Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.
“Il gatto assassino dorme sempre con un occhio aperto.”
“L’invidia è un verme roditore, è il veleno del cuore.” ~ Voltaire
Libro della settimana:
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“Il gatto assassino dorme sempre con un occhio aperto.”
“L’invidia è un verme roditore, è il veleno del cuore.” ~ Voltaire
Libro della settimana:
Adolescenti in crisi, ribelli, trasgressivi. Spietati delitti giovanili, talvolta contro i familiari. Questi comportamenti turbano le coscienze e danno il via a molti interrogativi nella speranza di trovare risposte adeguate che possano chiarire certi eventi. Le famiglie sono perplesse e preoccupate. La collettività è delusa, inquieta e scossa. E’ colpa dei giovani? E’ colpa delle famiglie? Oppure della nostra “società”? Possibile che le situazioni dove convivono ragione e follia non si possono prevenire e anticipare? O che non si intuisca la perdita del confine tra fantasie distruttive, che Freud chiamava “l’ inferno del nostro inconscio”, e mondo reale? La risposta potrebbe essere affermativa a patto d’ aprirsi al dialogo con i giovani, dentro e fuori dalle famiglie e anche, per esempio, se in Italia fosse disponibile un servizio per i giovani che all’ estero esiste da anni: lo psicologo scolastico.
La figura dello psicologo scolastico in Italia non è definita da una norma che ne veda l’ inserimento “stabile” nella struttura, in materia si lascia alle scuole l’ autonoma iniziativa d’ avvalersi o meno di un servizio psicologico. L’ Italia è rimasta il solo Paese europeo a non avere veri e propri psicologi scolastici. La Francia ne conta 8000 nella scuola contro 6000 nella Sanità. La Spagna 7000 nella scuola contro i 4500 nella Sanità. Qualche altra cifra significativa: il rapporto psicologo-bambini è di uno per ogni 2000 in Italia e di uno su 1000 nei Paesi Scandinavi.
Ma perché lo psicologo può essere utile nella scuola?
Lo psicologo è utile perché si tratta di un professionista che, per sua specifica formazione, è in grado di affiancare e fornire consulenza e modelli di intervento alle diverse parti dell’ istituzione educativa (Consiglio d’ istituto, preside, docenti, genitori, alunni) su tutta una serie di problemi: l’ abbandono scolastico, la diagnosi precoce del disagio, la motivazione all’ apprendimento, gli stili di apprendimento, le dinamiche e i problemi nel gruppo-classe, la mediazione del conflitto, la comunicazione fra le diverse componenti scolastiche, l’ orientamento scolastico-professionale, l’ integrazione di alunni disabili o di altre culture.
I compiti, se non chiaramente definiti da una legge – che al momento non c’ è – dipendono dal contratto che lo psicologo fa o farà con la singola scuola. Infatti, grazie all’ autonomia, ogni scuola potrà definire le tematiche che più le interessano e chiederà al professionista una proposta o un progetto limitatamente a certe tematiche.
Lo psicologo deve conoscere il mondo scolastico, le leggi che lo governano, le dinamiche istituzionali nelle strutture educative, le dinamiche di gruppo, i modelli di comunicazione e altro ancora. Si tratta, come si vede, di una figura dalle conoscenze poliedriche, come poliedrici possono e debbono essere i progetti che si dovranno adattare a esigenze diverse, a seconda dei “clienti”(la scuola diventa infatti il “cliente” del professionista psicologo).
In altri Paesi almeno un quinto delle ore complessive degli psicologi viene impiegato nelle scuole. Purtroppo così non avviene in Italia, anche perché gli stessi psicologi hanno preferito concentrarsi sul settore clinico. La maggior parte degli interventi di psicologia scolastica avvengono tramite psicologi dipendenti o consulenti delle Asl e quindi non tramite un contratto e un rapporto diretto fra scuola e professionista. Tale modello. oltre a confermare l’ aspetto “clinico” del ruolo, impedisce un rapporto personale e fiduciario fra scuola e professionista. La scelta di chiedere interventi di psicologia tramite le ASL è forse in parte dovuta alla scelta di risparmio economico, scelta pagata con la rinuncia alla continuità e al rapporto di fiducia dell’ intervento.
