Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: settembre 2011 (Page 1 of 2)

Cosa fare quando sospetti un’allergia a farmaci?

1 – Tener presente che allo stato attuale non esistono metodi specifici che diano la sicurezza assoluta di una diagnosi di allergia a farmaci e che siano scevri da rischio per il paziente.

2 – L’anamnesi è il mezzo diagnostico più importante.
3 – Nel caso in cui fondatamente si sospetti una reazione allergica ad un farmaco si consiglia di annotare accuratamente:
a – farmaco e suo dosaggio
b – data e tempo trascorso dall’assunzione
c – tipo e frequenza della reazione al farmaco

4 – Evitare in generale l’uso dei seguenti farmaci:
a – qualsiasi medicamento che si sospetti abbia procurato manifestazioni allergiche
b – antibiotici beta-lattamici (penicilline, ampicillina e cefalosporine).
c – anestetici locali
d – analgesici ed antinfiammatori a base di acido fenilbutazone, ecc.
e – Vit.B, Vit.B12 ed estratti epatici vari.

5 – Nel caso in cui si sia costretti a somministrare uno qualsiasi dei farmaci citati al punto 4 (escludendo quelli al paragrafo a) ricorrere sempre, nei limiti del possibile, alla somministrazione (a dosi frazionate e sotto controllo medico), per via orale evitando quella parenterale.

6 – Possono essere usati, preferibilmente per os e sempre con opportuna cautela (dosi frazionate), i seguenti preparati:
a – antibiotici: eritromicina, lincomicina, aminoglicosidi, macrolidi.
b – analgesici: paracetamolo, benzidamina, glifenina
c – antinfiammatori: tantum gocce e compresse; Tramadolo ( contramal, fortradol, fraxidol )

7 – Possono essere eseguite vaccinazioni (es.antitetanica) ma deve essere evitato l’uso di sieri immuni eterologhi ed omologhi.

8 – Il paziente deve sempre preavvisare il medico della propria condizione di ipersensibilità ai farmaci ogni qualvolta che gli venga perscritta una terapia di qualsiasi genere.

9 – Nel caso in cui il paziente debba sottoporsi ad esami contrastografici a base di iodio, deve far presente al Radiologo che è affetto da allergia a farmaci.

10-In conclusione, non assumere farmaci, mai di propria iniziativa, senza aver consultato prima il medico.

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Un attimo di relax #162

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Se mi troverà qua penserà che mi ha già lavato…”

Troppo spesso togliamo tempo ai nostri amici per dedicarlo ai nostri nemici.” ~ Hermann Hesse

Libro della settimana:

18 Storie dall'India

L’assedio dei virus. Parte 2

Ecco la seconda parte del post sui Virus. La prima parte la trovate QUA.

Terapie contagiose
Ma il mezzo di trasporto può essere più raffinato, come il sangue delle trasfusioni o i fattori della coagulazione usati dagli emofilici. Così l’Aids è arrivato in Giappone e così si sono diffuse le epatiti. Anche la ricerca può causare epidemie. Nel ’92 Ebola è arrivato in un laboratorio di ricerca di Siena, con 8 scimmie-cavie, che sono state soppresse senza clamori. Molti veicoli di trasmissione si identificano dopo anni. Gli ematologi dell’ospedale di Legnano hanno scoperto che la pratica delle minitrasfusioni di sangue ai neonati sottopeso e prematuri, usata anche in Italia negli anni ’60, potrebbe essere all’origine di parte delle infezioni da epatite C di origine ignota. Ma i microrganismi si nascondono anche in ormoni, cornee e tessuti di cadavere, usati per farmaci, trapianti, mangimi. Lì dentro c’è la storia di ogni individuo, compresa quella dei virus del Paese da cui proviene e che saranno identificati in futuro. Come il prione del morbo di Creutzfeldt Jakob (la “mucca pazza” umana), trasmesso dagli estratti da cadavere, che riduce il cervello a una spugna. Maurizio Pocchiari, responsabile del registro della malattia all’ISS (Istituto Superiore di Sanità), ha calcolato che al mondo sono già 139 i morti causati dalla terapia con ormone della crescita di cadavere, e 114 quelli dovuti all’impianto di un tessuto umano.

