Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Category: primo soccorso (Page 1 of 3)

Cosa fare se… vi punge uno scorpione “italiano”

ANIMALE: scorpione.
ATTACCO: puntura tramite aculeo sull’ultimo anello della coda e iniezione di un liquido paralizzante per le prede.
PERICOLO: tossicità del veleno anche superiore a quella dei serpenti, ma la quantità iniettata è così modesta da essere pericolosa solo per un bambino.
SINTOMI: dolore e bruciore intenso, ma che si attenua rapidamente. Come il possibile gonfiore. In caso di reazione allergica, possibile sensazione di lingua gonfia e difficoltà sia di deglutizione sia di respirazione. I sintomi spariscono in 24-48 ore.
CHE COSA FARE: mettere ghiaccio e pomata a base di cortisonici e antibiotici. Utile la profilassi antitetanica.
CHE COSA NON FARE: usare ammoniaca e alcolici.

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Cosa fare se… toccate un millepiedi “tossico”

ANIMALE: millepiedi.
ATTACCO: se vengono toccati liberano una secrezione tossica, emessa da una serie di fori ai lati del corpo, che irrita la pelle.
PERICOLO: basso
SINTOMI: irritazione della cute con comparsa di ponfi.
CHE COSA FARE: disinfettare. Applicare ghiaccio per lenire il dolore. Consultare subito un medico se appaiono bolle pruriginose; il bruciore può persistere da 1 a 24 ore. Applicare una pomata antibiotica per alcuni giorni.
CHE COSA NON FARE: attenzione a non sfregarsi gli occhi con le mani sporche di secrezioni: possibile congiuntivite. Evitare di applicare alcool, che aggrava le lesioni.
NOTE: almeno 7 mila le specie conosciute.

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Cosa fare se… vi pizzica la malmignatta

ANIMALE: malmignatta o ragno volterrano (“Latrodectes tredecimguttatus”).
ATTACCO: morde o pizzica tramite i cheliceri (uncini) presenti sul capo, determinando 2 fori attraverso i quali inietta il veleno.
PERICOLO: elevato (è la versione italiana della vedova nera).
SINTOMI: dopo un po’ di tempo, intenso dolore locale, tumefazione con macchia rosso-bluastra centrale, dolori articolari, crampi e agitazione. In seguito compare una crosta nerastra nel punto di inoculazione e di cicatrizzazione della ferita; possibili rinite, bronchite, cefalea e convulsioni.
CHE COSA FARE: lavare, applicare ghiaccio e disinfettare. La terapia con il siero per la vedova nera viene eseguita, per via endovenosa, in ospedale.
CHE COSA NON FARE: incidere (favorirebbe la diffusione del veleno).

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Cosa fare se…mettete il piede su un pesce ragno

ANIMALE: pesce ragno (tracina), scorfano, pesce scorpione (mari tropicali, acquari).
ATTACCO: puntura attraverso spine e inoculazione di una tossina.
PERICOLO: basso, medio in caso di problemi cardiaci. SINTOMI: dolore acuto, gonfiore e, a volte, nausea, vomito, necrosi circoscritte e convulsioni.
CHE COSA FARE: immergere subito la zona colpita in acqua alla massima temperatura possibile, e tenerla a bagno per almeno 1 ora, mantenendo la temperatura elevata. Se l’acqua non è disponibile, si può usare sabbia, più calda possibile. Disinfettare, se ci sono spine asportarle.
CHE COSA NON FARE: non usare ghiaccio o sostanze refrigeranti. Non bagnare con ammoniaca.

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Cosa fare se… vi morde una vipera!

ANIMALE: vipera.
ATTACCO: morso. I due denti provocano due segni distanti 6-8 mm.
PERICOLO: da modesto a elevato.
SINTOMI: dolore sempre presente dopo pochi minuti dal morso; gonfiore che si estende verso la radice dell’arto con presenza di ecchimosi diffuse, a volte anche bolle. Se mancano questi sintomi il morso non è di vipera.
CHE COSA FARE: immobilizzare l’arto come se fosse fratturato, trasportare in ospedale.
CHE COSA NON FARE: incidere, succhiare il sangue, applicare un laccio o del ghiaccio; bere alcolici; sconsigliabile somministrare il siero intorno al morso, intramuscolo e, soprattutto, fuori dall’ospedale (potrebbero esserci reazioni anafilattiche).
NOTE: la vipera controlla le ghiandole velenifere e può decidere se iniettare o meno il veleno: quindi si possono verificare morsi senza avvelenamenti. In Italia non esistono altri serpenti velenosi. In caso di morsi, con ferita ad arco senza i due forellini dei denti veleniferi, basta disinfettare con acqua ossigenata ed eventualmente eseguire la profilassi antitetanica.