La psicologia scolastica esisteva prima del 1978, anno in cui la prima riforma sanitaria ha collocato gli psicologi presenti nelle équipe psico-pedagogiche scolastiche nelle Unità Sanitarie Locali, dalle quali in teoria avrebbero dovuto proiettarsi su tutto il territorio. Questo non è avvenuto; tutti i vari settori si sono dotati dei loro psicologi, eccetto la scuola. L’ ingresso dello psicologo nell’ istituzione scolastica è in realtà previsto per le attività di Educazione alla salute e prevenzione secondo la legge 162 del 26 giugno 1990. Per questo, a partire dagli anni Novanta, nella scuola media inferiore e superiore sono stati elaborati ed attuati progetti preventivi per tutelare anche dal punto di vista psicologico il benessere e la salute dei giovani. Molte ricerche hanno per altro dimostrato l’ importanza di un intervento preventivo primario in adolescenza, così come è stato anche raccomandato dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità.
A soffrire di questo disturbo sono tutti, e tutte, comprese le donne in giovane età. Si stima che nel corso della vita – e quindi per periodi temporanei, per esempio in seguito a uno stress o per l’ assunzione di certi farmaci – l’ alopecia interessi ben il 50% delle donne, che però sono portate a sottovalutare il problema.
La caduta dei capelli è un fenomeno biologicamente complesso, legato a molteplici fattori, quali il processo fisiologico d’ invecchiamento, la predisposizione genetica, il profilo ormonale (che rende più esposto il sesso maschile), agenti climatici e stagionali, lo terapie farmacologiche e lo stress.
Accanto a queste note cause di calvizie, negli ultimi anni sono emerse nuove condizioni che la favoriscono, legate a malsane abitudini di vita: il fumo (vasocostrittore locale, riduce l’ ossigenazione e aumenta la produzione di radicali liberi e androgeni circolanti); l’ eccesso di radiazioni solari (che causerebbero infiammazione del cuoio capelluto e influenzerebbero la sintesi di testosterone: l’ ormone responsabile della miniaturizzazione follicolare con conseguente comparsa della calvizie); l’ attività sportiva eccessiva (che favorirebbe un incremento degli androgeni che agevola i meccanismi ormonali che facilitano la caduta).
Cause eterogenee, quindi, spesso anche transitorie e non ben conosciute, che complicano il campo d’ indagine relativo alla caduta del capello.
Tempestività
Per affrontare tempestivamente il problema, la prima cosa da fare è però proprio individuarne esattamente l’ origine. Solo allora è possibile scegliere la soluzione più idonea. Per una valutazione accurata è necessario rivolgersi allo specialista, in grado di individuare il problema nella sua fattispecie e indicare al paziente il trattamento idoneo. Lo specialista inoltre oggi ha a diposizione molti strumenti di indagine. Se non trattata o se trattata in maniera inadeguata, – conclude la professoressa Tosti – la calvizie peggiora in modo anche rapido: contrariamente a quanto si è soliti pensare la progressione della calvizie non è affatto graduale.
Dalle lozioni ai farmaci. Come rimediare se i capelli stanno già cadendo?
Le lozioni cosmetiche sono indicate soprattutto nelle forme di alopecia in cui non è certa la causa, come la caduta periodica dei capelli. In questo caso, a prescindere dall’ azione degli ingredienti, il cosmetico è utile per l’ effetto tranquillizzante legato al suo utilizzo e per l’ efficacia del massaggio praticato per applicarlo, che attiva la ripresa della crescita di alcuni follicoli. L’ utilità del massaggio è comunque temporanea ed un cosmetico è efficace solo se contiene principi attivi in grado di penetrare nel follicolo. Fra i prodotti in commercio, l’ aminexil ha, per quanto mi risulta, efficacia comprovata nei casi di caduta passeggera dei capelli dovuta a debolezza. Questa molecola agisce contrastando l’ indurimento del collagene perifollicolare (causa di invecchiamento precoce delle radici) e favorendo il prolungamento del ciclo di vita del capello. Per quanto riguarda i farmaci, consigliabili nelle fasi iniziali dell’ alopecia androgenetica, possono arrestare la caduta e indurre ricrescita. La finasteride è efficace per il trattamento della calvizie maschile: agisce sulla causa del problema, arrestando la caduta e permettendo la ricrescita dei capelli.
