Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Category: informazione (Page 1 of 3)

Ansiolitici: lo sapevate che…?


In questo post prendo in esame i farmaci ansiolitici, soffermandomi sul Delorazepam, di cui esiste sia il generico che il commerciale (il famoso “En”). E’ uno degli ansiolitici più venduti al mondo, è un farmaco derivato dalla benzodazepine.

Ci sono alcune informazioni che riguardano questi farmaci che non sempre il paziente riceve al momento della prescrizione, o, se le riceve, è il paziente stesso a sottovalutarle.

Lo sapevate che viene spesso prescritto inutilmente?
Partiamo dalle indicazioni terapeutiche e p
rendiamo i dati dal bugiardino: “Stati di ansia. Squilibri emotivi collegati a stress situazionali, ambientali e ad affezioni organiche acute e/o croniche. Distonie neurovegetative e somatizzazioni dell’ansia a carico di vari organi ed apparati. Sindromi psiconevrotiche. Nevrosi depressive. Agitazione psicomotoria. Stati psicotici a forte componente ansiosa e con alterazioni dell’umore. Disturbi del sonno di varia origine.”
E infine, da notare bene: “Le benzodiazepine sono indicate soltanto quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio.”

A questo punto sorge una domanda: chi deve prescrivere l’ansiolitico? Ovvero chi è meglio in grado di diagnosticare uno dei disturbi elencati fra le indicazioni terapeutiche?
I più indicati sono gli psichiatri, i neurologi e i medici di famiglia. Agli altri specialisti, ad esempio quelli che sospettano “somatizzazioni dell’ansia a carico di vari organi ed apparati”, suggerirei solo di indicare l’ansia come possibile causa della patologia che hanno diagnosticato e di indirizzare il paziente presso uno dei tre specialisti prima elencati. I motivi principali, per cui i colleghi delle altre discipline dovrebbero solo indicare la via e non prescrivere il farmaco sono:  la somministrazione va seguita nel tempo; va valutato il percorso che porta alla sospensione; va fatta una visita finale. Ve lo immaginate ad esempio un cardiologo che vi visita per sapere come va l’ansiolitico? Non vi sembra un po’ fuori luogo?

In qualsiasi caso andrebbe comunque fatta una corretta a approfondita anamnesi (soffermandosi sugli aspetti psicologici del paziente) che miri a capire le cause e a trovare le soluzioni adatte ad ogni singolo caso.

La parte che però ritengo fondamentale è quella finale. Siamo certi che le benzodiazepine siano prescritte solo quando il disturbo è grave, disabilitante o sottopone il soggetto a grave disagio? Se fosse così sarebbe difficile spiegare il motivo per cui sono fra i farmaci più venduti al mondo. Un’ipotesi potrebbe essere questa: i medici non conoscono o non si fidano delle alternative. Quali sono? La psicoterapia e/o i rimedi naturali (tra questi i più utilizzati e conosciuti sono la valeriana, la passiflora, il biancospino e l’iperico). Come molte ricerche scientifiche dimostrano (ad esempio “Efficacia della psicoterapia nel trattamento del disturbo di panico con agorafobia” link), non c’è nessuna differenza fra questi rimedi e il farmaco.

Lo sapevate che viene spesso assunto per mesi o per anni?
Adesso vediamo la posologia e modo di somministrazione, s
empre dal bugiardino: “Il trattamento dell’ansia dovrebbe essere il più breve possibile. Il paziente dovrebbe essere rivalutato regolarmente e la necessità di un trattamento continuato dovrebbe essere valutata attentamente, particolarmente se il paziente è senza sintomi. La durata complessiva del trattamento, generalmente, non dovrebbe superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale. In determinati casi, può essere necessaria l’estensione oltre il periodo massimo di trattamento; in tal caso, ciò non dovrebbe avvenire senza rivalutazione della condizione del paziente.