A volte ritornano
Anche malattie apparentemente sconfitte potrebbero tornare. Come tenta di fare la malaria nella Central valley californiana, da dove era stata cacciata negli anni ’50. Nella seconda metà degli anni ’90 sono stati segnalati 16 focolai autoctoni e solo la disinfestazione ha impedito al plasmodio di ristabilirsi. E un marine di ritorno dall’Asia ha infettato, in un campeggio del Nevada, 35 scout e altri turisti. In Italia la salute delle zanzare è regolarmente controllata dalla rete nazionale di sorveglianza entomologica. Che si è attivata quattro anni fa nel Grossetano quando una donna anziana, che non era mai stata all’estero, è stata ricoverata con la malaria. L’aveva contagiata, via zanzara, una bimba infetta che abitava a 500 metri.

Virus di successo
«Se siamo ancora qui» dice Joshua Lederberg, premio Nobel e ricercatore della Rockefeller University «è perché i nostri avversari microbi hanno interesse alla nostra sopravvivenza: se moriamo noi, muoiono anche loro. Finora siamo sopravvissuti grazie a questo interesse condiviso. A lungo termine, infatti, le infezioni diventano meno virulente e l’uomo acquisisce fattori per la resistenza». I circa 200 virus del raffreddore sono un esempio di virus di grande successo. Non danno molto fastidio, quindi facciamo poco per liberarcene. E così loro hanno maggiori occasioni per diffondersi. «Ma proprio per l’enorme capacità di diffusione dei rhinovirus temo moltissimo l’ipotesi che un giorno possa emergere una forma più aggressiva» dice Lederberg. «Per la sua facilità di contagio, sarebbe letale».

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L’assedio dei virus. Parte 1

Si nasconde nella foresta africana da dove fa sortite improvvise. L’ultima, in Congo, risale alla fine di Agosto 2007 Ottobre quando in meno di un mese ha infettato 320 persone uccidendone 120. Prima, tra il 1976 e il ’99, di sortite ne aveva fatte ben otto, provocando focolai in Zaire, Sudan, Gabon e Uganda. Ebola non è un virus nuovo e non lo sono neppure gran parte degli altri,“apparsi dal nulla” negli ultimi anni.
«Esistono da sempre» dice Stephen Morse, della Rockefeller University di New York. «Ce n’è una vasta riserva in natura. Ma un tempo si spostavano a fatica, oggi girano il mondo in pochi giorni». In passato le epidemie viaggiavano per lo più al seguito degli eserciti. Nel 162 d.C. i soldati di Marco Aurelio, di ritorno dall’Oriente, portarono a Roma il morbillo. Un secolo dopo la caput mundi fu messa in ginocchio dal vaiolo. La peste nera, trasmessa dal ratto nero dell’India, arrivò in Europa nel 1346, a bordo di una nave proveniente dalla Crimea. Nel 1495 Colombo importò in Europa dalle Americhe la sifilide. Ma gli europei avevano reso più di quanto avevano ricevuto: alla Cina, che ci aveva regalato l’influenza, venne restituita una violenta epidemia non si sa se di morbillo o di vaiolo. Alle Americhe gli spagnoli “regalarono” vaiolo, morbillo, tifo e influenza, decimando la popolazione del Messico (da 25 a 3 milioni) e del Perù degli Inca (da 8 a 1 milione). Oggi gli eserciti non sono più necessari: 1,4 milioni di persone ogni giorno fanno viaggi intercontinentali, trasferendo i virus da una par-te all’altra del globo. E anche i focolai epidemici che si accendono ai margini di una sperduta foresta equatoriale possono diventare, drammaticamente, fatti nostri.

