beneficio.
Altri fattori importanti che determinano la possibilità di sopravvivenza delle vittime è la durata del loro stato di incoscienza, il tempo trascorso prima dell’arrivo dei paramedici, la presenza di un defribbilatore, e cosa esattamente è veramente accaduto loro.

2. Praticare un taglio alla gola di qualcuno per aiutarlo a respirare.
Potreste averlo visto in tv. C’è sempre qualcuno che sta soffocando a causa di una reazione allergica o che si sta strozzando; allora arriva qualcuno e gli pratica un taglio sulla gola proprio sotto le corde vocali e miracolosamente gli salva la vita.
Quello che invece non vi hanno raccontato è che tagliare solo leggermente più a sinistra o più a destra significherebbe toccare le arterie principali e questo causerebbe una grave emorragia e la morte. E anche se voi riusciste ad eseguire il taglio nella maniera corretta, il sangue che sgorgherebbe dalla ferita potrebbe andare a finire nelle vie respiratorie ed ostacolare la respirazione.
Questo metodo non è insegnato da nessuna delle maggiori scuole di pronto soccorso, e dovrebbe essere utilizzato solo da personale altamente addestrato.

3. Curare un’ustione con il burro.
Non dovreste mai mettere su una scottatura o su un’ustione niente che non sia stato prescritto da un medico o da un farmacista. Un luogo comune è di metterci sopra un pò di burro, o qualche altro prodotto casalingo. Non conosco le origini di questo “mito” ma so che fare questo porta a dai danni e provoca un dolore maggiore.
Inizialmente il burro freddo da sollievo a causa della sua temperatura. Ma, molto velocemente si riscalda. Poichè è formato da grasso attira il calore presente nei tessuti. Questo fara sì che la pelle brucerà più a lungo poichè il calore non avrà possibilità di disperdersi.
Ma la cosa peggiore è che se l’ustione è abbastanza seria da richiedere l’intervento medico, il dottore dovrà rimuovere l burro per prevenire l’insorgere di un’infezione, e come tu sai, rimuovere del grasso non è semplicissimo. Richiede l’utilizzo di sostanze chimiche (sapone) o un’azione meccanica (sfregamento), e ovviamnete tutto questo su un’ustione recente sarà molto doloroso.
Le ustioni possono essere molto gravi. Qualsiasi ustione dovrebbe essere controllata da un medico.

4. Succhiare sul morso di un serpente per estrarre il veleno.
Se avete guardato qualche volta un film di cowboys, probabilmente qualche eroe sarà stato morso da un serpente. Allora il suo compagno arriva con un coltello d’acciaio, taglia la pelle dopo c’è il segno del morso, e quindi succhia il veleno con la bocca. Non è una buona idea!
Quello che probabilmente non sapete è che il veleno dei serpenti si diffonde molto velocemnte attraverso il flusso del sangue. Letteralmente, dopo un paio di secondi è già molto lontano dall’area del morso. E anche se in qualche modo riuscissi a succhiare del sangue che contiene veleno, otterrsti che il veleno entrerebbe ancora più velocenìmente nel tuo flusso sanguigno attraverso la sottilissima mucosa della bocca.

5. Fermare un’emorragia con un laccio emostatico.
Il laccio emostatico è un metodo per controllare emorragie intense, legando qualcosa sopra il taglio e impedendo totalmente l’afflusso del sangue all’arto. Sebbene funzioni per controllare le emorragie, non è insegnato dalle più importanti scuole di pronto soccorso, perchè può facilmente causare la cancrena (necrosi del tessuto) dell’arto; infatti i tessuti muoiono molto velocenìmente se non sono irrorati dal sangue. I lacci emostatici dovrebbero essere usati solo in casi estremi, e, in ogni caso, ogni tanto dovrebbe essere allentato per permettere una minima circolazione salguigna.

6. Far scoppiare una vescica.
E’ una tentazione irresistibile quella di far scoppiare una vescica. Comunque, in questo modo la pelle sottostante, più vulnerabile potrebbe essere soggetta ad infezioni e causare dolore.
Se per caso la vescica dovesse rompersi, non tirare via la pelle. Molte volte la pelle guarisce. Potrebbe ricrescere o cadere in pochi giorni mentre quella sottostante si irrobustisce un pò.