Una domanda: quante persone conoscete che prendono ansiolitici senza sosta da diversi anni? C’è davvero qualcosa che non quadra! Questa è una di quelle informazioni che dovreste sapere tutti, la prima informazione che il medico dovrebbe dare al paziente, preoccupandosi che il paziente l’abbia ricevuta bene sia in prima battuta che nelle successive visite di controllo.  A giudicare dai risultati non credo che sia così.

Lo sapevate che l’assunzione causa una dipendenza difficile da curare?
Vediamo le speciali avvertenze e precauzioni per l’uso, d
al bugiardino: “L’uso di benzodiazepine può condurre allo sviluppo di dipendenza fisica e psichica da questi farmaci. Il rischio di dipendenza aumenta con la dose e la durata del trattamento; esso è maggiore in pazienti con una storia di abuso di droga o alcool. Una volta che la dipendenza fisica si è sviluppata, il termine brusco del trattamento sarà accompagnato dai sintomi di astinenza.
Lo sapevate? Sapevate anche che aumenta con il passare del tempo? Che dopo anni di uso continuato curare la dipendenza da ansiolitici è difficile quanto curare la dipendenza da alcool o droghe?
Infatti i pazienti che sono diventati dipendenti dalle benzodiazepine, alle dosi terapeutiche, normalmente sono accumunati da diverse delle seguenti caratteristiche (cfr. The Ashton Manual):

  • Hanno assunto benzodiazepine su prescrizioni mediche in dosi “Terapeutiche” (normalmente basse) per mesi od anni.
  • Hanno, gradualmente, sentito il bisogno di assumere benzodiazepine per svolgere le normali attività quotidiane.
  • Hanno continuato ad assumere benzodiazepine, nonostante il motivo che ne aveva in origine fatto scaturire la prescrizione fosse cessato.
  • Hanno difficoltà a sospendere l’assunzione del farmaco, o a ridurlo, a causa dell’insorgere dei sintomi da astinenza.
  • Nell’assunzione di benzodiazepine ad emivita breve,  sviluppano sintomi di ansia, tra una somministrazione e l’altra, o hanno un forte desiderio di assumere la dose seguente.
  • Contattano regolarmente il loro medico per ottenere ripetutamente le ricette necessarie per continuare il trattamento.
  • Diventano ansiosi se la ricetta successiva non è subito disponibile. Devono avere sempre con sé il farmaco. Possono assumerne una dose prima di un evento che ritengono possa loro generare stress, o nel caso di dover trascorrere una notte in un luogo diverso dalla solita camera.
  • Possono aver aumentato la dose, rispetto a quella indicata, inizialmente, nella prima prescrizione medica.

Se la risposta a tutte e tre le domande è stata si vi faccio i miei complimenti, siete persone ben informate e probabilmente anche il vostro medico ha saputo fornirvi tutte le indicazioni necessarie. Se invece la riposta anche ad una sola delle domande è risultata negativa ed assumente una benzodiazepina da più di 8-12 settimane, vi consiglierei di tornare dal vostro medico (o da uno specialista) e cercate urgentemente una soluzione.

Bibliografia
Monografia Delorazepam
The Ashton Manual
Articolo scientifico “Efficacia della psicoterapia nel trattamento del disturbo di panico con agorafobia”
Pagina wikipedia Delorazepam

firma.png

C’è un nuovo batterio resistente a tutto!

Secondo un report pubblicato sul Lancet, una nuova mutazione che rende i batteri resistenti a quasi ogni antibiotico conosciuto per l’uomo si è diffusa sempre più nel subcontinente indiano ed è già “emigrata” sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti. Poiché la medicina moderna non può fare nulla per fermarlo, il “superbatterio” NDM-1 potrebbe facilmente diffondersi a livello globale.