Mal di pancia e nausea, spesso attribuiti a presunte influenze addominali, sono invece molto più di frequente sintomi di gastroenteriti provocate da cibi, che noi stessi abbiamo lasciato inquinare da germi trattandoli con troppa disinvoltura. Ecco, allora, come migliorare le nostre abitudini in base alle ricerche più recenti e ai consigli forniti dalla rivista americana Consumer Report, che ha identificato 5 “miti” sull’ igiene in cucina, sui quali è meglio fare chiarezza.
1. Il pollo va lavato prima della cottura.
No, la cottura in genere uccide i germi che possono trovarsi sulla superficie di polli, bistecche e di altri tagli di carne. Il risciacquo preventivo, anzi, può essere causa di inquinamento. L’ acqua di lavaggio della carne si carica di germi e inquina lavandino, canovacci usati per asciugarla, spugnette utilizzate per il lavandino. Per tenere alla larga i batteri, maneggiare la carne con cura: all’ acquisto metterla in un sacchetto a parte, così che i succhi non contaminino altri alimenti; usare un tagliere solo per le carni; asciugare con panno-carta (da buttare) i succhi sui ripiani o in frigo; lavare con acqua calda e sapone lavandino, piani di lavoro, coltelli, spugnette (queste in lavapiatti, in lavatrice o in acqua e candeggina).
2. Taglieri di plastica o vetro sono più sani di quelli di legno.
Alcune ricerche lo sostengono, altre dicono che alcuni tipi di legno hanno proprietà antimicrobiche. In mancanza di certezze, un tagliere vale l’ altro, purché sia pulito: lavando entrambe le superfici dopo averlo usato con acqua e candeggina o sapone, sciacquare accuratamente, asciugare con panno-carta. Usate taglieri diversi per la verdura, per la carne, per il formaggio.
3. I cibi contaminati si riconoscono dalle alterazioni di colore, odore, sapore.
E’ vero che i germi potenzialmente pericolosi per la nostra salute si sviluppano con più probabilità negli alimenti che non sono più freschi. Perciò, è opportuno controllare per prima cosa che i cibi presentino caratteristiche di freschezza. Tuttavia, i germi potenzialmente pericolosi spesso non sono gli stessi responsabili dell’ alterazione degli alimenti. La freschezza, quindi, può ridurre il rischio di intossicazione, ma non può garantire che un alimento sia sano.
4 Il freddo uccide i batteri.
Il congelamento riduce l’ attività dei batteri, ma ne uccide pochi. Quando il cibo si scongela, i microbi riprendono a moltiplicarsi (il freddo rompe le cellule dell’ alimento e rende più disponibili le sostanze di cui i germi si nutrono). Scongelate in frigo o nel forno a microonde, ma poi cuoceteli subito, perché le microonde possono favorire la proliferazione dei germi.
5 Non si possono ricongelare gli alimenti scongelati.
Cibo scongelato a temperatura ambiente o nel microonde non può essere ricongelato. Se è stato invece scongelato in frigo, potete ricongelarlo, purché subito. Cibo scongelato e ben cotto può essere ricongelato: entro 2 ore dalla cottura se tenuto a temperatura ambiente, se messo subito in frigo anche dopo un giorno o due.
Foto, citazione e libro della settimana sono il mio modo per regalarvi un minuto di relax.
“Hai detto che avremmo passato una serata romantica, ma alla fine ti addormenti sempre.”
“ La vendetta è il piacere abietto di una mente abietta.” ~ Giovenale
Dalle prove effettuate all’indomani dell’allarme “mozzarella blu” dalla Coldiretti con la prima tac “salva mozzarella” è risultato che su un totale di 13 campioni di mozzarelle provenienti da diversi caseifici ben 6, e cioè quasi la metà (46 per cento), sono risultate “positivet”, ossia non ottenute esclusivamente con il latte fresco.