7. Evitare che chi ha le convulsioni si morda la lingua.
Se qualcuno ha un attacco di convulsioni non mettete nulla nella loro bocca. Questo luogo comune è molto diffuso perchè ci è stato insegnato che serve per evitare che si possano mordere la lingua. Comunque, se l’attacco è in corso, ci sono buone possibilità che il morso sia avvenuto prima del vostro intervento. Inoltre, mettere qualcosa nella bocca significa rischiare che l’oggetto si possa rompere e causare il soffocamento. E questo è un rischio più grave di una lingua morsa.
E assolutamente non mettete le vostre dita nella bocca di qualcuno.Ci sono possibilità che possano essere morsi, forse che possano essere completamente amputate o che proviate molto dolore.

8. Sfregare una parte congelata.
Essere vittime di congelamento (tessuti o pelle congelata) può essere molto doloroso, e, in casi estreemi, portare all’amputazione se i tessuti muoiono.
E’ molto comune l’idea che le parti del corpo congelate vadano sfregate per riscaldarle. Se lo fate con una forma di congelamento molto lieve, ci sarà solo un piccolo danno. Comunque se il tessuto è davvero congelato, lo sfregamento danneggerà la pelle.
Quando l’acquanei tessuti gela, si espande e forma dei cristalli nelle cellule. Sfregare la pelle fa sì che questi sottilissimi cristalli causino dei microscopici tagli.
La cosa migliore per riscaldarsi è cercare di ripararsi in un luogo caldo o appoggiare la parte del coropo congelata su qualcosa di caldo. In casi gravi dovresti cercare un medico il prima possibile.

9. Usare il calore per ossa e giunture danneggiate.
Soffrire per una frattura o per una distorsione è molto doloroso. Esiste il luogo comune di mettere qualcosa di caldo su questo tipo di malanni. Comunque la cosa migliore è quella di mettere un contenitore gelato per 20 minuti ogni ora.
Il calore richiama il sangue e causa un eruzione cutanea. Questo causerà più gonfiore, renderà il recupero più lungo, e potrebbe portare al formarsi di una cicatrice. Il calore può essere applicato solo da personale addestrato, come coadiuvante nella terapia, non prima di tre giorni dall’incidente. Naturlamente la ferita necessita di essere trattata con le cure opportune.
Allo stesso modo non cercate di camminare o di scuotere una frattura o una distorsione. Non puoi curare le ossa rotte o legamenti strappati saltellando su un capmpo di calcio

10. Bere acqua o latte se hai ingerito veleno.
E’ quasi una reazione istintiva quella di somministrare a qualcuno che ha ingerito una sostanza velenosa qualcosa da bere. Quello che la maggior parte delle persone non sa è che moti veleni comuni reagiscono quando vengono mischiati all’acqua, al latte, od ad altri liquidi. Un altra cosa assolutamente sbagliata è quella di indurre il vomito. Se il veleno è corrosivo, non solo ustionerà l’esofago quando è stao mandato giù, ma lo ustionerà anche nella risalita. Inlotre in questo modo il veleno potrebbe essere inalato dai polmoni che si danneggiano molto facilmente. Sebbene suoni un pò strano, le sostanze corrosive nello stomaco si trovano nel posto migliore, poichè è ricoperto da una guaina protettiva. La cosa migliore dafare è andare al centro veleni o portare con sè il contenitore stesso per aiutare a scegliere il trattamneto di primo soccorso. Se la vittima è incosciente, soffre molto, o ha difficoltà respiratorie, non muovetevi e chiamate i soccorsi a casa.

Quali sono i sintomi del colesterolo alto?

colesterolo

Sfortunatamente, i sintomi del colesterolo alto di solito sono molto rari. Gli esami del sangue sono di solito usati per determinare i livelli di colesterolo. I sintomi sono purtroppo solo il risultato finale e riguardano la salute delle coronarie, l’infarto, e i disturbi vascolari periferici. Ciascuno di questi disturbi viene spiegato di seguito:

Malattia Coronarica.

Il primo sintomo della malattia coronaria è chiamato Angina ( altrimenti conosciuto come dolore al petto). Una sensibilità alla pressione oppure una sensazione di “compressione” viene di solito avvertita dai pazienti. Comunque tutte queste sensazioni vengono registrate nella regione pettorale.
Altri sintomi includono la nausea, il respiro affannato, sudore, giramenti di testa, vertigini, e palpitazioni cardiache. L’angina può essere direttamente collegata ai disturbi alle coronarie e deve essere considerata con molta serietà. In molte circostanze un breve periodo di riposo riduce oppure elimina il dolore. Tuttavia se sentite dolori riconducibili a questi sintomi, è bene sottoporsi alla visita di un medico il più presto possibile.