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Cosa fare se…il vostro sangue piace alle zanzare

ANIMALE: zanzara.
ATTACCO: puntura.
PERICOLO: nullo.
SINTOMI: ponfo (ossia lesione del derma con sollevamento della cute) e gonfiore rosso, pruriginoso.
CHE COSA FARE: lavare con acqua, applicare ghiaccio o pomata con antistaminico.
CHE COSA NON FARE: grattare o incidere a croce: provoca un peggioramento della lesione.
NOTE: sono le zanzare femmine che pungono: usano le proteine del sangue per il loro processo riproduttivo. Dopo parere medico, si può assumere vitamina B6 (anche in compresse) un’ora prima del calar del sole: la sua eliminazione attraverso la cute tiene lontane le zanzare, che non amano odori o sapori particolari.

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Cosa fare se… vi punge un’ape o una vespa

ANIMALE: api, vespe e calabroni.
ATTACCO: puntura.
PERICOLO: medio (elevato in caso di shock anafilattico).
SINTOMI: dolore acuto e gonfiore. Nei casi più gravi, anche orticaria e asma bronchiale.
CHE COSA FARE: se l’aculeo è ancora presente, asportarlo, controllando che non rimangano residui. Applicare del ghiaccio. In caso di orticaria, antistaminici. Se si viene punti in bocca, somministrazione endovenosa di cortisone, antistaminici ed eventualmente di adrenalina.
CHE COSA NON FARE: evitare di schiacciare il pungiglione o di rimuoverlo solo parzialmente.
NOTE: sempre più di frequente si verificano shock anafilattici: può esservi una sensibilizzazione nei confronti delle proteine iniettate. È possibile desensibilizzarsi nelle strutture ospedaliere attrezzate. Chi sa di essere allergico alla puntura di questi imenotteri porti sempre con sé una dose di adrenalina: può salvare la vita.

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Pronto soccorso: come aiutare davvero.

Addestrato o no, chiunque può salvare la vita di un infartuato in arresto cardiaco. Basta non perdere la testa, chiamare il 118 e tirare su le maniche, senza respirazione bocca a bocca.

Ogni anno 50 mila italiani muoiono per arresto cardiaco: metà a casa, un terzo al lavoro o per strada, il 65% in presenza di testimoni. Se i soccorsi non sono tempestivi l’arresto diventa irreversibile: le cellule del cervello hanno 6-10 minuti di autonomia, poi le lesioni da mancanza di ossigeno non si possono più riparare.

Rapidità.
La prevenzione del danno cerebrale dipende quindi dalla rapidità e dall’efficacia dell’intervento dei presenti. L’American heart association ha appena aggiornato sulla rivista scientifica Circulation le sue linee guida in base al risultato degli ultimi studi. Questi hanno dimostrato che la rianimazione cardiaca, effettuata senza respirazione bocca a bocca e da chi non ha alcuna preparazione, ha la stessa efficacia di quella con respirazione bocca a bocca effettuata da persone addestrate: raddoppia i casi di sopravvivenza all’infarto. Se questo non bastasse, l’articolo 593 del Codice penale obbliga i presenti ad avvisare l’autorità, cioè a chiamare al più presto il 118, e a prestare assistenza, cioè a praticare la rianimazione cardiaca descritta in queste pagine.

Stato di necessità.
Michael Sayre, docente di pronto soccorso all’Ohio State University negli Stati Uniti e autore delle raccomandazioni, invita a non temere di danneggiare il malato, perché senza rianimazione la sua morte è certa. Anche la legge tutela chi interviene: l’articolo 54 del Codice penale, infatti, invocando lo stato di necessità, afferma che chi, intervenendo, causasse un danno, come la rottura di qualche costa, non è penalmente perseguibile.