L’NDM-1 (o New Delhi metallo-beta-lattamasi) è una mutazione genetica che protegge molti dei più comuni batteri nocivi come l’E. coli e la Klebsiella pneumoniae, con una resistenza agli antibiotici che può anche sopportare i carbapenemi, ovvero gli antibiotici utilizzati come ultima risorsa, quando più comuni farmaci oramai non hanno più effetto. Quel che è peggio è che il gene è stato trovato su plasmidi – piccoli pezzetti di DNA in grado di spostarsi facilmente tra i ceppi di batteri. I dettagli dello studio che ha monitorato la migrazione transcontinentale di questa mutazione sono descritti in questo articolo scritto da Tim Walsh per la rivista The Lancet Infectious Diseases.

Le parole che ha usato Walsh non sono per nulla rassicuranti (!!!) “Questa è potenzialmente la fine. Non ci sono antibiotici in cantiere che hanno attività contro gli Enterobacteriaceae con la mutazione NDM 1.”

La cosa preoccupante è che il gene è molto mobile e non ci sono proprio cure per sconfiggere i batteri con il gene mutato ed è quindi quasi impossibile rallentare la sua diffusione. Alternative agli antibiotici, come i batteriofagi potrebbero essere efficaci nel frenare la diffusione, ma nella pratica medica standard antibiotici sono il nostro modo di trattare le infezioni batteriche e, anche se un trattamento sperimentale è risultato essere efficace ci vorrà un bel po ‘ di tempo per farlo approvare.

Nell’articolo del New York Times (che sto usando come fonte per questo post) dicono che in realtà in giro ci sono molti batteri altamente resistenti (l’MRSA ad esempio), ed ogni volta che ne arriva uno nuovo sulla scena batterica, vengono immediatamente prospettate scene apocalittiche salvo poi, dopo qualche mese, rivedere il tutto e dire che c’è solo una minaccia ma che la situazione non è critica (è già successo 10 anni fa quando un batterio molto resistente si diffuse negli ospedali newyorkesi).

Anche io credo sia molto probabile che sia un tantino esagerato dire che non c’è più via di scampo e che moriremo tutti, ma vorrei vedere questa notizia sotto una prospettiva ancora differente. A differenza dell’influenza suina, la cui notizia è servita solo a vendere antibiotici, in questo caso un po’ di sano panico potrebbe contribuire a ridurre l’uso smodato di antibiotici ed infatti, stranamente, i grandi media sembra che non si siano accorti di questa ghiotta notizia.

firma.png

Appello a tutti i negozianti e a tutte le cassiere!

busta

Si mi rivolgo a te negoziante o cassiera/e: per favore aiutaci a diminuire l’uso dei sacchetti di plastica!
Come? Fate finta di essere tirchi…
Riempite le buste il più posssibile, guardate male il cliente che vi chiede un sacchetto in più e fate un sorriso a chi vi dice che non lo vuole.
Sembra una cosa semplice ma a me capita il contrario praticamente tutti i giorni…

Informo poi tutti i miei lettori che il 31 dicembre 2009 sarebbe dovuto scattare il divieto di utilizzare sacchetti di polietilene in negozi e supermercati, sostituiti per legge da buste esclusivamente biodegradabili. La norma che recepisce la direttiva europea EN13432 era già stata approvata in parlamento nel 2007, invece nel giugno scorso è stato deciso di ritardarne nuovamente l’attuazione facendola slittare al 2011.
Quindi dato che tu, lettore di Psiche e Soma, sei avanti fai finta che siamo già nel 2011 (ah dimenticavo, Auguri di Buon Anno!) e inizia ad usare meno busta di plastica.

firma.png

Una comunicazione efficace diminuisce l’abuso di antibiotici.

antibiotici

L’impiego inappropriato di antibiotici nel mondo sta facendo aumentare la spesa medica e di conseguenza il debito, questo si collega ad incertezze diagnostiche e ad eccessive aspettative da parte dei pazienti. Una delle ragioni più comuni di assunzione di antibiotico nelle nazioni industrializzate è legato alle infezioni all’apparato respiratorio e sfortunatamente tali infezioni molto spesso non rispondono agli antibiotici. L’uso inappropriato di tali farmaci accresce i costi delle cure mediche, accresce il rischio degli effetti indesiderati e l’interazione con altri farmaci, e – soprattutto – aumenta il rischio per lo sviluppo di una antibiotico-resistenza.