Un vero e proprio “sommelier delle mozzarelle” ha svelato le 5 regole d’oro per scegliere il migliore prodotto Made in Italy in attesa che – come richiesto dalla Coldiretti – diventi obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte impiegato poichsenza é al momento è indicato solo lo stabilimento di confezionamento che, anche ha sede in Italia, può utilizzare latte straniero senza dirlo:
Il colore : la mozzarella non deve essere “candeggiata”, se è troppo bianca, quasi traslucida non va bene perché potrebbe non essere solo di latte fresco.
La consistenza : al palato deve risultare elastica, quasi “nervosa” ma non gommosa, e non si deve squagliare come uno stracchino, ma i denti devono affondare nella pasta come fosse una fetta di carne morbida e di alta qualità.
La presentazione : se la mozzarella è vecchia o con troppo sale tende a raggrinzire la parte esterna, come quando ci si spela per un’esposizione esagerata al sole. Un eccesso di salinità tende a “bruciare” questo formaggio.
L’acqua : la mozzarella deve avere la cosiddetta “occhiatura”, la lacrima acquosa biancastra che esce in virtù di una corretta porosità. E’ una goccia di siero che è garanzia di caseina di alta qualità. In caso contrario vuol dire che il procedimento di coaugulo non è stato corretto oppure che ci sono troppi conservanti che la fanno compatta in modo esagerato.
Il prezzo : una mozzarella artigianale fatta a mano con vero latte italiano di alta qualità non può costare meno di 10-11 euro al chilo, mentre un buon prodotto industriale sempre con latte italiano oscilla fra i 7 e i 9 euro al chilo, sotto queste soglie bisogna valutare bene cosa si compra.
Fonte: Coldiretti
Le risposte ai dubbi più frequenti. Ecco alcune delle credenze più diffuse in tema di funghi della pelle.
Tutti gli individui sono portatori di alcune specie di funghi.
VERO. Sulla cute ci sono alcuni funghi, detti saprofiti, che in condizioni normali convivono pacificamente con la nostra pelle senza provocare una malattia. Solo in condizioni particolari (sudorazione abbondante, indumenti che non permettono alla pelle di respirare, malattie debilitanti) diventano aggressivi e provocano la micosi.
Tutte le micosi sono contagiose.
FALSO. Solo alcuni tipi possono essere trasmessi, per esempio le tigne. Altri, come la pitiriasi, no.
Le micosi vengono solo alle persone che non si lavano molto.
FALSO. L’ igiene e’ importante, ma da sola non basta. Anche la persona più pulita, se entra in contatto con un’ alta carica di funghi, può ammalarsi.
Alcuni individui sono predisposti ad ammalarsi di micosi.
VERO. Chi suda molto, o ha una pelle che produce molto sebo, va soggetto più facilmente ad alcune micosi, specie la pitiriasi.
Alcune micosi sono più frequenti nel sesso maschile.
VERO. La tinea pedis, per esempio, perchè gli uomini tendono a usare le scarpe chiuse anche d’ estate.
Alcune categorie professionali sono più a rischio di micosi.
VERO. Per esempio veterinari, allevatori e macellai possono prenderle dagli animali; i giardinieri possono infettarsi con miceti del terreno.
Le micosi non guariscono mai.
FALSO. Per risolverle e’ sufficiente una cura, di solito in pomata, per un periodo limitato. Se una micosi non guarisce vuol dire che la terapia e’ scorretta.
Le micosi si scatenano con la primavera.
FALSO. l’ estate il periodo più a rischio.
La stagione calda favorisce le micosi cutanee (dette anche funghi. vd immagine…), che perciò devono essere combattute adeguatamente, prima di tutto evitando comportamenti sbagliati nei luoghi che sono più a rischio.
I miceti prediligono il caldo e l’ umido, e sono un po’ dappertutto: alcuni sono innocui, si trovano sulla pelle e solo in condizioni particolari diventano più aggressivi provocando le micosi, ma non si possono trasmettere da un individuo a un altro; altri invece sono contagiosi, e li si può prendere per contatto dal terreno, dove sono diffusi, oppure da una persona o da un animale che ha la micosi, oppure da tessuti, indumenti, materiali vari che sono stati toccati da portatori dell’ infezione.