Dalla superstrada
«Trent’anni fa non ci saremmo mai immaginati di essere aggrediti così» dice James Hughes, dei Centers for the diseases control di Atlanta, che negli Usa controllano le infezioni. «Sembrava che le malattie infettive fossero in declino ovunque». Oggi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) calcola che facciano 13 milioni di morti. Come escono i nemici dalle loro nicchie nelle foreste? Il virus Oropouche fu individuato la prima volta nel 1960 in un bradipo morto sul ciglio della superstrada Brasilia- Belém, appena inaugurata. L’anno dopo era a Belém, e aveva colpito 11 mila persone. Come c’era arrivato? Trasportato dai moscerini. I baccelli vuoti del cacao, coltivato dove prima c’era la foresta, consentivano al moscerino di riprodursi a dismisura e con esso aumentava il virus suo ospite. In Argentina, al posto della pampa, è stato piantato il mais: una cuccagna per il Calomys musculinus, un topolino. Ma insieme ai topi è cresciuta la popolazione di Junin, virus della febbre emorragica argentina. In pochi anni il suo raggio d’azione è aumentato di 7 volte. Oggi infetta 450 mila persone l’anno. «Nuove coltivazioni, strade, bacini irrigui, dighe, sono responsabili di gran parte delle malattie emergenti » hanno concluso gli esperti dell’Institute of Medicine di New York. «Nella loro progettazione, non si studia infatti l’impatto sulle zanzare e sulle malattie che trasportano ».

Zanzare sulle navi
Una volta usciti dalla loro nicchie questi virus si spostano. La zanzara tigre, Aedes albopictus, è un ospite poco rassicurante: può trasportare i virus Dengue,Potosi, Xingu e Fort Sherman. Viveva in Asia, ma nel ’72 è giunta clandestina negli Usa, nell’acqua contenuta in copertoni provenienti da Tokyo. Oggi è ovunque! E poiché nel 1998 è già stato segnalato il primo caso di Dengue in Italia,non mancano le occasioni perché l’Aedes si riinfetti, pungendo un ammalato, e propaghi il virus. Sempre clandestino, a bordo dei mercantili, è arrivato in Occidente anche il virus Seul, nascosto fra il pelo dei ratti. È il cugino asiatico del virus di Hantaan, e causa un’altra febbre emorragica. Nel 1982 l’hanno scovato nei topi a Baltimora, Filadelfia e New Orleans.

Fra due giorni la seconda parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli direttamente nella tua email!

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Un attimo di relax #161

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Conosco il Kung Fu e non ho paura di usarlo!”

La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo. ” ~ Albert Camus

Libro della settimana:

Coltivare Orti, Balconi e Giardini Ecologici

Che cosa è l’ernia iatale?

Oggi un’altra domanda e risposta della rubrica: Psichesoma Answers!

In questa rubrica troverete risposta alle domande che mi avete posto via email e che ho reputato essere di interesse generale.

D. Che cosa è l’ernia iatale?
R. L’ ernia iatale consiste nella risalita di una parte dello stomaco dalla cavità addominale, sua normale sede, a quella toracica: lo stomaco, per risalire, passa attraverso lo iato, il foro della membrana diaframmatica che divide addome e torace. Di solito non dà disturbi, talvolta provoca esofagite da reflusso cioè infiammazione dell’esofago, l’ultima parte del tubo digerente in comunicazione con lo stomaco. Questo perché i succhi gastrici, irritanti, con la nuova posizione dello stomaco possono rifluire nell’esofago. I sintomi: bruciori, sanguinamento, talvolta dolori al torace. Per la cura, l’intervento chirurgico è necessario solo in pochi casi, in genere sono sufficienti medicinali antiacidi sotto controllo medico e dieta opportuna.