Quando intervenire e quando non farlo
Il comitato dell’American heart association precisa che NON si deve intervenirecosì nei bambini e negli arresti cardiaci non dovuti a infarto (come nei casi di annegamento, trauma, ostruzione delle vie aeree,patologie respiratorie acute e overdose da droga). Nei casi di trauma, infatti, muovere il paziente può causare lesioni al midollo spinale. Nell’annegamento il sangue non contiene più ossigeno, quindi è necessaria la ventilazione; quanto all’ostruzione delle vie areere, esse vanno prima liberate.

Il solo massaggio cardiaco è invece utile nell’arresto cardiaco da infarto: il malato perde coscienza segnalando acuto dolore al petto o alla schiena. Per prima cosa conservare il sangue freddo echiamare il 118, precisando cosa è successo e dove (via,numero, piano, nome sul campanello, vostro numero di cellulare). In attesa dei soccorsi, tocca a voi. Verificate prima se il cuore si è fermato ponendo indice, medio e anulare sul collo, esattamente sotto la mandibola, premendo un po’ nel muscolo di fianco alla carotide. Se non percepite l’arteria carotidea dovete effettuare il massaggio cardiaco: il cuore risulta compresso tra due strutture rigide, la colonna vertebrale e lo sterno, e il sangue in esso contenuto viene spinto nelle arterie come accade nella contrazione sistolica. Nell’istante in cui cessa la compressione dello sterno si ha la riespansione elastica del torace e del cuore, che ha l’effetto di risucchiare il sangue dalle vene al cuore, come nel normale rilasciamento diastolico. Iniziata la rianimazione non dovete fermarvi più di 7-10 secondi.

Respirazione bocca a bocca
Uno studio su 4.000 interventi di rianimazione pubblicato nel 2007 sulla rivista The Lancet ha dimostrato che eliminando il bocca a bocca, le speranze di far sopravvivere una persona in arresto cardiaco fuori da un ospedale raddoppiano passando dal 10,2% al 22%.

6-10 minuti preziosi da sfruttare
Se i soccorsi non sono  tempestivi l’arresto cardiaco diventa irreversibile: le cellule cerebrali hanno 6-10 minuti di autonomia; poi le lesioni da assenza di ossigeno diventano irreversibili. Ai globuli rossi, fermi nelle arterie, è però legato dell’ossigeno e il pompaggio manuale del torace ha il compito di farle giungere al cervello per prolungare la sopravvivenza delle cellule e consentire ai soccorsi di arrivare per tempo.

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Autocura per l’estate

Alcuni medicinali possono essere utili per fronteggiare lievi disturbi comuni che si presentino durante le ferie. Vediamo le indicazioni, situazione per situazione.

