Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

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Perché esiste la morte?

La morte per vecchiaia non c’è sempre stata. L’ha “inventata” l’evoluzione perché utile alla vita. Impareremo a controllarla?

La morte per vecchiaia è sempre apparsa all’uomo come il destino ineluttabile di tutte le forme di vita. In realtà non è così. Per almeno tre miliardi di anni la vita (presente sotto forma di batteri e organismi unicellulari) ha fatto a meno di questo modo di morire. I batteri, per esempio, ancora oggi sono organismi virtualmente immortali, che si trasformano nei loro discendenti per continua divisione cellulare. Solo eventuali attacchi portati dall’esterno li distruggono, non il tempo. Gli individui pluricellulari che si riproducono per via sessuale, come l’uomo, sono invece destinati a invecchiare e morire. Per capire le ragioni di questa diversità bisogna rifarsi alle leggi dell’evoluzione. Eliminando i soggetti meno adatti, l’ambiente seleziona i caratteri ereditari di una popolazione. La sopravvivenza di una specie ai cambiamenti ambientali dipende dalla disponibilità di geni sempre diversi nel tempo, che danno alla specie la possibilità di cambiare e adattarsi a situazioni nuove.

La varietà e il sesso
I batteri evolvono solo attraverso mutazioni genetiche. Raramente la loro scissione dà luogo a errori di duplicazione del genoma, ma gli individui risultanti sono per lo più inadeguati e scompaiono. Tuttavia, un piccolo numero di mutazioni apporta benefici e garantisce la sopravvivenza a questi organismi rudimentali. Per le più complesse specie pluricellulari, la variazione indotta dalle mutazioni è insufficiente. Questi organismi hanno però sviluppato un altro sistema: la riproduzione sessuale. Con questo tipo di riproduzione non tutti i geni mutanti vengono eliminati, perché non tutti gli errori danno luogo ad alterazioni visibili. Nella popolazione rimane nascosta una riserva di varianti genetiche. Prendendo da essa e rimescolando i geni, la riproduzione sessuale è un’occasione per sperimentare alternative, alcune delle quali possono dimostrarsi utili al sopraggiungere di un cambiamento ambientale. In sostanza la natura si comporta come un operatore finanziario che deve investire un capitale e, per salvaguardarsi dalle incertezze del futuro, distribuisce il rischio su più fronti: acquista un po’ di obbligazioni ma anche titoli di Stato, fondi, immobili. Così, se il prezzo delle case crolla, non perde tutto. La riproduzione sessuale opera con modalità simili. Il capitale è rappresentato dal numero degli individui, gli acquisti dalle diverse configurazioni di geni. Se alcune di esse non si adattano bene ai cambiamenti ce ne sarà però sempre qualcuna che riesce a sopravvivere.

La morte serve alla vita
Senza la morte per vecchiaia questo non sarebbe possibile. La sopravvivenza degli individui anziani sottrarrebbe risorse ai giovani e diminuirebbero le opportunità di diversificazione della popolazione. Sarebbe come se il nostro mercato finanziario fosse monopolizzato da un solo gruppo di investitori, che modificano poco gli acquisti. Se qualcosa va male, può esserci un tracollo economico. La morte per vecchiaia corrisponde a un ricambio degli investitori, e quindi mantiene alta la riserva di possibilità di adattamento. La durata limitata delle generazioni è quindi una strategia abbinata alla riproduzione sessuale. Ma se la morte è una strategia, come ha fatto la natura a introdurla? Secondo gli ultimi studi esistono “geni della morte”, che limitano il numero di divisioni cellulari e sono responsabili del deperimento dell’organismo. Ma lavorano anche per la sua vita. Per esempio, la morte cellulare ostacola la crescita dei tumori. Un’altra clamorosa scoperta riguarda i “geni della sopravvivenza”, le cui istruzioni contrastano quelle dei geni della morte. In loro assenza la mortalità delle cellule sarebbe eccessiva e l’individuo non arriverebbe all’età riproduttiva. Fra i geni sembra quasi svolgersi una specie di tiro alla fune.

Prevedere la propria fine
Quindi, quegli stessi geni che, facendo morire alcune cellule, operano per l’armonia dell’intero organismo, finiscono per portare a morte l’individuo vecchio, che ha già dato il suo contributo alla riserva genetica. Studiando questi geni sarà possibile prevedere la data di morte degli individui? O addirittura bloccare il processo di invecchiamento? Difficile, perché questi meccanismi sono molto complessi. E forse dovremmo dire: per fortuna.

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L’errore più grande che stiamo commettendo.