Hai qualche domanda da pormi? Invia subito una mail a daniele.aprile@gmail.com

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L’importanza del piede. Parte 2

Ecco la seconda parte del post sull’importanza dei piedi. La prima parte la trovate QUA.

Annusare piedi sporchi
C’è perfino chi non riesce a eccitarsi sessualmente se non massaggiando e succhiando i piedi dell’amante. Bisogna distinguere tra coloro che apprezzano il piede del partner dal punto di vista estetico, così come potrebbero appassionarsi al seno oppure alle gambe, e coloro che hanno una vera e propria venerazione per tutti i piedi, compresi i propri. In questo caso si parla di “parafilia”, una forma di feticismo, rivolta anziché verso un oggetto, verso una zona del corpo. Spesso sono uomini che adorano annusare scarpe usate o piedi non troppo puliti. Forse perché il loro sudore ha una composizione chimica simile a quello degli organi sessuali.

Disgustoso e eccitante
Questa ambivalenza del piede (eccitante ma a volte disgustoso a causa dell’odore) è stata sfruttata più volte dai pubblicitari per inventare campagne-shock, come quella del cuoio, che proponeva primi piani di piedi alla griglia o spellati come patate. Talvolta il significato sessuale del piede è avvertito inconsciamente. Come succede a molte mamme che coprono con calzine o scarpette i piedi dei loro neonati, anche in estate, quasi provassero disagio per la loro carica sensuale. Del resto anche tra adulti ci sono ottime ragioni per nascondere i piedi: non sanno mentire. Sono la parte più sincera del corpo: per capire se una persona è a proprio agio basta osservarli. Se tamburellano il suolo significa che la persona vorrebbe andarsene.

Riti cattolici e musulmani
Esporre una parte così intima può essere segno di umiltà, come accade nel rito della Lavanda dei piedi, il giovedì prima di Pasqua: perfino il Papa ripete l’atto di lavare i piedi ad alcuni cittadini romani (gesto compiuto anche da Gesù). Mentre i musulmani tolgono le scarpe prima di entrare in Moschea, in atto di sottomissione. Al contrario, il piede nella calzatura è segno di potenza: i cacciatori si facevano spesso ritrarre con il piede appoggiato sopra il leone ucciso. Anche mettere i piedi sul tavolo, o sulla scrivania, è un gesto che dà sensazione di potere.

Il potente non li usa
Il valore simbolico del piede non si ferma qui: rappresenta il legame tra l’uomo e la terra. “Per questo motivo alcuni sovrani della regione dei Grandi laghi, in Africa, non toccano il terreno: vengono portati sulle spalle oppure camminano su stuoie. Si dice che la loro potenza di re, attraverso i piedi, inaridirebbe la terra”, spiega Gilda della Ragione, docente di etnologia all’università di Genova. Per ragioni simili le danzatrici indiane ricoprono la pianta dei piedi con una tintura rossa: una protezione contro i demoni che i passi di danza potrebbero evocare. «In altri casi il piede è decorato per indicare uno “status”: per le donne dell’arcipelago di Tahiti, un bracciale tatuato sulla caviglia indica l’appartenenza a una famiglia nobile. E le ragazze dello Yemen, prima di sposarsi, si decorano i piedi con l’henné», aggiunge l’etnologa. Ancora una volta, un segnale di disponibilità sessuale.

