Psiche e Soma

Ricette per una vita migliore!

Month: maggio 2011 (Page 1 of 2)

Siamo tutti Incoscienti? Parte 3.

Ecco la terza parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA, la seconda QUA.

Nel nostro database inaccessibile ci sono tutti i “ricordi” di quando non sapevamo ancora parlare e descrivere emozioni e stati d’animo. Harlene Hayne e Gabrielle Simcock, psicologhe dell’University of Otago (Nuova Zelanda), sono convinte che anche se non si ricordano gli eventi della prima infanzia, essi sono ancora lì. Quello che ci manca è il catalogatore per raggiungerli: il vocabolario. Le ricercatrici hanno fatto giocare alcuni bimbi con uno strumento complesso. Quando, un anno dopo, li hanno interrogati, i bambini hanno risposto usando il vocabolario di cui disponevano l’anno prima. «In un anno avevano acquisito un vocabolario molto più completo, ma non erano in grado di usarlo per descrivere l’esperienza dell’anno precedente» dice Hayne. Eppure il ricordo dell’esperienza era lì: quando ai bambini fu mostrata una foto del gioco, erano in grado di dimostrare come ci avevano giocato. La loro abilità di ricordare era superiore alla loro capacità di parlarne. «Il linguaggio funziona come un sistema di catalogazione per la memoria » dice Hayne. «Le esperienze che precedono la possibilità di catalogarle con il linguaggio spariscono, perché non hanno indice. Il volume è nello scaffale, ma solo il caso lo fa trovare».

Ripercussioni
Buona parte di ciò che facciamo lo dobbiamo proprio alle memorie implicite. Spiega Alberto Oliverio, direttore dell’Istituto di Psicobiologia del Cnr: «Quando guidiamo l’auto, andiamo in bici o manipoliamo oggetti, in realtà usiamo una serie molto complessa di aggiustamenti motori senza rendercene conto». Anzi, li usiamo così bene proprio perché non ce ne rendiamo conto: se dovessimo comportarci al volante come alla prima lezione di guida (adesso metto in folle; accendo il motore; metto la freccia; inserisco la prima e schiaccio l’acceleratore) il traffico sarebbe lento e faremmo più incidenti. Abbiamo imparato davvero qualcosa quando dimentichiamo di conoscerla. Ma l’inconscio agisce ancora più profondamente.

Autoinganno
Dice Oliverio: «A volte estendiamo alcune caratteristiche di una persona che ci è simpatica o antipatica ad altre, convinti inconsciamente che alcuni tratti somatici siano tipici della simpatia».Forse è proprio per questo che la prima impressione,“a pelle”, ci influenza più di quelle successive. Per quanto ci riguarda, invece, amiamo idealizzarci. Se un attore, alla fine di un monologo, viene fischiato, può dare la colpa alla sua cattiva recitazione o all’ignoranza del pubblico. La prima ipotesi è razionale ma dolorosa. La seconda,non fa soffrire ma nega la realtà. Di noi ci piace pensare che siamo buoni, bravi, onesti. L’inconscio però sa la verità. «La coscienza è una facciata per ingannare gli altri e noi stessi. La verità è nell’inconscio» dice Robert Trivers della Rutgers University (Usa). «L’auto-inganno ha una sua utilità: se riesci a convincerti che sei il migliore, bluffi meglio. Mentre se conosci le tue debolezze, le condizioni competitive ti mettono in difficoltà. Insomma, meglio credere di essere i migliori, anche se non è vero».

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Un attimo di relax #147

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Per favore mi dai la tua password?”

Le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece starnazzano come impazzite. Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di gallina..” ~ Henry Ford

Libro della settimana:

La Sfida delle 100 Cose

Sudare è indispensabile?

Oggi un’altra domanda e risposta della rubrica: Psichesoma Answers!

In questa rubrica troverete risposta alle domande che mi avete posto via email e che ho reputato essere di interesse generale.