Può un opera d’arte far capire l’errore più grave della cultura occidentale del XXI secolo? Si.
L’opera in questione, quella che potete vedere nellìimmagine, è “Il tempo, lo sbaglio, lo spazio” è una delle tantissime e strabilianti opere di Gino De Dominicis esposte fino al 7 Novembre 2010 al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
L’opera riflette sull’incapacità del genere umano di indirizzare i propri sforzi per sconfiggere la morte del corpo. L’uomo ha velocizzato e moltiplicato i propri movimenti nello spazio e, così facendo, ha l’illusione di vivere più a lungo e di allontanare la morte.
In questo risiede “lo sbaglio” del titolo che, con ironia, accomuna l’uomo e il cani e che conduce inesoarbilmente alla morte, rappresentata dai due scheletri. Concepita nel 1970, solo in un secondo momento l’artista aggiunge all’opera l’asta dorata, in equilibrio sulla falange dell’indice della mano destra dello scheletro umano; l’asta, sospesa tra cielo e terra esprime la forza che connette l’uomo allo spazio interestellare.

Certo la fretta che caratterizza il mondo occidentale dalla fine del secolo scorso è legata al capitalismo, quindi alla produzione di beni reali ma soprattutto superflui al solo scopo di far girare l’economia; è’ un sistema che ha tolto di forza l’uomo dal suo centro e l’ha sostituito con l’oggetto. Ma tutto questo non avrebbe attecchito così tanto se non avesse trovato il suo substrato prefetto nelle profondità dell’essere umano: la paura della morte e la conseguente necessità di sconfiggerla. Nulla di più sbagliato.

“Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?”

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Il fronte di liberazione del contadino pazzo

Ecco a voi il Manifesto del fronte di liberazione del contadino pazzo creato da Wendell Berry, poeta e conatdino bio americano.
Berry chiaramente non approva l’uso del computer, ma i suoi ammiratori mettono comunque on line poesie, novelle, discussioni e notizie sull’autore.

“Amate pure il guadagno facile,
l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Chiedete più cose prefabbricate,
abbiate paura di conoscere i vostri prossimi e di morire.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa
vi chiameranno.
Quando vi vorranno far morire per il profitto,
ve lo faranno sapere.

Ma tu, amico,
ogni giorno fa qualcosa che non possa essere misurato.
Ama la vita. Ama la terra.
Conta su quello che hai e resta povero.
Ama chi non se lo merita.
Non ti fidare del governo, di nessun governo.
E abbraccia gli esseri umani:
nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci,
perché ciò che l’uomo non ha compreso non ha distrutto.
Fai quelle domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio… pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai seminato,
e che non vivrai per raccogliere.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus
Che crescono sotto gli alberi ogni mille anni.
Finché la donna non ha molto potere,
dai retta alla donna più che all’uomo.
Domandati se quello che fai
potrà soddisfare la donna che è contenta di avere un bambino.
Domandati se quello che fai
disturberà il sonno della donna vicina a partorire.
Vai con il tuo amore nei campi.
Risposati all’ombra.
Quando vedi che i generali e i politicanti
riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero,
abbandonalo.
Lascialo come un segnale della falsa pista,
quella che non hai preso.
Fai come la volpe, che lascia molte più tracce del necessario,
diverse nella direzione sbagliata.
Pratica la meditazione.”

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Ah dimenticavo… Buone feste!

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Ma lo sapete che siete stati più di un milione solo quest’anno???

A tutti voi auguro Buone feste!

Ci vediamo l’anno prossimo con tanti nuovi articoli e con qualche bella sorpresa.

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La lotta alla SLA passa dalla beneficenza.

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Sclerosi Laterale Amiotrofica ovvero SLA. la parola amiotrofico è composta da tre termini greci, che sono a (corrispondente alla negazione), mio (“muscolo”), trofico (“nutrimento”), quindi significa che i muscoli del malato si atrofizzano per un nutrimento insufficiente; l’aggettivo laterale si riferisce alla zona del midollo spinale che ospita le cellule morenti; lentamente questa zona colpita dal morbo tende a indurirsi ed ecco spiegato l’utilizzo di sclerosi che significa “indurimento”.

Rara ma brutta malattia associata soprattutto ai calciatori ( ha stranamente un’alta incidenza fra i giocatori di calcio) ma che colpisce persone di ogni sesso ed etnia.
Come per tutte le malattie rare i fondi per la ricerca bisogna trovarli fra i privati ed è per questo che mi fa piacere “pubblicizzare” un’iniziativa che nasce dalla Fondazione Milan Onlus: la partita di beneficenza Milan Glorie – Real Madrid Veteranos!