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L’importanza del piede. Parte 1

Cenerentola diventa regina perché ha i piedi molto piccoli. Al principe non importa affatto se sia bella o brutta, intelligente o stupida: per sposarla basta che riesca a indossare una scarpina (nella leggenda che ha ispirato la celebre fiaba, infatti, le sorellastre non erano né brutte né cattive: avevano solo i piedi più lunghi). Stranezze dei secoli passati? Niente affatto: «Anche oggi il piede piccolo è una caratteristica sexy. Tant’è vero che milioni di donne stringono i propri piedi in scarpe a punta dal tacco altissimo, così sembrano più corti e stretti. E questo è solo un esempio di come i piedi, pur così lontani dalla parte più nobile del nostro corpo (il cervello), sono molto più importanti nella nostra vita di quanto abbiamo mai pensato. Non solo perché ci permettono di camminare (cosa che ci distingue dagli altri animali). Sono l’ultima parte del corpo umano ad essersi perfezionata nel corso dell’evoluzione. Sono il fulcro di riti importanti per molte religioni (fra cui quella cattolica) e popolazioni. E sono fonte di imbarazzi (c’è chi si vergogna a mostrarli), esibizioni (c’e chi ha la mania delle scarpe), perfino feticismi a sfondo sessuale.

Sesso ed estremità
Proprio il valore sessuale dei piedi è, secondo gli psicologi, molto grande. Almeno come il seno nelle donne o la presenza di peli sul viso nell’uomo. I piedi sono infatti un elemento di distinzione tra i sessi: per capire se una persona è maschio o femmina basta guardarle i piedi: quelli femminili sono sottili e mediamente più corti (circa 22-23 centimetri) di quelli maschili (26-28 centimetri), che sono anche più pelosi (sul dorso). Ma c’è di più: “il piede è una zona molto sensibile del corpo. Le carezze, gli sfioramenti e i massaggi a queste estremità provocano eccitazione. Nella nostra cultura il piede è un simbolo fallico, mentre la scarpa rappresenta la vagina”, dice Rolando Noseda, sessuologo alla clinica Città di Monza. Non a caso bere champagne dalla scarpa dell’amata è considerato un gesto erotico. E lo è anche sfilare le scarpe agli altri: nell’Ottocento le dame costrette a farsi togliere gli stivali dai servitori davano loro una mancia perché potessero “sfogare gli istinti” così sollecitati con le prostitute.

“Piedino” compromettente
Un’altra prova? I contatti fisici interpersonali con i piedi sono rarissimi: solo gli amanti si toccano l’un l’altro con queste estremità. Ecco perché fare “piedino” è un gesto estremamente eccitante, un inequivocabile segno di disponibilità sessuale. Sentirsi toccare i piedi dà brividi lungo tutta la gamba, fino al bacino. Di conseguenza, rende consapevoli dell’esistenza degli organi sessuali. Ecco perché per molti il piede è la porta verso il coito. Non a caso è stata la foto di un bacio sull’alluce a provocare il divorzio tra Sarah Ferguson e il principe Andrea d’Inghilterra: è bastato quello a “provare” il tradimento della principessa.

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Un attimo di relax #160

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Rilassiamoci, è Domenica!”

Generalizzare vuol dire essere idioti. ” ~ William Blake

Libro della settimana:

La Soluzione per la Tua Testa!

I chirurghi? Facevano orrori! Parte 2

Tra salassi e amputazioni, viaggio nelle sale operatorie di ieri per capire quanto siamo fortunati oggi.

Ecco la seconda parte del post sugli orrori dei chirurghi. La prima parte la trovate QUA.

Il metal-detector di Bell
Ma è quanto accadde al Presidente degli Stati Uniti James Abraham Garfield a documentare meglio lo stato della chirurgia precontemporanea. Nel 1881 Garfield fu centrato da due proiettili di un attentatore, Charles Guiteau: uno dei due proiettili gli scalfì una spalla, l’altro, entrato dall’inguine, rimase conficcato in un punto imprecisato del corpo e nei giorni seguenti ben 16 tra medici e chirurghi si alternarono alla Casa Bianca per capire dove fosse finito. Ebbene, il primo di loro, Willard Bliss, introdusse un dito poi una sonda nella ferita, aprendo per così dire una “via” obbligata all’esplorazione dei colleghi i quali, continuando la ricerca, finirono per toccare con le mani il fegato dell’illustre paziente. Anche Graham Bell, già noto come inventore del telefono, fu chiamato al capezzale del Presidente. Bell si servì in quella circostanza di un primitivo metal-detector, che segnalò effettivamente un oggetto metallico: ma non era il proiettile cercato, erano le molle del materasso. Garfield morì 80 giorni dopo l’attentato per una infezione diffusa (setticemia) e al processo i difensori di Guiteau sostennero che causa della morte erano state le manovre non sterili dei medici e non i colpi dell’attentatore: il proiettile nascosto infatti fu rinvenuto durante l’autopsia vicino alla colonna vertebrale, in posizione innocua. Ma questa versione dei fatti, probabilmente esatta, non fu creduta da giudici e giurati e l’attentatore morì impiccato.