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Domande da fare prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico.

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Milioni di individui ogni anno si sottopongono ad interventi chirurgici (vengono stimate cifre che vanno dai 23 milioni ai 60 soltanto negli USA!) e tutti mettono le loro vite nelle mani dei chirurghi. Fortunatamente la maggior parte di questi interventi non sono decisivi per le nostre vite, ovvero molti di essi non devono essere eseguiti immediatamente e per questo la persona ha il tempo di consultare più medici in modo tale da scegliere quello con cui si trova più a suo agio.

In fondo stiamo parlando del nostro corpo, ed è giusto essere informati sulla procedura prevista per l’intervento e anche avere una minima conoscenza del dottore che ci avrà in cura. Nessuno di noi comprerebbe una casa oppure un’auto senza aver fatto 100 domande sull’oggetto dell’acquisto. Appare ovvio che prendersi cura del proprio corpo significa anche acquisire le giuste e legittime informazioni.

Molte ricerche hanno dimostrato che i pazienti maggiormente informati sono più veloci nel guarire e registrano un miglior decorso ospedaliero rispetto a quelli che non hanno assunto informazioni, questo è quello ci riferisce la società americana degli anestesisti.

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Otto errori di primo soccorso da evitare quando siete a casa!

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In quasi tutte le case ci sono kit di pronto soprattutto se in casa ci sono dei bambini oppure se hai l’abitudine di farti male perchè sei un po’ maldestro in casa. Il problema, comunque, è che il kit di primo soccorso non arriva con le istruzioni, soprattutto diventa difficile curare ferite particolari che per l’appunto spesso vengono medicate scorrettamente. Non sarebbe meraviglioso poter avere un piccolo prontuario per le emergenze con indicazioni su come e quando agire per non mettere a rischio la salute di nessuno. Siete fortunati ci abbiamo pensato noi a creare una piccola lista che vi impedisce di commettere gli errori più gravi:

1) Se si spezza un dente: Non impazzite! E pulite il dente nelle parti sporche. Fate movimenti molto delicati, riponete il dente in un recipiente con del latte e correte al pronto soccorso e verificate se è possibile fare ancora qualcosa.

2) Bruciature: Non applicate ghiaccio oppure burro, non provate a coprire la scottatura con alcun tipo di panno, le fibre possono rimanere attaccate alla pelle. Lavate la parte interessata e applicate una crema antibiotica indicata per le ustioni. E’ importante andare in ospedale se la scottatura interessa una parte piuttosto grande della pelle oppure se vi accorgete che l’ustione sta causando bolle o accusate un’alterazione febbrile , inoltre non esitate a consultare un medico se sono stati toccati anche se lievemente gli occhi, gli organi genitali o la bocca.

3) Storta alla caviglia: Non usate nessun panno caldo sulla caviglia, ma piuttosto metteteci sopra del ghiaccio e tenetela in alto.

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Sintomi e segni da non ignorare assolutamente!

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Ci sono sintomi più gravi e meno gravi e poi ci sono quelli che non devono essere assolutamente ignorati.
Da medico, l’ultima cosa che vorrei è avere una frotta di pazienti convinti di avere una malattia mortale mentre in realtà hanno soltanto un lieve raffreddore. Visto che questo articolo potrebbe far avverare il mio incubo è utile fare una precisazione: i sintomi di cui parlerò non sono indicativi al 100% di una malattia grave e quindi non è il caso di spaventarsi a dismisura e farsi una autodiagnosi. E’ consigliabile invece rivolgersi al proprio medico aspettando che sia lui a fare un’eventuale diagnosi di malattia.

Pertanto, i principali sintomi che devono spingervi a rivolgervi urgentemente ad un medico sono:
1. Una perdita di peso o una perdita di appetito non spiegata e repentina: spesso è un sintomo di una seria malattia medica di fondo.
2. Un improvviso, grave ed inspiegabile:
– oscuramento o perdita della visione da un solo occhio;
– problema ad esprimersi o a comprendere qualcuno che parla;
– capogiro, sensazione di vertigine, sbandamento o cadute improvvise;
– mal di testa.
In questi casi vi conviene recarvi immediatamente ad un Pronto Soccorso perchè questi sono tutti segni e sintomi premonitori di un ictus cerebrale (soprattutto di tipo ischemico legato all’aterosclerosi).

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