Questa amichevole si terrà il prossimo 7 settembre allo stadio di San Siro e vedrà in campo:
GLORIE ROSSONERE, rappresentate da campioni del passato quali Franco Baresi, Paolo Maldini ,Marco Van Basten, Ruud Gullit, Frank Rijkaard, Dejan Savicevic, Zvone Boban, Carlo Ancelotti, Demetrio ALbertini e Roberto Donadoni
EX MERENGUES tra cui Paco Buyo, Emilio Butragueno e Michel.
Ecco il video promozionale.

Biglietti
I biglietti del Trofeo Telecom Italia per la lotta alla SLA saranno in vendita da martedì 1 settembre in tutta Italia presso qualsiasi filiale dei seguenti istituti del Gruppo Intesa Sanpaolo: Banca Intesa Sanpaolo, Cassa di Risparmio del Veneto, Banco di Napoli, Banca di Credito Sardo, Cassa di Risparmio in Bologna (CARISBO), Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna.
Il prezzo dei biglietti è rispettivamente di 30 Euro per il Primo Anello Rosso centrale e 10 Euro per i restanti settori dello stadio.

Facebook
Segui l’evento su FB!
Quiz su Facebook. Da ieri potete partecipare ad un quiz sul Milan e chi risponde giusto può vincere un WalkAbout (cioè tour di stadio, spogliatoi e campo) prima della partita di lunedì!

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Contest Airdave.it ti regala un iPod Touch da 8 GB!

Airdave e Oro del Salento regalano l’iPod Touch

Partecipo al mio primo e unico contest dalla nascita di pischesoma.com solo perchè Airdave è il mio webmaster e ha minacciato di cancellarmi il blog… quindi eccomi qui felice di partecipare e di informare gli altri miei colleghi blogger che Musica Airdave.it e Oro del salento (Prodotti tipici di Puglia) regalano un iPod Touch da 8 GB. Trovate tutte le informazioni cliccando qua.

L’occasione è unica, scade il 9 Giugno 2009 e le possibilità di vincere sono molto alte quindi non vi resta che partecipare!

Le 5 possibili origini dell’influenza suina!

Come sospettavo l’influenza suina è si sta rivelando essere molto molto meno grave di come volevano farci credere. L’allarmismo però in questo caso potrebbe essere stato utile a bloccare la diffusione del virus e non c’è quindi da prendersala più di tanto perchè, rispetto alla mitica SARS, i media si stanno comportando correttamente dato che da qualche giorno hanno quasi smesso di parlarne. Visto che un po’ di ansia però è rimasta in giro provo a sdrammatizzare il tutto con questo articolo in cui vi elencherò le 5 VERE possibili origine dell’Influenza suina.

5. Sushi suino d’importazione.

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Questi sushi rolls sembrano essere molto buoni ma anche molto infetti…

4. McDonald’s

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Il loro nuovo panino è spaventoso!!

3. Relazioni interspecie

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Miss Piggy e Kermit con la loro innaturale relazione affettuosa potrebbero alla fine aver generato questo virus letale.

2. I simpson

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La relazione fra Homer verso Spider Pork è alquanto sospetta.

1. Calderoli

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Si narra che il terribile virus sia stato creato in laboratorio dai leghisti per sterminare tutti quei brutti messicani extracomunitari ma che l’esperimento gli sia poi sfuggito di mano. Il nome suino sarebbe quindi dovuto al porcellum e non al maiale.

Via

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Facciamoci consigliare da John Lennon…

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“Se qualcuno pensa che l’amore e la pace siano un cliché che deve essere lasciato negli anni sessanta, quello è il suo problema. L’amore e la pace sono eterni.”

Se non avete vissuto sotto una pietra negli ultimi cinquant’anni allora saprete di certo chi era John Lennon. Uno dei suoi consigli più preziosi si può riassumere così: Vivi la vita. Fai tante esperienze non tanti piani.
“La vita è ciò che succede mentre sei impegnato a pianificare altre cose.”
Progetta la tua vita, ma non rimanere incastrato nella progettazione. Non potete evitare fallimenti o errori solo facendo u programma perfetto. Le cose spesso andranno male, ma saranno queste le lezioni più importanti della tua vita.
Le esperienze ti faranno capire cose che le parole scritte o dette da altri non sono in grado di darti. Non importa se saranno positive o negative, ci sono sempre una o più lezioni – o appena momenti – da cogliere dalle esperienze. E guardandosi indietro spesso vedrete che alcune delle esperienze negative si sono trasformate nelle vostre esperienze più importanti.
Non serve mica avere un piano perfetto se poi non iniziate a metterlo in pratica, i programmi e le circostanze reali difficilmente possono essere perfetti. State quindi attenti a non strafare prima ancora di iniziare a fare per non perdere tempo prezioso mentre la vita vi sorpassa.
Spesso è molto meglio buttarsi e fare. E successivamente potrete valutare i risultati e se non saranno quelli che avevate voluto non sarà un grosso problema perchè grazie all’esperienza che avete accumulato la prossima volta sarà più facile raggiungere l’obbiettivo.
Questo è ciò che pensava il mitico John e spesso è anche il mio modo di fare le cose e come tutti i modi ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi; la pianificare però è importante (provate a fare un intervento a cuore aperto senza averlo studiato e pianificato bene…) e quindi è una fase che non va certo sottovalutata come anche la revisione critica di ciò che si è fatto (se no è impossibile capire dove si sbaglia). Il consiglio di John è molto prezioso e utile soprattutto per le persone troppo indecise o che perdono più tempo a pensare che a fare.