Mani sporche
In realtà la chirurgia dell’epoca doveva fare i conti soprattutto con tre questioni che trovarono soluzione soltanto in pieno Ottocento: il problema dell’emorragia, quello della sepsi (cioè la prevenzione e la cura delle infezioni operatorie) e quello del dolore. Per bloccare l’emorragia fu importantissima l’invenzione delle pinze “a presa dentata” o di Cocker, lo strumento che durante gli interventi permette di chiudere arterie o vene, anche di grosse dimensioni, tagliate dal chirurgo: ma siamo già nella seconda metà dell’Ottocento. Per quanto riguarda la sepsi, l’episodio più significativo è quello di Ignaz Semmelweis, assistente nella clinica ostetrica di Vienna. Verso il 1850 Semmelweis scoprì che nel reparto universitario di ostetricia la febbre puerperale, una infezione che colpiva le donne subito dopo il parto, aveva una frequenza quattro volte superiore rispetto a quella che si registrava nel reparto non universitario. «La ragione è semplice», spiegò il giovane chirurgo dopo aver investigato: «tra un parto e l’altro gli universitari, per motivi di studio inerenti al loro ruolo, fanno le autopsie e sono le loro mani infette a contagiare le donne». Per anni Semmelweis non venne creduto ma quando gli ostetrici dell’università viennese presero l’abitudine di disinfettarsi le mani con acqua e cloro prima di entrare in sala parto, i casi di febbre puerperale, fino a quel momento ritenuta conseguenza inevitabile del parto, diminuirono drasticamente.

C’è un arto nella segatura
Ancora più tormentata è la storia dell’anestesia. Per secoli il dolore provocato dalle manovre chirurgiche fu incontrollabile. I metodi di anestesia più seguiti erano una spugnetta imbevuta di giusquiamo, un’erba medicinale nota fin dall’antichità, e continue irrigazioni di acqua gelida sulle parti operate: in ambedue i casi i risultati erano insignificanti. I chirurghi capaci di far sentire meno dolore erano per questo motivo ricercatissimi: all’inizio dell’Ottocento Giorgio IV di Inghilterra nominò baronetto un chirurgo per il solo fatto che gli aveva tolto una cisti sebacea dalla testa senza procurargli grandi sofferenze. La prima grossa operazione in cui venne utilizzata l’anestesia generale (fu impiegata in quell’occasione una mascherina imbevuta di etere) venne compiuta solo nel 1846, a Boston. Il chirurgo si chiamava George Haywood ma il merito principale è del suo assistente, Andrew Morton, l’inventore dell’inalatore di etere. Anche in questo caso si tratta di un intervento storico, benché questa volta non sia da ricordare tanto l’atrocità fisica dell’operazione, quanto la brutalità del comportamento del chirurgo. «Come si sente?», domandò il professor Haywood a operazione finita. «Bene», rispose la paziente, Alice Mohan, una ragazza di 21 anni: «Credo di aver dormito». «Allora guardi», disse il chirurgo con un sorriso soddisfatto: e fece vedere alla sventurata, estraendola dalla segatura dov’era finita, la gamba amputata. Questo è l’atto di nascita della chirurgia più moderna.

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