D. Sudare è indispensabile?
R. Sì, per vari motivi. La funzione principale del sudore è la termoregolazione, perché la sua evaporazione abbassa la temperatura del corpo contribuendo a mantenerla costante (per questo si suda di più quando fa caldo). Ma il sudore serve anche a regolare la quantità di acqua e sali minerali del corpo e a eliminare i residui di alcune sostanze, tra cui i farmaci. Questo compito è svolto dalle ghiandole sudoripare eccrine, diffuse su quasi tutta la superficie corporea e particolarmente sul palmo delle mani, sulla pianta dei piedi, sulle ascelle e sulla fronte. Ci sono poi, in quantità minore, le ghiandole apocrine, presenti nelle zone delle ascelle, dell’inguine e dei capezzoli, che producono un sudore più denso e diffondono i feromoni, molecole con cui gli uomini, come altri animali, lanciano messaggi sessuali.

Hai qualche domanda da pormi? Invia subito una mail a daniele.aprile@gmail.com

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Siamo tutti Incoscienti? Parte 2.

Ecco la seconda parte del post sulla memoria. La prima parte la trovate QUA.

Vita di relazione
Lì nell’amigdala sembrano esserci anche le spiegazioni di tante risposte inadeguate della vita di relazione. Ci sono i motivi che ci fanno decidere, già nei primi secondi di un incontro, se una persona ci piace oppure no; se una serata in compagnia andrà bene o male; se un dipendente da assumere fa o no al caso nostro. In un tempo di millisecondi non entra l’elaborazione ragionevole della corteccia e i suoi motivi logici e razionali. Le prime impressioni sono quelle ingannevoli dell’amigdala. E poiché l’amigdala sceglie in base al metodo associativo di elementi del presente con quelli del passato, può succedere che l’antipatia istintiva provata verso una nuova conoscenza sia dovuta più al colore dei suoi capelli (rossi come quelli del burbero vicino della nonna, memorizzati nell’infanzia) che a razionali motivi di sospetto. E quei ricordi dell’infanzia, superati e inconsci, ispirano comportamenti spesso immotivati.

I ricordi cancellati e l’inconscio condizionano la nostra vita e le nostre scelte apparentemente più coscienti.
Il primo a teorizzare, alla fine dell’800, l’esistenza di una parte della mente che sfugge al nostro controllo razionale fu Freud: secondo il neurologo austriaco il nostro comportamento è dovuto a un guazzabuglio di emozioni, pulsioni e motivazioni legate a tracce lasciate nell’infanzia e diventate non coscienti. Ma buona parte dei neuroscienziati ha guardato con sospetto le idee di Freud perché non verificabili con il metodo sperimentale. Oggi però le neuroscienze stanno dimostrando che l’inconscio esiste e che Freud aveva ragione. Prendiamo per esempio la rimozione: secondo Freud i ricordi indesiderati e spiacevoli possono essere deliberatamente dimenticati. L’anno scorso Michael Anderson e Collin Green dell’University of Oregon hanno dimostrato che la repressione esiste, ed è molto frequente. In laboratorio, in condizioni controllate, hanno “imitato” la repressione dimostrando che se si cerca deliberatamente di dimenticare alcuni vocaboli, successivamente si ha difficoltà a ricordarli, anche se qualcuno ci promette denaro.

Moglie o mamma?
Se poi pensate che la scelta del partner sia dovuta a fattori contingenti, vi illudete. Anche in questo caso l’inconscio vi ha giocato uno scherzo. Vi ricordate il complesso di Edipo di Freud? Tutti i bambini, diceva, si innamorano del genitore dell’altro sesso. David Perrett dell’University of St.Andrews, in Scozia, ha dimostrato che ad attirarci sessualmente da adulti sarebbero proprio i visi che più ci ricordano i nostri genitori quando li abbiamo conosciuti. Insomma, impareremmo che cosa cercare in un partner guardando mamma e papà durante l’infanzia. Sono solo alcuni esempi in cui Freud sembra aver trovato alleati anche al di fuori della psicoanalisi.
I più pensano che la memoria sia una specie di ripostiglio dove possono essere archiviati i ricordi richiamabili alla coscienza quando serve. In realtà esistono particolari tipi di ricordi, detti “memorie implicite”, di cui non siamo consapevoli, che influenzano fin dalla nascita lo sviluppo della personalità. Prima della maturazione dell’ippocampo, il cervello registra le abilità gestuali, le acquisizioni per condizionamento (se cadi, ti fai male) e forse anche nomi e significati degli oggetti soltanto come “abilità non consapevoli”. Ma non è solo un problema di maturazione dell’ippocampo.

Fra pochi giorni la terza parte! Se ti va, nella parte destra del blog puoi cliccare sull’elefantino per iscriverti ai feed o puoi inserire la tua email per ricevere gli articoli nella tua posta elettronica!