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Insalata a calorie negative.

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Questo post nasce da un esprimento di telepatia proposto da Alessandro Bonino ovvero uno dei più interessanti scrittori della blogosfera italiana ovvero eiocohemipensavo.
Nel suo ultimo post dal titolo “Uso innovativo del mezzo.” Alessandro propone “una cosa innovativa, una cosa che non è mai stata tentata prima. Ve la butto lì. Si tratta di post telepatici.”
“Questa settimana non scriverò nessun post, ma tenterò di inviarli direttamente nella testa di chi passerà di qui. Naturalmente non credo che tutti saranno in grado di riceverli: ci vogliono menti ricettive, menti fuori dal comune; ma anche in questi tempi bui, tempi devastati e vili, confido che qualcuno avrà la mente abbastanza aperta per ricevere i miei messaggi.”
Ora non so se ho una mente ricettiva o fuori dal comune ma vi posso garantire che mi sono svegliato sapendo, o meglio, credendo di sapere cosa mi ha comunicato telepaticamente. Le sue parole sono state più o meno queste:”Caro Daniele, anche se non è da molto che ci conosciamo, apprezzo molto il tuo blog e per me sei la più bella persona apparsa sul pianeta terra negli ultimi 100 anni (dopo Silvio ovviamente). Io negli ultimi mesi sono ingrassato di circa un etto e non riesco a buttarlo giù, mi suggerisci cosa posso mangiare? Qualcosa di particolare che stuzzichi oltre lo stomaco anche la mente, tipo gli alimenti a calorie negative.”
Anche se non sono proprio sicuro che queste siano state le parole esatte (soprattutto la prima parte…), posso far cadere nel vuoto questa sua richiesta? No! Ecco quindi una ricetta semplice semplice fatta solo con cibi a Calorie negative e che quindi ti farà consumare per digerirla più Calorie di quelle ingerite.

Insalata “e io che mi pensavo che era buona!”

5 Pomodori
1 Lattuga
2 Carote
1 Zucchina tagliata alla julienne
1/2 mela tagliata a scaglie sottili
1/2 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 cucchiano di tamari.

Buon appetito!

Foto di richardthomas

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Feng Shui zziamoci!

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Quando si sente parlare di Feng Shui si pensa subito a chissà che “diavoleria”, spesso mi sono ritrovata a parlarne e vedere sguardi persi nel vuoto e facce compassionevoli come chi sta per dirti:”Ma non crederai mica a quelle cose li?…Sono tutte ca@@ate che fanno moda!”

No, non ci credo a “quelle cose li” , faccio solo attenzione a ciò che leggo, studio, applico…bisogna avere la capacità e l’apertura di percepire “la disciplina” e scinderla da quelle che sono usanze e rituali di una cultura lontana dalla nostra ma che resiste a secoli di applicazione.
Libri in circolazione ce ne sono fin troppi che spesso speculano proprio sul “condimento” ossia ne fanno un fenomeno new age evidenziando più il frivolo rispetto allo scientifico, mentre il fondamento altro non è che uno studio, basato anche sul buon senso, di come disporre gli spazi per vivere bene.

La differenza rispetto alla nostra cultura che non viene mai sottolineata abbastanza, il nocciolo dell’“insegnamento” del Feng Shui, è l’importanza del rapporto uomo/costruito/ambiente.

Spesso noi tendiamo ad adattare l’uomo al costruito, ricerchiamo il bello, il tecnologico, l’innovativo a scapito di quelli che sono i bisogni, le esigenze e le richieste dell’uomo e dell’ambiente circostante. Il Feng Shui cerca di farci capire quanto sia invece più importante l’uomo e l’ambiente al costruito, che deve nascere proprio in base alle esigenze di chi lo abita e lo vive ed a quelle dell’ambiente circostante che lo ospita.

Una cosa non esclude l’altra, anzi, dalle differenze si trae ricchezza, consapevolezza e insegnamento cosa che emerge quando si sente parlare di Bioarchitettura.

Roberta Voiglio
FST | Feng Shui Trainer

Fonte: Article Marketing Italia

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