Le più premurose sono le mamme di bambini piccoli che, alla partenza per le vacanze estive, mettono in valigia farmaci per tutte le evenienze, anche le meno plausibili. Gli altri, giovani o anziani che siano, sono molto meno attenti e a volte si dimenticano anche i farmaci “essenziali” (che, invece, sarebbe bene avere sempre a portata di mano) come antipiretici o antidolorifici, utili in caso di febbre, mal di testa, mal di denti o dolori muscolari, disturbi che non danno tregua neanche in estate. Ovviamente, la giusta misura sta nel mezzo: non bisogna portarsi dietro una farmacia, ma neanche essere sprovveduti, soprattutto se si va in luoghi dove la reperibilità di medicinali potrebbe non essere immediata. Ogni inconveniente, da traumi e ferite a punture di insetti, se affrontato tempestivamente si risolve con meno rischi, meno sofferenza e maggiore rapidità. Vediamo che cosa dovrebbe contenere l’ ipotetico zainetto dei medicinali da portare in villeggiatura.
Morsi e punture
Per cercare di evitare punture di insetti è bene attrezzarsi con zanzariere, zampironi, repellenti in pomata o spray. Ma se l’ ape, piuttosto che la zanzara, riesce a raggiungere il bersaglio, si può ricorrere anche a creme a base di antistaminici o di corticosteroidi topici quando il disagio è notevole (forte dolore nel caso di puntura di ape e prurito inteso per la puntura di zanzare). Api, vespe e calabroni, normalmente causano un forte dolore con arrossamento e gonfiore della zona colpita. Tuttavia, nelle persone predisposte possono provocare potenzialmente uno shock anafilattico. Per questo motivo chi è a rischio allergico dovrebbe portare sempre con sé un kit con puntura predosata di adrenalina. Problemi alla pelle
Se non si rispettano alcune semplici regole di buon senso il rischio di eritemi solari, scottature, se non addirittura di ustioni, è dietro l’ angolo. La prima regola è senz’ altro utilizzare opportune creme antisolari ed evitare di esporsi nelle ore più critiche,tra le 11 e le 15. Meglio non dimenticare, comunque, di mettere in valigia una pomate lenitiva e una crema al cortisone, cui ricorrere dietro consiglio del medico o del farmacista in caso di scottatura. Per le ustioni è sempre opportuno rivolgersi a un medico.
Rimedi per gli occhi
Luce del sole, vento, acqua di mare possono mettere a dura prova i nostri occhi causando bruciore, lacrimazione, fastidio alla luce o arrossamento delle mucose. Per proteggerli sono fondamentali gli occhiali da sole. Per alleviare eventuali irritazioni è consigliabile avere a portata di mano colliri decongestionanti o a base di antistaminici.
Mal di mare e d’ auto
Mal di mare, d’ auto e d’ aria sono disturbi legati ai movimenti dei mezzi di trasporto e possono comportare nausea, vomito, malessere generale. Chi ne soffre dovrebbe assumere farmaci anticinetosi prima della partenza e tenerli sempre con sé. In questi casi è consigliabile anche non bere alcolici prima o durante il viaggio ed evitare di fumare.
Traumi e ferite
Lievi traumi, strappi e distorsioni possono capitare anche in vacanza. Munirsi di pomate, creme o unguenti a base di antinfiammatori non steroidei che, oltre a ridurre l’ infiammazione, possono aiutare a placare il dolore, anche se a volte si rende necessaria l’ assunzione orale di antidolorifici. Per la disinfezioni di ferite e abrasioni meglio ricorrere a disinfettanti non alcolici e non dimenticarsi di portare cerotti, garze e bende.
Gambe protette
Chi soffre di varici, gambe gonfie e in genere di disturbi della circolazione venosa non deve esporsi troppo al sole, specie nelle ore più calde. Può essere utile camminare dentro l’ acqua immersi fino al bacino. Alcuni farmaci, come pomate e compresse per edemi e varici, possono comunque aiutare a proteggersi.

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Shock anafilattico: conoscerlo per evitarlo.

I casi di reazione anafilattica, manifestazione allergica che mette in pericolo di vita, non sono, in realtà, molto frequenti. Il problema è che a provocarli sono sostanze spesso insospettabili. Ecco come difendersi e come «armarsi» per reagire subito

Trovarsi alle prese con uno shock anafilattico è un bel guaio, visto che si rischia anche di rimetterci la pelle. Per fortuna non capita molto spesso: gli shock più seri riguardano il 2 per cento degli allergici. Non per questo è il caso di abbassare la guardia, se non altro perché il numero di chi soffre di allergie è in continuo aumento.
Contro il rischio di shock anafilattico, la prima regola è la prevenzione. Chi è allergico, in altre parole, deve evitare in tutti i modi di venire in contatto con le sostanze che provocano la reazione allergica, a maggior ragione se l’ allergia è grave. Sembra facile, ma a volte non è così, soprattutto nel caso delle allergie alimentari. Gli alimenti “incriminati” , infatti, possono essere contenuti in cibi insospettabili: significa che leggere bene le etichette dei cibi prima di consumarli è più che indispensabile. Senza contare gli “incroci pericolosi”: essere allergico a una sostanza, infatti, implica spesso esserlo anche ad altre che si ritengono innocue. Venire in contatto con queste ultime significa andare incontro a una reazione anafilattica, anche se di solito non è altrettanto forte come la reazione provocata dal “vero” allergene. Ciò, però, non vuol dire che i pazienti non debbano essere perfettamente al corrente di tutto ciò che può provocare reazione allergica, più o meno intensa».