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Siamo tutti Incoscienti? Parte 1.

Esempio n°1. Una signora composta ed elegante esce dalla chiesa dove ha assistito al matrimonio di sua figlia. All’improvviso si mette a urlare come una forsennata e abbraccia il signore che stava salutando. Solo dopo “si accorge” di cosa le ha fatto compiere quel gesto inopportuno: la paura di un serpente, intravisto con la coda dell’occhio. Serpente peraltro di gomma, portato da un nipotino birichino.
Esempio n° 2. Partita di calcio, mischia in area. Da una selva di gambe, il centravanti vede schizzare, velocissimo, davanti ai suoi piedi, un pallone. Non ha neppure il tempo di pensare a che cosa deve fare. Ma lo tocca. E fa gol!
Esempio n° 3. Il signor Rossi va a votare. Come sempre, fa con convinzione la croce sul simbolo del suo partito preferito. È convinto di avere fatto la scelta giusta, razionale. Non è vero. Se potesse leggere il suo inconscio scoprirebbe che ha votato quel partito solo per distinguersi dal padre, fedele votante del partito rivale. O che lo ha fatto spinto da un pregiudizio tipico del suo ambiente, acquisito quando aveva 5 anni.

In tutte queste situazioni ad averci spinto ad agire non è stata la parte razionale, cosciente della nostra mente, ma un lato nascosto, che sfugge al nostro controllo e che non sempre ci fa fare ciò che poi vorremmo aver fatto. Talvolta è un pregiudizio diffuso o un ricordo antico che agisce, senza che ce ne accorgiamo, sulle nostre scelte, talvolta un’emozione, capace di scavalcare qualsiasi ragionamento logico. In altri casi, dicono gli scienziati, l’inganno è ancora più clamoroso: siamo convinti di essere coscienti di azioni di cui, nel 90% dei casi, siamo solo attori (vd post E’ la volontà che ci fa agire?).

La scorciatoia delle emozioni
Il cervello elabora le risposte emotive in 12 millesimi di secondo; quelle razionali in un tempo doppio. Per questo a volte le emozioni ci mettono nei guai.
Stava uscendo dalla chiesa addobbata di fiori; al braccio la donna appena sposata dopo un lungo corteggiamento. Le campane suonavano a festa, intorno c’erano parenti e amici; Gunny, americano cinquantenne, rideva spensierato. Poi lo scoppio, per il ritorno di fiamma di un’auto. Nonostante non indossasse la tuta mimetica ma l’abito scuro, e benché non fosse nell’umida foresta asiatica, Gunny si sentì afferrare dal terrore: e, come aveva fatto 35 anni prima in caso di imboscate dei Vietcong, sentendo nelle orecchie il rumore delle armi si buttò in una siepe. Giusto in tempo per capire che quella paura non era più attuale. Eppure l’emozione era stata tanto forte da farlo agire d’istinto, inconsciamente, senza pensare.

Automatismi
Le emozioni d’altronde scavalcano quasi sempre il cervello razionale. Lo invadono di sentimenti forti, danno determinazione e impulsività ai nostri pensieri, li agitano e li forzano. A chi non è capitato di fare un balzo di spavento per uno scherzo stupido, o di fare una scenata eccessiva a un parente perché era “di cattivo umore”? È in momenti come questi che le emozioni diventano incontrollabili. Come mai? Studiando il percorso delle informazioni dall’orecchio all’amigdala, Joseph LeDoux, neuroscienziato di New York, ha scoperto una scorciatoia delle emozioni, ereditata direttamente dai primi animali privi di corteccia (il luogo del pensiero razionale) e particolarmente utile alla sopravvivenza. Il rumore dello scoppio entrato nell’orecchio di Gunny era andato al talamo, ma da qui una parte dell’informazione era passata direttamente all’amigdala, una parte del cervello più antica, dove quel rumore era indissolubilmente legato alle emozioni vissute, agli scoppi, alle carneficine del Vietnam, tanto da far scattare immediatamente una reazione di difesa. Secondo i calcoli di LeDoux, per questa via il messaggio estremamente semplificato (grosso modo “scoppio=sparo= morte”) ci mette 12 millesimi di secondo a innescare la risposta di fuga. La metà del tempo necessario per il percorso completo, che passa per la corteccia e aggiunge le informazioni della ragione, del tipo “Non si vedono Vietcong, e neppure fucili”, che richiedono 24 millisecondi per essere elaborate. E Gunny nel frattempo è già nel cespuglio.