D’ estate il clima, la maggiore sudorazione, l’ abitudine di frequentare luoghi affollati e piscine, sono fattori che favoriscono queste malattie della pelle, che possono presentarsi in modi diversi. Vediamo quali sono le situazioni più a rischio per le micosi e come si curano.
In viaggio
Se si viaggia in paesi tropicali, o comunque dal clima caldo e umido, e’ facile contrarre una micosi. Per prevenirla bisogna evitare di camminare a piedi nudi in luoghi promiscui (piscine, docce e anche nelle camere d’ albergo), di utilizzare asciugamani e accessori di uso comune, di stendersi sulla sdraio senza il proprio telo, di bagnarsi in fiumi e in acque di dubbia pulizia; inoltre bisogna curare l’ igiene personale, mantenendo ben pulita e asciutta la pelle.
Lo sport
La sudorazione abbondante, spesso accentuata da un abbigliamento che non consente una buona traspirazione, l’ utilizzo di spogliatoi e docce in comune, alcuni materiali presenti negli ambienti sportivi, primo fra tutti il legno, sono i fattori che espongono gli sportivi al rischio di micosi.
La micosi più caratteristica dello sportivo e’ il “piede d’ atleta”, che compare sulla pianta del piede o più spesso negli spazi fra le dita. Colpisce soprattutto chi pratica calcio, corsa, jogging, cioè sport che sollecitano molto i piedi e li costringono a lungo in calzature chiuse. Ciclisti, motociclisti e fantini sono invece più spesso afflitti dalla “tinea cruris”, che colpisce l’ inguine e tende a estendersi verso le cosce, favorita da tute e pantaloni aderenti.
Per prevenire queste micosi bastano semplici norme igieniche: cambiare spesso gli indumenti, soprattutto dopo avere praticato l’ attività fisica; evitare i tessuti sintetici e usare invece quelli naturali, come cotone, lino e seta; se lo sport preferito e’ la corsa o il jogging, usare scarpe adeguate, mettendo sempre le calze, e non indossarle in altre occasioni; non camminare a piedi nudi in docce, piscine e altri luoghi pubblici; usare solo asciugamani, accappatoi e ciabatte personali. Per lavarsi, meglio una doccia breve piuttosto che un bagno: se la pelle resta troppo a contatto con l’ acqua, lo strato più superficiale si macera e in questo modo i funghi attecchiscono più facilmente. Terminata la doccia, bisogna asciugarsi con cura, specie nelle pieghe della pelle.
Gli animali
Gli animali domestici, dai comuni cani e gatti ai più particolari, come i pappagallini esotici, possono ammalarsi di micosi e trasmetterle all’ uomo. Va però sottolineato che si tratta di un’ evenienza piuttosto rara, e spesso dovuta a una scarsa attenzione da parte dei proprietari o alle condizioni igieniche precarie; inoltre, non basta accarezzare un animale o stargli accanto per pochi minuti per essere contagiati. Il segnale spia di una micosi nell’ animale e’ la comparsa di chiazze rotondeggianti prive di pelo, a volte un po’ infiammate.
La cura
In tutti questi casi, le micosi, pur fastidiose e antiestetiche, non sono pericolose. Possono diventarlo solo se trascurate, specie nei soggetti più deboli, perchè rischiano di diffondersi dalla pelle agli organi interni e in tutto il corpo.
Per la cura in genere basta l’ applicazione di sostanze antimicotiche: in crema, se la zona e’ priva di peli, mentre lo spray è più efficace nelle zone coperte da peli e nelle pieghe della pelle. Le due famiglie principali di antifungini locali sono gli imidazolici o i piridoni: la cura deve essere appropriata al tipo di micosi e va quindi stabilita dal medico, o dal dermatologo. Solo nelle micosi più gravi sono necessari gli antimicotici per bocca, che comunque portano a guarigione entro alcune settimane.
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