I «provocatori».
Farmaci
Sono responsabili del 50% dei casi di shock anafilattico; spesso si tratta di antibiotici, ma accade anche con antinfiammatori, anestetici e preanestetici, miorilassanti e così via; lo shock, inoltre, è più probabile se il medicinale viene somministrato per via endovenosa o intramuscolare. La proporzione di casi imputabili a farmaci è impressionante ma, è almeno in parte in relazione all’ enorme numero di persone che fanno uso costante di medicinali.
Alimenti
Sono all’ origine del 30-40% degli shock anafilattici: nei bimbi sono responsabili soprattutto noccioline e proteine di latte o uova, negli adulti si tratta spesso di alimenti di origine vegetale. L’ alta frequenza è in parte dovuta al fatto che gli allergeni alimentari si nascondono anche in cibi insospettabili: ad esempio, le noccioline si trovano sbriciolate o in polvere in biscotti, dolci, creme.
Punture d’ insetti e il lattice
Provocano circa il 10% dei casi gravi. Fra gli insetti, più “pericolose” sono le api, poi calabroni e vespe. Il lattice è causa soprattutto di reazioni anafilattiche intraoperatorie.

I sintomi
Manca il respiro, la cute è pallida, il cuore corre, mani e piedi sono freddi Lo shock anafilattico è una sorta di iper-reazione dell’ organismo di fronte a una sostanza estranea, di intensità molto superiore a quella di una “normale” reazione allergica. Anche i sintomi, che si manifestano da pochi minuti a un’ ora dopo il contatto con l’ allergene, sono quindi esasperati. Difficoltà di respirazione a causa del gonfiore improvviso e massiccio della gola; il respiro è molto frequente ma poco profondo. Drastico calo della pressione sanguigna, dovuto alla riduzione del volume del sangue circolante (i liquidi si riversano fuori dai vasi sanguigni, che diventano più permeabili). Tachicardia. Le estremità sono molto fredde e la cute pallida; frequenti anche prurito e orticaria diffusi. Vomito, diarrea e dolori addominali. Perdita di coscienza o sensazione di stordimento; si possono anche manifestare vertigini, convulsioni e disturbi psico-sensoriali (come ansia, irrequietezza o torpore eccessivo). Nella maggior parte dei casi le reazioni anafilattiche gravi sono precedute da manifestazioni cliniche di minore entità, come l’ orticaria o una lieve crisi asmatica: queste dovrebbero sempre essere riferite al medico, in modo che si possano eseguire gli accertamenti necessari a individuare l’ allergene coinvolto e prendere, quindi, i necessari provvedimenti per evitarlo in futuro.

Adrenalina. Chi la deve tenere a portata di mano.
Come cavarsela in caso di shock anafilattico? Andando con la massima urgenza nel pronto soccorso più vicino. E iniettandosi il prima possibile dell’ adrenalina: questa sostanza, infatti, può risolvere egregiamente una reazione anafilattica grave, rintuzzandone i sintomi uno a uno. Ma allora tutti gli allergici dovrebbero portarla con sé? Se lo sono chiesti gli esperti della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica (Siaic) al congresso nazionale di Firenze, durante un simposio dedicato proprio all’ utilizzo dell’ adrenalina in emergenza. La conclusione è stata che il farmaco per autoiniezione dovrebbe essere prescritto ai pazienti che hanno manifestato reazioni allergiche di rilievo, ad esempio a chi, punto da un’ ape, abbia provato sintomi generali come capogiro o un iniziale senso di soffocamento, anziché un “semplice” eritema localizzato. Una puntura successiva, in questo caso, è a maggior rischio di shock.
In numeri, ciò implica che il 2-5% degli allergici dovrebbe portare con sé l’ adrenalina: la stragrande maggioranza dei pazienti, infatti, soffre di allergie di grado lieve o moderato, ben controllabili, che difficilmente danno luogo a shock anafilattici.
C’ è da dire, però, che non sempre l’ adrenalina funziona: i motivi possono essere vari , il più importante è la gravità dello shock. Se la reazione anafilattica è molto seria, oltre all’ adrenalina servono farmaci per alzare la pressione, plasma expanders, steroidi in larghe dosi. Detto questo, l’ adrenalina è comunque il farmaco decisivo per limitare i danni e allungare la “finestra” per l’ intervento: in altre parole, può consentire di arrivare al pronto soccorso. Dove, comunque, bisogna andare, anche se si ha a disposizione l’ adrenalina per autoiniezione. Non non si può mai sapere, infatti, quale sarà l’ evoluzione della reazione anafilattica, che potrebbe improvvisamente peggiorare di nuovo. Per questo è meglio restare sotto osservazione per 12-24 ore.

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