Negli ultimi anni, molte agenzie della sanità e organizzazioni hanno promosso delle campagne d’informazione per ridurre il consumo di antibiotici inutili. Questi programmi includevano un addestramento nella prescrizione di questi farmaci e prove diagnostiche supplementari sui pazienti. Tuttavia si è potuto riscontrare una riduzione in pochi casi. Un nuovo studio apparso sul British Medical Journal ha valutato un altro metodo per la promozione di un consumo giudizioso dell’antibiotico, lo studio afferma che il metodo più efficace consiste in test diagnostici rigorosi e nell’intensificare la comunicazione medico paziente.

Lo studio della rivista ha valutato i casi di 413 pazienti con infezioni dell’apparato respiratorio ritenuti casi sospetti da 40 medici di base dell’Olanda. I dottori hanno usato il test della proteina C reattiva e hanno informato bene il paziente, si sono avvalsi di entrambe le tecniche o in alcuni casi hanno usato o una o l’altra. Questo approccio diagnostico centrato sul paziente è simile ad altri studi intrapresi e si è osservato che gli antibiotici venivano prescritti in maniera significativamente inferiore nel gruppo in cui veniva effettuato il test della proteina C reattiva rispetto al gruppo in cui questo test non veniva praticato ( 31% contro 53% ). Analogamente gli antibiotici venivano prescritti in maniera significativamente inferiore nel gruppo in cui vi era un’informazione più avanzata (27 %) rispetto al gruppo informato in maniera tradizionale ( 54%). Quelli che hanno impiegato in combinazione il test della proteina C reattiva e un’informazione più avanzata hanno prescritto gli antibiotici in numero sensibilmente inferiori. Queste differenti situazioni non hanno arrecato alcun disagio ai pazienti e nessuno ha lamentato carenze nei sistemi di cura.

Un impiego rigoroso e corretto degli antibiotici è assolutamente vitale per una riduzione del pericolo globale della resistenza agli antibiotici. Le richieste dei pazienti associata alla mancanza di informazioni e di educazione per una corretta prescrizione contribuiscono ad un abuso e ad un utilizzo improprio degli antibiotici. Questo studio è soltanto uno di una lunga serie di lavori in cui si promuove un approccio incentrato sul paziente, il quale include l’educazione e la comunicazione come fattori importanti nella riduzione del consumo inappropriato di antibiotici.

Sebbene la maggior parte degli operatori sanitari riconosce l’importanza di un utilizzo corretto degli antibiotici, tuttavia non sembra che ritengano questo un problema che li riguardi, infatti non hanno modificato le loro abitudini nella pratica delle prescrizioni nonostante la crescente resistenza agli antibiotici. Mentre gli autori dei questo studio stanno svolgendo una sensibilizzazione di un uso consapevole dei farmaci e soprattutto emerge il bisogno di mantenere un’attenzione costante in una sempre maggiore comunicazione medico paziente.

firma.png

Ai maschi italiani piacciono le belle donne?

berlusconi e le donne

Silvio Berlusconi martedì 9 settembre 2009 «Mi piace il calcio, amo la vita e divertirmi, amo gli altri e tra gli altri amo soprattutto le belle donne, come tutti gli italiani che si rispettano» . Non so ma questo riferimento alle belle donne lo trovo fortemente offensivo e sono solo un uomo.  A questo punto non mi ritengo certo un italiano da rispettare.