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Un attimo di relax #146

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Regola #44: sembrare innocenti è sempre più facile di essere innocenti”

È nella natura di ogni grandezza non essere esatta.” ~ Edmund Burke

Libro della settimana:

Germogli Appetitosi

Che cos’è lo shiatsu?

Oggi un’altra domanda e risposta della rubrica: Psichesoma Answers!

In questa rubrica troverete risposta alle domande che mi avete posto via email e che ho reputato essere di interesse generale.

D. Che cos’è lo shiatsu?
R. Shiatsu è un termine giapponese che significa “premere con le dita” e si riferisce a una forma di massaggio che ha preso questo nome in Giappone all’inizio del Novecento. Lo shiatsu consiste nel premere con il palmo delle mani, con il pollice, il gomito e a volte anche con le ginocchia, lungo le “linee di flusso dell’energia”, ovvero i canali sulla superficie del corpo in cui, secondo la medicina orientale, scorre l’energia vitale.Con questo massaggio è possibile riequilibrare la “circolazione energetica” sia in superficie sia in profondità. Questa terapia è quindi indicata in presenza di dolori muscolari e articolari, disturbi digestivi, cefalee, dolori mestruali e in generale nelle patologie da stress. Nei confronti dello shiatsu la medicina ufficiale in Italia ha due linee di tendenza: una più scettica, che ritiene lo shiatsu uno dei tanti tipi di massaggio con benefici limitati e di breve durata. L’altra, più aperta, ha dato vita a sperimentazioni di terapia shiatsu presso ospedali pubblici, centri di cura e ambulatori. Ben diversa la situazione in Giappone, dove il Ministero della Sanità ha riconosciuto l’efficacia dello shiatsu e l’ha inserito nel prontuario terapeutico.
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In base a cosa scegliamo? Parte 2.

Ecco la seconda parte del post sulle nostre decisioni. La prima parte la trovate QUA.

Siamo tutti razzisti?
Fra gli archetipi culturali ci sono anche pregiudizi e stereotipi. Anche questi inconsci. Non solo: secondo le ultime ricerche un adulto può avere convinzioni consce in contraddizione con quelle inconsce. Anche chi crede di essere privo di pregiudizi, facendo i test di Mahzarin Banaji, docente di psicologia a Yale, scopre di non esserne immune. «A livello inconscio siamo tutti razzisti» dice Banaji. Il ricercatore presenta ai volontari una serie di aggettivi positivi o negativi, ognuno abbinato a un cognome tipicamente “bianco” o “nero”. Per esempio “elegante – sig. Bianchi” e “elegante – sig.Alì”. Cognome e aggettivo appaiono insieme sullo schermo di un pc e chi fa il test deve premere un tasto che indica se l’aggettivo è “positivo” o “negativo”. La maggior parte dei soggetti che partecipano all’esperimento (sia bianchi sia neri) risponde più velocemente quando l’aggettivo positivo è abbinato al cognome “bianco” o l’aggettivo negativo a quello “nero”. «La nostra mente elabora più velocemente queste associazioni perché è più abituata a farle» dice Banaji.

Popoli irrazionali
Come si spiega la nascita di questi archetipi culturali? Per comprendere il mondo, il cervello umano lo divide in categorie: persone, luoghi, cose. «Questa suddivisione è una componente importante dell’intelligenza » dice Banaji. «Ma gli stereotipi sono l’eccesso». Gran parte di ciò che è depositato nel nostro inconscio viene dalla cultura che ci circonda. Quando si infilano nella mente gli stereotipi? «A 5 anni molti bambini hanno stereotipi già assimilati su chi sono i neri, chi le donne, chi gli anziani» dice Margo Monteith, docente di psicologia all’University of Kentucky. «A 5 anni non si è in grado di scegliere se accettare o rifiutare queste idee: manca l’esperienza per farsi un’idea personale». E così il pregiudizio insegna che gli zingari sono ladri, le donne emotive, i carabinieri non molto intelligenti… «Gli stereotipi non devono essere veri per ottenere il loro effetto » dice Monteith. E così l’inconscio influenza irrazionalmente il comportamento non solo dei singoli, ma anche delle culture.

Non generalizzate mai
Inoltre abbiamo bisogno di sentire di far parte di un gruppo, un villaggio, una contrada e la nostra identità è attaccata a classificazioni ancor più ambigue, come razza e classe sociale. Vogliamo sentirci bene grazie al gruppo cui apparteniamo e allora denigriamo chi non ne fa parte. Tendiamo a vedere i membri del nostro gruppo come individui, e quelli degli altri gruppi come una massa indifferenziata. Se pure lo stereotipo contenesse un po’ di verità, porta comunque a errori di valutazione: si applica a un singolo una generalizzazione relativa a un gruppo ed è ingiusto: le persone vanno giudicate come individui, non come membri di un gruppo.

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In base a cosa scegliamo? Parte 1.

Ipotesi: senza il consenso dello strato più primitivo della mente, quello ereditato dai rettili, non possiamo fare le nostre scelte. Il cervello razionale serve solo a giustificarle.

Che cosa induce un milanese il cui tragitto quotidiano è un unico viale, da piazzale Loreto (dove abita) a San Babila (dove lavora), che non ha possedimenti terrieri e trascorre i week end in Liguria (tutta autostrada), a comprare un fuoristrada a 4 ruote motrici? «Il suo cervello rettile» risponde Clotaire Rapaille, antropologo culturale ed esperto di marketing. E infatti per far centro con i messaggi pubblicitari Rapaille studia la parte più antica del nostro cervello, quella che si è evoluta all’epoca dei rettili , la sede di odori, violenza, sesso e altri istinti primordiali. «Certo, la scelta dell’acquisto coinvolge anche la parte razionale del cervello, la corteccia: numeri o prezzo sono elaborati qui, nella sede dell’intelletto, ma si limitano in genere a fornire l’alibi al cervello rettile» spiega Rapaille. «Anche l’amigdala, il cervello mediano che controlla le emozioni, dirà la sua, soprattutto sull’estetica, ma la forza dominante nell’acquisto, quella che vince sempre, è il cervello rettile». Il modello di Rapaille ha guidato le vendite della PT Cruiser, la macchina della Chrysler diventata un successo commerciale. Rapaille è l’asso nella manica delle grosse aziende: ha ben 50 clienti fra le 100 top company elencate dalla rivista Fortune. Ma Rapaille non studia l’inconscio di ogni singolo individuo. Studia l’inconscio culturale collettivo, che secondo lui è molto più importante di età, gruppo socioeconomico, geografia o genere. Infatti secondo il famoso psicoanalista Carl Gustav Jung (1875-1961), esistono immagini dette “archetipi”  che si sono formate da tempi immemorabili, sono universali, di tutta l’umanità, ed esistono nello strato profondo dell’inconscio collettivo. Ci sono però anche altri archetipi che non sono universali, ma diffusi in gruppi più ristretti: un popolo, una classe sociale, una generazione. Questi archetipi guidano il comportamento inconscio di ogni suo membro: il suo modo di vedere la famiglia, l’onestà, la guerra e via elencando.

Gli archetipi culturali Usa sono diversi da quelli francesi e ancora più diversi da quelli giapponesi. Da essi discende il comportamento nei confronti degli immigrati e il risultato delle elezioni politiche. E sono importanti anche nelle scelte dei consumatori.

Formaggio vivo o morto
A Rapaille si è rivolta per esempio un’azienda casearia francese che voleva esportare i suoi prodotti in Usa. Aveva tradotto lo spot di successo usato in Francia per trasmetterlo oltre oceano: una donna accarezza sensualmente, tocca e annusa un formaggio. Ma era stato un flop e nessuno capiva perché. Rapaille scoprì che per la cultura francese il formaggio è “vivo”: e infatti al mercato la donna francese prende il formaggio in mano, lo palpa e lo annusa. Negli Usa invece nessuno lo vorrebbe palpare e tanto meno annusare. Anzi, tutti quei palpamenti danno un’idea di scarsa igiene. Rapaille consigliò di enfatizzare la sicurezza del suo incarto di plastica. La nuova campagna di spot incrementò le vendite del 50%.

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Un attimo di relax #145

Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.

“Ciaooo.”

L’uomo intelligente trova ridicolo quasi tutto, l’uomo sensato quasi nulla.” ~ Johann Wolfgang Göethe

Libro della settimana:

Il Fattore Idiota

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