Donne mi rivolgo a voi: cosa ne pensate?
Prego anche tutti i lettori di questo blog di lasciare un commento per dissociarvi da questa affermazione del nostro Presidente del Consiglio.

firma.png

Anche i medici sbagliano…

medici

Gli errori più frequenti
Gli errori medici riguardano sia la diagnosi sia la terapia. Ecco i tipi di errori più frequenti secondo le segnalazioni di Cittadinanza attiva:

Ortopedia

  • mancato riconoscimento di fratture, sia degli arti sia di costole e spalle
  • lesioni alle terminazioni nervose o al nervo motorio durante le operazioni all’ernia del disco
  • inserimento di protesi troppo corte
  • infezioni ed emorragie post operatorie
  • residui di lama del bisturi dimenticati nel ginocchio per operazioni al menisco
  • mancato recupero della gamba per un intervento maldestro sui legamenti
  • lesioni al midollo spinale dovute alla non immobilizzazione della colonna vertebrale dopo una caduta

Ginecologia e ostetricia

  • problemi del bambino conseguenti al parto
  • danni alla madre durante il parto
  • errata diagnosi prenatale
  • morte del feto per amniocentesi
  • diagnosi errate per malattie ginecologiche

Oncologia

  • diagnosi errata o tardiva di tumore, quando ormai non è più operabile
  • prescrizione di accertamenti non idonei
  • interventi troppo demolitivi rispetto alla diagnosi
  • interventi incompleti, che hanno comportato nuovi interventi chirurgici
  • radio e chemioterapia effettuate con ritardo o in dosi non adatte

Chirurgia generale

  • lesioni di nervi, vasi, organi adiacenti, durante interventi chirurgici
  • garze, pezze laparotomiche e ferri chirurgici lasciate in corpo dopo gli interventi
  • clips mal posizionate
  • infezioni post operatorie
  • suture abnormi o tolte troppo precocemente
  • drenaggi non messi dove necessari o lasciati quando dovevano essere rimossi
  • emboli, tromboembolie formatisi a causa della mancata somministrazione di terapia anticoagulante a seguito di intervento chirurgico
  • rottura di denti o protesi durante le manovre di intubazione

Su dai correte a fare causa! :)

Fonte

firma.png

“Ho cercato la mia malattia su wikipedia.”

wiki

“Ho cercato la mia malattia su wikipedia” Sono moltissimi i medici (me compreso) che sentono questa frase quasi ogni giorno.
Wikipedia si trova sempre fra i primi risultati di ricerca e, essendo tantissime le persone che cercano informazioni sulla loro salute online, possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che Wikipedia è la più usata risorsa medica online. Inoltre il progetto Pew Internet & American Life Project ha dimostrato che più della metà delle persone che cercano informazioni sulla salute online sono state influenzate nelle loro scelte mediche per loro stessi (e per i loro cari) da ciò che hanno letto, e questo dimostra quanto sia diventata importante la comunicazione scientifica online.

Ma le voci mediche di Wikipedia non sono sicure per il semplice fatto che chiunque può editarle come e quando vuole e questo implica che migliaia di non medici possono dispensare consigli medici a chiunque.

Le compagnie farmaceutiche hanno più di una volta provato a cancellare o modificare voci che citavano effetti collaterali associati ai loro farmaci. Per esempio nel 2007 una frase presente nella voce Seroquel che diceva che il farmaco induceva pensieri suicidi nei teenagers fu eliminata da un persona che usava un computer registrato all’ AstraZeneca, la casa produttrice del farmaco in questione.

La cosa preoccupante è che persino i medici usano Wikipedia come fonte della loro conoscenza e dei loro aggiornamenti come è stato dimostrato da un sondaggio della Manhattan Research su 1,900 medici.
Il pericolo è evidente ed è stato documentato anche da una ricerca pubblicata su The Annals of Pharmacotherapy. In questo studio sono stati messi a confronto le informazioni sui farmaci che si trovano su Wikipedia con quelle pubblicate sul famoso e autorevole Medscape Drug Reference. I ricercatori hanno trovato che su Wikipedia erano omesse informazioni importanti soprattutto riguardanti gli effetti collaterali dei farmaci.

Non sto dicendo che i pazienti non dovrebbero usare Wikipedia per informarsi meglio ma che quando si tratta di informazioni fondamentali per la propria salute non dovrebbe essere questa la loro fonte principale. I siti web del Ministero o di Università di Medicina sono di sicuro fonti più attendibili. D’altronde lo stesso Jay Walsh, capo della sezione Comunicazione della Wikimedia Foundation, ha detto: “Wikipedia non dovrebbe essere presa come fonte sicura al 100% per le informazioni mediche.”

Per quanto riguarda i medici il discorso invece si fa più serio. Non credo che nessun medico dovrebbe usare wikipedia come fonte del suo sapere! Lo so che è la via più breve ma essere medici vuol dire anche “perdere tempo” a nell’informarsi seriamente.

firma.png

Ho ascoltato la mia sete…

Avete presente la nuova pubblicità della Sprite che dice ascolta la tua sete?
Se non la avete vista fatelo adesso (la pubblicità è pure caruccia):

Ecco io ieri ho corso poi mi sono fermato un attimo e ho ascoltato la mia sete, che mi ha detto:”Non ti azzardare a bere sta cosa piena di zuccheri! L’acqua devi bere! Capito? L’acqua! E neanche ghiacciata ma a temperatura ambiente”.
Ecco la mia sete è un po’ diretta ma comunica molto efficacemente…
La cosa che infatti vorrei farvi notare e su cui vorrei farvi riflettere è la seguente: associano, da decenni oramai, la Coca Cola, la Sprite, la Pepsi e anche il McDonald’s a tutti i prinicipali eventi sportivi (Mondiali di calcio, Olimpiadi etc etc). Perchè lo fanno? Per farci percepire queste bevande e qesti cibi come salutari! Ma una domanda sola basta a far crollare questa a dir poco inverosimile associazione: avete mai visto uno sportivo bere una Sprite o mangiare un hamburger durante l’intervallo di una partita? Mai! E mai succederà! Perchè sono professionisti e non sono mica scemi…
Non ho altro da aggiungere. Mi premeva solo cercare in qualche modo di dare un feedback negativo all’associazione mentale bevanda gasata-sport-salute.

firma.png

Date di scadenza sorpedenti…

frigo

E’ facile capire se alcuni cibi o alcuni prodotti che avete in casa sono scaduti: il latte diventa acido, il formaggio ammuffisce la carne cambia colore…

Ma cosa dire invece di quella confezione di olive che “riposa” nel vostro frigo dalle scuole elementari? O alcuni prodotti che conservate gelosamente nell’armadietto del bagno (vd. deodoranti e dentifrici)?

Ecco allora che realsimple con l’aiuto di esperti e di produttori ha compilato una piccola guida con molte date di scadenza. Chiaramente la durata dei prodotti è influenzata dal modo di conservarli. I cibi, salvo indicazione contraria, dovrebbero essere conservati in un posto freddo e asciutto. Dopo le date di scadenza i prodotti di bellezza e quelli per le pulizie domestiche sono probabilmente ancora sicuri ma possono essere meno efficaci.

Ecco l’elenco (adattato alla realtà commericiale italiana):

Alimenti

Birra
Non aperta: 4 mesi.

Read More

Allarme alberi di Natale tossici: attenzione!

alberi di natale

Ci stiamo inesorabilmente avvicinando alle festività natalizie e, dopo aver dato uno sguardo alle stime su ciò che gli italiani spenderanno tra cibi e bevande per il periodo caldo, un’altra spesa imprescindibile riguarderà la maggior parte delle famiglie: l’albero di Natale.
Con una concentrazione di acquisti nel week end dell’Immacolata, si stima che verranno venduti 6,5 milioni di alberi.
Come ultimamente abbiamo imparato in campo alimentare, attenzione alla provenienza di ciò che acquistate: anche l’albero di Natale può rivelarsi pericoloso.

Read More

Page 1 of 3

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén